martedì 1 novembre 2011

Lo strano caso di Mister Drake

Fonte: http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/lo_strano_caso_mister_drake/01-11-2011/articolo-id=554717-page=0-comments=1
di Marcello Veneziani

Da italiano sono fiero che il governatore della Banca centrale europea - che oggi si insedia- sia italiano. Ma Draghi è fiero di essere italiano, anzi si sente italiano?

Mister Drake è inglese dentro. Visse a Londra, fu vicepresidente della Goldman Sachs, fu sempre molto british. Ricordo ( lo pubblicai in solitudine su L’Italia settimanale ) quel 2 giugno del 1992 a bordo dello yacht Britannia di Sua Maestà la Regina quando alcuni big della finanza fecero la festa alla Repubblica italiana svendendola a pezzi.

Decisero i destini del nostro Paese non nelle sedi istituzionali e in territorio italiano, ma su una nave che batteva bandiera britannica. Tra loro a bordo c’era Mario Draghi, allora direttore generale del Tesoro.

Dopo quell’incontro ci furono cessioni, fu svalutata la lira e le finanziarie di Wall Street poterono accaparrarsi i pezzi forti dell’azienda Italia a prezzi scontati. La carriera politica di Prodi, senior partner della Goldman, nacque lì.

Tre mesi dopo quel summit sullo yacht, in Assolombarda, Prodi suggerì, lui boiardo di Stato, di cedere anche le nostre banche d’interesse nazionale e privatizzare a man bassa. Intanto le grandi agenzie internazionali provvedevano a declassare il nostro Paese, favorendo la svendita.

Vorrei dedicare la nomina di Draghi a due persone. A un sognatore della sovranità popolare della moneta che denunciò la Banca centrale, il professor Giacinto Auriti.
E a un controverso governatore cattoitalo- ciociaro che contravvenne ai poteri forti e fu massacrato, Antonio Fazio.

Auguri Mister Drake.

Archivio: Exit Strategy per la Grecia.

Di fronte ai ripetuti tentativi di "abolitio memoria", vale la pena di estrarre il succo di quell'articolo [articolo sotto], repetita juvant, anche perché foriero di buone notizie.

Saba sfata la credenza che sia giuridicamente impossibile uscire dall'euro e dall'UE: niente di più falso, tale clausola di fuoriuscita è contemplata nel Trattato di Lisbona, - con grande rammarico della BCE - basta prevedere un preavviso di due anni (articolo 50 del Trattato).

E questa è la prima buona notizia: nessun ménage o nessuna unione che dir si voglia, converrete anche voi, può resistere a lungo se risentita come una costrizione senza via di uscita, e lesiva di quella autodeterminazione dei popoli e di quelle libertà di cui l'UE si ammanta, e sottoscrive tanto a parole.

Seconda buona notizia: la fuoriscuta dall'UE comporterebbe la restituzione della sovranità monetaria e di tutte le riserve cedute alla BCE.

Ma la terza vera buona notizia illustrata nell'articolo è che non è assolutamente necessario arrivare al punto di "rottura" con l'euro e l'UE, perché esiste la possibilità concreta di

emettere degli strumenti finanziari (zero-coupon perpetual puttable security) senza chiamarli propriamente “banconote” o “moneta”, ma con gli stessi effetti all’atto pratico" o "biglietti di stato a corso legale”.


Una circolazione interna che affianchi quella dell'euro, descritta come possibilità legale da nientemeno che il consigliere dei Rotschilds (Julian D. A. Wiseman, consulente del banchiere Rohatyn, direttore di una società svizzera dei Rotschilds www.jdawiseman.com ).

L'Italia ha la paternità di questo tipo di strumento - quarta buona notizia - come atto di autonomia costruttiva nei confronti dell'impero:

"L’iniziativa prima assoluta – a livello europeo – avvenne nel 1240 quando il Comune di Milano, a corto di moneta dì argento, emise cartamoneta a corso libero, diventando ben presto la capitale della Lombardia" (http://marcosaba.wordpress.com/2009/06/06/la-cartamoneta-di-milano-anno-domini-1240/).


Pertanto l'Italia ha i mezzi e le conoscenze, per mostrare la via.

Basta che rispolveri vecchie ricette accantonate in cantina e che ripulisca il cortile dietro a casa dai vari parassiti che succhiano la linfa vitale di questo piccolo grande paese da secoli immemori.

(estratto da un articolo di N. Forcheri del 7 marzo 2010)

Dall'archivio, 4 marzo 2010, di Marco Saba :
Fonte: http://leconomistamascherato.blogspot.com/2010/03/la-grecia-demonetizzata-rilegga.html

La Grecia demon(et)izzata rilegga Aristotele, Isocrate (e me)

Cerchiamo di fare il punto sull’attuale situazione economico-finanziaria. All’ordine del giorno c’è la crisi greca e le quattro ipotesi di svolgimento elaborate da economisti ortodossi, secondo quanto apprendiamo dal recente articolo di Ruggero Paladini [1]:

a) se la sbrighi la Grecia, e se non ci riesce e va in default non è un problema; cosa sono 300 miliardi di euro?

b) la Grecia deve rivolgersi al FMI che serve proprio in casi del genere, ed ha una grande esperienza;

c) bisogna permettere una fuoriuscita – magari temporanea – dall’euro che permetta una svalutazione (competitiva) e quindi un nuovo ingresso;

d) deve intervenire l’Europa, o meglio i paesi dell’euro, per sostenere politicamente e finanziariamente la Grecia; molti aggiungono che si pone poi un problema di politica economica e un salto di qualità dell’Unione Europea.

Qui ci interessa il commento offerto da Paladini alla ipotesi (c): “La terza ipotesi è quella più creativa, ma ha due problemi: il primo è che sembra che i trattati esistenti non la permettano; il secondo è che un eventuale successo dell’operazione sarebbe fatale per l’euro. Supponiamo infatti che la Grecia svalutando rilanci le esportazioni, l’economia e risani il bilancio; perché gli altri paesi porcelli non dovrebbero voler fare lo stesso?” Alla prima obiezione occorre chiarire che proprio il Trattato di Lisbona, come lamenta la Banca Centrale Europea, prevede esplicitamente una clausola di fuoriuscita dalla UE, una “exit clause”, che sostanzialmente richiede un preavviso di due anni per l’uscita da parte del paese fuoriuscente. Si tratta dell’articolo 50 del Trattato [2] . Nell’articolo poi si dice che lo stato fuoriuscente potrà anche rientrare nell’Unione in futuro seguendo le indicazioni dell’art. 49.

Quello che lamenta la Banca Centrale Europea è che l’uscita andrebbe concertata col Consiglio d’Europa durante quei due anni di preavviso, ma nel caso non lo fosse non sono previste specifiche sanzioni. Inoltre, la BCE ci informa che, nel caso un paese uscisse anche dall’Unione Monetaria, la sovranità monetaria verrebbe restituita alla banca centrale del paese fuoriuscente, oltre alle riserve valutarie ed al capitale che quest’ultima aveva ceduto alla BCE [3].

Il secondo punto che l’autore dell’articolo solleva è abbastanza ridicolo, mi ricorda un maestro elementare che mi diceva: “Che succederebbe se tutti facessero come te?” Ed io: “Sarei proprio scemo a non fare come loro, no?” E’ ridicolo dire che questa possibilità non viene presa in considerazione perché – pur beneficiando potenzialmente la Grecia – verrebbe anche imitata da altri. E allora?

In sostanza, tuttavia, esiste almeno un’altra possibilità meno “eclatante”, un quinto scenario che è opportuno illustrare: si tratta della possibilità di emettere una moneta nazionale a circolazione interna, senza uscire dall’Euro o dalla UE. Questa operazione, descritta da tempo da J.Wiseman [4], consiste nell’emettere degli strumenti finanziari (zero-coupon perpetual puttable security) senza chiamarli propriamente “banconote” o “moneta”, ma con gli stessi effetti all’atto pratico. Non è una cosa particolarmente nuova. In passato, prima della seconda guerra mondiale, l’Italia fece ampio ricorso a questi “biglietti di stato a corso legale” per l’emissione delle proprie banconote. L’iniziativa prima assoluta – a livello europeo – avvenne nel 1240 quando il Comune di Milano, a corto di moneta dì argento, emise cartamoneta a corso libero, diventando ben presto la capitale della Lombardia [5].

In questo modo, facendo pesare sulla popolazione il solo costo del signoraggio (che potrebbe permettere di eliminare tutte le altre tasse), non aggravato da interessi come avviene invece con l’emissione dei titoli di debito pubblico, concertata lingua-in-bocca coi banchieri privati, allora sì che si potrebbe risollevare l’economia di qualsiasi paese dell’area Euro. In particolare, proprio i cosiddetti paesi PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia Grecia e Spagna), adottando di concerto e tutti assieme la soluzione proposta per la Grecia, potrebbero dare inizio ad un “mercato del mediterraneo” [6] collegandosi anche col nord Africa.

La Grecia è la patria di Aristotele, che più di 2300 anni fa nelle sue opere definiva la moneta strumento di giustizia distributiva, nel senso che per il suo tramite si riescono a quantificare prestazioni e servizi altrimenti non quantificabili (Etica) e uno strumento atto a facilitare gli scambi, soprattutto a distanza (Politica). La Grecia è anche la patria di Isocrate, che 2400 anni fa – nel suo Trapezitico – ci ricorda quanto fosse difficile portare i banchieri in Tribunale… Viene da chiedersi a che livello di corruzione è scesa oggi l’élite della Grecia per non essere più nemmeno in grado di capire ed affermare il suo sacro diritto alla sovranità monetaria.

La morale è sempre la stessa: ai popoli non vengono prospettate effettivamente TUTTE le alternative concrete praticamente realizzabili, ma solo quelle “interessate” tra le quali essi vengono costretti a scegliere… E se i giornalisti e gli economisti non sono tutti collusi in questa gigante opera di disinformazione, ma sono semplicemente inadatti e impreparati a svolgere decentemente il proprio mestiere, che si facciano umilmente da parte, recuperando dignità per tutti.

Note:

1] Ruggero Paladini, “I greci, i porcelli e il tamburo di latta”, Eguaglianza & Libertà, 23/02/2010
http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1221

2] Ecco il testo dell’articolo del Trattato di Lisbona, stranamente ignorato dagli “attivisti”:
CONSOLIDATED VERSION OF THE TREATY ON EUROPEAN UNION
Article 50
1. Any Member State may decide to withdraw from the Union in accordance with its own constitutional requirements.
2. A Member State which decides to withdraw shall notify the European Council of its intention. In the light of the guidelines provided by the European Council, the Union shall negotiate and conclude an agreement with that State, setting out the arrangements for its withdrawal, taking account of the framework for its future relationship with the Union. That agreement shall be negotiated in accordance with Article 218(3) of the Treaty on the Functioning of the European Union. It shall be concluded by the Council, acting by a qualified majority, after obtaining the consent of the European Parliament.
3. The Treaties shall cease to apply to the State in question from the date of entry into force of the withdrawal agreement or, failing that, two years after the notification referred to in paragraph 2, unless the European Council, in agreement with the Member State concerned, unanimously decides to extend this period.
4. For the purposes of paragraphs 2 and 3, the member of the European Council or of the Council representing the withdrawing Member State shall not participate in the discussions of the European Council or Council or in decisions concerning it.
A qualified majority shall be defined in accordance with Article 238(3)(b) of the Treaty on the Functioning of the European Union.
5. If a State which has withdrawn from the Union asks to rejoin, its request shall be subject to the procedure referred to in Article 49.

3] “…withdrawal from EMU would entail: (i) creating a new currency or re-establishing the old currency of the withdrawing Member State; (ii) refunding the departing national central bank’s (NCB) contribution to the European Central Bank’s (ECB) capital, and reimbursing its foreign reserve assets transferred to the Eurosystem; and (iii) transferring full monetary sovereignty back to the seceding NCB…” – da: “Withdrawal and expulsion from the EU and EMU: some reflections”, ECB, 2009:
http://www.ecb.int/pub/pdf/scplps/ecblwp10.pdf

4] Vedi:
Come emettere una moneta nazionale italiana senza violare il Trattato di Maastricht
http://leconomistamascherato.blogspot.com/2009/05/come-emettere-una-moneta-nazionale.html
e anche:
Il progetto CENTROBANCA: le Neolire (ITN)
http://leconomistamascherato.blogspot.com/2009/05/come-emettere-una-moneta-nazionale_26.html

5] Ne parlo in un capitolo del mio Moneta Nostra:
http://studimonetari.org/monetanostra.pdf

6] Già nel marzo 2006, Galloni affermava: “Occorrerebbe proporre una ridiscussione dei parametri di stabilità, cercando di spuntare condizioni di maggiore sostenibilità per la nostra economia. Io proporrei inoltre lo sviluppo di un “Mercato Mediterraneo”, un’area di scambio che abbracci i paesi del Sud Europa e dell’Africa settentrionale, un patto questo che potrebbe sostenere e garantire l’Italia. All’uscita dall’euro potremmo anche ignorare le agenzie di rating, se esistesse un progetto di sviluppo valido. ”
http://www.tradizione.biz/politica/signoraggio/intervista-a-nino-galloni.html

Crisi in Grecia: lettera aperta al Ministro di Stato Haris Pamboukis

Ripubblico una lettera al Ministro di Stato Haris Pamboukis del 18 febbraio 2010
http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.com/2010/02/per-la-grecia-e-lora-del-riscatto-di.html
di Nicoletta Forcheri

Caro Ministro,
il signoraggio (in greco: χωροδεσποτεία) preteso sulla moneta europea da parte della Banca Centrale Europea, sta emergendo come scandalo grazie alla pubblicità data su internet del meccanismo truffaldino della creazione monetaria (fiat money) esercitato da parte di organismi privati anarchici esclusi dal controllo democratico [1].
Secondo commentatori islamici, nella crisi monetaria che sta avvenendo verranno trascinati tutti quei governi occidentali collusi con la mafia del cartello usuraio internazionale [2].
Un consulente del Gruppo Rohatyn aveva già previsto un meccanismo di difesa – adottabile da parte degli stati aderenti a Maastricht – per uscire dal ricatto dei fantasmi che infestano l’Eurotower di Francoforte [3].
Marco Saba [4] ha tradotto per l’Italia questa soluzione in due capitoli del suo libro inedito Moneta Nostra [5].
E’ ora di leggere ed adattare alla situazione peculiare della Grecia questi due capitoli, prevedendo la NeoDracma come ultimo strumento sovrano aristocratico per liberare il Paese dall’aggressione criminale del neocartello pseudo-democratico del credito.
Un politico italiano, Gianmario Ferramonti [6], arriva addirittura a prospettare una nuova moneta dei popoli del mediterraneo adottabile da una nuova Banca Centrale del Mediterraneo, sul modello dell’ALBA e del Sucre latino-americano [7].
Ida Magli spiega bene come altrimenti gli Stati dovranno arrendersi ai nuovi padroni [8].
Ministro!
Per la Grecia, è l’ora del riscatto.


Note:
1] Quasi-criminal behaviour of some financial institutionhttp://studimonetari.org/documenti/quasicriminal.docPetizione per l’audit della BCE:http://www.petitiononline.com/auditecb/petition.html
2] The Collapse of the Terrorist Dialectichttp://www.shaykhabdalqadir.com/content/articles/Art104_07022010.html
3] Julian D. A. Wiseman, The end of EMU: How Germany might leaveAbstract: A country in the eurozone can, without being in breach of the Maastricht Treaty, create a new central bank controlling the monetary policy of a new currency. This loophole in the Maastricht Treaty is not widely knownhttp://www.jdawiseman.com/papers/finmkts/deutsche-zentralbank.html
4] Marco Saba è un ricercatore del Centro Studi Monetarihttp://studimonetari.org
5] Moneta Nostra, capitoli B2 e B5:http://www.scribd.com/doc/20265666/Moneta-Nostra
6] Sito di Gianmario Ferramonti:http://www.ferramonti.it/menu.htm
7] Sistema Único de Compensación Regionalhttp://en.wikipedia.org/wiki/SUCRE_(currency)
8] I padroni degli Stati – di Ida Magli, Italiani Liberi, 11/01/2010http://web.mclink.it/ME3643/Edito10/banche1701.html

Italia: referendum come in Grecia

ECONOMIA
Crisi/ Cremaschi: referendum come in Grecia, no a governi tecnici pro-Bce

Affari Italiani, 1 novembre 2011

Giorgio Cremaschi
Anche in Italia va fatto un referendum sulle misure anti-crisi. Non ha dubbi Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato Centrale della Fiom, che ad Affaritaliani.it spiega: "L'Europa è già fallita. Quello che si sta facendo in queste ore è un tentativo di salvare le banche francesi e tedesche". Governo tecnico come chiede l'opposizione? "No: se si fa un esecutivo per mettere in pratica la lettera della Bce non è di unità nazionale, ma di parte". "Il fatto che centrodestra e centrosinistra litigano su come rassicurare i mercati è il segno della crisi della democrazia italiana".
L'INTERVISTA
Dobbiamo fare anche noi come la Grecia e indire un referendum sulle misure anti-crisi? 
"Assolutamente sì. E' scandaloso che tutte queste decisioni che riguardano i prossimi decenni delle nostre vite, a livello sociale economico e politico, siano sottratte al giudizio dei cittadini. La Grecia fa benissimo a fare un referendum".
Però dopo l'annuncio di Papandreou le borse stanno crollando. Per l'Italia, se il governo facesse lo stesso, tra annuncio, referendum, risultato ed eventuale studio di nuove misure, il fallimento sarebbe pressoché assicurato. O no?
"Io pongo una questione diversa. L'Europa è già fallita. Quello che si sta facendo in queste ore è soprattutto un tentativo di salvaguardia soprattutto delle banche francesi e tedesche non dell'Europa o dei suoi diritti. Dunque il fallimento politico c'è già. Il fatto che l'Europa abbia paura del voto dei greci dimostra questo fallimento. Quanto a noi, penso che oggi come oggi questo debito non può essere pagato: come si fa a pagare interessi sul debito quasi del 7% con una crescita dello 0,5%?. Mi pare chiaro che c'è bisogno di un rovesciamento generale delle politiche economiche europee, di tutti i Paesi".
Ma il tempo stringe.
"Certo. Una consultazione popolare potrebbe essere indetta con un referendum straordinario di indirizzo. L'abbiamo già fatto sull'Europa nel 1989. Dobbiamo rivotare perché l'Europa così com'è oggi non funziona più: abbiamo fatto una moneta senza aver fatto una politica economica, del lavoro, fiscale... E ora è chiaro che questa macchina va smontata e ricostruita. Perché così non si salva".
In Italia intanto le opposizioni spingono per un governo tecnico che ci salvi dal default. E' d'accordo con questa ipotesi?
"No, non mi convince. E poi: un governo tecnico sulla base di quale programma?"
Il programma è scritto nella lettera che ci ha inviato la Bce in agosto.
"Allora torniamo al punto di partenza. La lettera della Bce deve essere respinta. Un governo tecnico sarebbe solo il modo per realizzare la risposta di Berlusconi alla Bce. E io non sono d'accordo né con la lettera né con la risposta. Il problema della situazione italiana è che ci sono milioni di cittadini, che non hanno più voce nella politica italiana, che pensano che andrebbero rispedite al mittente entrambe le lettere. Se si fa un governo che vuole mettere in pratica la lettera della Bce non è un governo di unità nazionale, ma di parte. Bisogna che ci sia un'altra parte che contrasti questo governo".
Dunque preferirebbe nuove elezioni?
"Io mi augurerei che ci fosse finalmente in Italia un'alternativa alla Bce. Se si va a votare tra due giorni ho l'impressione che non ci sarebbe. Il problema non è quando si vota ma che ci sia nel Paese un'opposizione, un'alternativa alla politica della Bce. E il referendum è uno strumento indispensabile per arrivare a questo. Sono convinto che il sistema politico italiano rifiuta il referendum sull'Europa, che si può fare anche in uno-due mesi, solo perché sconvolgerebbe gli equilibri del Palazzo e le finte alternanze. Il fatto che centrodestra e centrosinistra litigano su come rassicurare i mercati è il segno della crisi della democrazia italiana".

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