giovedì 24 novembre 2011

La dittatura europea - di Ida Magli


EDITORIALE
La dittatura europea
di Ida Magli
Italiani Liberi | 23.11.2011

  Adesso che la dittatura si è instaurata ufficialmente e con il consenso di coloro che dovevano difendere la democrazia, possiamo trarre le conseguenze di quanto è accaduto con la sicurezza di essere nel giusto. Tutto questo era infatti già stato previsto più di un anno fa e reso pubblico con il libro intitolato appunto: “La dittatura europea”. L’unica differenza consiste nel nome di Monti invece di quello di Draghi, che avevo indicato come primo instauratore della dittatura dei banchieri soltanto perché non era ancora avvenuta la sua nomina a capo della Banca centrale europea, ma si trattava di nomi interscambiabili.
 Il Capo dello Stato finalmente respira l’aria a lui più congeniale. L’internazionalismo mondialista, che è stato sempre indispensabile ai banchieri,  sono stati però i comunisti a teorizzarlo e a perseguirlo per primi dal punto di vista politico. Per Lenin non esistevano né nazioni né città capitali: qualsiasi città poteva essere la capitale del mondo e nulla gli era più odioso del nazionalismo e delle patrie. Napolitano, dunque, procede senza remore, non essendo più l’Italia una repubblica parlamentare, a usare della sua autorità e del suo potere per additare la strada giusta dell’uguaglianza comunista. In primis, ovviamente, in odio all’Italia e all’italianità, la cittadinanza agli stranieri. La maggioranza degli Italiani non lo vuole? Suvvia, imparate ad essere giusti e buoni, perché è questo il compito della politica comunista: educare i cittadini. E poi, che importanza volete mai che abbia una cittadinanza? Per i dittatori d’Europa nulla o quasi, visto che hanno imposto con sfrontata  disinvoltura agli oltre 500 milioni di sudditi la cittadinanza europea ben sapendo che non è valida dato che l’Ue non è uno Stato. Coraggio, dunque, il più in fretta possibile verso il multiculturalismo e il mondialismo. Pagano i cittadini, mica i dittatori. L’importante è raggiungere lo scopo: cancellare gli Stati nazionali, privandoli di ogni potere. L’Europa à già a buon punto. Nessuno pensi che ci sia qualcuno fra i banchieri e i politici che si preoccupi delle questioni finanziarie, dei debiti pubblici, di quanto perde la Borsa o di quanto sale il famoso “spread”. Era questo che volevano: affondarci tramite il debito e ci stanno riuscendo a meraviglia. L’operazione si è dimostrata forse un po’ troppo lenta per i loro gusti: per questo hanno deciso di mettere l’acceleratore dissestando i governi. La prima a caderci è stata l’Italia.  L’operazione Monti serviva a questo. Nessuno Stato, infatti, è tanto debole quanto quello che, privo del governo legittimo, improvvisa  cariche politiche, riduce a marionette i rappresentanti votati dal popolo e inventa soluzioni alla giornata. E’ debole in sé, ma è ancor più debole agli occhi del mondo, inclusi ovviamente quelli dei mercati di cui si cercava la fiducia. E’ sufficiente il buon senso per capirlo: è troppo evidente. I banchieri e i politici europeisti ci hanno ingannato, atrocemente ingannato, cari Italiani, dicendo che ci saremmo salvati con “un uomo forte”, e gettandoci così allo sbaraglio di un’azione politica d’emergenza e priva di regole. Indebolire gli Stati svuotando la democrazia di ogni significato e di ogni potere è infatti il loro scopo: assediarli giorno per giorno, ora per ora, con il crescendo del panico per il debito è soltanto il loro strumento.

Ida Magli
www.italianiliberi.it
Roma, 23 novembre 2011

Monti: l'asino in mezzo ai suoni..


Il bilderberghino Monti è come un asino in mezzo ai suoni che, non capisce niente, ma intuisce oscuramente che la crisi della finanza dipende unicamente dal fatto che l'industria e il commercio non vendono e, quando vendono, non guadagnano, per cui non appena la società, che sa tutto, si sarà rassegnata al fatto che le sue ricette da quattro soldi non risolvono nulla, sarà risucchiato, insieme a suoi sodali, nel vortice in fondo al quale sibilano vorticose le lame del dissenso sociale..


