mercoledì 13 luglio 2011

Come le banche creano soldi dal nulla e se li spendono

La più importante caratteristica delle banche: la creazione del credito
(Tratto da: New Paradigm in Macroeconomics, di Richard Werner*, edizioni Palgrave Macmillan, 2005; pp. 174-180). Originale inglese
http://leconomistamascherato.blogspot.com/2010/04/most-important-feature-of-banks-credit.html
Traduzione a cura di Marco Saba – http://marcosaba.be - Formato stampabile:

http://www.scribd.com/doc/56112013/La-piu-grande-caratteristica-delle-banche-la-creazione-del-credito

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSeBxTa2zArrJgGOBDm9aiJ0RY1li0hHdZadEM1E7REQD3nbBCdNTaOCN3AsNRQLnI5beqgsrYBvKyM0O9-9pMzBtkxKkv0VR9geDDFWsP4o1YwUlN98An9cQQ_TzMNiBh08FOtoVX9qWA/s400/mandrake.jpg

Molti dei testi di economia che trattano delle banche, ancor oggi riconoscono che esse possono “creare il credito”. Tuttavia, pare che il significato originale di questa espressione sia andato perso. Questi libri ed autori che usano le parole “creazione del credito”, le intendono con un significato differente. I proponenti dell'odierna “visione del credito” definiscono la creazione del credito come “il processo attraverso il quale il risparmio viene canalizzato per usi alternativi” (Bernanke, 1993, p.50). Per Bernanke, la “creazione del credito” è d'altronde la “diversione” o il trasferimento di potere d'acquisto già esistente. Questo è anche il modo in cui la intendono gli economisti di altre correnti, inclusi i monetaristi tipo Meltzer (1995). Essi sono infatti tutti d'accordo nel classificare le banche come meri intermediari finanziari che forniscono servizi simili ed in parallelo con i mercati non-bancari e dei capitali. [21] Chiaramente, definita così, la creazione del credito non è una caratteristica esclusiva delle banche. Di conseguenza, quanti propongono questa visione del credito, sostengono anche che gli aggregati del credito non devono essere considerati come “un fattore casuale indipendente che condiziona l'economia”, ma piuttosto:


...le condizioni del credito – misurate meglio peraltro dal premio finanziario esterno e non dalla quantità aggregata del credito – sono un fattore endogeno che aiuta a formare la risposta dinamica dell'economia ai cambiamenti nella politica monetaria. In questo modo la teoria non ha particolari implicazioni sul potere di previsione relativo dell'aggregato del credito (Bernanke e Gertler, 1995, pp. 43 e ss.)

La rappresentazione delle banche come semplici intermediari finanziari viene tramandata dalla spiegazione della creazione del credito nei libri di testo. Questa spiegazione la dipinge come il processo costituito da prestiti successivi, da parte delle banche intermediarie, di potere d'acquisto già esistente. La Figura 12.1 riproduce la rappresentazione dei libri di testo della creazione del credito: la Banca “A” riceve un nuovo deposito di 100 euro. Se il requisito di riserva è dell'1%, i testi dicono che la Banca “A” può prestare 99 euro e depositare 1 euro presso la banca centrale come riserva. I 99 euro possono essere, tuttavia, poi ridepositati in un'altra banca, la Banca “B”, la quale a sua volta potrà prestare il 99% del deposito (98,01 euro) e trattenere l'1% come riserva. Questo processo continuerebbe fino a quando alla fine verrebbero prestati 9.900 euro in totale (nell'aggregato del sistema bancario, NdT). I libri di testo rappresentano la creazione del credito come se si trattasse di intermediazioni finanziarie successive. Secondo questa descrizione, una singola banca sarebbe incapace di creare credito da sola.
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Deposito - Riserva all'1% - Fondi prestabili

Banca A EUR 100 - EUR 1 - EUR 99,00 -->

Banca B EUR 99 - EUR 0,99 - EUR 98,01 -->

Banca C EUR 98,01 - EUR 0,9801 - EUR 97,0299 -->
--> ...
--> ...
--> massimo ammontare che potrebbe essere prestato dal sistema bancario: EUR 9.900

Figura 12.1 La rappresentazione accademica della moltiplicazione monetaria
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Anche se questa rappresentazione finisce per ammettere che nel complesso il sistema bancario crea moneta, la creazione del credito sembra essere il risultato di un processo diffuso nel quale la moneta “circola” nell'economia (in linea col concetto di “velocità” nell'equazione quantitativa). La cosa più importante è che ci raccontano che ogni banca può solo prestare il 99% della moneta che ha in deposito. Questo renderebbe le banche simili agli amministratori di fondi che prestano i risparmi loro affidati e così vengono considerate dei semplici intermediari finanziari. Di conseguenza, la comprensione di Bernanke della creazione del credito come un incanalamento (successivo) del risparmio presso gli investitori non è molto lungimirante e la maggior parte degli economisti considerano le banche meramente come un canale alternativo del mercato dei capitali o di altre intermediazioni [22].

Il concetto di “moltiplicatore monetario” di Phillips' (1920), che lega le riserve ed il contante ai depositi bancari (la massa monetaria) non ha aiutato molto a risolvere questa incomprensione. Tuttavia Goodhart (1989b) ha chiarito che le identità del moltiplicatore hanno “una mancanza di qualsiasi contenuto innato sia teoretico che comportamentale” (p.133) talché i conti dei processi dinamici sottostanti basati su questa “sono alla meglio depistanti e spesso errati”'. [23]
Attraverso la nostra osservazione empirica delle banche, come nel caso degli orafi di Londra, concludiamo che la rappresentazione accademica delle azioni di ogni banca è inaccurata (Figura 12.1 ). In primo luogo, la rappresentazione frequente dell'attività della banche come “attività di prestito” è fuorviante. La definizione di questa parola, secondo il dizionario della Lingua Italiana (2010 Zanichelli editore) è la seguente:

prestare

[pre-stà-re] verbo transitivo (pres. io prèsto)

  1. dare qualcosa a qualcuno perché la usi e poi la restituisca: Esempio: hai una penna da prestarmi?; si è fatto prestare i soldi dai genitori


Come si può vedere, l'uso normale del concetto di prestito implica che un oggetto sia fisicamente rimosso dall'uso di una entità A e venga posta in uso dell'entità B. Prestare indica un trasferimento di un bene esistente per l'uso esclusivo di qualcun altro. Secondo le leggi della fisica, questa è la possibilità dell'uso naturale. Tuttavia, il credito esteso dalle banche non rimuove il potere d'acquisto o la pretesa sull'uso di risorse da nessun altro agente economico. Quindi, parlando in senso stretto, non può essere descritto come “prestito”. Le banche non prestano moneta, la creano. Allo stesso tempo la “creazione del credito” non si riferisce ad una semplice intermediazione finanziaria, come recentemente molti autori hanno argomentato. Sempre secondo lo Zanichelli:


creazione

[cre-a-zió-ne] nome femminile

  1. l'atto del creare, specialmente da parte di una divinità: Esempio: la creazione del mondo Sinonimi: genesi

  2. invenzione e realizzazione di qualcosa

    • la cosa stessa creata: Esempio: quel quadro è la sua ultima creazione

  3. fondazione, istituzione: Esempio: hanno annunciato la creazione di un nuovo ministero

VEDI cosmogonia.


creare

[cre-à-re] verbo transitivo (pres. io crèo, tu crèi)

  1. far nascere dal nulla, dare vita: Esempio: Dio ha creato il cielo e la Terra Sinonimi: generare, originare

  2. comporre, realizzare; ideare, inventare: Esempio: creare un'opera d'arte; lo stilista ha creato nuovi modelli per la sfilata Sinonimi: plasmare


La parola creazione si riferisce all'atto del creare o a qualcosa che è stata inventata o prodotta. Il verbo creare indica il far nascere dal nulla, l'inventare. Se i risparmi fossero già esistiti, il loro semplice trasferimento non potrebbe essere descritto come creazione del credito. Quindi, l'etimologia della definizione “creazione del credito” ci rivela subito che originariamente si riferiva alla creazione di nuovo credito (moneta) che prima non esisteva. Invece di riferirsi al trasferimento di potere d'acquisto già esistente, come Bernanke lo descrive, molti autori riconobbero che descriveva l'abilità di ogni singola banca di creare moneta “dal nulla” [24]. In accordo con questa visione alternativa, possiamo mostrare una più accurata presentazione della creazione creditizia nella Figura 12.2, che dipinge il bilancio di una banca che riceve un nuovo deposito di 100 euro registrandolo come nuova passività della banca. Invece di prestare 99 euro, come raccontano i libri di testo, la banca usa i 100 euro come riserva presso la banca centrale (inserendoli nell'ATTIVO del suo bilancio). I 100 euro possono ora diventare quell'1% sulla base del quale la banca può prestare 99 volte tanto. Così scopriamo che è proprio la prima banca che può emettere un nuovo prestito di 9.900 euro. Dal momento in cui il prestito è erogato, la banca aumenta simultaneamente il suo attivo di 9.900 euro (l'ammontare del prestito, che è un attivo per la banca) ed i suoi depositi di 9.900 euro – cioè la persona o la società che riceve il prestito di 9.900 euro sul suo conto corrente – creando moneta che può ora essere spesa per effettuare transazioni. La moneta che la banca ha creato è un incremento contabile del 99% del suo bilancio (i 100 euro del deposito iniziale più i 9.900 euro di prestito/deposito). [25] In questo modo si rispetta il requisito di riserva. Contrariamente alla spiegazione usuale sul processo di creazione del credito in molti testi accademici, ogni banca crea individualmente credito/moneta quando estende un prestito. Il deposito originario di 100 euro diventa l'1% di riserva sulla base della quale dei prestiti fino a 99 volte possono essere offerti dalla stessa banca. La creazione del credito ha “allungato” il bilancio della banca.
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Bilancio della Banca A

Passo 1 Deposito di EURO 100 da parte del cliente presso la Banca A

Attivo - Passivo
........ -
EUR 100

Passo 2 EURO 100 usati per aumentare le riserve della banca A

Attivo - Passivo
EUR 100 - EUR 100

Passo 3 Prestito di euro 9.900 effettuato accreditando il conto corrente

del prestatario con un “deposito”

Attivo - Passivo
EUR 100 - EUR 100
...+ .......+
EUR 9.900 - EUR 9.900

Figura 12.2 - Una rappresentazione più accurata della creazione del credito
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La domanda fondamentale è: da dove arrivano i 9.900 euro ? Il denaro non è stato prelevato dalla banca da altri conti. Non è stato deviato o trasferito da nessun altro agente economico o da altra parte dell'economia. Ma soprattutto, nonostante sia scritto come DEPOSITO, non è stato depositato da nessuno. La banca ha semplicemente creato il denaro scrivendone i numeri nella contabilità e nel conto del cliente. In effetti, la banca pretende che i suoi prestatari hanno effettuato depositi che in realtà non sono stati fatti. A differenza di quanto viene rappresentato nei libri di testo, vediamo che individualmente ciascuna banca può così creare denaro ogni volta che emette un prestito. Se si insegnasse questa verità nei testi, non solo sarebbe più facilmente memorizzabile, ma si insegnerebbe agli studenti quello che realmente fanno le banche: creano denaro dal nulla. La banca semplicemente pretende di avere 9.900 euro, accredita i conti di qualcuno e nessuno se ne accorge.

Nelle parole di Schumpeter (1954),

… questo altera parecchio la situazione analitica e rende altamente sconsigliabile di costruire il credito bancario sul modello di fondi esistenti che vengono prelevati da altri utilizzi attraverso un atto completamente immaginario di risparmio e poi di prestito da parte dei proprietari. E' molto più realistico dire che le banche creano il credito, cioè che creano depositi che vengono loro affidati. Il motivo per insistere su questo fatto sta nel fatto che i depositanti non debbono essere investiti con le sembianze di un ruolo che essi non giocano affatto. La teoria alla quale gli economisti sono così attaccati rende i depositanti dei risparmiatori mentre essi non lo sono e non intendono esserlo; questa teoria attribuisce loro un ruolo nell'offerta del credito che essi non hanno. La teoria della “creazione del credito” non solo riconosce fatti eclatanti senza oscurarli con torbide elucubrazioni artificiali, ma porta anche alla luce il meccanismo peculiare del risparmio e dell'investimento che è caratteristico della tipica società capitalistica ed il ruolo reale delle banche nell'evoluzione capitalista. (p.1114)

Anche Wicksell (1898) sapeva che ogni banca può individualmente creare denaro:

Le banche nelle loro attività di prestito non solo non sono limitate dal capitale proprio; esse non sono limitate, almeno nell'immediato, da nessun capitale qualsivoglia; concentrando nelle loro mani quasi tutti i pagamenti, esse creano esse stesse il denaro di cui necessitano... (Wicksell, 1907, pp.214-215)

I
n un sistema puro di credito, dove tutti i pagamenti vengono effettuati attraverso trasferimenti nei libri contabili, le banche sono in grado di garantire in ogni momento qualsiasi ammontare di prestiti a qualsiasi, per quanto minimo, tasso di interesse. (Wicksell, 1907, p.215)

Hahn (1920) enfatizza che ogni banca può creare moneta “dal nulla” e ne ha precisato le conseguenze macroeconomiche. Schumpeter (1912) si riferisce a questa creazione di nuova moneta come se fosse equivalente all'emissione di nuovi “biglietti” per un gioco. Secondo lui, il banchiere non è in rimo luogo tanto l'intermediario del bene “potere d'acquisto”, ma piuttosto è il produttore di questo bene. Le banche creano ulteriori pretese su risorse già esistenti. La creazione di credito bancario non indirizza moneta esistente verso nuovi utilizzi, ma crea moneta nuova che prima non esisteva e la indirizza per qualche utilizzo. Questo procedimento era più ovvio al tempo quando non c'era il monopolio d'emissione di banconote in capo alle banche centrali – com'era fino al 1913 negli Stati Uniti. Come sottolinea Goodhart (1989c), in quei giorni la responsabilità delle banche non consisteva nei depositi, ma nelle banconote emesse. Queste aumentavano solo quando venivano emessi nuovi prestiti. Quindi i prestiti venivano pagati emettendo nuove banconote. Quello che rende possibile questa contabilità “creativa” è l'altra funzione delle banche come regolatrici di tutte le transazioni non in contanti nell'economia. Se esse volessero, potrebbero emettere prestiti ai clienti non sotto la forma di prelievi di fondi da qualche parte del sistema finanziario, ma semplicemente attraverso la creazione di finzioni contabili dove pretendono che il prestatario abbia versato somme nel sistema bancario. Poiché le banche lavorano come i contabili delle registrazioni – mentre il resto dell'economia crede che siano dei contabili onesti - è possibile che esse banche aumentino il denaro presente nei conti di qualcuno di noi (quelli che ricevono un prestito) semplicemente alterando le registrazioni. Nessun altro se ne accorgerà, poiché gli attori non riescono a distinguere tra la moneta che è stata risparmiata e depositata e quella che è stata creata “dal nulla” dalla banca. [26] Questa è anche la maggiore caratteristica che contraddistingue la creazione del credito e lo svilimento della lega metallica della moneta effettuata dai monarchi nel tentativo di aumentare la massa monetaria: la moneta svilita poteva essere saggiata ed identificata come tale da operatori esperti o saggiatori professionisti, mentre la creazione del credito bancario è impossibile da distinguere rispetto ai depositi legittimi, specialmente quando la maggioranza delle transazioni ha già luogo senza uso di contante attraverso il sistema bancario.

Ne concludiamo che la caratteristica delle banche di creatrici del credito (cosa che possiamo definire ugualmente come la loro abilità di “creare moneta”) è quello che le rende speciali. Questa caratteristica spiega anche perché i banchieri diventano presto potenti ed influenti, potendo facilmente espandersi in varie industrie, diventando presto il centro di una rete di società affiliate o che essi hanno fondato o che hanno comprato (la vita è molto più semplice quando si ha la licenza di creare moneta a corso legale).
Grazie all'abilità speciale delle banche di creare il credito, possiamo ora chiaramente demarcare statisticamente le varie forme di raccolta dei fondi e trovare una descrizione accurata della “massa monetaria”. Solamente la banca centrale (di norma autorizzata ad agire come banca) e le banche ordinarie possono creare nuovo credito e moneta ed usarlo direttamente per regolare le transazioni attraverso il sistema dei pagamenti principale usato nell'economia. Questo le differenzia sia sul livello microeconomico che macroeconomico dagli altri agenti economici e rende il finanziamento da parte delle banche ordinarie e delle banche centrali “imperfettamente sostituibile”.

Così quando analizziamo l'economia, le banche e le banche centrali devono essere considerate separatamente dagli altri attori. Le banche governative, quando come solitamente accade sono finanziate dal Tesoro, gli intermediari finanziari non bancari (come le società di leasing, le assicurazioni vita, i fondi d'investimento), i privati, le società ed il governo stesso hanno tutti qualcosa in comune: essi non possono (legalmente) soddisfare questa funzione delle banche e della banca centrale.[27] Mentre le banche sono creatrici di credito, le altre istituzioni finanziarie sono intermediari finanziari. In questo senso – macroeconomico – il credito bancario non può mai essere sostituito perfettamente dal credito intermediato. Ma c'è di più: in questo senso, un “canale di credito bancario”, definito dalla creazione di nuovo credito, non solo esisterà ma dominerà pure altri canali di trasmissione. Le banche quindi non possono altro che giocare un ruolo cruciale in ogni economia. L'esempio della Figura 12.2, tuttavia, rimane un esempio poiché nella pratica attuale le banche sono raramente, se non mai, limitate nella loro facoltà di prestito dai requisti di riserva. Come sosteneva Goodhart (1989c), le banche centrali che stabiliscono l'obiettivo per il tasso d'interesse interbancario, forniranno qualsiasi ammontare di riserva necessario alle banche cosicché al giorno mensile della verifica del rispetto dei requisiti di riserva, gli interessi a breve termine non subiscano un aumento repentino. Questo solleva delle problematiche per la politica monetaria, in particolare come si possa controllare più efficacemente la creazione del credito bancario, specialmente quando riconosciamo l'esistenza di una informazione imperfetta.

Inoltre, il fatto che le banche non abbiamo denaro, ma lo creano, spiega perché la fragilità finanziaria sia un grave problema per il settore bancario. Per essere in grado di considerare la questione delle crisi bancarie, come rispondere a queste e come evitarle innanzitutto, diventa quindi necessario evidenziare il collegamento tra il sistema bancario e la macroeconomia. Questo infatti dovrebbe sciogliere l'enigma del collegamento tra la moneta e l'economia.


Note:

* Il Prof. Richard Werner è direttore del International Development e direttore fondatore del Centre for Banking, Finance and Sustainable Development all'Università di Southampton. Richard è anche un membro dell' Executive Board e dell' Advisory Board della School of Management.

21) L'intermediazione è il processo attraverso il quale le banche e altre istituzioni finanziarie confezionano la maturità, i termini ed i tipi di richieste finanziarie per soddisfare la domanda dei privati e degli uomini d'affari (Meltzer, 1995, p.62)

22) L'eccezione è la moneta endogena e la Scuola Austriaca di Economia che riconoscono la creazione del credito.


23) “Il moltiplicatore bancario mostra solo che se si può osservare il cambiamento nella base monetaria tra due eventi, e se si possono predire i due razio rilevanti, allora si sarà in grado di predire il cambiamento della quantità di moneta con un alto grado di confidenza. Questo lascia ben poco da dedurre sul processo di aggiustamento. Infatti, molti dei conti del processo dinamico di aggiustamento che sono derivati dall'approccio moltiplicatore sono al meglio fuorvianti e speso sbagliati” (1989b, p.136). Goodhart spiega anche che virtualmente qualsiasi moltiplicatore può essere costruito in modo da collegare un aggregato più largo ad uno dei suoi componenti minori. Egli fornisce l'esempio ipotetico del “moltiplicatore di patate” di tutta la spesa del consumatore per dimostrare in modo eloquente che quest'esercizio non illumina il comportamento, senza parlare delle relazioni di casualità.

24) La prova di questo fatto può essere trovata nei lavori di Law (1705), Thornton (1802). Mueller (1816), Rau (1826, 1832), Wagner (1857, 1872), Knies (1873), Macleod (1855/56), Wicksell (1898), Spiethoff (1905), Schumpeter (1912) e Hahn (1920). Un certo numero di economisti ha anche continuato a riconoscere questo fatto nel dopoguerra, anche se la loro influenza è rimasta limitata. Per esempio, Trescott (1960) puntualizza che per effettuare un prestito di mille dollari ad un cliente, “una banca ha solo bisogno di accreditare il suo conto di mille dollari nella contabilità con un tratto di penna... Il processo della creazione dei depositi è ovviamente semplice e senza pena per le banche....” (p.55).

25) Mentre i prestiti della banca aumentano di 9.900 euro, così fanno anche i depositi. Il deposito iniziale diventa la riserva R di 100 euro, il che permette un deposito D di 10.000 euro. In questo modo il requisito di riserva (R/D) dell'1 % viene soddisfatto.

26) Si può anche dire che la banca semplicemente “pretende” di avere moneta e nessuno se ne accorge. Questa azione può essere facilmente individuata come fraudolenta. Storicamente, il prestito di oro che veniva promesso come fosse in deposito presso gli orafi, così come l'emissione di ricevute di deposito senza che alcun deposito avesse avuto luogo (emissione di note), era ovviamente considerato illegale a quel tempo. Oggi la legislazione bancaria ha legalizzato questo procedimento. Tuttavia c'è una tradizione accademica, quella della Scuola Austriaca di Economia, che sostiene che la creazione di credito bancario rimane illegale, poiché più pretese di possesso della stessa risorsa vengono emesse dalle banche simultaneamente verso diversi clienti (vedi Hoppe et al. 1998).

27) L'eccezione è il governo statunitense. Gli autori della costituzione degli Stati Uniti si assicurarono che il governo avesse diritto di emettere moneta, una prerogativa utilizzata l'ultima volta dal presidente John F. Kennedy in uno dei suoi ultimi Ordini Esecutivi (il numero 11.110) del 4 giugno 1963.


Bibliografia:

Law, John (1705), Money and Trade Consider'd with a Proposal for Supplying the Nation with Money. Edinburgh.

Thornton, Henry (1802), An Enquiry into the Nature and Effects of the Paper Credit of Great Britain, London: Hatchard.

Mueller, Adam (1816), Versuch eines neuen Theorie des Geldes, mit besonderer Rücksicht auf Grossbritannien, Leipzig.

Rau, Karl Heinrich (1826), Grundsätze der Volkswirthschaftslehre, Lehrbuch der politischen Oekonomie, Bd. 1, Winter, Heidelberg.

Rau, Karl Heinrich (1832), Grundsätze der Finanzwissenschaft, Lehrbuch der politischen Oekonomie, Bd. 3, Winter, Heidelberg.

Wagner, Adolph (1857), Beitrage zur Lehre von den Banken, Leipzig: L. Voss.

Wagner, Adolph (1872), Karl Heinrich Rau's Lehrbuch der Finanzwissenschaft, 6. Ausg., Leipzig: C.E. Winter.

Knies, Carl (1873), Das Geld. Darlegung der Grundlehren von dem Gelde, Berlin: Weidmannsche Buchhandlung.

Macleod, Henry Dunning (1855/1856), The theory and practice of banking : with the elementary principles of currency, prices, credit and exchanges, London: Longman, Brown, Green and Longman, Volumes 1 and 2.

Wicksell, Knut (1898), Geldzins und Güterpreise, Jena: Fisher.

Spiethoff, Arthur (1905), Beiträge zur Analyse und Theorie der allgemeinen Wirtschaftskrisen, Berlin: Duncker und Humblot.

Schumpeter, Joseph (1912), Theorie der wirtschaftlichen Entwicklung, Leipzig: Duncker und Humblot.

Hahn, Albert (1920), Volkswirtschaftliche Theorie des Bankkredits, Tübingen; J.C.B. Mohr.

Trescott, Paul B. (1960), Money, Banking and Economic Welfare, New York: McGraw-Hill.

Goodhart, Charles A. E. (1989b), Money, Information and Uncertainty, 2nd edn. London: Macmillan.

IL QE2 HA FALLITO: TUTTI I SOLDI FINITI ALL’ESTERO

PERCHÉ IL QE2 HA FALLITO: TUTTI I SOLDI SONO ANDATI ALL’ESTERO
Postato il Martedì, 12 luglio @ 14:00:00 CDT di supervice EconomiaDI ELLEN BROWN
Global Research

Il 30 giugno il QE2 è terminato con un mugolio. La seconda mandata di “alleggerimento quantitativo” della Fed ha riguardato 600 miliardi di dollari creati premendo un tasto su un computer per l’acquisto di bond del governo a lungo termine. Ma il governo non ha mai avuto davvero i soldi, che sono andati direttamente dei fondi di riserva dalle banche, dove sono ancora oggi. C’è di peggio, sono andati nei fondi di riserva di banche STRANIERE, alle quali la Federal Reserve sta pagando lo 0,25 per cento di interesse.

Prima del QE2 c’era il QE1, nel quale la Fed acquistò dalle banche 1,25 triliardi di dollari di titoli garantiti da mutui. Anche questi soldi sono rimasti nei fondi di riserva delle banche per raccogliere gli interessi e la polvere. La Fed riporta chele riserve accumulate in eccesso dalle istituzione del settore raggiungono adesso un totale di quasi 1,6 triliardi di dollari.

Da notare che 1,6 triliardi di dollari è anche la dimensione del deficit federale, un deficit così grande che alcuni membri del Congresso stanno minacciando di forzare un default sul debito nazionale se non verrà ridotto al più presto.

E così abbiamo una situazione anomala di un buco da un 1,6 triliardi di dollari nel bilancio federale e 1,6 triliardi di dollari creati dalla Fed che rimangono fermi nei fondi di riserva delle banche. Se lo scopo del “quantitative easing” era quello di stimolare l’economia, poteva funzionare meglio se i soldi destinati all’acquisto di titoli del Tesoro fossero stati direttamente consegnati al Tesoro. Questo è quello che veniva fatto prima del 1935, quando la legge fu cambiata in modo da imporre la presenza degli acquirenti privati delle obbligazioni.

L’unica cosa che il QE2 ha fatto per i contribuenti è stata quella di ridurre il conto degli interessi su debito federale. Le obbligazioni a lungo termine che la Fed ha acquistato sul mercato sono adesso davvero senza interessi per il governo, dal momento che la Fed rimborsa i suoi profitti al Tesoro dopo aver dedotti i costi.

Ma il QE2 non ha aiutato l’anemico mercato del credito interno, al quale si affidano le piccole imprese; e sono queste imprese che sono in larga parte responsabili per la creazioni di nuovi posti di lavoro. In un articolo del 30 giugno nel Wall Street Journal intitolato “Le aziende più piccole che cercano prestiti sono ancora a mani vuote”, Emily Maltby ha riportato che i proprietari di queste attività considerano l’accesso al capitale come la questione più importante che devono affrontare in questi tempi; e solo il 17% delle piccole imprese ha detto che era riuscito a procurarsi il finanziamento bancario necessario.

Perché il QE2 è finito nelle banche straniere

Prima del Banking Act del 1935, il governo era in grado di prendere a prestito direttamente dalla sua banca centrale. Altre nazioni seguivano quella pratica, tra cui Canada, Australia e Nuova Zelanda; e riuscirono a prosperare grazie anche a questo. Dopo il 1935, invece, se la banca centrale degli USA avesse voluta acquistare titoli del governo, li avrebbe dovuti acquistare dalle banche private sul “mercato aperto”. L’ex direttore della Fed, Marinner Eccles, scrisse a favore di una legge che rimuovesse quel requisito che il suo scopo era quello di impedire ai politici di spendere troppo. Ma la legge riuscì a solo ottenere che le banche che trattavano le obbligazioni ottenessero la parte del mediatore.

C’è di peggio, fece sì che la Fed perdesse il controllo della destinazione dei soldi. Invece di acquistare più obbligazioni dal Tesoro, le banche che avevano il contante lo tenevano fermo o lo usavano per i loro scopi; e lo stesso sembra accadere oggi.

Per sostenere gli acquisti del QE2, la Fed Ha dovuto seguire le procedure tipiche delle “operazioni del mercato aperto”: ha ricevuto le offerte di venti più importanti operatori di borsa autorizzati a vendere titoli alla Fed e ha accettato le migliori. Il problema era che dodici di questi operatori– più della metà - erano rami operativi negli Stati Uniti di banche straniere (tra cui BNP Paribas, Barclays, Credit Suisse, Deutsche Bank, HSBC, UBS e altre); e evidentemente hanno fatto le offerte migliori.

Il fatto che le banche straniere hanno avuto questi soldi fu stabilito da un post su Zero Hedge del 12 giugno da Tyler Durden (uno pseudonimo), in cui figuravano due grafici: il totale delle somme in contanti detenute dalle banche straniere negli USA, utilizzando i dati settimanali della Federal Reserve; e il totale delle riserve in carico alle banche della Federal Reserve, dalla dichiarazione della Fed alla fine della prima settimana di giugno. I diagrammi mostrano che dopo il 3 novembre del 2010, quando iniziarono le operazioni del QE2, il totale delle riserve bancarie incrementò di 610 miliardi di dollari. Le riserve della banche straniere aumentò di pari passo di 630 miliardi di dollari, più o meno l'intero QE2.





In un pezzo del 27 giugno sul suo blog, John Mason, professore di finanza allaPenn State University e ex esperto economista alla Federal Reserve, ha scritto:

In sintesi, sembra che la gran parte dello stimolo monetario generato dalla Federal Reserve sia andato nel mercato degli eurodollari. Tutto ciò fa parte di un “carry trade” dato che i rami stranieri di una banca americana possono prendere a prestito dollari dalla banca “di casa” creando un deposito di Eurodollari. […]

La liquidità delle banche più piccole [degli Stati Uniti] è rimasta relativamente in fase di stallo […] Di conseguenza, le riserve che la Fed stava pompando nel sistema bancario non erano dirette alle banche più piccole […]

Malgrado questo, i prestiti venivano sempre più concessi dalle istituzione bancarie più piccole.

I prestiti concessi dalle banche commerciali non sono destinati agli Stati Uniti. Il prestito avviene off-shore, sottoscritto dal Federal Reserve System e tutto ciò fa poco o niente per aiutare la crescita dell’economia americana.

Tyler Durden ha concluso:

Gli unici beneficiari delle riserve generate sono stati i rami con sede negli USA delle banche straniere (che poi hanno convogliato il flusso di cassa direttamente alle loro sedi), una scoperta sorprendente che spiega […] perché le banche degli Stati Uniti sono state riluttanti e, cosa ancora più importante, non sono state in grado di prendersi queste riserve. […]

I dati mostrati provano senza tema di smentita perché non c’è stato un eccesso di prestiti dalle banche ai prestatori statunitensi: questi soldi non sono mai arrivati alla banche statunitensi! […] Questo spiega anche il mistero del moltiplicatore monetario che si è rotto e del perché la velocità di circolazione è implosa.

Bene, non esattamente. Il fatto che i soldi del QE2 siano finiti tutti nelle banche straniere è una scoperta sconvolgente, non è la ragione per cui le banche non stanno concedendo prestiti. C’era già un trilione di dollari di riserve in eccesso che era ferme nei fondi di riserva della banche statunitensi, senza contare i 600 miliardi dal QE2.

Secondo Scott Fullwiler, professore associato di economia al Wartburg College, il modello del moltiplicatore monetario non si è rotto, ma è solo obsoleto. Le banche non prestano in base a quello che hanno in riserva. Possono concedere prestiti anche dopo aver preso soldi a prestito. Il fatto che le banche concedano prestiti dipende principalmente da: (a) se hanno clienti che meritano il credito; (b) se hanno capitale a sufficienza per soddisfare i requisiti di capitalizzazione; (c) dal costo del finanziamento, da intendersi con le spese sostenute dalla banca, per soddisfare i requisiti delle proprie riserve, con altri correntisti, con le altre banche o con la Federal Reserve.

Mettere le cose a posto

Indipendentemente dalle cause della stretta creditizia interna, i triliardi di dollari affidati dal Congresso e dalla Fed a Wall Street non hanno risolto il problema. È forse giunto il momento che i governi locali prendano il comando delle operazioni. Nell’attesa che legislatori federali prendano la decisione giusta, i mercati del credito interno possono essere rivitalizzati dalla creazione di banche possedute dagli Stati, sul modello della Bank of North Dakota (BND). La BND fornisce la liquidità necessaria alle richieste delle banche locali e mantenere vivo il flusso del credito all’interno dello Stato. Per maggiori informazioni, vedete qui e qui.

Sulla diminuzione del deficit federale, il parlamentare Ron Paul ha un’idea eccellente: la Fed dovrebbe semplicemente cancellare i titoli federali acquistati con i fondi creati dai programmi di alleggerimento quantitativo. Ciò non farebbe alcun danno ai creditori, visto che il denaro è stato generato dal nulla, premendo un tasto su una tastiera di un computer. Il governo dovrebbe solo cancellare il proprio debito, salvando gli interessi.

Per quanto riguarda il “quantitative easing,” se il suo scopo è quello di stimolare l’economia, il denaro deve andare direttamente agli acquisti di beni e servizi per stimolare la “domanda”. Se vanno solamente nei bilanci delle banche, invece si potrebbero rimanere fermi o venire usati per la speculazione invece che per la concessione di prestiti sul posto, come sta accadendo ora. In quest’altro caso, il denaro creato dal governo verrebbe speso in beni e servizi dell’economia reale, creando posti di lavoro essenziali, generando domanda e ripristinando la base dei contribuenti. Per assicurarsi che il denaro abbia davvero quest’utilizzo, la legge del 1935 che proibisce alla Fed di comprare direttamente dal Tesoro deve essere abrogata.

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Fonte: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25566

09.07.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE