giovedì 3 novembre 2011

Fiat money: lo Stato richiede il controllo


Fiat money: lo Stato richiede il controllo del danaro
Questo video affronta in maniera semplice ed immediata la problematica della creazione del denaro dal nulla, spiegando chi ne beneficia realmente. Si spiega come non sia la classe dei lavoratori ma al contrario quella dei ricchi, che possono arricchirsi, aumentando il divario con i poveri.

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data: 31/10/2011 - fonte: Il portico dipinto - lunghezza: 4,5 min.
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G20: dentro i cittadini, fuori i poteri forti


G20: dentro i cittadini, fuori i poteri forti

Al Presidente francese Nicolas Sarkozy e agli altri leader del G20:

In qualità di cittadini preoccupati dalla crisi economica vi chiediamo di ripulire il vertice del G20. Le multinazionali che fanno da sponsor hanno avuto accesso all'incontro e visibilità, mentre i cittadini sono stati esclusi. Sponsorizzazioni simili di questo e di futuri vertici devono finire.
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Pubblicato il: 2 Novembre 2011
E' uno scandalo: il G20, il vertice governativo più importante al mondo, si riunirà oggi per discutere della crisi economica mondiale. E sapete chi lo sponsorizzerà? Le banche e le multinazionali!

Non c'è da sorprendersi alla notizia che Cannes, la città che ospiterà il vertice, è chiusa come un fortino e i normali cittadini non possono accedervi, mentre gli amministratori delegati di banche e multinazionali avranno libero accesso per dire ai governi quel che devono fare.

Le multinazionali e le banche hanno preso in ostaggio i nostri governi, ottenendo diversi fondi di salvataggio nonostante abbiano contribuito alla creazione della crisi. Ora hanno conquistato le chiavi d'accesso all'incontro che potrebbe decidere il futuro finanziario del pianeta. Insieme possiamo convincere il padrone di casa Nicolas Sarkozy a cancellare la sponsorizzazione: costruiamo un appello pubblico enorme in grado di sollevare un polverone mediatico che costringa Sarkozy a buttare fuori le multinazionali sponsor e a ripulire il G20. Firma la petizione e inoltrala a tutti!

Reddito di cittadinanza col signoraggio ?


Reddito di cittadinanza

Paperblog, 02 novembre 2011 da Marco4pres
Come al solito, mi piacerebbe che il seguente copincocolla fosse uno spunto, una pulce nell’orecchio per far partire una ricerca personale. Prima di pensare che quanto scritto sotto sia fantascienza o socialismo, credo sia bene che ci si informi su cosa sia il signoraggio bancario (per sapere dove andare a prendere i soldi necessari), e per questo vi rimando al video in fondo all’articolo, che ritengo molto valido come punto di partenza.
Buona lettura, va tutto bene.
-m4p-
Il reddito di cittadinanza, chiamato anche reddito sociale garantitoreddito universale e reddito minimo di esistenza, è una forma di sostegno economico che fa parte di una particolare visione politico-economica che ha avuto alterne fortune in diversi sistemi statali. Viene definito come l’erogazione di un reddito di valore unico nei confronti di tutti i cittadini di un paese, indipendentemente dal loro reddito da lavoro, patrimonio o status professionale. L’erogazione di tale reddito è finalizzata a consentire a ciascuno di soddisfare i propri bisogni di base (quali mangiare, avere una casa, vestirsi ed acquisire determinati beni culturali di base) e permettere così agli individui di essere liberi di gestire la propria vita come vogliono.