La soluzione è:


-1) l'abolizione del signoraggio primario mediante la nazionalizzazione delle banche centrali;


-2) l'abolizione del signoraggio secondario mediante il pareggiamento dei tassi attivi e passivi, in modo che gli interessi vadano ai proprietari dei soldi che vengono prestati, e allo Stato in relazione ai prestiti frutto del moltiplicatore monetario;


-3) un'immediata riconversione industriale finanziata con i soldi che lo Stato potrà stampare senza più doverli 'comprare' dalle banche centrali: una riconversione che dovrà iniziare con un'immensa opera di ristrutturazione delle città e del mondo, con la bonifica del cielo, della terra e del mare, e la creazione delle energie alternative.


Abbandona questi mentecatti che insistono con le vecchie logiche perché sanno che le nuove li travolgeranno e vieni al convegno organizzato da Alfonso Luigi Marra per sabato prossimo 26.11.11, ore 10.30, in Roma, Teatro Quirino, via delle Vergini 7, in cui si parlerà di questi temi e si costituirà il Comitato Promotore del referendum per l'abrogazione delle sei leggi regala-soldi alle banche.


Il Coordinamento provvisorio

A ROMA IL SABATO 26 NOVEMBRE 2011


INCONTRO COSTITUTIVO APERTO A TUTTI
PER ATTIVARE IL COMITATO PROMOTORE DEI
REFERENDUM PER L'ABROGAZIONE DELLE
SEI LEGGI REGALA-SOLDI ALLE BANCHE E
L'ABOLIZIONE DEL SIGNORAGGIO PRIVATO

SABATO 26 NOVEMBRE 2011
DALLE ORE 10,30 ALLE 18.30
AL TEATRO QUIRINO, ROMA, 
VIA DELLE VERGINI 7 

NELL'OCCASIONE VERRÀ INOLTRE PRESENTATO
IL DOCUMENTARIO/FILM "1992: IL BIVIO"
/

Iscriviti al comitato per:

1) Candidarti alle elezioni dei membri del
     Coordinamento del referendum.
2) Confermare, se ritieni, la tua presenza.
3) Inviarci le tue proposte.


Per approfondire:

1) Le 6 leggi da abrogare;
2) Cos’è il signoraggio;
3) Quando e come opporsi alla propria banca;
4) Testo integrale ricorsi per incostituzionalità
     delle 6 leggi pro-banche.  

FN a Ade e Equitalia: Volete anche il sangue?


Forza Nuova e i volantini 

contro la manovra economica

Barisera, 23 nov 2011

BARI – E’ siglata Forza nuova la protesta, contro la crisi e le manovre economiche del governo italiano, compiuta davanti agli uffici dell’Agenzia delle entrate di via Amendola e di Equitalia. Questa mattina, funzionari e dipendenti, hanno trovato l’ingresso agli uffici tappezzato da striscioni e volantini contro i prelievi fiscali.
“Tasse, imposte, balzelli. Ci avete già portato via tutto, volete anche il sangue? Eccolo”, si legge in via Amendola su alcuni volantini, accompagnati da sacche di liquido rosso, che simboleggia appunto il sangue, sistemate davanti agli uffici dell’Agenzia delle entrate.
Un volantino che ritrae assieme l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e Tommaso Padoa Schioppa, componente delle più alte istituzioni finanziarie italiane. Un volantino dove in basso si legge “Contro i servi dell’alta finanza, rivoluzione italiana”. Tremonti e Padoa Schioppa vengono quindi accusati dal movimento di “aver fatto gli interessi delle banche, di avere impoverito gli italiani e di avere condotto il Paese alla rovina”. E poi, in evidenza, c’è il logo e la firma per esteso di Forza nuova, movimento politico italiano di estrema destra fondato nel 1997 da Roberto Fiore e da Massimo Morsello.
“Vietato l’ingresso. Chiuso per istigazione al suicidio” e “Equitalia usura di Stato” è invece la scritta comparsa davanti agli uffici delle agenzie di via Napoli e di via Amendola.
Striscioni e volantini rimossi al termine dei rilievi della Digos, della Polizia scientifica e dei Carabinieri che stanno indagando sull’accaduto.
I militanti di Fn hanno agito nella notte. In tarda mattinata rivendicano la protesta attraverso un documento inviato alle redazioni. Un movimento che ha addirittura sigillato gli ingressi degli uffici, provinciali e regionali, dell’Agenzia delle entrate, con un nastro bianco/rosso per rendere ancora più evidente la protesta.
Un documento attraverso cui Fn condanna “gli sciacalli di Equitalia”. “Se continueranno a porre i sigilli alle case e alle aziende degli italiani, prima o poi, qualcuno li metterà a loro”, si legge nel documento.
“E’ vergognoso che si continuino a chiedere sacrifici dagli italiani – afferma quindi Pasquale Lorusso di Forza nuova – è giunto il momento di ribellarsi ad un connubio politico-finanziario fatto di interessi privati, privilegi e corruzione. Per uscire dalla crisi è indispensabile che l’emissione monetaria sia sottratta alle banche private e torni in mano agli stati. In questo modo il debito pubblico sarà azzerato e la pressione fiscale si ridurrà di conseguenza”.
La battaglia di Fn contro Equitalia, banche e governo è  iniziata il 29 ottobre quando il movimento scese in piazza a Roma , Milano e Catania, “contro la truffa della Banca centrale europea e il fallimento delle politiche economiche che da decenni vengono attuate in Italia”.
Donatella Lopez

