venerdì 28 ottobre 2011

Banca d’Italia: 2000 a Palermo tentano di occuparla

Banca d’Italia: 2000 studenti a Palermo tentano di occuparla

Blitz

PALERMO – Circa duemila studenti delle scuole superiori, che hanno manifestato a Palermo, hanno tentato di occupare la sede della Banca d’Italia in via Cavour. Un cordone di carabinieri e polizia ha impedito l’accesso ai ragazzi che protestavano contro la riforma Gelmini e il governo Berlusconi.
Le vie del centro storico (via Maqueda, corso Vittorio Emanuele e via Roma) sono state a lungo bloccate dal corteo. ”Fateci entrare – urlavano gli studenti – Vogliamo rivendicare il nostro diritto a non dover pagare una crisi creata da governi e banchieri e che adesso vogliono far ricadere su noi studenti e sulle fasce deboli di questa società”.
Ecco un video della manifestazione girato dal Giornale di Sicilia.it:
28 ottobre 2011 | 11:47

UE, una delle possibili soluzioni: l'arbitraggio del debito

Una soluzione per la UE: la reciproca distruzione del debito


The Great EU Debt Write Off” è un sito web che contiene i dettagli di uno “studio di fattibilità” su un Giubileo del debito, fatto dal professor Anthony Evans e dai suoi colleghi presso l’ESCP Europe Business School. Lo studio ha utilizzato i dati del FMI e della Banca dei regolamenti internazionali (BRI) per vedere cosa sarebbe successo se Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania semplicemente avessero cancellato tutto il debito estero che si dovevano l’un l’altro – un giubileo del debito sovrano. La rete della reciproca distruzione del debito che hanno studiato risulta così.

 PRIMA
DOPO


 Il Professor Evans ha detto che quello che lui e i suoi colleghi hanno scoperto “è sbalorditivo”. I paesi possono ridurre il loro debito totale del 64% attraverso la cancellazione dei debiti reciprocamente interconnessi, portando il debito totale dal 40,47% del PIL al 14,58%

Sei paesi - Irlanda, Italia, Spagna, Gran Bretagna, Francia e Germania – sono in grado di cancellare oltre il 50% del loro debito 
L’Irlanda può ridurre il suo debito da quasi il 130% del PIL a meno del 20% del PIL
La Francia può eliminare virtualmente il suo debito – riducendolo a solo lo 0,06% del PIL

 Un Giubileo del Debito tra le nazioni ‘debitrici’ consentirebbe all’Irlanda di ridurre il carico del suo debito dal 130% del PIL a meno del 20%! Praticamente vorrebbe dire cancellare i tagli paralizzanti a cui sono costretti gli Irlandesi. Mentre anche tra le nazioni ‘creditrici’ la Francia beneficerebbe di una quasi totale cancellazione del suo debito. Così anche il popolo francese sarebbe avvantaggiato. Il Professor Evans ha puntualizzato è che in “tutto il debito estero”, ha incluso anche i debiti in valuta estera detenuti dalle banche private, visto che la linea tra debito veramente sovrano e debito bancario e privato è ormai confusa. Ha detto inoltre che il principale limite che hanno avuto è stato di non essere stati in grado di determinare la durata e i tassi delle diverse obbligazioni nei diversi paesi. Così hanno virtualmente cancellato debiti che, pur dello stesso importo di capitale, potrebbero avere un valore diverso a causa dei diversi tassi di interesse e durata. Comprensibilmente, questo lo rende prudente sulla attendibilità dei suoi risultati. Tuttavia, egli è d’accordo che su ammontari così elevati, i tassi di interesse e le differenze di durata possono essere considerati marginali. Nel grande schema delle massicce riduzioni di debito che si otterrebbero le differenze di tassi e durata potrebbero essere giustamente viste come un piccolo costo da sopportare per così tanto guadagno.

David Malone, autore di “The Debt Generation”, e blogger di golemxiv-credo.blogspot.com, commenta lo studio di Evans chiedendosi come mai nessuno abbia pensato a una ipotesi così fattibile.

