sabato 21 gennaio 2012

Uscita di sicurezza, secondo Tremonti


Un libro in cui l’ex ministro, che però resta nell’Aspen, accusa gli eccessi del liberismo finanziario selvaggio

Le contraddizioni dell’antimercatista Tremonti

di Filippo Ghira, RINASCITA


Estromesso dal governo, l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha partorito il suo ennesimo libro per dire la sua sui tempi bui che stiamo vivendo e su quelli cupi che ci attendono. Libri contenenti affermazioni il più delle volte condivisibili come quello sul “mercatismo suicida” e quello sulla “crisi globale che si avvicina” e nella quale puntualmente siamo sprofondati. In verità per prevedere la crisi attuale non c’era bisogno di essere delle cime o degli esperti. Bastava solo un po’ di buon senso.

E poi Tremonti se pure ha non pochi meriti per avere sollevato queste tematiche, finisce poi per vanificare quanto ha fatto, presiedendo la sezione italiana dell’Aspen Institute, uno dei tanti think tank, o fondazioni culturali, che si pone l’ambizioso traguardo di rinsaldare anzi ampliare i rapporti fra le due rive dell’Atlantico. Rapporti che, come è noto, si basano su saldi legami finanziari in chiave anglosassone o angloamericana che si sono sviluppati nel corso del secolo scorso nella City e a Wall Street e che vantano un vasto retroterra culturale alimentato da gruppi come la Rhodes Society o la Fabian Society. Un mondo fatto di enormi interessi economici e finanziari che, ai loro controllori, appaiono come la conferma divina del destino di governare la terra, assegnato agli anglofoni.

Appare quindi curioso per non dire contradditorio Tremonti si trovi a criticare da un lato la deriva di una realtà economica che ha già nelle premesse di partenza, come quella di una crescita infinita, il suo disastroso presente. E che dall’altro si trovi a fare parte, in ruoli dirigenti, di un mondo di interessi economici, politici e culturali che vogliono accelerare le dinamiche finanziarie in corso anche se queste finissero per innescare rivolte popolari a livello globale, molto peggiori di quelle alle quali stiamo assistendo.

Di conseguenza la sua ultima fatica, “Uscita di sicurezza”, appare come pensato all’insegna de famoso: “quante me ne hanno date, ma quanto glie ne ho dette”. Insomma come la protesta in ritardo di chi vorrebbe, a parole, che le cose andassero diversamente ma che poi, dopo aver offerto le sue proposte alternative, spesso condivisibili, accetta di fare parte dell’Aspen Institute, forse per cercare di capire dall’interno in quale direzione sta andando il mondo.   

Per Tremonti, siamo ancora in tempo per riportare ordine, rimettere a sistema quello che ora si chiama mercato finanziario, ma che in realtà non è più un sistema economico ma un magma caotico. Questo si può fare anticipando ed evitando la cascata dei fenomeni in atto. Smettendo di subirli. Agendo sulle cause e non sugli effetti. Si deve operare quindi la separazione radicale e fondamentale tra economia   produttiva ed economia speculativa, tutelando la prima e neutralizzando invece quella che l’ex ministro definisce la “bisca finanziaria”. Si deve quindi pianificare una lunghissima moratoria di questa bisca, portandola verso una ordinata procedura fallimentare, in modo che perda o paghi solo chi deve perdere o pagare e non noi cittadini comuni.

A giudizio di Tremonti, siamo ancora in tempo per riportare ordine nel mercato finanziario, “riportando la moneta nel potere degli Stati in nome e per conto dei popoli”. Allo stesso tempo, è necessario stabilizzare i bilanci statali e avviare grandi piani di investimenti pubblici. Ma la cosa fondamentale, conclude Tremonti, è quella di mettere il cuore, la ragione e lo spirito al posto del saggio di interesse, il pane al posto delle pietre, l'uomo al posto del lupo.
Una svolta impraticabile se si pensa che due governi europei sono guidati da consulenti della Goldman Sachs (Italia e Grecia), un altro (la Spagna) vede un ex consulente della GS come ministro dell’Economia e un ex vicepresidente della GS, come Mario Draghi, guida la Banca centrale europea. E purtroppo tutti gli altri governi, pur tuonando ogni tanto contro la finanza speculativa, unitamente alla Commissione di Bruxelles, hanno finito volutamente o inconsapevolmente (il che è pure peggio) per sposare la filosofia operativa della speculazione anglo-americana. Non è un caso poi che le contraddizioni del tributarista di Sondrio esplodano in una lettera da lui inviata alla francese Christine Lagarde, attuale direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, citata nel libro, nella quale riferendosi alla “bisca finanziaria” Tremonti usa categorie interpretative e terminologie proprie di quel mondo le cui derive vorrebbe combattere. La dittatura del denaro può portare a   conflitti e politiche aberranti, ha avvertito, c'è il rischio che emergano in Europa i primi segni di un tipo nuovo di fascismo: “il fascismo finanziario, il fascismo bianco”. C’è infatti la tendenza, a curare i deficit pubblici con dosi di deficit democratico. Ma in tal modo, sarà difficile fermare il conflitto sociale. Della serie: come si può rovinare tutto con una sola parola.

di: Filippo Ghira
f.ghira@rinascita.eu
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=12626

1 commento:

  1. "Uscita di sicurezza" è un titolo troppo impegnativo per l'ex ministro del Condono, che forse non ha mai letto Ignazio Silone. O forse lo ha letto, ma la sua creatività non è stata sufficiente a suggerirgliene uno nuovo. Si spiegherebbe allora il disastro della sua "finanza creativa".

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