INCONTRO DI SABATO 26 NOVEMBRE A ROMA





INCONTRO COSTITUTIVO aperto a tutti
per attivare il COMITATO PROMOTORE dei
REFERENDUM per l'ABROGAZIONE delle
SEI LEGGI REGALA-SOLDI alle BANCHE E
l'ABOLIZIONE del SIGNORAGGIO privato

SABATO 26 NOVEMBRE 2011
DALLE ORE 10,30 ALLE 18.30
AL
TEATRO QUIRINO, ROMA, 
VIA DELLE VERGINI 7 

Nell'occasione verrà inoltre presentato 
il docuMENTARIO/film "1992: il bivio"






Per approfondire:

Federcontribuenti e Giovanni Lollo a La Piazza


Interventi ad Antenna3, durante LA PIAZZA,condotta da Luigi Gandi, su banche, sovranità monetaria, signoraggio, banca di Carinzia e morte di Haider, sostegno del Brasile al Portogallo, Argentina, etc.

LEGGI DI MERCATO O CRIMINE ORGANIZZATO?


LEGGI DI MERCATO O CRIMINE ORGANIZZATO ?


  Sono grato a Gino Marra dell’invito a essere tra voi oggi, e, non potendo venire di persona, contribuisco al convegno con questa relazione, che mira a focalizzare il carattere non economico, ma criminale, delle cause dell’attuale disastro economico, quindi anche dei possibili rimedi.
In tempi molto remoti l’esercizio del potere era legittimato dal fatto che il re discendeva da un dio o era lui scelto o unto. Poi gli atti del potere sono stati legittimati dalla volontà popolare, ossia democraticamente. Oggi, gli atti politici sono legittimati o delegittimati dai mercati con le loro reazioni, così come gli atti curativi del medico sono legittimati dalle reazioni dell’organismo del paziente: se la febbre sale, la cura è sbagliata, se scende è giusta, etc. etc. Ossia, si assume che i mercati funzionino secondo leggi naturali e impersonali, e che quindi, nelle varie circostanze, ci sono mosse che sono giuste, e altre che sono sbagliate; e che se si ottiene una risposta positiva dei mercati, è perché si è fatta la mossa giusta, e viceversa. Al contempo, si dice che i mercati sono teatro di terribili speculazioni, che li turbano e ne distorcono l’andamento, causando danni anche catastrofici.

