giovedì 10 ottobre 2013

Disdettato il CCNL: l’ingordigia dei banchieri

Disdettato il CCNL: l’ingordigia dei banchieri

I banchieri con un atto di assoluta arroganza e protervia hanno disdettato
unilateralmente e con dieci mesi di anticipo il CCNL, ritenendo necessaria, nell’attuale
contesto economico, una complessiva revisione del contratto di lavoro.
Una facile scorciatoia, un attacco frontale ai diritti dei lavoratori e alle regole del CCNL, per aggredire
strutturalmente il costo del lavoro e nascondere le distorsioni e gli errori strategici delle banche perpetuate
dal proprio management a partire dai fallimenti dei piani industriali, dalle alchimie operate sui bilanci e dagli
scandali che negli ultimi mesi hanno riguardato il settore e visto l’intervento della magistratura.
Siamo di fronte ad una classe dirigente che non ha la cultura della responsabilità .
E lo fa in modo sfrontato nel documento manifesto elaborato da Abi che motiva la perdita di redditività con
la situazione recessiva in Italia, la contrazione degli organici con la tendenza europea di centralizzare le
lavorazioni di Back Office e a ridurre gli sportelli tradizionali a fronte dell’ampliamento dei servizi telematici
precostituendo un potenziale di oltre 20mila esuberi su un totale di 302mila bancari.
Abi, inoltre, analizzando una serie di indicatori macro economici ci consegna un quadro preoccupante sulla
salute del sistema bancario domestico. Ne consegue, a detta Abi, che “gli addetti bancari mostrano una
marcata resistenza, ovvero ancora una insufficiente disponibilità al cambiamento, alla riconversione
e alla riqualificazione professionale, che sono divenuti, invece, ormai imprescindibili. Il personale
sembra culturalmente distante dalle nuove esigenze”.
La nostra opposizione nasce soprattutto dalla non condivisione delle ragioni dell’Abi !
Tanto più che la flessione dei ricavi dipende essenzialmente dall’imponenza delle rettifiche su crediti e non
dai costi operativi totali (spese per il personale e amministrative) in continua flessione dal 2009.
Rettifiche che derivano anche dal deterioramento del portafoglio dei crediti erogati nel periodo ante
crisi per scelte sbagliate sempre del management e da una cattiva qualità del credito concesso con
logiche clientelari.
Lo stesso gruppo dirigente che oggi pretende di gestire l’uscita dalla crisi scaricando i costi sui lavoratori e la
collettività, omette impunemente di rendere pubblica la loro scandalosa remunerazione.
La protervia manifestata nel documento secondo il quale, la tenuta occupazionale è subordinata alla
revisione delle dinamiche salariali, ci induce a ribaltare questa logica ricordando che i banchieri
percepiscono uno stipendio fisso mediamente 46 volte più alto di quello di un impiegato.
Compensi altissimi, imbarazzanti se rapportati a risultati di bilancio per manager e presidenti che, negli ultimi
anni, hanno fatto incetta di aiuti pubblici non riversati sull’economia reale:
Per questo siamo convinti che sia indispensabile, anche con interventi legislativi, porre un freno al
parassitismo di una casta strapagata, le cui responsabilità sono pesantissime nella gestione della fase.
Tutto questo mentre il paese chiedeva alle banche un “concreto” intervento a sostegno dell’economia reale
attraverso l’allentamento della stretta creditizia. In particolare, era ed è necessaria la riapertura dei
finanziamenti a famiglie ed imprese ed un diverso approccio con la clientela, che vada nella direzione di
rispondere ai bisogni della stessa senza esasperare – per come invece avviene quotidianamente – le
politiche commerciali, con il rischio di riproporre strumenti e prodotti che, è bene ricordare, sono stati una
delle cause della gravissima crisi economica.
In un contesto del genere, il Sindacato e tutte le lavoratrici ed i lavoratori del settore sono chiamati ad una
risposta unitaria forte e compatta; che faccia capire inequivocabilmente alle banche che la categoria non è
disposta ad altri sacrifici e che occorre, una volta per tutte, cambiare registro.
È necessario costruire nella vertenza nazionale alleanze nel Paese in funzione di un diverso modello di
banca, di erogazione del credito e di gestione del risparmio a tutela dei cittadini, coinvolgendo le
associazioni dei consumatori, la rappresentanza politica, i media e tutta l’opinione pubblica.
La risposta sindacale deve essere adeguata al gravissimo atto posto in essere dai banchieri:
a partire dallo sciopero nazionale del 31 ottobre
Roma 9 ottobre 2013
Coordinatori Territoriali Region Centro
Fisac Cgil