Principio

Il reddito di cittadinanza è un reddito di base universale pagato a tutti, senza alcun obbligo di attività, per una somma sufficiente ad esistere ed a partecipare alla vita della società. Tutti gli altri redditi privati (per la maggior parte redditi da lavoro) sono aggiunti a questo reddito minimo.
Questo reddito sarebbe:
  • Inalienabile e incondizionato (al contrario dell’indennità di disoccupazione, condizionata alla ricerca di un lavoro);
  • Cumulabile con un reddito da lavoro;
  • Corrisposto alle persone fisiche e non alla famiglia, così da promuovere l’autonomia dell’elemento più debole della famiglia, anziché il benessere della famiglia intesa come entità indivisibile.
Come allocazione universale, il reddito di cittadinanza è un dividendo monetario, altrimenti detto dividendo sociale o credito sociale, che pertiene ai meccanismi di creazione monetaria democraticamente distribuiti sulla base di una misura della crescita di beni e servizi. Esso è la contropartita monetaria creata e distribuita a tutti i cittadini della zona monetaria di riferimento, a titolo di compartecipazione agli utili sociali prodotti dall’attività economica della comunità stessa, sfruttando le risorse naturali del territorio.

Teoria

Tale quota verrebbe distribuita sulla base del concettoantropocratico che ogni essere umano sarebbe comproprietario delle risorse naturali della sua comunità di appartenenza. Questo diritto di proprietà verrebbe riconosciuto dalla nascita o addirittura dal concepimento.
Questa concezione viene riconosciuta sia dalla dottrinaantropocratica che da quella del credito sociale di Louis Evene secondo alcuni, come i gruppi antisignoraggio, si ricollegherebbe a una forma di collettivizzazione del signoraggio monetario, ed è spesso connessa alla proposta di fiscalità monetaria, come affermato da Giacinto Auriti e Domenico De Simone.
Questa teoria economica è propria di determinati sistemi alla cui base ci sta il credito sociale e sostenuta dai distributisti.

Collegamenti esterni

Fonte: Wikipedia
Un sito potenzialmente interessanteredditodicittadinanza.com
Magari non v’interessano neanche:
Reddito di cittadinanza

Intervista a Saba in diretta su Radio Punto

Giovedì 3 (oggi) e Venerdì 4 dalle 16.00 alle 18.00  su Radio Punto a Servizio completo, intervista esclusiva a Marco Saba, scrittore economista e responsabile del centro studi monetari, sui temi scottanti della truffa del sistema bancario, le ragioni della crisi, il signoraggio, il debito pubblico, i referendum per abolire le norme pro-banche dell'ultima finanziaria.


Una intervista piccante su tutto quello che ci sta franando addosso. Da non perdere!! 


Segui le due interviste online di Servizio Completo su www.radiopunto.it

La dittatura della BCE porta alla svendita del paese


Finis Italiae: dopo il diktat economico dell’Ue svendita totale dello Stato sociale
di Federico Dal Cortivo - 02/11/2011

Fonte: Luogo Comune 



Quello che era iniziato nell’incontro sul panfilo reale Britannia nel 1992, presenti esponenti di spicco della finanza anglosassone e quel Mario Draghi ora alla BCE, la svendita dell’Italia e del suo patrimonio economico, si sta completando proprio in questi giorni.

Che l’Italia sia un Paese, nazione nel senso classico non si può definire da tempo, senza sovranità si è visto anche con la vicenda libica. Ora con la lettera di Berlusconi all‘Ue ogni dubbio è stato spazzato via definitivamente, il governo della “repubblica delle banane italiana” si è piegato senza battere ciglio a chi gli chiedeva di spazzare via in nome dell’euro e della stabilità finanziaria, ogni residuo di Stato sociale e di tutela per i suoi cittadini, nonché aprire la strada al capitale straniero.

Le misure che saranno prese in Italia, non era bastata evidentemente la recente manovra finanziaria, sono in linea con quelle che si sono già abbattute sulla Grecia e in passato su tutti coloro che sono finiti nelle maglie del sistema usurocratico imposto dal Fmi, Banca Mondiale, Bce e ora Unione Europea.

Sarkozy e la Merkel, Barroso e Van Rompuy hanno fatto la faccia feroce, ...

... e prima di loro i boiardi Draghi e Trischet, forti anche del sostegno in Italia di quel Napolitano che si può oramai considerare tranquillamente la quinta colonna delle oligarchie mondialiste.