 Noto in tutto ciò una palese contraddizione:
Da un lato, si è accertato che l’andamento dei mercati (finanziari, ossia speculativi e improduttivi), anche e specialmente in fatto di debiti pubblici e monete, non è genuino, ossia non riflette la bontà o non bontà delle economie reali e delle scelte politico-economiche, ma è ampiamente pilotato dalla speculazione, a scopo di profitto (reati di aggiotaggio, insider trading, frode, falsi in bilancio ) nonché di imposizione di linea politica, con l’uso di strumenti tecnologi sofisticati e fuori della portata o della stessa conoscenza dei cittadini. Si vede continuamente che agenzie di rating e speculatori eseguono in forma organizzata attacchi selettivi a questo o quel debito pubblico, a questa o quella moneta. Si ricorda il famoso attacco di George Soros prima alla Sterlina, poi alla Lira, e al grave danno con esso arrecato ai cittadini dei due paesi colpiti.
Dall’altro lato, ciononostante, si continua a guardare ai responsi dei mercati finanziari come indicatori della bontà o non bontà delle mosse politiche, economiche, fiscali e persino dei premier, come se fossero, appunto, indicatori genuini e non manipolati ad arte, idonei a disciplinare, a corregger, a punire o premiare. In realtà, sappiamo che i mercati sono il teatrino delle marionette, manovrate da burattinai dietro le quinte, che spostano le asticelle ora in su, ora in giù. Mi ricordo di aver visitato, in Egitto, il tempio del dio Sobek, un coccodrillo. C’era appunto un grande coccodrillo di pietra, cavo, e la guida spiegava che i sacerdoti di Sobek, nascosti dentro di esso, davano ai credenti responsi e prescrizioni, soprattutto di portare molte donazioni al “dio”. La cavità del simulacro amplificava e distorceva la loro voce, così da farla sembrare sovrumana. Mi sembra che oggi stia avvenendo qualcosa di simile, su scala ben maggiore. Sobek infesta  non solo le rive del Nilo, ma anche quelle del Reno, dopo aver fatto schiudere le uova su quelle dello Hudson.
 Per uscire dalla suddescritta contraddizione, si deve scegliere una o l’altra di due vie:
O si dice che la grande finanza speculatrice ci domina, è padrona del mondo, e non abbiamo la possibilità di resisterle perché si è impadronita delle istituzioni, e specialmente del governo USA, cioè dobbiamo rassegnarci, sottometterci e obbedire ad essa e ai suoi profeti e premier comandati, facendo o accettando imposizioni economiche, fiscali e politiche anche contro il nostro interesse e la nostra libertà e dignità.

Oppure si deve dire che ci sono alcune decine di persone, individuabili, che causano disastri e tiranneggiano mezzo mondo, a scopo di lucro e potere, e allora bisogna mandare la polizia ad arrestarle, bisogna proibire e smantellare i loro strumenti tecnologici e finanziari di trading, e non farsi dettare da loro chi debba essere il premier e quanto i parlamentari lo debbano adulare, perché appunto cose come le impennate ingiustificate dei tassi sul debito sovrano, non sono giustificate dai fondamentali, ma causate da atti criminali di aggiotaggio e terrorismo finanziario. Ossia, sono un problema non di economia, ma di delinquenza finanziaria e informatica. Sono fatti di reato commessi da esseri umani nel loro proprio interesse organizzato. Quindi non ha senso tributare loro obbedienza politica o prelievi fiscali e lacrime e sangue della gente. Bisogna proibire e impedire quelle loro pratiche finanziarie, strappando loro gli strumenti che usano. Questa sarebbe la regolamentazione del mercato. Ciò non toglie, ovviamente, che si debba anche correggere le storture reali dei sistemi economico-finanziari.

E’ come se ci fosse una serie di pandemie, una dopo l’altra, e noi stessimo spendendo un sacco di soldi e facendo un mare di sacrifici per campagne di vaccinazioni e di cure medicinali, e dovessimo cambiare in peggio le nostre abitudini di vita per limitare il diffondersi del contagio, e poi scoprissimo che le pandemie sono causate da agenti delle case farmaceutiche che lucrano sui vaccini e sulle medicine. A quel punto non diremmo più che dobbiamo vaccinarci sempre più massicciamente, che dobbiamo prendere quantità sempre maggiori di farmaci, che dobbiamo evitare i contatti sociali per limitare il contagio, che dobbiamo mettere un professore di farmacologia gradito all’OMS (finanziata dalle case farmaceutiche) a capo del governo, affiancato da un collega pieno di stock options delle medesime case. Faremmo cose molto diverse. Arresteremmo i colpevoli e cercheremmo uno stile di vita veramente salubre e cure vere per malattie vere. Questo faremmo, ovviamente. Amenoché, ovviamente, le case farmaceutiche non si fossero già impadronite dei gangli del potere e dell’informazione.

O l’una cosa, o l’altra, insomma, altrimenti ci si contraddice. Però la psiche ha le sue esigenze e le sue leggi, che sovente impongono le contraddizioni: se devi subire una prepotenza che senti ingiusta e nociva, ma non puoi ribellarti, allora la tua psiche, per diminuire la tua umiliazione e sofferenza morale, te la fa sentire come giusta e utile, ti fa sentire in dovere di sottometterti ringraziando, perché è tutto per il tuo bene.

Marco Della Luna

Scilipoti censurato alla Camera


 On.  Dott. Domenico Scilipoti
   VIII  Commissione Ambiente
      Territorio e Lavori pubblici
                                                                
Al Presidente
della Camera dei Deputati
                                                               On. Gianfranco Fini


Gent.mo Sig. Presidente,
in occasione della presentazione alla Camera dei Deputati del nuovo Governo il 18 novembre 2011, giorno del voto di fiducia, ho fatto un intervento con tempo contingentato, senza riuscire a portare a termine il discorso. Recatomi dalla Signoria Vostra per spiegare l’accaduto, anche alla presenza di Funzionari dell’Assemblea, ho ricevuto assicurazioni circa l’autorizzato deposito di copia integrale del mio intervento, al fine dell’allegazione al resoconto dell’Assemblea parlamentare.
Nel corso del pomeriggio, però, chiamato dalla Dott.ssa Cataldo, con sorpresa sono venuto a conoscenza che il deposito dell’intervento agli atti non poteva essere effettuato,  poiché  il testo consegnato avrebbe  contenuto “alcuni passaggi non riportabili”.
Chiedo alla Signoria Vostra di conoscere se tale è la motivazione che ha portato all’esclusione dell’intervento dal resoconto parlamentare, così come precedentemente concordato, nonché, in caso affermativo, di conoscere quali sarebbero i singoli passi asseritamente ritenuti “non riportabili”.
Appare fuor di luogo rappresentare alla Signora Vostra che funzione eminente del parlamentare, proprio allorché si colloca all’opposizione e denega l’investitura fiduciaria, è quella del legittimo esercizio del diritto di critica e di controllo politico nei confronti dell’Esecutivo, a partire dalle modalità di conferimento dell’incarico di Premier al Sen. Prof. Mario Monti.
Pertanto qualsiasi opera censoria che non trovi fondamento in precisa norma regolamentare – che prego la Dott.ssa Cataldo volermi menzionare per iscritto – non sarà accettata.

                                                        Cordialmente

Roma, 23 novembre 2011

On. Domenico Scilipoti

Europa - Italia - Ritorno alla Lira


Chieti, 23 Nov ’11, Mercoledì, S. Clemente – An. XXX n. 393 - www.abruzzopress.info - abruzzopress@yahoo.it - Tr. Ch 1/81
   Nuovo ABRUZZOpress Nazionale
Dir. Resp. Marino Solfanelli

