venerdì 12 luglio 2013

'Alleanza europea' contro i banchieri oligarchi

Pe: Rossi entra nel Ppe e fonda 'Alleanza europea'

Rossi - foto di Parlamento europeoEntrato in Parlamento europeo con la Lega Nord, ha lasciato i banchi del partito alla fine del 2012 rimanendo nel gruppo Eld (di cui la Lega fa parte), da cui è poi uscito  lo scorso giugno per entrare nel gruppo dei non iscritti. Ora l'eurodeputato alessandrino Oreste Rossi passa al Ppe, con un progetto politico che vuole ''portare la democrazia diretta nelle istituzioni, affinché i cittadini vengano coinvolti nella trasformazione di un'Europa di burocrati e banchieri negli Stati Uniti d'Europa''. Nasce così il movimento 'Alleanza europea – la politica dei cittadini'.
''In un momento in cui l'Europa è sentita distante dai cittadini, il termine 'alleanza' suggerisce la volontà di raccogliere le istanze delle varie realtà territoriali, che trovano voce attraverso la politica dei cittadini e possono essere rappresentate nell'Ue attraverso una vera partecipazione dal basso, esente da regole e gerarchie, dove ognuno si deve meritare il proprio incarico sul campo'', dichiara Rossi.
E prosegue: ''L'idea non è certo quella di abbattere l'Europa in quanto istituzione, come troppo spesso il malcontento popolare porta a pensare, ma di trasformarla negli Stati uniti d'Europa, ovvero in un organismo che armonizzi a vantaggio di tutti, e non solo di pochi, leggi, consumi e costi, a partire da quello dell'energia''.
Un cambio di passo per un europarlamentare che, entrando nel gruppo Ppe, ha dichiarato di non essere euroscettico, ma eurocritico. E spiega: ''l'Alleanza si pone all'interno del Partito popolare europeo, mantenendo saldi i suoi principi fondanti, in primis il valore delle radici cristiane che contraddistingue i popolari di tutto il Vecchio Continente''.

Equitalia, Marra: resuscitiamo lo stato di diritto

Marra: ricorsi contro equitalia per impossibilità materiale di pagare i tributi stante l’indeducibilità delle spese inevitabili sia per lavoratori subordinati, che autonomi e società.

Pubblicherò a settembre il ricorso integrale che, con la collaborazione degli avvocati del mio studio, sto formulando contro equitalia e gli enti creditori di ogni tipo di tributi.

Ho voluto però pubblicare da subito l'argomento dell'impossibilità materiale di pagare i tributi stante la indeducibilità delle spese inevitabili augurandomi che i colleghi avvocati e i commercialisti vogliano introdurlo nei loro ricorsi.

Ciò premesso, va detto che innanzitutto il ricorso deve essere impostato sulla illiceità dei tributi (tasse, imposte e contributi) perché servono solo a ‘comprare’ dalle banche centrali i soldi che lo Stato deve produrre da sé.

In subordine, come seconda motivazione (seguita da molte altre, tutte fondate) sussiste inoltre l’impossibilità materiale di pagarli a causa dell’indetraibilità delle spese inevitabili.

Ciò in relazione ai lavoratori sia subordinati che autonomi che alle società.

Impossibilità che emerge ora perché in passato la cosiddetta ‘evasione’ costituiva una prassi e criteri e le aliquote erano oggetto di scarsa attenzione sociale.

Impossibilità di pagarle che emerge quindi oggi che queste assurde cifre lo Stato le vuole davvero.

Impossibilità perché, non essendo deducibili le spese inevitabili, quali il cibo, l’abbigliamento, i trasposti, la casa ecc., le aliquote (a loro volta assurde) si abbattono su un reddito che non esiste. 

Facciamo per primo l’esempio di un lavoratore autonomo.

Consideriamo un professionista con famiglia e un reddito ‘netto’ (delle spese che gli è oggi consentito detrarre) di 40.000 euro annuali.

Sennonché, oltre ai costi che oggi si considerano deducibili, dovrà fare le spese non deducibili ma inevitabili sopra accennate, sicché gli rimarranno alla fine diciamo 10.000 euro.

Ne deriva che, sul falso netto di 40.000 euro con un’aliquota complessiva effettiva diciamo del 50%, gli si stanno chiedendo 20.000 euro, cioè 10.000 euro in più di quello che gli è rimasto, nonché un’aliquota del 200%.

È chiaro invece che gli si devono chiedere le tasse solo sul vero netto (10.000 euro), e cioè 5.000 euro.

Occorre in pratica forfettizzare le spese inevitabili, consentirne la detrazione dal reddito lordo, e solo sul residuo sarà logico chiedere i tributi.

Né cambia nulla il fatto che, per il lavoro subordinato, la tassazione avviene alla fonte (ma la ritenuta d’acconto è prevista anche per i lavoratori autonomi).

Consideriamo ad esempio la busta paga di gennaio 2013 del sig. Caio. 

Ebbene, Caio riscuoterà 1.167 euro dei 1.593 pagati dal datore di lavoro.

Pagherà cioè 426 euro di tributi, pari al 26,75% tra ritenute fiscali e previdenziali.

Con il risultato che, poiché in realtà a quel lavoratore dipendente, pagate le spese inevitabili, rimangono al massimo (se sa fare i miracoli), 100 euro, avrà pagato un’aliquota del 426%.

Un’impossibilità che per i lavoratori subordinati è diversamente modulata, ma sussiste comunque perché deve essere rapportata a questo stadio della civiltà.

In ipotesi, a San Giovanni in Fiore, cento anni fa, la ricchezza consisteva nell’avere da mangiare, mentre oggi è la povertà a consistere nell’avere solo da mangiare (ovviamente i cibi essenziali).

Si intende dire che mentre nel caso del lavoratore autonomo l’impossibilità si configurerà come un non avere più il denaro sul quale il fisco vuole i tributi, nel caso del lavoratore subordinato si è risolto il problema spingendolo verso livelli di vita tali che egli, escogitando in qualunque modo delle soluzioni, riuscirà a sopravvivere.

Una sopravvivenza possibile magari anche con 100 euro al mese, o con nulla, avvalendosi della pietà pubblica o privata, ma non inquadrabile nello Stato di diritto.

Specie poi se si considera che la penuria di denaro è causata dal crimine del signoraggio, o meglio, del fatto che  la magistratura, il legislatore e il potere esecutivo si sono venduti alle banche e consentono loro  di rubare, attraverso il signoraggio primario e secondario, il 90% della ricchezza.

Minore è invece il problema per le società, che non hanno spese ‘personali’, ma anche per le quali sussistono non modesti costi ineludibili e indentraibili, e che comunque sono soggette ad aliquote che consentono la loro sopravvivenza solo mediante il sia pur molto vituperati falso in bilancio, evasione o elusione, che pertanto non possono essere considerati reati.

Situazioni tutte in cui ogni richiamo al dovere di contribuire al soddisfacimento dei bisogni dello Stato è privo di significato perché ad impossibilia nemo tenetur.

Vanno quindi dichiarate incostituzionali tutte le norme che, nel dettare i criteri per la determinazione dell’imponibile, non consentono la detrazione delle spese inevitabili.

Tanto più che il principio fiscale è basato sulla «convenienza» del lavoro per il contribuente: convenienza che in queste condizioni non sussiste.

12.7.2013

Alfonso Luigi Marra

Grillo: conferenza stampa incontro con Napolitano

Abi, Crosetto: Banca d’Italia al popolo !

«Patuelli forse ha un approccio sbagliato parlando di Banca d’Italia come di una sua proprietà. Banca d’Italia deve tornare ad essere del popolo italiano cui è stata sottratta artatamente. Stesso discorso va fatto sulle Fondazioni bancarie che erano pubbliche e poco per volta sono state occupate da gruppi di persone, attraverso la politica, che le gestiscono come se fossero di loro proprietà».
È quanto dichiara il coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia, Guido Crosetto.
Roma, 10 luglio 2013