Gli italiani, la cui sensibilità nazionale dopo il 1945 è stata semplicemente lavata, non hanno ancora appieno capito la gravità delle misure intraprese da questo governo e non basta la lettera di Berlusconi sul “Il Foglio” di domenica 30 novembre a tranquillizzarci, semmai è solo una conferma di quanto avvenuto e che accadrà nel prossimo futuro.

Un‘attenta lettura della relazione del Presidente del Consiglio fatta all’Ue apre scenari a dir poco inquietanti.

Si parla di debito pubblico, senza specificare verso chi, una storia che si trascina da tempo e in nome della quale ogni sacrificio dovrebbe essere giustificato, peccato che esso non sia altro che il debito che lo Stato italiano ha contratto con la banca privata d’emissione della moneta e con i relativi interessi passivi che crescono di anno in anno sui titoli di debito pubblico, in una spirale a salire senza fine. E’ pura fantasia pensare che possa essere ripianato, è la stessa situazione in cui viene a trovarsi chi incappa nelle maglie di uno strozzino, e la Banca d’Italia, la Bce e il Fmi, non sono altro che strozzini legalizzati che esautorano gli Stati dalle loro funzioni istituzionali, facendo da apripista agli speculatori internazionali che così potranno fare man bassa d’industrie, banche e servizi.

Le autentiche perle con le quali si vorrebbe far ripartire l’economia italiana, sono le stesse applicate in passato in America Latina, in Africa,in Asia, dove hanno portato solo miseria per i più e ricchezza per pochi oligarchi.

Privatizzazioni in primis, qui l’obiettivo è quello non dichiarato di distruggere completamente il “sistema Italia” e ridimensionare ancor di più la forza economica nazionale. Con la scusa della libera concorrenza, lo Stato e gli Enti Pubblici dovrebbero mettere sul mercato beni e servizi in nome di quella libera concorrenza sempre osannata ma utopica perché alla fine prevale sempre la legge del più forte che saprà imporre le sue regole a detrimento degli interessi collettivi, gli stessi che sono alla base del servizio pubblico che deve operare non a scopo di lucro. Una volta messe sul piatto è facile intuire nelle mani di chi finirebbero, che sono poi gli stessi che reggono le fila delle grandi banche d’affari anglo-americane, una vera e propria espropriazione del nostro patrimonio economico. Va ricordato che in passato i governi Ciampi e Prodi, quest’ultimo uomo Goldman Sachs, avevano già provveduto a svendere interi settori strategici.

Non poteva mancare poi il solito richiamo al “dinamismo delle aziende”, da attuarsi nell’arco di quattro mesi, che tradotto significa libertà di licenziamento, come se l’insicurezza del posto di lavoro fosse il volano per accrescere il benessere della popolazione. Questo per la gioia del ministro del Welfare, mai nome fu più inappropriato, Maurizio Sacconi, il falco liberal che in totale malafede crede che maggiore occupazione faccia rima con facilità di licenziamento. Il ministro evidentemente dimentico dei suoi trascorsi socialisti, e senza alcuna dignità nazionale, rilancia e ripete pappagallescamente quello che l’Ue ha imposto, con un accenno al “pericolo terrorismo”, che funziona sempre quando si vuole criminalizzare eventuali proteste. Sacconi ha spiegato poi “che si potrebbe sospendere l’applicazione dell’Art 18 dal sedicesimo assunto in poi nelle aziende con meno di quindici dipendenti e nelle quali oggi non si applica la Legge 300/70”, e di “trovare interessanti le proposte del senatore del centro sinistra Ichino in modo da stabilire regole più flessibili per chi sarebbe costretto a uscire dal mondo del lavoro”. Più bipartisan di così…

Nulla di nuovo sotto il sole, i peggiori italiani sono spesso stati al governo e lo sono tuttora in Parlamento e non da oggi. Ci basta sentire le risibili dichiarazioni di un Bersani che dovrebbe rappresentare l’opposizione, che non trova di meglio che incolpare l’attuale governo e difendere l’euro e l’Europa delle banche, il solito gioco al massacro dei tutti contro tutto che caratterizza la pochezza della classe politica italiana di oggi, la quale non ha alcuna visione strategica nel medio e lungo termine e non ha neppure vagamente l’idea di cosa siano gli interessi nazionali.

A queste azioni seguiranno tutta una serie di riforme del mercato del lavoro, che è inevitabile intuire che andranno oltre ai già nefasti effetti della Legge Biagi. La sola parola “efficientamento” del lavoro dovrebbe far riflettere. Entro il 2011 il Governo s’impegna a favorire l’occupazione dei giovani, con contratti di apprendistato e a tempo parziale, tutte cose già viste e che non hanno risolto nulla, mentre entro maggio 2012 sarà varata una “riforma della legislazione del lavoro funzionale alla maggiore propensione ad assumere e a licenziare”. Questa se approvata sarà il definitivo canto del cigno dei contratti a tempo indeterminato e la messa in soffitta dell’Art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, e con esso la sicurezza di un posto di lavoro su cui costruire il proprio futuro e quello della propria famiglia. Già adesso con la “somministrazione di lavoro”, vero e proprio caporalato legalizzato, i tempi determinati più o meno lunghi, si è creata una generazione di giovani precari, che arrivano alla soglia dei trenta anni non sapendo neppure che cosa avverrà domani del proprio contratto, una navigazione a vista che si sta ripercuotendo sull’intero sistema sociale italiano. Meno sicurezza, si traduce in meno nuclei famigliari, e quindi meno figli e di conseguenza un calo demografico in costante crescita, così qualcuno potrà dire che vi sono più pensionati e meno forza lavoro.

La scure liberista si abbatte anche sugli orari di lavoro, che negli esercizi commerciali saranno “liberalizzati”, in poche parole potremmo avere come nella patria per eccellenza del capitalismo selvaggio, gli Stati Uniti, i negozi aperti anche la sera, i supermercati, i centri commerciali, che però non risolveranno un bel niente, ma favoriranno solo uno sfrenato consumismo, distruggendo quel poco che è rimasto di coesione sociale. Forse e senza il forse è proprio quello uno degli obiettivi che si prefiggono gli gnomi dell’alta finanza, un popolo d’inebetiti consumatori senza radici in tanti quartieri dormitorio. Certo qualcuno sarà felice di poter comprare l’ultimo modello di I Pod anche alle 11 di sera, dimenticando che dall’altra parte del bancone vi sarà sempre una persona costretta a trascurare la propria vita sociale, un alieno che non saprà più distinguere i giorni feriali da quelli festivi, un tutto uguale senza fine né inizio.

Negli altri punti della lettera di capitolazione nazionale, non poteva mancare la Pubblica Amministrazione, da sempre considerata parassitaria da chi si crogiola nel mito del “laissez faire liberista”, meno Stato e più privato è il loro slogan. Sarà istituita la mobilità obbligatoria, sarà introdotta la Cassa Integrazione Guadagni che vorrà dire riduzione salariale, poi diminuzione del personale e blocco ovviamente dell’avvicendamento. Invece di colpire chi non fa il proprio dovere, basterebbe l’esempio dei tanti Prefetti incapaci che circolano in Italia o lo stuolo dei magistrati inetti, e migliorare invece il servizio al cittadino, ridando senso dello Stato e dignità a chi lavora per esso, si preferisce applicare le ricette che i cosiddetti “mercati” vogliono.

Poi l’affondo sulle pensioni, com’era prevedibile, da sempre nel mirino di tutte le politiche neoliberiste, nonostante il bilancio dell’Inps, ente previdenziale nazionale, sia in attivo e non presenti problemi, ma l’Europa vuole che i lavoratori escano solo a 67 anni, una vita di lavoro se pensiamo bene che non ha giustificazioni se non quella di ottenere risparmi tramite il sistema previdenziale da dirottare poi a sostegno dei soliti noti di Francoforte e Bruxelles, un sacrificio in più per salvare le banche e l’euro.

Immaginiamo lo scenario con persone ridotte a lavorare con acciacchi di vario genere, demotivati dopo una vita passata dietro una scrivania o in fabbrica, mentre i loro figli sono costretti ad arrancare in cerca di un’occupazione stabile, e i padri invece costretti a non lasciare il posto di lavoro.

Hanno scippato il Tfr con la creazione dei fondi pensione privati, introdotto il sistema di calcolo contributivo al posto di quello retributivo, e ora vogliono farci morire sul posto di lavoro solo perché le statistiche dicono che le attese di vita sono aumentate. Si è vero si campa più a lungo, ma come e dove non è certo sicuro, le malattie esistono ancora e le case di riposo sono piene di gente che vegeta e non vive realmente. L’ideologia che privilegia la produzione, il profitto a tutto il resto, disprezza da sempre chi vuole tempo per pensare, chi cerca nella socialità, nella cultura, nell’arte un completamento del proprio vivere, perditempo sono considerati, del resto una testa pensante può creare grattacapi quindi è meglio stroncare l’individuo a forza di lavoro

La resa italiana è totale come si può ben vedere. Si parla di cinque miliardi annui che renderebbero i beni immobili dello Stato da cedere, così che altri pezzi dell’argenteria di famiglia finiranno nella mani di privati e non certo italiani.

Quella che è la ricchezza e la storia di una Nazione, costruita con il sacrificio d’intere generazioni, sarà ceduta come si fa con gli immobili di un’azienda che fallisce.

Federico Dal Cortivo

La rivincita dello Stato-Nazione


La rivincita dello Stato-Nazione
di Ambrose Evans-Pritchard - 02/11/2011

Fonte: Come Don Chisciotte
 
   
La sorprendente decisione della Grecia di indire un referendum – "un atto supremo di democrazia e di patriottismo" con le parole del premier George Papandreou – ha più o meno ucciso l’accordo dell’UE della scorsa settimana.
I mercati non possono attendere tre mesi per scoprire il risultato, e né la Cina presterà altro denaro al fondo di salvataggio EFSF fino a che non verrà esaurito. 
L’intera struttura è ora a rischio di crollo. Société Générale questa mattina è calata del 15 per cento. L’indice FTSE MIB a Milano ha perso il 7 per cento. Lo spread delle obbligazioni italiane è salito a 450 punti base.
 

A meno che la Banca Centrale Europea non intervenga molto presto e in scala massiccia per tirare in salvo l’Italia, il gioco è finito. Avremo una catastrofe spettacolare.
Se gestita male, l’insolvenza disordinata del terzo più grande debitore al mondo con 1,9 trilioni di debito pubblico e circa 3,5 trilioni di debito totale sarebbe un evento molto più grande della caduta di Credit Anstalt nel 1931. (Lasciatemi aggiungere che l’Italia non è fondamentalmente insolvente. È in questi pasticci perché non ha un prestatore di ultima istanza, una banca centrale sovrana o una moneta sovrana. La struttura dell’euro ha trasformato uno stato solvente in uno insolvente. Ha invertito l’alchimia.)
La debacle di Anstalt portò al collasso bancario europeo, provocando scossoni a Londra e New York, e mutò la recessione in depressione. In quattro mesi l’ordine finanziario globale era essenzialmente disintegrato.
Questo è il rischio attuale quanto la realtà della situazione europea si fa più chiara.
Il referendum greco, se non verrà sopraffatto da un collasso precedente del governo, ha lasciato i funzionari a Parigi, Berlino e Bruxelles furiosi e senza parole. Che ingratitudine.
Il portavoce del presidente francese Nicolas Sarkozy (lui stesso per metà greco, di Salonicco) ha detto che l’iniziativa è “irrazionale e pericolosa”. Rainer Brüderle, il leader dei Liberi Democratici al Bundestag, ha affermato che i greci sembrano voler “sgusciar via” da un impegno solenne. Andranno incontro a una solenne bancarotta, ha detto infuriato.
Ebbene sì, ma almeno i greci hanno fatto a pezzi le affermazioni egocentriche degli stati creditori, secondo cui il loro pacchetto di “salvataggio” era per “salvare la Grecia”.
Non sono niente del genere. La Grecia è stata soggetta alla più grande stretta fiscale mai tentata in uno stato industriale moderno, senza uno stimolo monetario o una svalutazione a compensazione.
L’economia è quindi collassata dal 14 al 16 per cento dal picco – dipende a chi si chiede – e si sta incartando a un ritmo vertiginoso.
Il debito è esploso sotto il programma della Troika UE-FMI. Si sta incamminando verso il 180 del PIL per il prossimo anno. Anche con l’accordo per gli haircut, il debito greco sarà del 120 per cento del PIL nel 2020 dopo nove anni di depressione. Non si tratta di una cura, ma di una sentenza punitiva.
È stato verificato che tutti i pronunciamenti degli ispettori all’uscita del Memorandum non corrispondevano al vero. I fatti sono così distanti dalla verità che è difficile credere che qualcun abbia mai pensato che potessero funzionare. Ai greci è stato fissato un destino di sofferenza del FMI senza la solita cura del FMI. Ciò è stato fatto per un solo proposito, guadagnare tempo per le banche e altri stati del Club Med per innalzare le proprie difese.
Non era una strategia irragionevole (anche se una GROSSA BUGIA) e poteva non aver fallito integralmente se l’economia globale avesse recuperato rapidamente quest’anno e se la BCE si fosse comportata con un barlume di buon senso. Invece la BCE ha scelto di stringere.
Quando verranno scritti i libri di storia, credo che gli studiosi saranno davvero duri con la manciata di uomini che hanno gestito le politiche monetarie dell’UEM negli ultimi tre o quattro anni. Non sono così cattive come quelle dellaChicago Fed dal 1930 al 1932, ma non sono molto meglio.
Quindi, come gli spartani, i tebani e i tespiesi al passo delle Termopili, i greci sono stati sacrificati per guadagnare tempo per l’alleanza.
Il referendum è un promemoria salutare del fatto che l’Europa è una collezione di democrazie sovrane, legate da un trattato per certe disposizioni. È un’unione solo di nome.
Alcuni architetti dell’UEM hanno calcolato che la moneta unica sarebbe diventata un catalizzatore per far compiere un passo in avanti all’integrazione che non si poteva ottenere altrimenti.
Furono avvisati dai propri economisti della Commissione Europea e della Bundesbank che il processo non avrebbe funzionato senza un’unione fiscale e che sarebbe stato probabilmente catastrofico se esteso all’Europa meridionale. E la visione ideologica fa corrispondere ancora ogni trauma a una “crisi benefica”, che deve essere sfruttata per far avanzare il Progetto.
Questo è stato il Metodo Monnet del fatto compiuto e della realtà delle cose. Questi grandi manipolatori del destino dell’Europa possono aver avuto successo, ma fino ad ora la crisi non ha avuto il minimo beneficio.
La nazione sovrana tedesca ha bloccato ogni mossa per un’unione fiscale, che fosse Eurobond, condivisione del debito, trasferimenti fiscali e bilanci condivisi. Ha bloccato l’utilizzo della BCE come una vera banca centrale. La grandeVerfassungsgericht ha più o meno dichiarato che gli esiti desiderati da questi cospiratori dell’UEM sono illegali e vietati.
E come ha scritto il mio vecchio amico Gideon Rachman questa mattina sul Financial Times: il voto greco è “un colpo di mazza diretto al punto più sensibile dell’intera costruzione europea: la sua mancanza di sostegno popolare e di legittimazione.”
In effetti, quante volte ne abbiamo discusso nei ristoranti di Bruxelles, Stoccolma, Copenhagen, Dublino o l’Aja anni fa, ogni volta che un NO faceva immancabilmente la sua comparsa nel caso in cui un membro dell’UE avesse osato indire un referendum.
Credo che sia corretto dire che gli eventi si stanno dipanando più o meno come avevamo previsto.
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Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE