giovedì 9 febbraio 2012

Perché siamo in crisi

Per la prima volta descritta la diagnosi a un telegiornale regionale, il 15 dicembre scorso, al VideoGiornale di TeleToscanaNord. La diagnosi è ineccepibile, la soluzione un po' meno visto che presenta come modello da imitare la banca centrale USA o quella giapponese:  nel primo caso, la Federal Reserve indebita semplicemente il mondo continuando a stampare moneta in cambio di titoli del debito federali che gli USA costringono poi a  comprare ai paesi cosiddetti 'alleati'. Come? Con la supremazia tecnologica e nucleare, e una massiccia opera di corruzione - la cui punta dell'iceberg è intuibile dal proliferare di lobby, gruppi di pressione e fondazioni varie (si pensi a Bruegel, Council of Foreign Relations, Trilaterale, e chi più ne ha più ne metta).
Fulcro di questo sistema monetario portato ad esempio è l'accordo implicito, occulto ma desumibile tra USA/GB e Cina in materia di globalizzazione, dove la Cina si è impegnata - sebbene si stia stufando, prova ne sia l'accordo tra Cina e Giappone per l'impiego del remnimbi e l'abbandono del dollaro nei cambi (cfr. http://www.linkiesta.it/cina-renminbi-yuan) - a digerire i titoli del debito USA in cambio di sbocco sui mercati per la roba che essa produce.
Nel secondo caso, il debito pubblico giapponese è tutto interno, dicono, sì, ma di quali banche? Se da una parte il fatto di collocare i titoli del debito a operatori nazionali è meno devastante come conseguenze in termini di drenaggio delle ricchezze, che 'presuntamente' rimangono nel paese - tutto da vedere: in cosa investono le banche creditrici? -  dall'altra il meccanismo stesso di indebitamento dello Stato e dei tassi di interesse e/o di rendimento dei titoli provoca domanda di moneta e caro prezzi. A parte che sarebbe da vedere quali sono i proprietari reali delle banche creditrici del debito giapponese, non ho visto tabelle o studi in tal senso.
Lo stesso dicasi per la Bank of England, accomunata alla Federal Reserve con la possibilità di intervenire direttamente sulle aste di vendita dei titoli pubblici assieme alle banche dealer o cosiddetto 'mercato primario'. In questo, è vero, le banche centrali hanno maggior sovranità,  ancorché ciò non voglia dire l'abbiano il popolo o il governo in quanto tali  banche non sono da essi né controllate né delegate.
Semmai da imitare come modello, escludendo però  i mandarini, sarebbe la Banca di Cina,  banca nazionale che ha la stampa di moneta sovrana, senza l'obbligo di scambiarla con i titoli del debito. Peccato sia  in joint venture con la banca dei Rotschilds di Londra di cui detiene una quota e presumo partecipazioni incrociate (vedi sopra accordi occulti in materia di globalizzazione).
Oppure la banca centrale di Libia, completamente pubblica fino al 2007 e non controllata dal 'mercato primario' fino a quando la BNP Paribas non ha preso una quota: per finire il lavoro, la NATO ha bombardato la zecca libica e inventato un dittatore sanguinario per invadere il paese, laddove vi era un capo popolare e populista che agiva per la redistribuzione delle ricchezze del paese. Idem per la banca dell'Iran che ha appena pubblicato una legge contro l'usura.
E allora? E' la democrazia, bellezza.
Nicoletta Forcheri, 10 febbraio 2012

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