Mps: Gran Bretagna, i pm trovano conferme

Mps: rogatoria in Gran Bretagna, i pm trovano conferme alle loro tesi

Pubblicato il 11 luglio 2013 
di Redazione Blitz

ROMA – A pochi giorni dalla chiusura della indagini preliminari, arriva ad una svolta l’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps: il pm senese Aldo Natalini, accompagnato da ufficiali della Guardia di Finanza, ha compiuto una rogatoria in Gran Bretagna, trovando conferme significative alle argomentazioni dell’accusa, con conseguente aggravamento della posizione degli indagati. Alla presenza di magistrati inglesi e assistito da un ufficiale della Guardia di Finanza di collegamento tra Italia e Gb e da militari del nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle, il pm Natalini ha interrogato alcuni funzionari di JP Morgan sull’operazione di acquisizione di Antonveneta e sull’emissione del Fresh da un miliardo indicato dai vertici della banca senese come aumento di capitale.
I funzionari di JP Morgan – secondo quanto è trapelato – avrebbero confermato i sospetti dei pm e della Guarda di Finanza, spiegando che quel Fresh era in realtà consistito in un prestito vero e proprio e non in un aumento di capitale. Tale finanziamento e i contratti collegati (indemnity) – sempre secondo l’accusa – sarebbero stati sempre tenuti nascosti agli organi di vigilanza. La rogatoria in Gb – che ha fatto seguito ad un’altra rogatoria compiuta di recente in Spagna – potrebbe essere stata uno degli ultimi atti prima della chiusura delle indagini preliminari, che dovrebbe avvenire entro fine mese, sulle presunte irregolarità relative all’acquisizione di Antonveneta, che Mps comprò nel 2008 pagando 9,3 miliardi di euro al Banco Santander di Emilio Botin che, solo 3 mesi prima l’aveva comprata per 6,6 mld. Gli indagati dovrebbero essere una ventina: tra questi i nomi principali sono quelli dell’ex presidente e dell’ex dg del Monte, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, dell’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassarri (l’unico tra gli indagati in carcere ormai da oltre 3 mesi) e, tra gli ultimi iscritti nel registro degli indagati, l’ex manager executive per Europa e Medioriente di banca Nomura Sadeq Sayeed e l’ex responsabile per l’Italia dell’istituto giapponese Raffaele Ricci.
Sono stati sequestrati complessivamente beni per oltre 40 milioni, anche se quello più pesante (1,8 mld) chiesto per Nomura ha avuto uno stop dal gip e ora occorrerà attendere il riesame e, quasi certamente, la Cassazione. Dall’inchiesta principale sono derivati anche altri filoni investigativi, tuttora all’esame della procura di Siena. Tra questi, quello relativo alla cosiddetta ‘banda del 5%’, la percentuale che, per l’accusa, Baldassarri e alcuni personaggi a lui legati (dentro e fuori la banca) si sarebbero fatti dare da chi voleva fare affari con il Monte; e quello per la ristrutturazione del derivato Alexandria – operazione fatta con Nomura che per i magistrati nasconde i reati di usura e truffa aggravate – e su altri prodotti finanziari simili. Sembrano destinati ad una richiesta di archiviazione altri due filoni investigativi dei pm senesi: quello su un’ipotesi di insider trading (aperta i primi di marzo dopo una denuncia dei nuovi vertici di Mps) e quello sulla morte di David Rossi, l’ex capo area comunicazione gettatosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni la sera del 6 marzo scorso. A Firenze, intanto, il nodo dell’abolizione del tetto di voto del 4% per i soci Mps, che l’Assemblea della banca dovrà votare il 18 luglio, approda prima in Consiglio comunale e surriscalda gli animi delle forze politiche.

BANDO BENI CONFISCATI 2013

BANDO BENI CONFISCATI 2013 
da "Tam Tam Volontariato" n. 311

La Fondazione CON IL SUD sollecita le organizzazioni del volontariato e del terzo settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia a presentare “progetti esemplari” per l’avvio di nuove attività economiche o per il rafforzamento di iniziative economiche esistenti su beni confiscati alla criminalità organizzata.

Il Bando mette a disposizione fino a 4,5 milioni di euro e si rivolge a partnership costituite da almeno tre soggetti appartenenti al mondo del terzo settore e del volontariato. Potranno essere coinvolti, inoltre, istituti scolastici, istituzioni, università, enti di ricerca e soggetti profit.

Il Bando scade il 17 settembre 2013 alle ore 12.00 e prevede la presentazione delle proposte esclusivamente online.
La Fondazione CON IL SUD ha introdotto una nuova procedura di partecipazione a bandi e iniziative prevedendo, in sostituzione alla spedizione cartacea delle proposte di progetto, la compilazione e l’invio online della documentazione.
Il modello digitale, oltre a semplificare l’iter procedurale e permettere il risparmio di carta e materiali inquinanti, offre la possibilità di aggiornare direttamente e in qualsiasi momento il profilo e la documentazione della propria organizzazione.
Inoltre, sarà possibile seguire lo stato di avanzamento della proposta di progetto presentata in risposta al bando/iniziativa in corso.
Per accedere al servizio digitale è necessario iscriversi al sito e compilare la scheda anagrafica. La nuova procedura prevede l’iscrizione sia dell’organizzazione che avrà la funzione di Soggetto Responsabile del progetto proposto sia dei singoli Partner.
L’elevato numero di utenti presenti contemporaneamente on line potrebbe rallentare o compromettere la stabilità del sistema. Si richiede pertanto di provvedere all’invio della Proposta di Progetto già alcuni giorni prima della scadenza del Bando.

E’ possibile consultare la  Guida alla compilazione, disponibile al seguente link

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