venerdì 20 dicembre 2013

Bankitalia: mentono anche quando sono ormai in pensione...

EURO in metallo: Pochi spiccioli all’Italia

E’ fatto indiscusso che il reddito monetario derivante dal conio delle monetine nel sistema dell’euro spetta ai singoli Stati – è stato anche oggetto di interrogazioni parlamentari (cfr.Signoraggio colpisce ancora?) – e che esso equivale  al valore nominale totale delle monetine prodotte decurtato delle spese di conio. Tale valore entra quindi nelle casse dello Stato.
Ricordo a tal proposito la definizione di reddito monetario delle monetine metalliche e delle banconote   in una nota della Commissione europea all’Alto rappresentante del Consiglio dell’unione europea Javier Solana, il 3 gennaio 2007 (cfr. Signoragio: definizioni ufficiali ):


La decisione di cui sotto della BCE di fine 2011 si commenta da sé: vi impone, come ogni anno, i quantitativi massimi in milioni di euro che ogni Stato dell’eurozona è autorizzato a coniare per l’anno 2012 (http://www.ecb.int/ecb/legal/pdf/l_32420111207it00370037.pdf).

Bene, o piuttosto male, la Francia (4,7 euro a persona) ne può produrre più del DOPPIO dell’Italia, che con soli 128 milioni di monetine coniate ha però quasi la stessa popolazione della Francia e arriva a 1,9 euro a persona. In confronto l’Austria, con una partecipazione irrisoria al capitale della BCE,  meno del 2%, se la passa come una regina, 264 milioni di monetine per 8 milioni 419 mila persone, ossia 31,35 euro a persona, per non parlare dellaGermania che con appena un terzo di popolazione in più dell’Italia (81 milioni) sembrerebbe essere il vero re indiscusso dell’eurosistema con un tetto di 668 M,  ma rispetto all’Austria arriva a soli 8 euro a persona; anche il Belgio  se la passa molto bene, anzi un microbo di paese come quello supera l’Italia in conio di contanti, con ben 196 milioni sebbene abbia una quota di partecipazione al capitale inferiore a quella italiana di ben cinque volte (2,4%) e una popolazione  di 6 volte inferiore a quella italiana (11 milioni di abitanti): la quota a persona delle monetine a disposizione è di  quasi dieci volte di più17,80 euro a persona.
Quote di partecipazione al capitale della BCE
Si noti ancora che Cipro, con 1 milione 116 564   di abitanti e una  partecipazione al capitale dello 0,1369%, ha la possibilità di coniare 13,1 milioni di monetine (11,73  euro a persona) mentre la Grecia con una popolazione di 10 volte superiore, la stessa popolazione del Belgio, ha un conio di unicamente di poco più del doppio, 44 centesimi a persona. Belgio e Grecia hanno la stessa popolazione: al Belgio 17,80 euro a persona, alla Grecia 44 centesimi, una differenza da 100 a 40!!! Malta poi con 400 000 abitanti e una partecipazione alla BCE di solo lo 0,0632% ha un conio di 10 milioni di euro in monetine, ossia 25 euro a persona, rispetto a 1,9  euro a persona per l’Italia..
Anche la Spagna - favorita tra i PIIGS ? –  beneficia con soli 46 milioni 235 000 abitanti, di un tetto massimale di 250 milioni di valore in conio monetine, ossia 5,4 euro a persona, quasi tre volte tanto la razione pro capite italiana.
Qual è il criterio? Chi lo decide?
Per il criterio, abbiamo visto che il tetto massimale di conio monetine non dipende né dalla popolazione, né dalla partecipazione al capitale sociale della BCE… E allora? Nessuno ha mai chiesto in Europa come mai all’Italia così pochi SPICCIOLI rispetto ad altri paesi?
In quanto a deciderlo, è normalmente il consiglio direttivo della BCE che è composto dai 17 governatori delle BCN di cui quello della nostra Banca d’Italia che è tutto tranne nostra (cfr.Partecipanti al capitale della Banca d’Italia ),  essendo costituita da tutte banche private tranne l’INPS, tra cui persino soci semi sovrani di altri paesi come  BNP Paribas (Fortis), tramite la BNL, appartenente  per il 17%  alla Francia e per l’11% al Belgio. BNP Paribas  concentra nel suo cda gli  interessi di Renault, Axa (futuro padrone di MPS e di Siena),  Clifford Chance, Veolia Environnement (padrona prevista della nostra acqua assiema a Suez/Gaz de France), Accor (monopolista di alberghi di lusso), e poi quelli della galassia Frère/Suez (altra padrona prevista della nostra acqua): Lafarge, TotalFinaElfErg, Pargesa, e poi ancora EADS e Saint Gobain (monopolista di vetro e plastica).. Ciliegina sulla torta anche il MEDEF o Confindutria francese, siede indirettamente alla Banca d’Italia attraverso i voti di BNP Paribas.
Sul criterio di assegnazione del reddito monetario da monetine agli Stati avrei la mia ipotesi: che esso dipenda dal debito pubblico di un paese. Quanto più alto il debito pubblico, quanto minore sarà il tetto di tale reddito allo Stato. Un serpente che si mangia la coda, perché chi è che ci ha chiamati PIIGS? Non sono gli stessi ambienti finanziari che hanno deciso di ‘sacrificare’ la periferia dell’UE?
Per quanto ciò possa sembrare al profano del tutto illogico, è invece perfettamente in linea con la “prudenzialità” bancaria, sancita dai trattati  (cfr. Trattati UE: il diavolo è nei dettaglil ). La prudenzialità è un concetto diametralmente opposto a quello di equità o di redistribuzione sociale. Ma se gli Stati  sono indebitati allo stesso sistema bancario che produce moneta indebitandoli, è logico che qualsiasi politica diventi ‘prudenziale’, il contrario di ‘sociale’ e persino di ‘liberale’.  La prudenzialità del banchiere che ci comanda è quella cosa che vorrebbe sottometterci tutti allo sterco del diavolo, poiché la sua logica è unicamente il profitto dal nulla e il profitto dalla moneta. Punto.
Inoltre il dogma dell’indipendenza - a tutti i costi, costi quel che costi, è il caso di dirlo– del sistema bancario da qualsiasi governo, dogma sancito dai trattati e dagli atti che istituiscono la BCE e il sistema dell’euro, non solo è del tutto ipocrita  perché alcuni paesi contano di più per il semplice fatto che hanno  delle banche pubbliche o semi pubbliche tra le banche dealer cioé quelle che fanno parte dell’oligopolio in acquisto dei titoli di stato alle aste pubbliche (Olanda, Germania, Francia, Belgio), ma è anche di per sé completamente autolesionista per i popoli d’Europa.
Chi ha voluto tali dogmi e perché?
Forse non sarà  un complotto, ma un ricatto continuo da parte di un oligopolio privato, sì, e uno strozzinaggio programmato, si può dire?
Nicoletta Forcheri 23 ottobre 2012

Codacons denuncia 140 senatori

Emendamento slot, Codacons denuncia 140 senatori che hanno votato

TMNews
Roma, 20 dic. (TMNews) - Istigazione al gioco d'azzardo e concorso in lesioni psichiche. Il Codacons depositerà questo pomeriggio alla Procura di Roma una denuncia "contro i 140 senatori di Pd, Sc, Ncd e Gal che ieri hanno votato l'emendamento grazie al quale il governo ridurrà i trasferimenti alle Regioni e agli enti locali che emanano norme restrittive contro il gioco d'azzardo".

Per l'associazione "si tratta di una vera e propria istigazione al gioco d'azzardo, un gesto scriteriato da parte dei senatori che fa nascere più di un sospetto circa i rapporti tra la classe politica e le società del gioco, e impone alla magistratura di porre sotto indagine i singoli senatori che con il loro voto hanno deciso di gettare migliaia di cittadini in pasto alle dipendenze da gioco - spiega il Codacons - in un paese come l'Italia in cui il gioco è una vera e propria emergenza, con costi sociali pari a 7 miliardi di euro all'anno, punire gli enti locali che cercano di tutelare i cittadini e limitare l'insorgenza delle ludopatie può configurare veri e propri reati".

"La magistratura deve verificare se nei giorni precedenti al voto abbiano avuto accesso al Senato esponenti di aziende specializzate in giochi o soggetti a loro riconducibili, e indagare i senatori che li hanno ricevuti per corruzione e concussione, chiarendo i rapporti tra partiti e lobby del gioco più volte denunciati dai mass media - afferma l'associazione - Sul sito www.codacons.it saranno inoltre pubblicati i nomi dei senatori che hanno votato il vergognoso emendamento, così da permettere ai cittadini di avviare le dovute azioni risarcitorie nei loro confronti in caso di danni al patrimonio e alla salute connessi al gioco".

INt

Governi sotto ricatto: comandano i Masters of Universe

Susan George: poteri occulti, la Terra è sotto scacco



Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la stessa sicurezza finanziaria, la vostra e quella della vostra famiglia, così come le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessademocrazia, ci sono pessime notizie: un gruppo di golpisti ha preso ilpoteree ormai domina il pianeta. Legalmente: perché le nuove leggi che imbrigliano i popoli, i governi e gli Stati se le sono fatte loro, per servire i loro smisurati interessi, piegando le democrazie con l’aiuto di “maggiordomi” travestiti da politici. La grande novità si chiama: “ascesa di autorità illegittima”. Parola di Susan George, notissima sociologa franco-statunitense, già impegnata nel movimento no-global e al vertice di associazioni mondiali come Greenpeace. I governi legali, quelli regolarmente eletti, ormai vengono di fatto «gradualmente soppiantati da un nuovo governo-ombra, in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana». L’Europaè già completamente nelle loro mani, tramite i tecnocrati di Bruxelles, i subdoli “inventori” dell’aberranteeuro. Ma anche nel resto del mondo la libertà ha le ore contate.
I nuovi oligarchi, spiega la George nell’intervento pronunciato al Festival Internazionale di Ferrara, ottobre 2013, possono agire attraverso le lobby o oscuri “comitati di esperti”, attraverso organismi ad hoc che ottengono riconoscimenti ufficiali. Talvolta operano «attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da “executive” delle imprese al più alto livello». Sono fortissimi, arrivano ovunque: «Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all’interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle “corporate”». Attenzione, averte la George: «Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere». Questo, in fondo, è il “loro” capolavoro: «Noi continuiamo a credere, almeno inEuropa, di vivere in un sistema democratico». Non è così, naturalmente. Le sole lobby ordinarie, rimaste «ai margini dei governi per un paio di secoli», ormai «hanno migliorato le loro tecniche, sono pagate più che mai e ottengono risultati».
Negli Stati Uniti, le lobby devono almeno dichiararsi al Congresso, dire quanto sono pagate e da chi. A Bruxelles, invece, «c’è solo un registro “volontario”, che è una presa in giro, mentre 10-15.000 lobbysti si interfacciano ogni giorno con la Commissione Europea e con gli europarlamentari». Che fanno? «Difendono il cibo-spazzatura, le coltivazioni geneticamente modificate, prodotti nocivi come il tabacco, sostanze chimiche pericolose o farmaci rischiosi». In più, «difendono i maggiori responsabili delle emissioni di gas a effetto serra», oltre naturalmente ai loro clienti più potenti: le grandibanche. Meno conosciuti delle lobby tradizionali, cioè quelle favorevoli a singole multinazionali, sono in forte crescita specie nel comparto industriale le lobby-fantasma, solitamente definite “istituti”, “fondazioni” o “consigli”, spesso con sede a Washington. Sono pericolose e subdole: pagano esperti per influenzare l’opinione pubblica, fino a negare l’evidenza scientifica, per convincere i consumatori del valore dei loro prodotti-spazzatura.
A Bruxelles il loro dominio è totale: decine di “comitati di esperti” preparano regolamenti dettagliati in ogni possibile settore. «Dalla metà degli anni ’90 – accusa Susan George – le più grandi compagnie americane dei settori bancario, pensionistico, assicurativo e di revisione contabile hanno unito le forze e, impiegando tremila persone, hanno speso 5 miliardi dollari per sbarazzarsi di tutte le leggi del New Deal, approvate sotto l’amministrazione Roosevelt negli anni ’30», tutte leggi «che avevano protetto l’economiaamericana per sessant’anni». Un contagio: «Attraverso questa azione collettiva di lobbying, hanno guadagnato totale libertà per trasferire attività in perdita dai loro bilanci, verso istituti-ombra, non controllati». Queste compagnie hanno potuto immettere sul mercato e scambiare centinaia di miliardi di dollari di titoli tossici “derivati”, come i pacchetti di mutui subprime, senza alcuna regolamentazione. «Poco è stato fatto dopo la caduta di Lehman Brothers per regolamentare nuovamente lafinanza. E nel frattempo, il commercio dei derivati ha raggiunto la cifra di 2 trilioni e 300 miliardi di dollari al giorno, un terzo in più di sei anni fa».
Quello illustrato da Susan George, nell’intervento tenuto a Ferrara e ripreso da “Come Don Chisciotte”, è un viaggio nell’occulto. «Ci sono organismi come l’International Accounting Standards Board, sicuramente sconosciuto al 99% della popolazione europea». E’ una struttura di importanza decisiva, di cui non parla mai nessuno. Nacque con l’allargamento a Est dell’Unione Europea, per affrontare «l’incubo di 27 diversi mercati azionari, con diversi insiemi di regole e norme contabili». Ed ecco, prontamente, l’arrivo dei soliti super-consulenti, provenienti dalle quattro maggiori società mondiali di revisione contabile. In pochi anni, il gruppo «è stato silenziosamente trasformato in un organismo ufficiale, lo Iasb». E’ ancora formato dagli esperti delle quattro grandi società, ma adesso sta elaborando regolamenti per 66 paesi membri, tra cui l’interaEuropa. Attenzione: «Lo Iasb è diventato “ufficiale” grazie agli sforzi di un commissario Ue, il neoliberista irlandese Charlie MacCreevy». Commissario dell’Ue, cioè: “ministro” europeo, non-eletto da nessuno. E per di più, egli stesso esperto contabile. Naturalmente, ha potuto agire sotto la protezione di Bruxelles, cioè «senza alcun controllo parlamentare». L’alibi? Il solito: la Iasb è stato presentato come un’agenzia «puramente tecnica». La sua vera missione? Organizzare, legalmente, l’evasione fiscale dei miliardari.
«Fino a quando non potremo chiedere alle imprese di adottare bilanci dettagliati paese per paese, queste continueranno a pagare – abbastanza legalmente – pochissime tasse nella maggior parte dei paesi in cui hanno attività». Le aziende, aggiunge la sociologa, possono collocare i loro profitti in paesi con bassa o nessuna tassazione, e le loro perdite in quelli ad alta fiscalità. Per tassare in maniera efficace, le autorità fiscali hanno bisogno di sapere quali vendite, profitti e imposte sono effettivamente di competenza di ciascuna giurisdizione. «Oggi questo non è possibile, perché le regole sono fatte su misura per evitare la trasparenza». E quindi: «Le piccole imprese nazionali o famigliari, con un indirizzo nazionale fisso, continueranno a sopportare la maggior parte del carico fiscale». Susan George ha contattato direttamente lo Iasb per chiedere se una rendicontazione dettagliata, paese per paese, fosse nella loro agenda. Risposta: no, ovviamente. «Non c’è di che stupirsi. Le quattro grandi agenzie i cui amici e colleghi fanno le regole, perderebbero milioni di fatturato, se non potessero più consigliare i loro clienti sul modo migliore per evitare la tassazione».
L’altro colossale iceberg che ci sta venendo addosso, dal luglio 2013, si chiama Ttip, cioè Transatlantic Trade and Investment Partnership. In italiano: protocolloeuro-atlantico su commercio e investimenti. «Questi accordi definiranno le norme che regolamenteranno la metà del Pil mondiale – gli Stati Uniti e l’Europa». Notizia: le nuove regole di cooperazioneeuro-atlantica «sono in preparazione dal 1995», da quando cioè «le più grandi multinazionali da entrambi i lati dell’oceano si sono riunite nel Trans-Atlantic Business Dialogue», la maggiore lobby dell’Occidente, impegnata a «lavorare su tutti gli aspetti delle pratiche regolamentari, settore per settore». Il commercio transatlantico ammonta a circa 1.500 miliardi di dollari all’anno. Dov’è il trucco? In apparenza, si negozierà sulle tariffe: ma è un aspetto irrilevante, perché pesano appena il 3%. Il vero obiettivo: «Privatizzare il maggior numero possibile di servizi pubblici ed eliminare le barriere non tariffarie, come per esempio i regolamenti e ciò che le multinazionali chiamano “ostacoli commerciali”». Al centro di tutti i trattati commerciali e di investimento, c’è «la clausola che consente alle aziende di citare in giudizio i governi sovrani, se la società ritiene che un provvedimento del governo danneggi il suo presente, o anche i suoi profitti “attesi”». Governi sotto ricatto: comandano loro, i Masters of Universe.
Il Trans-Atlantic Business Dialogue, la super-lobby che ha incubato il trattatoeuro-atlantico, ora ha cambiato nome: si chiama Consiglio Economico Transatlantico. E non si nasconde neppure più. Ammette qual è la sua missione: abbattere le regole e piegare ilpoterepubblico, a beneficio delle multinazionali. Si definisce apertamente «un organo politico», e il suo direttore afferma con orgoglio che è la prima volta che «il settore privato ha ottenuto un ruolo ufficiale nella determinazione dellapoliticapubblica Ue-Usa». Questo trattato, se approvato secondo le intenzioni delle Tnc, includerà modifiche decisive sui regolamenti che proteggono i consumatori in ogni settore: sicurezza alimentare, prodotti farmaceutici e chimici. Altro obiettivo, la “stabilità finanziaria”. Tradotto: la libertà per gli investitori di trasferire i loro capitali senza preavviso. «I governi – aggiunge la George – non potranno più privilegiare operatori nazionali in rapporto a quelli stranieri per i contratti di appalto», e il processo negoziale «si terrà a porte chiuse, senza il controllo dei cittadini».
E come se non bastasse l’infiltrazione nelpotereesecutivo, in quello legislativo e persino nelpoteregiudiziario, le multinazionali ora puntano direttamente anche alle Nazioni Unite. Già nel 2012, alla conferenza Rio + 20 sull’ambiente, i super-padroni formavano la più grande delegazione, capace di allestire un evento spettacolare come il “Business Day”. «Siamo la più grande delegazione d’affari che mai abbia partecipato a una conferenza delle Nazioni Unite», disse il rappresentante permanente della Camera di Commercio Internazionale presso l’Onu. Parole chiarissime: «Le imprese hanno bisogno di prendere la guida e noi lo stiamo facendo». Oggi, conclude Susan George, le multinazionali arrivano a chiedere un ruolo formale nei negoziati mondiali sul clima. «Non sono solo le dimensioni, gli enormi profitti e i patrimoni che rendono le Tnc pericolose per le democrazie. È anche la loro concentrazione, la loro capacità di influenzare (spesso dall’interno) i governi e la loro abilità a operare come una vera e propria classe sociale che difende i propri interessi economici, anche contro il bene comune». E’ un super-clan, coi suoi tentacoli e i suoi boss: «Condividono linguaggi, ideologie e obiettivi che riguardano ciascuno di noi». Meglio che i cittadini lo sappiano. E i politici che dovrebbero tutelarli? Non pervenuti, ovviamente.
Se avete a cuore il vostro cibo, la vostra salute e la stessa sicurezza finanziaria, la vostra e quella della vostra famiglia, così come le tasse che pagate, lo stato del pianeta e della stessa democrazia, ci sono pessime notizie: un gruppo di golpisti ha preso il potere e ormai domina il pianeta. Legalmente: perché le nuove leggi che imbrigliano i popoli, i governi e gli Stati se le sono fatte loro, per servire i loro smisurati interessi, piegando le democrazie con l’aiuto di “maggiordomi” travestiti da politici. La grande novità si chiama: “ascesa di autorità illegittima”. Parola di Susan George, notissima sociologa franco-statunitense, già impegnata nel movimento no-global e al vertice di associazioni mondiali come Greenpeace. I governi legali, quelli regolarmente eletti, ormai vengono di fatto «gradualmente soppiantati da un nuovo governo-ombra, in cui enormi imprese transnazionali (Tnc) sono onnipresenti e stanno prendendo decisioni che riguardano tutta la nostra vita quotidiana». L’Europa è già completamente nelle loro mani, tramite i tecnocrati di Bruxelles, i subdoli “inventori” dell’aberrante euro. Ma anche nel resto del mondo la libertà ha le ore contate.
I nuovi oligarchi, spiega la George nell’intervento pronunciato al Festival Internazionale di Ferrara, ottobre 2013, possono agire attraverso le lobby oSusan Georgeoscuri “comitati di esperti”, attraverso organismi ad hoc che ottengono riconoscimenti ufficiali. Talvolta operano «attraverso accordi negoziati in segreto e preparati con cura da “executive” delle imprese al più alto livello». Sono fortissimi, arrivano ovunque: «Lavorano a livello nazionale, europeo e sovranazionale, ma anche all’interno delle stesse Nazioni Unite, da una dozzina di anni nuovo campo di azione per le attività delle “corporate”». Attenzione, averte la George: «Non si tratta di una sorta di teoria paranoica della cospirazione: i segni sono tutti intorno a noi, ma per il cittadino medio sono difficili da riconoscere». Questo, in fondo, è il “loro” capolavoro: «Noi continuiamo a credere, almeno in Europa, di vivere in un sistema democratico». Non è così, naturalmente. Le sole lobby ordinarie, rimaste «ai margini dei governi per un paio di secoli», ormai «hanno migliorato le loro tecniche, sono pagate più che mai e ottengono risultati».
Negli Stati Uniti, le lobby devono almeno dichiararsi al Congresso, dire quanto sono pagate e da chi. A Bruxelles, invece, «c’è solo un registro “volontario”, che è una presa in giro, mentre 10-15.000 lobbysti si interfacciano ogni giorno con la Commissione Europea e con gli europarlamentari». Che fanno? «Difendono il cibo-spazzatura, le coltivazioni geneticamente modificate, prodotti nocivi come il tabacco, sostanze chimiche pericolose o farmaci rischiosi». In più, «difendono i maggiori responsabili delle emissioni di gas a effetto serra», oltre naturalmente ai loro clienti più potenti: le grandi banche. Meno conosciuti delle lobby tradizionali, cioè quelle favorevoli a singole multinazionali, sono in forte crescita specie nel comparto industriale le lobby-fantasma, solitamente definite “istituti”, “fondazioni” o “consigli”, spesso con sede a Washington. Sono pericolose e subdole: pagano esperti per influenzare l’opinione Wall Streetpubblica, fino a negare l’evidenza scientifica, per convincere i consumatori del valore dei loro prodotti-spazzatura.
A Bruxelles il loro dominio è totale: decine di “comitati di esperti” preparano regolamenti dettagliati in ogni possibile settore. «Dalla metà degli anni ’90 – accusa Susan George – le più grandi compagnie americane dei settori bancario, pensionistico, assicurativo e di revisione contabile hanno unito le forze e, impiegando tremila persone, hanno speso 5 miliardi dollari per sbarazzarsi di tutte le leggi del New Deal, approvate sotto l’amministrazione Roosevelt negli anni ’30», tutte leggi «che avevano protetto l’economia americana per sessant’anni». Un contagio: «Attraverso questa azione collettiva di lobbying, hanno guadagnato totale libertà per trasferire attività in perdita dai loro bilanci, verso istituti-ombra, non controllati». Queste compagnie hanno potuto immettere sul mercato e scambiare centinaia di miliardi di dollari di titoli tossici “derivati”, come i pacchetti di mutui subprime, senza alcuna regolamentazione. «Poco è stato fatto dopo la caduta di Lehman Brothers per regolamentare nuovamente la finanza. E nel frattempo, il commercio dei derivati ha raggiunto la cifra di 2 trilioni e 300 miliardi di dollari al giorno, un terzo in più di sei anni fa».
Quello illustrato da Susan George, nell’intervento tenuto a Ferrara e ripreso da “Come Don Chisciotte”, è un viaggio nell’occulto. «Ci sono organismi come l’International Accounting Standards Board, sicuramente sconosciuto al 99% della popolazione europea». E’ una struttura di importanza decisiva, di cui non parla mai nessuno. Nacque con l’allargamento a Est dell’Unione Europea, per affrontare «l’incubo di 27 diversi mercati azionari, con diversi insiemi di regole e norme contabili». Ed ecco, prontamente, l’arrivo dei soliti super-consulenti, provenienti dalle quattro maggiori società mondiali di revisione contabile. In pochi anni, il gruppo «è stato silenziosamente trasformato in un organismo ufficiale, lo Iasb». E’ ancora formato dagli esperti delle quattro grandi società, ma adesso sta elaborando regolamenti per 66 paesi membri, tra cui l’intera Europa. Attenzione: «Lo Iasb è diventato “ufficiale” grazie agli sforzi di un commissario Ue, il neoliberista irlandese Charlie MacCreevy». Commissario dell’Ue, cioè: “ministro” europeo, non-eletto da nessuno. E per di più, egli stesso esperto contabile. Naturalmente, ha potuto agire sotto la protezione di Bruxelles, cioè «senza alcun controllo parlamentare». L’alibi?Il Charlie MacCreevysolito: la Iasb è stato presentato come un’agenzia «puramente tecnica». La sua vera missione? Organizzare, legalmente, l’evasione fiscale dei miliardari.
«Fino a quando non potremo chiedere alle imprese di adottare bilanci dettagliati paese per paese, queste continueranno a pagare – abbastanza legalmente – pochissime tasse nella maggior parte dei paesi in cui hanno attività». Le aziende, aggiunge la sociologa, possono collocare i loro profitti in paesi con bassa o nessuna tassazione, e le loro perdite in quelli ad alta fiscalità. Per tassare in maniera efficace, le autorità fiscali hanno bisogno di sapere quali vendite, profitti e imposte sono effettivamente di competenza di ciascuna giurisdizione. «Oggi questo non è possibile, perché le regole sono fatte su misura per evitare la trasparenza». E quindi: «Le piccole imprese nazionali o famigliari, con un indirizzo nazionale fisso, continueranno a sopportare la maggior parte del carico fiscale». Susan George ha contattato direttamente lo Iasb per chiedere se una rendicontazione dettagliata, paese per paese, fosse nella loro agenda. Risposta: no, ovviamente. «Non c’è di che stupirsi. Le quattro grandi agenzie i cui amici e colleghi fanno le regole, perderebbero milioni di fatturato, se non potessero più consigliare i loro clienti sul modo migliore per evitare la tassazione».
L’altro colossale iceberg che ci sta venendo addosso, dal luglio 2013, si chiama Ttip, cioè Transatlantic Trade and Investment Partnership. In italiano: protocollo euro-atlantico su commercio e investimenti. «Questi accordi definiranno le norme che regolamenteranno la metà del Pil mondiale – gli Stati Uniti e l’Europa». Notizia: le nuove regole di cooperazione euro-atlantica «sono in preparazione dal 1995», da quando cioè «le più grandi multinazionali da entrambi i lati dell’oceano si sono riunite nel Trans-Atlantic Business Dialogue», la maggiore lobby dell’Occidente, impegnata a «lavorare su tutti gli aspetti delle pratiche regolamentari, settore per settore». Il commercio transatlantico ammonta a circa 1.500 miliardi di dollari all’anno. Dov’è il trucco? In apparenza, si negozierà sulle tariffe: ma è un aspetto irrilevante, perché pesano appena il 3%. Il vero obiettivo: «Privatizzare il maggior numero possibile di servizi pubblici ed eliminare le barriere non tariffarie, come per esempio i regolamenti e ciò che le multinazionali chiamano “ostacoli commerciali”». Al centro di tutti i trattati commerciali e di investimento, c’è «la clausola che consente alle aziende di citare in giudizio i governi sovrani, se la società ritiene che un provvedimento del governo Trans-Atlantic Business Dialoguedanneggi il suo presente, o anche i suoi profitti “attesi”». Governi sotto ricatto: comandano loro, i Masters of Universe.
Il Trans-Atlantic Business Dialogue, la super-lobby che ha incubato il trattato euro-atlantico, ora ha cambiato nome: si chiama Consiglio Economico Transatlantico. E non si nasconde neppure più. Ammette qual è la sua missione: abbattere le regole e piegare il potere pubblico, a beneficio delle multinazionali. Si definisce apertamente «un organo politico», e il suo direttore afferma con orgoglio che è la prima volta che «il settore privato ha ottenuto un ruolo ufficiale nella determinazione della politica pubblica Ue-Usa». Questo trattato, se approvato secondo le intenzioni delle Tnc, includerà modifiche decisive sui regolamenti che proteggono i consumatori in ogni settore: sicurezza alimentare, prodotti farmaceutici e chimici. Altro obiettivo, la “stabilità finanziaria”. Tradotto: la libertà per gli investitori di trasferire i loro capitali senza preavviso. «I governi – aggiunge la George – non potranno più privilegiare operatori nazionali in rapporto a quelli Susan George al festival internazionale di Ferrara, ottobre 2013stranieri per i contratti di appalto», e il processo negoziale «si terrà a porte chiuse, senza il controllo dei cittadini».
E come se non bastasse l’infiltrazione nel potere esecutivo, in quello legislativo e persino nel potere giudiziario, le multinazionali ora puntano direttamente anche alle Nazioni Unite. Già nel 2012, alla conferenza Rio + 20 sull’ambiente, i super-padroni formavano la più grande delegazione, capace di allestire un evento spettacolare come il “Business Day”. «Siamo la più grande delegazione d’affari che mai abbia partecipato a una conferenza delle Nazioni Unite», disse il rappresentante permanente della Camera di Commercio Internazionale presso l’Onu. Parole chiarissime: «Le imprese hanno bisogno di prendere la guida e noi lo stiamo facendo». Oggi, conclude Susan George, le multinazionali arrivano a chiedere un ruolo formale nei negoziati mondiali sul clima. «Non sono solo le dimensioni, gli enormi profitti e i patrimoni che rendono le Tnc pericolose per le democrazie. È anche la loro concentrazione, la loro capacità di influenzare (spesso dall’interno) i governi e la loro abilità a operare come una vera e propria classe sociale che difende i propri interessi economici, anche contro il bene comune». E’ un super-clan, coi suoi tentacoli e i suoi boss: «Condividono linguaggi, ideologie e obiettivi che riguardano ciascuno di noi». Meglio che i cittadini lo sappiano. E i politici che dovrebbero tutelarli? Non pervenuti, ovviamente.

Nel centenario della fondazione della FED, Bankitalia...

GAZZETTA UFFICIALE DEL 5 DICEMBRE 2013

BANCA D’ITALIA Amministrazione centrale (Capitale sociale: versato € 156.000)
Convocazione di assemblea straordinaria dei partecipanti
I partecipanti al capitale della Banca d’Italia, in conformità
di analoga deliberazione del Consiglio superiore della
Banca medesima, sono convocati - a termini di legge e di
Statuto - in Assemblea straordinaria presso l’Amministrazione
Centrale dell’Istituto in Roma, via Nazionale n. 91, per
il giorno 23 dicembre 2013 alle ore 11.30, con il seguente
Ordine del giorno:
Approvazione di modifiche allo Statuto della Banca
d’Italia.
I Partecipanti aventi diritto di voto che non potessero intervenire
nelle persone dei propri legali rappresentanti potranno
farsi rappresentare da altra persona munita di mandato speciale
secondo le modalità che, dietro richiesta, faranno indicate
dalla Filiale della Banca d’Italia competente per territorio.
Ogni intervenuto non potrà rappresentare più di due partecipanti.

Il governatore
Ignazio Visco