giovedì 4 luglio 2013

Brasile: il ruolo del FMI nella crisi

www.resistenze.org - popoli resistenti - brasile - 29-06-13 - n. 460

Radici storiche della crisi sociale in Brasile – Il ruolo del FMI

Michel Chossudovsky | globalresearch.ca pcb.org.br
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

21/06/2013

Milioni di persone in tutto il Brasile si sono unite in uno dei più grandi movimenti di protesta nella storia del paese. Ironia della sorte, la rivolta sociale si dirige contro le politiche economiche di una sedicente e autoproclamata alternativa "socialista" al neoliberismo guidata dal governo del Partito dei Lavoratori (PT) del presidente Dilma Rousseff.

La "forte cura economica" del FMI che include misure di austerità e privatizzazione dei programmi sociali, è stata realizzata sotto la bandiera "progressista" e "populista" del PT, in accordo con le potenti élite economiche del Brasile e in stretto legame con la Banca Mondiale, il FMI e Wall Street.

Nonostante il governo del PT si presenti come una "alternativa" al neoliberismo, impegnato nella riduzione della povertà e la redistribuzione della ricchezza, la sua politica monetaria e fiscale è nelle mani dei suoi creditori di Wall Street.

Ironicamente, il governo PT di Dilma Rousseff e del suo predecessore Luis Ignacio da Silva è stato lodato dal FMI per:
"Una notevole trasformazione sociale in Brasile, supportata dalla stabilità macroeconomica e della qualità della vita".

Le realtà sociali sottostanti sono tutt'altre. Le "statistiche" della Banca Mondiale sulla povertà sono grossolanamente manipolate. Solo l'11 per cento della popolazione, secondo la Banca Mondiale si trova al di sotto della soglia di povertà. Il 2,2 % della popolazione vive in condizioni di estrema povertà.

Le condizioni di vita in Brasile sono crollate dopo l'ascesa del PT nel 2003. Milioni di persone sono state emarginate e impoverite tra cui una significativa parte della classe media urbana.

Nonostante il PT presenti un immagine "progressista" orientata al popolo, ufficialmente contraria alla "globalizzazione delle corporation", l'agenda macroeconomica è stata rafforzata. Il governo del PT ha sistematicamente manipolato le sue basi, al fine di imporre ciò che il "Congresso di Washington " descrive come "una struttura politica forte".

Gli investimenti infrastrutturali di miliardi di dollari orientati al profitto sulla Coppa del Mondo nel 2014 e le Olimpiadi nel 2016, foraggiati dalla corruzione corporativa, hanno contribuito a un significativo aumento del debito estero del Brasile, che a sua volta ha rafforzato il controllo della politica economica da parte dei suoi creditori di Wall Street.

Il movimento di protesta è in gran parte composto da persone che hanno votato per il PT.
Il consenso di base del governo del PT si è rotto. La base del PT si è rivolta contro il governo.

Storia: il tradimento del Partito dei Lavoratori

Il Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores) è ormai al potere da oltre dieci anni.

La crisi sociale in Brasile è la conseguenza dell'agenda macroeconomica lanciata all'inizio dell'ascesa di Luis Ignacio da Silva alla presidenza, nel 2003.

L'elezione di Lula nel 2002, incarnò la speranza di un intero popolo. Rappresentava uno schiacciante voto contro la globalizzazione e il modello neoliberista, che ha portato in tutta l'America Latina povertà di massa e disoccupazione.

L'elezione di Lula nell'autunno del 2002, fu percepita come un importante punto di rottura, un mezzo per abrogare il quadro politico del suo predecessore Fernando Henrique Cardoso.

Mentre era osannata in coro dai movimenti progressisti di tutto il mondo, l'amministrazione di Lula veniva allo stesso tempo applaudita dai principali protagonisti del modello neoliberista. Nelle parole del Direttore Amministrativo del FMI, Horst Kohler:
"Sono entusiasta [per il governo Lula]; ma è meglio dire che sono profondamente colpito dal Presidente Lula ... il FMI ascolta il Presidente Lula e la squdra di economisti, è nella nostra filosofia".

Nessuna meraviglia che il FMI fosse "entusiasta". Le principali istituzioni della gestione economica e finanziaria sono state consegnate su un piatto d'argento a Wall Street e a Washington.

Il FMI e la Banca Mondiale hanno lodato il governo del PT per il suo impegno per "solide fondamenta macroeconomice". Anche il Fondo Monetario Internazionale è interessato, il Brasile "è sulla buona strada", in conformità con i parametri del FMI.
La Banca Mondiale ha elogiato sia il governo Lula che quello di Dilma: "Il Brasile sta portando avanti un programma sociale audace con responsabilità fiscale".

Secondo il professor James Petras:
"La maggior parte dei responsabili politici di Wall Street e Washington, sorpresi dalla scelta di Lula di una squadra di economisti ortodossa liberale, erano letteralmente in estasi quando esso iniziò a promuovere con forza un radicale programma neoliberista, tra cui la privatizzazione della sicurezza sociale, la notevole riduzione delle pensioni per i dipendenti pubblici e la riduzione dei costi, facilitando le esigenze dei capitalisti per colpire i lavoratori". (Global Research, 2003)

Secondo Marcos Arruda, del PACS, un centro di ricerca non governativo a Rio de Janeiro:
"La squadra economica di Lula perseguendo le politiche imposte dal FMI sta sfasciando le prestazioni sociali non solo per i pensionati, ma anche per i disabili e le famiglie più povere". Il perseguimento di politiche economiche ortodosse ha anche portato il tasso di disoccupazione ufficiale al 12 per cento, mentre i tassi di interesse interni si attestano al 26,5 per cento, tra i più alti tassi al mondo. A San Paolo, la città più grande del Brasile, la disoccupazione ha raggiunto il 20 per cento". (Vedere Roger Burbach, Global Research, giugno 2003)

Il Brasile sotto il governo del PT non solo ha portato avanti un neoliberismo "dal volto umano", ma ha anche sostenuto la militarizzazione dell'America Latina e dei Caraibi condotta dagli USA.

Lula aveva stabilito un rapporto personale con George W. Bush. Sebbene fosse un convito critico della guerra in Iraq guidata dagli Usa e un sostenitore di Hugo Chavez, tacitamente sosteneva anche gli interessi strategici degli Stati Uniti in America Latina.

Sulla scia del colpo di stato ad Haiti patrocinato dagli USA-Francia-Canada, nel febbraio 2004, contro il governo regolarmente eletto di Jean Bertrand Aristide, il presidente Luis Ignacio da Silva approvò l'occupazione militare di Haiti e inviò truppe brasiliane a Port au Prince, sotto gli auspici della Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite (MINUSTAH).

Questo articolo pubblicato da Global Research e resistir.info nell'Aprile 2003, all'inizio del governo del PT di Luis Ignacio da Silva, descrive come, fin dall'inizio, la guida del PT ha tradito un'intera nazione.

Nessun cambiamento significativo può derivare da un dibattito su "un'alternativa al neoliberismo", la quale in superficie sembra essere "progressista", ma che di fatto accetta tacitamente come legittimo diritto dei "globalizzatori" di dominare e depredare il mondo in via di sviluppo.

Il movimento di protesta sociale che ha travolto il Brasile è il risultato di 10 anni di repressione economica di "libero mercato" sotto la maschera di una "agenda progressista".

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