Ap – Economia

Europa - Italia - Ritorno alla Lira

di Savino Frigiola

Il ritorno della Lira sul nostro territorio nazionale, mediante l’emissione monetaria diretta da parte dello Stato italiano, è diventato ormai l’inevitabile argomento che si rafforza sempre più ogni qual volta che i media ingigantiscono le difficoltà che incontrano i nostri titoli di debito emessi dallo Stato italiano ad essere scontati sul mercato finanziario internazionale. Gli argomenti economici e monetari che sino a poco tempo fa’ apparivano difficoltosi ad essere compresi, ora tutti ne comprendono le finalità ed avvertono l’inopportunità di continuare ad utilizzare la truffaldina manovra speculativa inventata dai banchieri, supinamente subita dai loro camerieri politici, di emettere titoli di debito da parte dello Stato per poi doverli scontare presso i banchieri privati, a rinnovo dei titoli in scadenza o per acquisire liquidità, quando, senza subire il ricatto degli strozzini internazionali, lo Stato può emettere direttamente i propri titoli monetari, come ha saputo fare così bene per cento anni, dal 1874 al 1975.
Le considerazioni a supporto del ritorno all’emissione monetaria diretta da parte dello Stato, in nome e per conto dei cittadini è, più che semplice, ovvia, poiché se hanno valore i titoli di debito emessi dallo Stato, debbono avere altrettanto valore anche i titoli monetari emessi dallo stesso Stato. Il recupero della nostra sovranità monetaria risulta quanto mai opportuna se si considera che la campagna denigratoria, nazionale ed internazionale, organizzata contro di noi a tutti i livelli, in nome e per conto dei poteri forti è partita con la scusa della precarietà del nostro mastodontico debito pubblico, creato e costruito proprio con l’emissione dei titoli di debito in vece dell’emissione monetaria diretta da parte dello Stato.
La grancassa suonata intorno al debito pubblico, oltre a creare una generalizzata depressione sulle attività economiche-sociali e sulla circolazione monetaria interna, vuole raggiungere i seguenti non dichiarabili obiettivi: 1) destabilizzare il sistema politico per sostituire i politici al governo con soggetti più disponibili ad operare in favore della cupola bancaria-monetaria (scopo già raggiunto); 2) aumentare i tassi per il rinnovo dei nostri titoli di debito in scadenza per costringere lo Stato ad emettere nuovi titoli di debito (scopo già raggiunto); 3) ridurre sino ad annientarle le prestazioni sanitarie, sociali e previdenziali pubbliche per trasferire le relative risorse all’apparato monetario-finanziario-assicurativo, per poi privatizzare i servizi a favore delle loro compagnie private; 4) annichilire la strategia della politica sino ad ora perseguita per l’indipendenza energetica nazionale; 5) avere interlocutori disponibili a svendere le residue partecipazioni pubbliche nazionale, tutte d’interesse strategico, con la stessa regia che si è consumata a bordo del panfilo reale “Britannia”. Le nostre partecipazioni pubbliche che fanno gola alla banda bancaria-monetaria ammontano ad un valore stimato di circa 45 mila miliardi (1/45 del debito pubblico e la metà della manovra in corso solo quest’anno) e sono: Finmeccanica, Fincantieri, Eni, Enel, Poste Italiane, Rai Holding, Fintecna, Sace, Istituto Poligrafico dello Stato, Cassa Deposito e Prestiti, Sogin, Enav, Eur, Invitalia, ecc. ecc.
A dimostrazione delle pretestuosità dell’operazione e dell’opportunità di bloccare ogni procedura per la riduzione del debito pubblico, scaturisce dalla considerazione che si verrebbe a decurtare una parte insignificante di uno pseudo debito pubblico fittizio, a fronte dell’esproprio di beni di valore reale e strategici dell’intera Nazione. Non sappiamo come finirà, intanto a sostegno di queste loro manovre si rileva che stanno facendo deprimere i valori dei titoli azionari delle società partecipate quotate in borsa, manovra che precede quasi sempre l’esproprio da parte degli strozzini.  
A difesa della nostra economia, del nostro Stato sociale, della sovranità monetaria, del ritorno alla lira, sono sorti vari comitati, associazioni, gruppi spontanei, pezzi di partiti, provenienti dalle più diverse direzioni. Tralasciando di elencare le troppo numerose associazioni, i pezzi più interessanti provenienti da sponde di sinistra sono: Giulietto Chiesa con il suo gruppo, Ferdinando Rossi con il movimento “per il bene comune”, Rivoluzione Democratica rappresentata da Massimo De Santi, Leonardo Mazzei, Moreno Pasquinelli, pezzi importanti della Lega come si evince dall’ordine del giorno presentato da Claudio Marvelli al congresso provinciale di Torino, approvato all’unanimità, (meno un bancario) la presa di posizione decisamente assunta da Magdi Cristiano Allam del movimento “io amo l’Italia”, Manuel Negri responsabile del Progetto Nazionale acquisito per acclamazione nel recente congresso nazionale della “Destra”, e non ultimi, pezzi importanti all’interno dei “grillini”. Si registrano anche approcci di nuovi soggetti politici che fiutando il mutar del vento si stanno allineando su queste posizioni, alcuni in buona fede ed altri non ancora culturalmente preparati, ma decisi al punto di emanare comunicati impegnati, anche se si avverte chiaramente non essere farina del loro sacco. In ogni caso è cambiato il vento, ne abbiamo abbastanza per un nuovo soggetto politico .
S. F.


Regolare le mega-banche


Regolare le mega-banche si può: la Svizzera lo dimostra
di Maurizio Blondet - 23/11/2011


Fonte: rischiocalcolato.it 

  

La Banca Centrale Svizzera ha imposto a UBS e Credit Suisse (i suoi colossi “troppo grandi per fallire”) una severa cura dimagrante, obbligandoli a liberarsi di attività ad alto rischio e a restringersi, concentrandosi sulla normale attività di credito commerciale e gestione del risparmio. 


L’occasione dell’intervento è stato il salvataggio della UBS, che nel 2008 ha ricevuto 6 miliardi di franchi svizzeri (5,2 miliardi di dollari) dallo stato, e ha messo 60 miliardi di dollari di “attivi a rischio” presso un fondo garantito dalla banca centrale (il Credit Suisse aveva rifiutato l’aiuto pubblico, ed è stata obbligata a cercare capitale fresco, essenzialmente fornito dal fondo sovrano del Qatar).

Al contrario delle altre banche centrali (vedi Federal Reserve e BCE) che hanno finanziato a pié di lista le perdite incorse dalle loro banche in speculazioni azzardate senza porre condizioni, la Swiss National Bank ha obbligato UBS e Crédit Suisse a rivolgersi a revisori dei conti indipendenti, che hanno intervistato il personale per capire in che pasticci si erano cacciati per perseguire i loro bonus miliardari. S’è visto che la UBS s’era buttata a corpo morto nei derivati, non solo mantenendo i suoi CDO (Collateralized Debt Obligations, insomma tranches di mutui sub-prime cartolarizzati) con il rating AAA, ma comprandone da altre banche, per poi ‘coprirli’ con Credit Default Swap. 

I revisori independenti (che però le banche sotto esame hanno dovuto compensare a loro spese) hanno stilato un rapporto rivelando i dettagli più sanguinosi della speculazione. Questa informazione è stata resa pubblica. 

Dopo ciò, la banca centrale svizzera ha dato la prima bastonata: forzando le due banche ad alzare la riserva obbligatoria (il cuscinetto di capitale proprio) al 19%, misura senza precedenti che da sola costa alle due banche un 18 miliardi di dollari ciascuna .

Seconda botta: ha obbligato UBS a delineare il proprio business per un ritorno al normale, tagliando a sangue le proprie attività come banca d’investimento: rinunciando alla metà dei suoi 300 miliardi di attività derivate, e ad uscire da ‘industrie’ come la cartolarizzazione di cosiddetti “attivi” (securitization, ossia lo spaccio a terzi di debiti che qualcun altro sta pagando) e prodotti finanziari strutturati complessi. Come si legge in un comunicato della stessa UBS, “la banca d’investimento sarà meno complessa, tratterà meno Risk Weighted Assets, e richiederà sostanzialmente meno capitale per produrre profitti sostenibili agli azionisti”. Il Credit Suisse ha promesso di fare lo stesso entro il 2014.

Ciò dimostra quanto vuota sia la minaccia dei bankster internazionali che , di fronte alle più timide proposte di regolamentazione, rispondono che si stabiliranno all’estero, nei paesi dove la regolamentazione non c’è. Risulta che la UBS ha anche provato a spezzare la sua sezione d’investimento a rilocarla altrove, onde sfuggire all’occhio della Swiss National Bank: ma s’è accorta che la fuga era impraticabile. Per certe operazioni c’è bisogno di avere alle spalle una banca centrale credibile, e Giappone e Cina non amano nuovi arrivi stranieri; hanno scoperto che la nuova entità non riusciva a finanziarsi a tassi competitivi; e che occorre restare vicino ai clienti, e i traders devono restare fisicamente vicini ai venditori. Insomma, la globalizzazione è una tigre di carta di fronte ad una risoluta volontà politica. Il regolatore elvetico ha spiegato che, dato che le due banche che si sono comportate irresponsabilmente avevano accumulato “attivi” pari al quintuplo (500%) del Pil svizzero, la messa sotto tutela era una priorità nazionale. 

http://www.nakedcapitalism.com/2011/11/swiss-central-bank-forces-megabanks-ubs-and-credit-suisse-to-shirk-and-de-risk.html

Maurizio Blondet
Fonte: www.rischiocalcolato.it
Link: http://www.rischiocalcolato.it/2011/11/regolare-le-mega-banche-si-puo-la-svizzera-lo-dimostra-the-blondet-pill.html