mercoledì 30 novembre 2011

Appello per bloccare le gravissime misure di Monti


Oggetto: Appello per non fare approvare le gravissime misure di Monti

Carte di credito = signoraggio terziario, ovvero la principale forma di creazione elettronica di denaro dal nulla a vantaggio della banca che fa il pagamento.

Amici deputati e senatori, amici tutti delle organizzazioni contro il signoraggio bancario e cittadini, dobbiamo assolutamente impedire l'approvazione delle misure che Monti tenterà di far votare in blocco nell'interesse del suo mandante: la privata organizzazione criminale denominata BCE (sottolineo: privata perché di proprietà delle banche private, comprese le banche italiane proprietarie della Banca d'Italia, a sua volta proprietaria del 15% della BCE).
Ciò specie in relazione alla norma con la quale Monti vuole vietare l'uso del contante oltre poche centinaia di euro.
Monti, infatti, vuole questa norma perché ogni pagamento con carta di credito costituisce ovviamente una creazione di denaro generato elettronicamente dal nulla a vantaggio della banca attraverso la quale si effettua il pagamento (signoraggio terziario).
La banca, cioè, nel momento in cui paga, diviene creditrice nei confronti del suo cliente dell'importo che sta pagando per suo conto.
Un pagamento che alla banca non costa null'altro che lo sforzo necessario per 'pigiare' (elettronicamente) dei tasti (denaro 'non inverato').
Ne deriva che abbassare la soglia dei pagamenti elettronici significa aumentare enormemente la liquidità in denaro elettronico delle banche.
Un aumento che è immensamente maggiore delle cifre che Monti dice di voler far recuperare in termini fiscali.
Un aumento gravissimo perché produce un fortissimo incremento del denaro elettronico circolante ad opera di un soggetto privato e quindi non legittimato (le banche), e causerà quindi una proporzionale svalutazione.
Una strategia che, oltre a costituire un immenso regalo per le banche, serve poi anche ad aumentare il controllo delle banche sulla società.
Quanto alle altre norme, quelle 'sacrificali', sono tanto inutili quanto deliberatamente dannose.
Inutili perché causano risparmi irrisori di fronte alle enormi cifre con le quali si gioca attraverso l'incremento dei pagamenti elettronici o altri trucchi finanziari. Deliberatamente dannose perché le banche vogliono indebolire il più possibile la società per fini di dominio, giacché è palese che queste norme producono diminuzione dei consumi e quindi ulteriore crisi delle aziende, licenziamenti, malessere sociale, ecc.
Il fatto che gli uomini della televisione e dei giornali concordino con queste misure è dovuto alla circostanza che questa è la condizione che devono accettare se vogliono apparire nei media e godere della vantaggiosissima notorietà di cui godono.

Documento redatto da A. L. Marra e divulgato dal Comitato per la lotta al signoraggio bancario primario, secondario e terziario.

RADIO IES, intervento di Alfonso Luigi Marra


RADIO IES, intervento di Saba a Ouverture

No al golpe finanziario - video di Magdi Cristiano Allam

martedì 29 novembre 2011

Marra su Radio IES alle 8.30 del 30 novembre 2011

Diretta livestream domattina alle 8.30:
http://www.radioies.it/

Ungheria: un’offerta che non si può rifiutare


Un’offerta che non si può rifiutare
di Támas Nánázi - 28/11/2011

Fonte: megachip

Dopo aver respinto l'intervento del Fondo monetario internazionale, il governo ungherese ha dovuto fare marcia indietro in seguito a una serie di attacchi speculativi. Ancora una volta la finanza ha avuto la meglio sulla politica.
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Non cerchiamo di nascondere la realtà: non ne vale la pena. La ripresa dei negoziati con l'Fmi [il 21 novembre] equivale a una capitolazione.  Non possiamo descrivere in altro modo quello che è successo, dopo che avevamo definito il distacco dall'organizzazione l'estate scorsa come una “guerra di indipendenza” [l'Ungheria aveva rotto le discussioni con il fondo, di cui rifiutava le raccomandazioni. Nel 2008 il paese aveva ricevuto 20 miliardi di euro dall'Fmi, dalla Banca mondiale e dall'Ue].
La capitolazione è una cattiva notizia ed è umiliante per chi lotta per la propria indipendenza.
Tuttavia è molto irritante vedere fino a che punto i mercati hanno agito in maniera coordinata e sistematica per spingere il paese su questa strada. Inoltre questa isteria dei mercati, basata su voci senza fondamento e molto probabilmente diffuse intenzionalmente, si è amplificata con l'arrivo della delegazione dell'Fmi [Il 24 novembre Moody's ha abbassato il rating del debito ungherese a Ba1].
Così, dopo diversi mesi di relativa calma, ci siamo trovati al centro della crisi che attraversa l'Unione, come scriveva un blogger del Wall Street Journal. Nel frattempo un collaboratore di Bloomberg ci ha definito spazzatura, due agenzie di rating hanno preso misure minacciose nei nostri confronti e il tasso di cambio tra il forint e l'euro ha battuto tutti i record.  
Il cappio si è stretto e tutti i commentatori, gli analisti e gli investitori hanno ripetuto giorno dopo giorno che questi problemi sarebbero scomparsi se gli ungheresi avessero firmato un nuovo accordo con il Fondo monetario internazionale. E come per miracolo è stato proprio così: l'Fmi e l'Ungheria si sono ritrovati. Ma sembra che il loro matrimonio non sarà celebrato prima di gennaio.  
Inutile dire che durante questa campagna speculativa dei mercati abbiamo atteso invano l'aiuto, anche simbolico, di Bruxelles. L'Unione si è occupata solo dei problemi della zona euro e noi siamo stati dimenticati. Inoltre il fatto che non si parli troppo della nostra indipendenza probabilmente le fa comodo.  
Ogni volta che penso a quello che è successo mi viene in mente una storia che riassume la situazione dell'Ungheria. Vicino al lago Balaton è stato aperto di recente un ristorante. Un giorno arrivano alcuni tipi robusti convinti che il posto abbia bisogno di protezione. I proprietari del ristorante invece sono convinti di potercela fare da soli. D'accordo, rispondono i tipi, e vanno via. Poi un giorno il locale va a fuoco. Ed ecco che l'offerta di protezione diventa improvvisamente più interessante. (traduzione di Andrea De Ritis)

Opinione

Il fallimento di Orbán

“Se un uomo politico prevede di dimettersi in una situazione ipotetica ('Se l'Fmi ritorna, io me vado'), allora è quasi certo che quando la situazione si verificherà questi rimarrà al suo posto”, ironizza Népszabadszág ricordando che il primo ministro Viktor Orbán aveva affermato di recente che avrebbe rifiutato qualunque intervento dell'Fmi in Ungheria.   
“Ha fatto di tutto per aumentare la tensione, convinto che il peggio avrebbe potuto essere evitato”, osserva il giornale di centrosinistra, convinto che il capo del governo “cerchi di salvare una politica ormai ingestibile e soprattutto sé stesso”.
“Bisogna guardare in faccia la realtà”, aggiunge il giornale. “Un anno e mezzo fa, quando Orbán poteva fare quasi tutto in questo paese, e quasi tutto ha fatto, ha dato pieni poteri a uno sciamano”, il ministro dell'economia György Matolcsy. “E sulle fantasie di questo ministro Orbán ha costruito la sua politica di autodeterminazione nazionale. Una politica attraente ma stupida, che ha portato molti guai agli ungheresi e ha trasformato il paese in uno zimbello internazionale”.

