Con un catastrofismo che spiazza perfino gli adepti del suo pessimismo, Nouriel Roubini ha avvertito il mondo: la "tempesta perfetta" da lui pronosticata per l'economia globale nel 2013 si sta sviluppando. L'economista, soprannominato sul web "Dr. Doom" ovvero "Dottor Catastrofe", ha confermato i suoi presagi via Twitter e in un'intervista video a Bloomberg Tv. Le avvisaglie ci sono tutte e, secondo il professore, non lasciano scampo: la tempesta perfetta del prossimo anno sarà molto peggio della crisi del 2008.
Apocalittico sull'eurozona, Roubini prevede che la Finlandia uscirà dall'euro prima della Grecia. Lo segnala tra gli altri il sito economico spagnolo Expansión.com.
Roubini, professore alla New York University, aveva indicato lo scorso maggio quattro scenari che possono creare la "tempesta perfetta": il ristagno degli Stati Uniti, un acuirsi dei problemi del debito europei, la decelerazione delle economie emergenti, specie della Cina, e il conflitto militare in Iran. A suo parere, i dati dell'inflazione in Cina e le deludenti cifre dell'occupazione negli Usa mostrano che la tempesta perfetta si sta scatenando.
Per l'economista, il problema è che gli Stati sovrani stanno esaurendo le opzioni e non hanno "conigli da tirar fuori dal cilindro". E mentre nel 2008 la crisi si era potuta combattere con un'azione congiunta delle banche centrali, attualmente le azioni intraprese – come il ribasso dei tassi deciso dalla Bce e le iniziative delle banche centrali cinese e britannica – non hanno avuto l'effetto desiderato.
Roubini ha definito un insuccesso il vertice europeo di Bruxelles di fine giugno, "poiché i rendimenti dei titoli di Spagna e Italia restano alti" e prevede "nuove crisi del debito nei prossimi giorni". L'economista parlava prima della riunione dell'Eurogruppo che ha portato avanti gli impegni presi al vertice.
I risultati dell'Eurogruppo hanno aperto stamattina la stragrande maggioranza dei siti europei, dominando i siti spagnoli. In evidenza, in tutti i titoli, i 30 miliardi di euro di aiuti alle banche spagnole in arrivo entro fine mese. Quanto alla proroga di un anno, dal 2013 al 2014, concessa a Madrid per ridurre il deficit al di sotto del 3% del Pil, non mancano sulla stampa spagnola le polemiche su quello che viene chiesto in cambio e sulla politica economica messa sotto sorveglianza.
El Pais mette in rilievo che l'Ue chiede "più misure in cambio di un punto extra di deficit" e sottolinea che i partner europei sottopongono a supervisione la politica economica spagnola. Il ministro spagnolo Luis de Guindos definisce l'accordo molto buono per gli interessi spagnoli e afferma che l'Europa non impone nuove condizioni in cambio degli aiuti.
El Mundo ha titolato: "Bruxelles anticipa 30.000 milioni e avverte: la Spagna dovrà ottemperare". Nonostante Guindos neghi di avere accettato come contropartita "più imposizioni" o "compromessi aggiuntivi di alcun tipo" in materia di politica economica, Abc.es richiama sulla homepage la "batteria" di tagli che chiede Bruxelles: "Se il nostro Paese vuole beneficiare della proroga del deficit proposta dall'Europa, il Governo dovrà toccare l'Iva o porre fine alla deduzione sull'abitazione". E sono solo alcuni dei nuovi "aggiustamenti dolorosi".
"L'Ue allenterà le domande di bilancio alla Spagna", titola il Wall Street Journal, mentre il New York Times sottolinea che i ministri europei trovano un accordo per accelerare il salvataggio delle banche spagnole. "Gli Stati dell'euro accelerano l'aiuto alle banche spagnole, puntano a prestiti diretti", annuncia un lancio Bloomberg ripreso dal San Francisco Chronicle: sono pronti a dare fino a 100 miliardi di euro per proteggere la quarta economia dell'eurozona.
Un lancio Reuters, ripreso tra gli altri dal sito del quotidiano francese Les Echos, osserva che l'Eurogruppo accorda "tempi supplementari" a Madrid. La Bbc fa il titolo sui 30 miliardi di euro alle banche spagnole.
"L'eurozona dà alla Spagna un'ancora di salvezza da 30 miliardi di euro", titola il Times che sottolinea però che la Spagna continua a procedere verso "la zona di pericolo": nonostante gli aiuti, i rendimenti dei titoli decennali spagnoli oggi si sono attestati intorno al punto di pericolo del 7%, mentre quelli italiani sono sopra il 6%. Rendimenti così alti, scrive il Times, rinnovano lo spettro di possibili richieste da parte di Madrid e di Roma di un salvataggio su vasta scala del tipo di quelli concessi a Grecia, Portogallo e Irlanda.