mercoledì 12 ottobre 2011

Il panico dei plutocrati


Il panico dei plutocrati
di Paul Krugman - 11/10/2011

Fonte: Come Don Chisciotte


  
Dovremo vedere se le proteste di Occupy Wall Street riusciranno a cambiare la direzione dell’America. Già sono riuscite a suscitare una reazione davvero isterica di Wall Street, dei super-ricchi in genere, dei politici e degli esperti, la cui disponibilità è sempre al servizio del centesimo più ricco della popolazione.
E questa reazione vi dice qualcosa di più importante: fondamentalmente, che gli estremisti che minacciano i valori americani sono quelli che F.D.R. chiamava “i realisti dell’economia”, non le persone che campeggiano nello Zuccotti Park.

Considerate intanto come i politici Repubblicani hanno descritto la piccola manifestazione, anche se in crescita, che ha avuto qualche scontro con la polizia - scontri che sembrano essere dovuti alla reazione eccessiva della polizia – ma niente di quello che si potrebbe considerare una sommossa. E non c’è stato niente di molto diverso da quello che è stato il comportamento delle folle del Tea Party nell’estate del 2009.
Malgrado ciò, Eric Cantor, il leader della maggioranza alla Camera, ha denunciato “attacchi” e “le ruvidezze di Americani contro altri Americani”. I candidati del Great Old Party alle presidenziali sono intervenuti, con Mitt Romney che ha accusato i manifestanti di spronare un “conflitto di classe”, mentre Herman Cain li ha definiti “anti-Americani”. Il mio preferito, comunque, è il senatore Rand Paul, che per qualche ragione si è preoccupato che i dimostranti potrebbero iniziare a impossessarsi degli iPad, perché loro credono che i ricchi non meritino di averli.
Michael Bloomberg, il sindaco di New York e titano dell’industria finanziaria, è stato un po’ più moderato, ma ha anche lui accusati i contestatori di cercare di “portare via il lavoro per la gente che lavora in questa città”, un’affermazione che non ha alcuna convergenza con gli obbiettivi reali del movimento.
E se aveste ascoltato gli opinionisti sulla CNBC, avreste imparato che i manifestanti “facevano sventolare le loro bandiere mostruose” e che erano “allineati con Lenin”.
Per comprendere tutto ciò, bisogna capire che fa parte di una sindrome più vasta, in cui i ricchi Americani, che hanno beneficiato enormemente da un sistema plasmato a loro favore, reagiscono con l’isteria a chiunque suggerisca quanto questo sistema sia manipolato.
Lo scorso anno, come forse vi ricordate, un numero di baroni dell’industria finanziaria diventò pazzo per le tiepide critiche del Presidente Obama. Hanno denunciato che Obama fosse un socialista per aver appoggiato la cosiddetta regola Volcker, che avrebbe semplicemente proibito alle banche coperte dalle garanzie federali di prendere parte a speculazioni rischiose. E, in reazione a una proposta per restringere le agevolazioni di chi paga davvero poche tasse, bene, Stephen Schwarzman, direttore del Blackstone Group, l’ha paragonata all’invasione hitleriana della Polonia.
E poi c’è stata la campagna diffamatoria contro Elizabeth Warren, la riformatrice finanziaria candidata per il Senato in Massachusetts. Non molto tempo fa, un video su YouTube della signora Warren descriva un caso eloquente, elementare, di imposte sui ricchi che diventano un virus. Niente di quello che ha riportato era radicale, non era nient’altro che un aggiornamento del famoso motto di Wendell Holmes secondo cui “le tasse sono quello che paghiamo per avere una società civilizzata”.
Ma ascoltando i fidati difensori dei ricchi, avreste pensato che la signora Warren fosse la reincarnazione di Leon Trotsky. George Will ha dichiarato che lei ha un “programma collettivista”, che crede che “l’individualismo sia una chimera”. E Rush Limbaugh l’ha definita “un parassita che ha perso l’ospite. Perché ha voluto distruggere l’ospite mentre gli succhiava la vita.”
Che sta succedendo? La risposta, sicuramente, è che i Padroni dell’Universo di Wall Street hanno compreso, in fondo, quanto sia moralmente indifendibile la propria posizione. Non sono John Galt; e non sono neppure Steve Jobs. Sono persone che sono diventate ricche spacciando complessi schemi finanziari che, ben distanti dal portare chiari benefici al popolo Americano, hanno contribuito a spingerci verso una crisi i cui postumi continuano a compromettere la vita di decine di milioni di loro concittadini.
E ancora non hanno pagato alcun prezzo. Le loro istituzioni sono state salvate dai contribuenti, senza aver dato niente in cambio. Hanno continuato a beneficiare delle garanzie federali esplicite e implicite e, fondamentalmente, partecipano ancora a un gioco dove con “testa” vincono loro, con “croce” perdono i contribuenti. E godono anche delle esenzioni fiscali che, in molti casi, vengono elargite a persone con introiti multi-milionari che pagano aliquote più basse delle famiglie della classe media.
Questo trattamento speciale non può resistere a uno scrutinio approfondito e, di conseguenza, non ci deve essere alcun scrutinio approfondito. Chiunque osi evidenziare l’ovvio, non importa che sia calmo e mite, deve essere demonizzato e fatto uscire dalla luce dei riflettori. Infatti, tanto più la critica è ragionevole e moderata, tanto più dovrà essere demonizzata, e così si è arrivati al sorriso teso di Elizabeth Warren.
E allora chi è davvero contro l’America qui? Non i manifestanti, che stanno semplicemente cercando di far sentire la propria voce. No, i veri estremisti qui sono gli oligarchi d’America, che vogliono sopprimere ogni critica alla fonte della propria ricchezza.
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09.10.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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