La risposta è questa: I banchieri non vogliono che si parli della cancellazione reciproca del debito perché sarebbe necessario imporre una riduzione della leva finanziaria. I banchieri non vogliono il deleveraging perché la leva è il segreto su cui i banchieri fanno i loro profitti. La ragione per cui la cancellazione del debito costringerebbe alla riduzione della leva finanziaria è che gran parte del debito che verrebbe annullato è attualmente registrato sui libri delle banche come un ‘asset’ che serve da garanzia ad altri prestiti e ancora più debito. Così, se si inizia a cancellare il debito la piramide del debito a leva dei banchieri comincia a sgretolarsi.
Il fatto che dovrebbe sbriciolarsi se si vuole avere una ripresa, e non essere paralizzati dal tentativo di pagare debiti impagabili, non riceve mai un accenno nel mondo dei banchieri.

CGIL - Roma 28 ottobre 2011 Sit-in

CGIL - Roma 28 ottobre 2011 Sit-in in Piazza del Popolo "Nessun dorma"




Sinistri naturali


Chieti, 28 Ottobre ’11, Sabato, S. Simone - Anno XXX n. 358 - www.abruzzopress.info - abruzzopress@yahoo.it - Tr. Ch 1/81 Nuovo ABRUZZOpress >>>Nazionale
Servizio Stampa - CF 93030590694 - Tel. 0871 63210 - Fax 0871 404798 - Cell. 333. 2577547  -  Dir. Resp. Marino Solfanelli

Ap – Commenti
Sinistri naturali
di Savino Frigiola

Siamo sempre stati considerati maestri nel progettare e realizzare le opere di'ingegneria idraulica a difesa del territorio. Da alcuni anni a questa parte basta uno scroscio d'acqua un po' più forte del solito per provocare disastri d'ogni tipo. Strade urbane che diventano impetuosi torrenti, crollo di abitazioni e di muri di sostegno, allagamenti non solo di territori agricoli ma anche in quelli urbani con conseguenti gravissimi danni al patrimonio e disagi indescrivibili alle persone fisiche. Ciò avviene ormai su tutto il territorio nazionale: Lazio, Liguria, Lombardia, Campania, Sicilia, Calabria, Veneto, solo per ricordare i fenomeni più recenti. Non si puliscono più i tombini, la pulizia dei fossi e degli scoli non rientra più nella normale prassi di pubblica attività, ivi compreso le ispezioni preventive sul territorio agricolo ed urbano.

Cosa è accaduto, abbiamo disimparato e dimenticato ciò che era il vanto sia delle nostre primarie università che dei nostri istituti tecnici? No, semplicemente non ci sono più i soldi per le manutenzioni straordinarie e nemmeno per quelle ordinarie. Bisogna lesinare su tutto, sino alla benzina delle macchine della polizia, per dare i soldi ai banchieri.

Quando lo Stato emetteva in prima persona le proprie lire nazionali, senza indebitarsi con nessuno, le risorse per queste attività non sono mai mancate e tutto funzionava alla perfezione senza ingrossare il debito pubblico. Ormai siamo arrivati al punto di voler considerare ineluttabili queste calamità naturali, con la invalsa riserva mentale di chiedere poi i contributi per pubblico disastro a danni avvenuti, incapaci comunque, quando e se arrivano, di risuscitare i morti. Ovviamente se manca la capacità di spesa non possono essere incolpati d'imperizia i tecnici periferici ai quali spetta la responsabilità di vigilare sul territorio proprio per prevenire questi sinistri, ormai definiti anche dalla grande stampa ossequiosa del "sistema", annunciati.

La incontestabile carenza di liquidità che si riscontra diffusamente in tutte le attività, sia pubbliche che private, sta penalizzando non solo la normale difesa del territorio nazionale, le cui conseguenze si appalesano ad ogni scroscio d'acqua, ma anche la manutenzione straordinaria ed ordinaria degli edifici pubblici, ritenuti fuori norma all'85 %, scuole ed asili compresi, che da molti anni non vengono più effettuate. La prova che queste situazioni sono ben note anche nelle alte sfere è fornita dall'atteggiamento del nostro Presidente della Repubblica (nella trappola dell'escusatio non petita finiscono per cascarci tutti) quando dall'estero ha fornito assicurazioni circa la permanenza dell'Italia all'interno dell'Europa e sulla continuità ad utilizzare l'Euro dei banchieri, aggiungendo anche che i disastri provocati sul territorio sono frutto di straordinarie ed imprevedibili avversità atmosferiche. In questo campo è evidente l'affanno e l'imbarazzo di quanti accampano simili scuse ed insistono nell'accanimento terapeutico di voler mantenere in vita a tutti i costi il preagonico "sistema europeo" con la relativa moneta dei banchieri a danno degli Stati, delle strutture produttive, dei lavoratori, del sistema sociale nonché dei singoli cittadini sino minacciare la pensione ai pensionati.

Ogni giorno che passa s'incrementa più che l'opportunità la necessità di raccogliere tutte le componenti dei vari settori, che hanno aperto gli occhi, per fare fronte comune nell'azione necessaria finalizzata a sbarazzarci di queste strutture adibite a fabbricare artificiosamente il debito, per poi costringere gli Stati a svendere i propri patrimoni pubblici ed ai cittadini di svenarsi per fornire la propria libbra di carne al famelico banchiere.  E' del tutto assurdo, incostituzionale ed anche contro i trattati europei costringere i cittadini a salassi da cavallo, ad indebitarsi per fornire risorse alle banche private, le quali a loro volta, Basilea 3 docet, strangolano in tutti i modi possibili attività produttive e consumatori. Al punto che sono arrivate le cose, anche le forze sane dell'opposizione devono fare fronte comune con quelle altrettanto sane della maggioranza per respingere i reiterati attacchi dei servi dei banchieri al sociale ed al libero convivere civile.

Strappo per strappo ai trattati europei utilizziamolo per ritornare a battere in proprio la nostra moneta nazionale. Non vi è nulla da temere e tutto da guadagnare. Sulla scia della nostra centenaria esperienza lo Stato è in grado benissimo di monetizzare il nostro mercato con propria ed autonoma emissione monetaria in nome e per conto dei cittadini per far fronte a ciò che serve. Invitiamo le solite cornacchie che paventano il pericolo dell'inflazione a non agitarsi, poiché se a fronte dell'emissione monetaria diretta da parte dello Stato, senza creare debito come sempre avviene in queste circostanze, vengono realizzati beni e servizi corrispondenti, il sistema economico resta in equilibrio a tutto vantaggio dell'incremento di ricchezza per il mercato e dei cittadini.
S.F.

SCILIPOTI: I CONDONI CHE L'ITALIA VORREBBE

ECONOMIA. SCILIPOTI (MRN) - I CONDONI CHE L'ITALIA VORREBBE.

ROMA, 28/10/2011: "Il condono edilizio, il condono fiscale, il condono tombale delle cartelle esattoriali Equitalia sono condoni strutturali ormai necessari e urgenti e, a onor del vero, sono milioni gli italiani che ce li chiedono". L'On. Dott. Domenico Scilipoti, segretario politico del Movimento di Responsabilità Nazionale, ribadisce con decisione la duplice valenza di questi condoni strutturali: "Innanzitutto, servono a milioni di famiglie e imprese per mettersi in regola con norme facili e chiare; e, contemporaneamente, servono al Governo Berlusconi per aiutare ad abbattere il debito pubblico che impedisce all'economia di ripartire". Prosegue il deputato MRN: "Il Ministro dell'Economia On. Tremonti, inoltre, dovrebbe inserire nell'elaborando Decreto Sviluppo la previsione della sospensione temporanea di ogni procedura esecutiva di espropriazioni immobiliare e/o procedure fallimentari instaurate dalle banche per crediti che, comunque, all'esito dei giudizi, si rivelerebbero infondati o, in ogni caso, inferiori a quanto vantato." Nel frattempo, l'On. Scilipoti ha già depositato una proposta di legge riguardante la impignorabilità della prima ed unica casa.
"Sono due provvedimenti coerenti con la necessità di favorire lo sviluppo del Paese di grande valore civile e spiccato senso etico, oltre ad essere atti necessari - ha aggiunto l'On. Scilipoti - atteso che tantissime, troppe famiglie ed aziende sono a rischio di procedura esecutiva della propria abitazione".

La truffa frazionaria delle banche continua con la Grecia


Più che accordo sul debito, è un accordo di default
di Valerio Lo Monaco - 27/10/2011

Fonte: il ribelle 

  
   
Premessa. Chiamatelo haircut, ristrutturazione o altro, si tratta semplicemente di una cosa: default. La Grecia, ne hanno preso coscienza tutti, non può ripagare il debito e pertanto glielo hanno tagliato di un bel pezzo.

Ancora: usiamo pure i termini che vogliamo, ma il fondo Salva Stati è diventato ufficialmente un Fondo Salva Banche. 

E ora entriamo nei particolari.

Prima notizia: le Banche hanno preteso almeno il 50%. Volevano concedergli il 21%, e invece gli è stato fatto un ulteriore regalo spostando il tutto al 50. Parliamo di quanto avranno, come assicurazione sul default della Grecia, che è dunque (seconda notizia) una realtà: il debito di Atene, che oggi è di 350 miliardi, verrà ridotto a di 100.

In merito agli istituti di credito, che era la vera spina nel fianco del vertice europeo di ieri, la situazione è molto più semplice da capire di quanto le varie norme approvate e proposte non possano far sembrare: invece di far fallire le Banche esposte verso la Grecia, come sarebbe stato giusto, il fondo Salva Stati, ormai (e lo vedremo a breve) diventato a tutti gli effetti un Fondo Salva Banche così come avevamo avvertito su queste pagine in tempi non sospetti, è stato dunque, di fatto, varato.

E la prova del nove di quanto scriviamo risiede nelle Borse: l'Euro tiene, e le Borse non crollano definitivamente (per ora) come avrebbero invece fatto se questo pseudo-accordo non fosse stato trovato. Anzi, al momento le Borse sono in piena euforia. 

Dunque che succede? 

Prima cosa: il Fondo Salva Stati avrà un aumento - cioè sarà quadruplicato - grazie alla soluzione del leverage: i soldi non ci sono ma attraverso questo sistema si agirà come se il fondo avesse una capacità di 1000 miliardi di euro invece dei 440 attuali. E la cosa avrà in ogni caso delle conseguenze che vedremo presto (e spiegheremo a breve). 

1000 miliardi significa dunque quadruplicare il tutto, perché dei 440 attuali ne verrano subito "usati" 250 circa per la Grecia (riducendo da 350 a 100 miliardi la sia esposizione) e il restante, appunto, sarà sottoposto all'effetto leva. 

Seconda cosa: la ricapitalizzazione delle Banche. Queste dovranno portare al 9% il coefficiente patrimoniale entro il 2012. Al momento devono avere il 4% circa, e secondo Basilea 3 avrebbero dovuto arrivare al 7. Secondo l'accordo di ieri - arrivato dopo che le Banche stesse hanno tentato di opporsi in tutti i modi a tale norma - invece dovrà arrivare al 9%. Che significa? Esempio: per poter agire, e prestare denaro, per 100 milioni, dovranno averne 9 in tasca (invece di 7, o invece di 4 come adesso). Grosso sforzo, si direbbe. Eppure le Banche operano da sempre così: raccolgono, esempio, 4 milioni e, per legge, ne "possono prestare" a interesse 100. Ecco, ora per prestarne 100 ne dovranno avere in cassa almeno 9. Non un grosso sforzo dunque, come si vede: la truffa resta. Eppure è una cosa in grado di mettere in ginocchio parecchie Banche, che fino a ora (e anche da qui in avanti, sia chiaro) potevano operare con pochi spiccioli in tasca ma facendo finta di averne molti di più.  Pare serviranno 106 miliardi di euro per ricapitalizzare gli istituti di credito sottoposti agli stress test (di cui 14.7 per quelli italiani). Ma in realtà nessuno lo sa con certezza.

Naturalmente già sappiamo quale sia la accuratezza e l'efficiacia degli stress test: solo il caso Dexia, la Banca franco-belga appena fallita e spacchettatta e messa sulle spalle dei cittadini, lo dimostra. A luglio scorso aveva superato gli stress test e a inizio ottobre è fallita…. 

Ad ogni modo, il vertice di ieri si è giocato tutto sul tema Banche: dopo ore di trattative la cosa ancora non si sbloccava, e per un motivo preciso. Le Banche non avevano accettato di essere "assicurate" dal default greco per il solo 21% di quanto avevano di esposizione, così come era stato previsto. Il loro niet ha costretto a quel punto la Merkel e Sarkozy ad incontrare il direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, per trovare l'accordo. E dopo soli 45 minuti - segno che veramente ieri il rischio di scoppio di tutto è stato serio - l'accordo è stato trovato: alle Banche, come detto, verrà riconosciuto il 50%. 

Ora attenzione: è una cosa sconcertante. Nessun privato investitore, e figuriamoci  un semplice cittadino, avrebbe mai potuto "pretendere" di avere indietro il 50% dei propri investimenti sbagliati andati in fumo. E neanche il 21% proposto inizialmente alle Banche: un comune mortale avrebbe semplicemente perso tutto. E sarebbe - giustamente - fallito. Ma le Banche no: non solo hanno puntato i piedi perché sembrava loro troppo poco avere indietro il 21%, ma hanno addirittura ottenuto il 50%. A spese di chi è facile capirlo: dei cittadini europei, attraverso il Fondo Salva Stati - pardon, Salva Banche - che sempre dalle nostre tasche arriva. E sempre sulle nostre tasche peserà: vedi le misure previste per l'Italia, ad esempio.

Beninteso, a nulla servono alcune norme "imposte" alle Banche per avere indietro questa copertura, come ad esempio il fatto di dover in pratica raddoppiare il proprio capitale minimo (al 9% entro giugno 2012, come detto), dover rinunciare a dividendi e bonus fino a ricapitalizzazione avvenuta: questo è il minimo. Il punto è che sono state salvate con denaro pubblico. 

Tutto il resto - che leggeremo e ascolteremo altrove - è fuffa. 

L'entità del capitale necessario al rafforzamento per ogni singola Banca dipenderà dalla quantità di debito greco in portafoglio e da quanto questo verrà "svalutato". 

E anche se la bozza stabilisce che per rifinanziarsi le Banche dovranno utilizzare in primo luogo capitali propri (per esempio con ristrutturazioni e cartolarizzazioni), quindi chiedere un intervento diretto degli Stati, e solo alla fine chiedere soccorso al Fondo, è evidente che la maggior parte di queste passeranno direttamente al Fondo. O comunque a esso finiranno.

La realtà, come detto, è semplice: dovevano fallire dopo aver speculato su di noi, e invece noi le stiamo salvando con il nostro denaro. Il che ci costerà doppiamente, anzi, in modo triplo.

Ci è costato sino a ora perché siamo stati depredati da esse, ci costerà adesso nel salvarle, e ci costerà dopo perché invece di farle fallire le stiamo mettendo in grado di ricominciare, più di prima, a fare soldi sulla nostra pelle.

Ma a questo punto la vera domanda che dovremmo porci è la seguente: visto che ad Atene hanno "dovuto" tagliare il debito, dai 350 miliardi ai 100, mediante l'utilizzo del Fondo, perché gli altri Stati dovrebbero fare diversamente?

Perché non chiedere tutti, Portogallo, Spagna e Italia, la stessa cosa? E perché non dovrebbe farlo ogni singolo cittadino?

Tanto c'è il Fondo no?

Aggiornamento:

"Il nostro lettore Riccardo ci corregge, giustamente, su alcune cifre date nel pezzo. Ecco quelle giuste, che prontamente segnaliamo: "Il taglio del 50% del debito greco è stato di 100 miliardi portandolo così da 350 a 250. Infatti l'haircut è stato applicato solamente a 200 miliardi di debito, i restanti 150 miliardi detenuti dalla bce e dalla troika non sono stati toccati."

Il che, oltre ovviamente a non cambiare di un millimetro il significato della notizia, semmai ne peggiora ulteriormente la portata, visto che i miliardi detenuti dalla trojka, a differenza degli altri sui quali è stato applicato l'haircut, non sono stati toccati.


Valerio Lo Monaco