Marra ospite a "La zanzara" di Giuseppe Cruciani


Radio24 - 28/11/2011

Gli ultimi giorni di Pompei


Gli ultimi giorni di Pompei
di Beppe Grillo - 28/11/2011

Fonte: Il Blog di Beppe Grillo
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Partiamo dal principio che l'italiano è un frustrato. Lotta per sopravvivere in ogni istante della sua giornata. Accumula, subisce, inghiotte, tutto in silenzio. Non capisce (o capisce troppo bene) e si adegua per ragioni di forza maggiore a una società matrigna. La scuola dei figli, il mutuo, il posto di lavoro. Gli rimangono pochi traguardi e come un cavallo rintronato trotta dietro alle carote della pensione, del tfr, dell'assistenza sanitaria, di un lavoro qualunque esso sia. Da tempo è un separato in casa della democrazia. Al suo posto decidono i partiti, i mercati, le borse con i quali non ha alcuna relazione. Swap, derivati, hegde fund, spread, bund, cds sono parole di un nuovo vocabolario. Una neolingua incomprensibile che gli fa paura, di alieni della finanza venuti a distruggere il suo mondo. E' un cane di paglia che può prendere fuoco in qualunque momento. L'italiano sente, con il suo istinto arcaico e animalesco, che è in arrivo una tempesta nella quale perderà quelle poche certezze che lo aiutavano a inghiottire rospi su rospi. Senza pensione, senza casa, senza lavoro. Anche un topo di campo se costretto in un angolo in mancanza di una via di fuga si rivolta e morde.
Il vulcano spento sta per riaccendersi ed è inevitabile. Che tipo di vulcano sarà? Dove si dirigeranno le sue colate di lava? Sul sistema finanziario? Sui partiti? Su qualunque cosa incontreranno? Bisogna porsi queste domande ora, prima che l'esasperazione diventi normalità e coinvolgere i cittadini nelle decisioni, dare degli esempi. Sperare che l'ordine pubblico possa essere mantenuto con le forze dell'ordine è utopico. Il vulcano è continuamente alimentato dalla mancanza di partecipazione degli italiani a ogni decisione che li riguardi. I referendum sono ignorati. Il finanziamento pubblico ai partiti e il nucleare (la prima volta) cassati dalla volontà popolare sono stati reintrodotti, e ora si ricomincia discutere della privatizzazione dell'acqua. Siamo in attesa del responso oracolare di un signore che ha come spalla un banchiere che ci dirà il 5 dicembre che sacrifici fare. E' come la Lotteria di Capodanno all'incontrario. Cosa c'entriamo noi in tutto questo? Qualcuno ci ha interpellato mentre i governi bruciavano il nostro futuro indebitando la nazione? Qualcuno ci ha spiegato perché a giugno eravamo fuori dalla crisi e adesso siamo in pre default? E perché questi incapaci siedono ancora in Parlamento pagati profumatamente? E perché i vitalizi parlamentari saranno aboliti solo dalla prossima legislatura e non da questa? E perché il cittadino non conta mai nulla? Il vulcano ribolle, ribolle...

Avete detto debito?


Avete detto debito?
di Gabriele Adinolfi - 28/11/2011

Fonte: No Reporter


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Perché non siamo obbligati a pagare il tributo allo Sceriffo di Montigham

“Dobbiamo prendere misure drasitiche perché siamo obbligati a pagare il debito”: questo è quanto si dice in giro mentre i “tecnici” giunti al governo con un golpe come prima manovra si apprestano ad incassare proprio un nuovo prestito che c'indebiterà in modo impressionante; e ciò non per darci lavoro ma per “finanziare” le riforme programmate che si leggono così: svendita all'estero dei nostri asset strategici, tasse sul consumo, tasse sul reddito, tasse sulla proprietà e tasse sul risparmio.
La fine di un popolo e di una nazione.
Pagare e perché mai?
Ma la questione è soprattutto un altra: perché mai dovremmo ripagarlo il debito?
Si tratta di un debito maturato grazie ad accordi perversi e gangsteristici nei confronti di privati banchieri apolidi che ci prestano i nostri soldi e che per ogni prestito dei nostri soldi maturano, loro, interessi del tutto illegali ma legalizzati di fatto dalla prepotenza dei rapporti di forza.
Se all'improvviso ci facessimo prestare soldi da qualche paese estremorientale e qualcuno dei tenutori di bordelli ci chiedesse in cambio fanciulli da donare ai pedofili cosa faremmo: andremmo a educare i nostri figli e nipoti per farsi sodomizzare? O denunceremmo il debito?
Perché allora non denunciamo questo di debito? Il che sarebbe già poco visto che dovremmo pretendere che coloro che ci hanno prestato a strozzo i nostri soldi finiscano in galera.
E se proprio dovessimo decidere di saldarlo anziché denunciarlo quest'iniquo debito, perchè mai dobbiamo affidare a quelli che lo hanno contratto – ovvero ai massoni agli ordini dell'alta finanza – il compito di risolverlo? E di risolverlo contraendone uno nuovo e più grande!
E' chiaro che non va.
L'Euro
Né l'altra giustificazione tiene. Si dice “Se non facciamo così usciamo dall'Euro”.
E qui entriamo in un altro argomento contorto. Tramite il quale l'Euro diventa o la ciambella di sicurezza o la causa di tutti i mali. Ambo le versioni sono improprie. Non è l'Euro ad essere un bene o un male, così come non lo era la Lira: lo sono i rapporti tra politica e finanza e tra economia e finanza, la proprietà popolare o di casta, pubblica o privata della moneta, il sistema economico, sociale e politico.
Tutti i rapporti che sono alla base di un sistema che favorisce esclusivamente i grassatori si potrebbero ribaltare tranquillamente ma i gangsters hanno nelle mani il portafoglio – il nostro prortafoglio – e pagano giudici, media, eserciti, terroristi e polizie. Sicché chiunque provi a proporre soluzioni sane ed efficaci, e a farlo nella piena legalità, verrà eliminato, in un modo o nell'altro.
Non si uscirà da questo cancro finché resterà in piedi il sistema occidentale che le mafie e i banditi hanno messo in piedi, al costo irrisorio di oltre settanta milioni di morti, sessantasei anni fa.
Questo è il punto e non l'Euro o il Noneuro.
Azione diretta
Tra Euro e Noneuro io propendo ancora per l'Euro perché credo che fornisca un potenziale all'Europa e sono di quelli che s'illudono che l'Europa possa sopravvivere all'Occidente e decretarne la fine.
Ma la questione oggi non è questa e potremmo rinunciare persino ad una conquista potenziale che io comunque mi terrei stretta. Non, comunque, per fughe all'indietro ma solo per fughe in avanti che, in ogni caso, possono prevedere a termine medio interventi strutturali in Europa nei quali l'Euro, se resisterà, risulterebbe un'arma vincente.
Oggi però non si tratta di fare il tifo per una valuta o per l'altra ma di agire per quelle riforme strutturali, iniziando comunque a metterele in pratica nel piccolo.
Oggi la questione è di muoversi di corsa per rafforzare autonomie e stabilire pratiche economico-finanziarie libere (fatte da gruppi solidali, anche con mezzi di scambio localizzati, nella logica di sottrarsi al cappio che ci stringerà la gola)  che si possano opporre, perché ne avranno l'ossigeno, allo Sceriffo di Montigham sì da permetterci di qui a qualche mese di giocarci il nostro futuro anziché lasciarlo indurre in totale schiavitù da questi omuncoli potenti della forza altrui e ricchi dei nostri soldi.

L'Italia fallirà e tornerà alla lira

Sara Tommasi nuda contro Bankenstein

Gossip

Sara Tommasi si spoglia
per protestare contro il signoraggio

Il Secolo XIX, 28 novembre 2011
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Sara Tommasi
Genova - I passanti che ieri si sono trovati vicino al Teatro Quirino di Roma hanno assistito ad uno spettacolo del tutto inaspettato: Sara Tommasi, con addosso giacca di pelle rossa, mutande autoreggenti e stivali, ha mostrato senza problemi il suo lato B, con l’intento di alimentare la protesta contro il signoraggio bancario.
Si tratta dell’ennesima trovata dell’avvocato e scrittore Alfonso Luigi Marra, che in passato per promuovere i suoi libri aveva già fatto recitare Manuela Arcuri e spogliato Ruby Rubacuori nonchè la stessa Tommasi.
Sul palco del Teatro Quirino Marra, Sara Tommasi e l’onorevole Domenico Scilipoti si sono riuniti per combattere il signoraggio bancario e promuovere un referendum abrogativo delle 6 leggi regala-soldi alle banche. Ora si pensa ad una possibile discesa in campo della Tommasi nel Partito d’Azione per lo Sviluppo (Pas) fondato proprio da Marra. Lei non lo esclude e al cronista de “Il Fatto” che le ha chiesto il motivo dello spogliarello in pubblico dichiara: «Prima di tutto credo nelle tesi di Marra. Poi non me ne frega niente di mostrarmi e mi diverto. Mi basta essere retribuita».
Un video realizzato da un passante della particolare “iniziativa” della Tommasi: 
La modella, laureata in discipline economiche presso la Bocconi, invita ad agire attraverso vie giudiziarie per chiedere la restituzione, da parte delle banche, dei soldi che sono stati sottratti ai contribuenti. Sono queste le parole della Tommasi nel suo spot, realizzato qualche giorno fa proprio per promuover l’incontro di ieri al Teatro Quirino: «È falso che qui qualcuno si scandalizzi della mia nudità, vogliono invece indurci a fare i video in modo che passino inosservati. Perché i politici e i giornalisti di regime hanno la grave colpa di avere occultato le sei leggi regala-soldi alle banche e il crimine del signoraggio bancario dal quale dipende la crisi. E sanno che appena l’opinione pubblica lo capisce, i responsabili principali finiscono in carcere, mentre gli altri devono lasciare le poltrone».
Lo spot della Tommasi senza veli: