mercoledì 14 settembre 2011

Fronte Comune: tra pensiero e azione…

Lo strumento principe del movimento è rappresentato da tutti quegli organismi che fanno
Fronte Comune: tra pensiero e azione… una risposta
di: Umberto Bianchi, Rinascita, 13 Settembre 2011

 Ho letto con interesse l’analisi di Alberto Figliuzzi pubblicata qualche tempo fa su “Rinascita”. Pur trovandola effettuata con nitore di linguaggio e con una elogiabile chiarezza di analisi, oltreché animata da condivisibilissimi intenti, ne ho però rilevato quella che, a mio parere, costituisce una non irrilevante inesattezza. La pecca insita a tutti i tentativi di macro aggregazione sin qui svolti dai vari gruppi o gruppetti di matrice “antagonista” o eterodossa che dir si voglia, per addivenire ad una unità operativa, sono sinora non andati in porto non per la mancanza di proposte concrete in sé, bensì per la precisa volontà da parte di qualcuno di non farle uscire allo scoperto tramite una concreta azione propositiva. Mi spiego meglio. Nel mio ultimo documento “Fronte comune” (pubblicato su “Rinascita”, ma anche su altri organi d’informazione on line, sic!) ho specificato presupposti e direttrici concrete in grado di offrire un concreto spunto all’avvio di un’incisiva azione politica. In breve. Partendo dall’irrinunciabile presupposto che vede nella Globalizzazione ed in tutte le sue ricadute ideologiche, politiche, economiche, un fenomeno da rifiutare in blocco “senza se e senza ma”, si può arrivare benissimo a tracciare alcune concrete linee d’azione. Cominciamo con l’economia e con una prima proposta-choc: quella di affiancare la lira accanto all’euro, introducendo quella doppia monetazione in grado di dare una spinta ad un’economia in fase di recessione quale quella italiana. Nazionalizzare Bankitalia accanto ad una proposta per la totale revisione degli accordi Gatt stipulati negli anni ’90, potrebbero costituire gli ulteriori step da cui partire, per iniziare la graduale destrutturazione dell’attuale sistema economico e finanziario, sino ad arrivare a mettere mano sul meccanismo del signoraggio bancario. Arrivare ad una consistente riduzione della spesa pubblica attraverso l’eliminazione di tutte le missioni militari all’estero ed un consistente taglio alle spese per gli armamenti. Iniziare un processo di revisione degli accordi che legano l’Italia e l’Europa alla Nato, che andrebbe invece abolita e sostituita da nuove forme di aggregazione inter-europee, euro-mediterranee ed euro-asiatiche, esenti dalla presenza Usa. Porre fine al fenomeno migratorio, senza se e senza ma, partendo anche da semplici provvedimenti di ordine amministrativo quali una consistente tassazione sulle imprese che assumono immigrati, affiancata da una tassa di soggiorno da applicare su tutti gli immigrati di qualunque sesso, età o condizione economica che dir si voglia. Mettere mano ai provvedimenti della casta attraverso il taglio delle spese e dei privilegi di cui certa gente tuttora fruisce. Una seria riforma costituzionale in grado di rafforzare l’esecutivo controbilanciata da una maggior partecipazione popolare alle decisioni politiche (democrazia diretta). Potrei andare avanti all’infinito ma, come si vede, qui le proposte concrete non difettano, anzi. Il problema è un altro, a mio avviso. Edotto da quanto in passato accaduto al centro sinistra con i vari Bertinotti, Rossi e Turigliatto, etc., l’attuale Polo berlusconista vede con terrore la formazione di realtà antagoniste che, pescando nel proprio bacino elettorale ne potrebbero definitivamente inficiare l’azione politica. L’uso di personaggi e sigle create ad arte per frenare, contenere ed annullare l’azione politica, creando dissensi, discettando su tutto, è cosa oramai nota e stranota da troppo tempo. L’ambiente neofascista poi, per propria personalissima storia e vocazione si è ahimè sempre prestato ad infiltrazioni d’ogni genere e tipo, finendo col divenire addirittura succube delle logiche di potere berlusconiane. Operare un chiaro e netto distinguo riguardo a certe questioni assume quindi la valenza di un passaggio senza il quale non si può addivenire a quello successivo, rappresentato da un’incisiva azione politica. L’errore cardine è questo rimanere legato con chi, a parole si professa antagonista, ma poi, nei fatti, opera scelte di campo di tutt’altro tipo. Bene ha fatto Rinascita nel qualificarsi di “sinistra”, in modo da non lasciare ambiguità o dubbi su determinate scelte di campo, iniziando a creare in tal modo una netta cesura con certi storici malintesi, ma ahimè, questo non basta. Riprendendo la vecchia e ben collaudata metodica stalinista, sarebbe il caso di sputtanare pubblicamente chi collabora con il sistema e con le sue appendici, istituendo veri e propri processi mediatici tramite la pubblicazioni di dossier, articoli o quant’altro possa servire a rendere l’aria irrespirabile attorno a chi, nel nome di presunti sentimenti di appartenenza comunitaria e malintesi cameratismi, mesta per soffocare sul nascere qualsiasi azione politica non conforme. L’azione politica non può per ora avere per oggetto la riunificazione di un’inesistente “area”, quanto la penetrazione nel tessuto della società attraverso l’appropriazione del sentimento di profondo malessere che oggidì ne attraversa tutti gli strati. Lo strumento principe di tale azione è rappresentato da tutti quei movimenti che si richiamano al trasversalismo e fanno della lotta ai privilegi della casta un obiettivo primario, generalmente rappresentati dalla variegata realtà delle liste civiche, dei movimenti ecologisti e di quelli dei consumatori. Realtà che oggi puntano alla realizzazione di una democrazia diretta, più concretamente di tanti altri soggetti, rimasti isolati nei ghetti senza uscita della nostalgia e della conservazione più retrivi.

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