martedì 27 maggio 2014

Fondazioni bancarie, "diversamente" filantropiche

Fondazioni bancarie, cosa rimane della filantropia tra un’inchiesta e l’altra

Nel 2013 Cariplo, Compagnia di San Paolo, CRT, Cariverona e Cariparo hanno approvato erogazioni per un totale di 418 milioni. Di questi, 118 sono andati ad arte e cultura e poco più a ricerca e istruzione. Con qualche nome noto e un conflitto di interessi: Cassa di risparmio di Torino - il cui presidente siede nel cda dell'Editrice La Stampa - assegna risorse per comprare “Fiat Panda o equivalenti” destinate alla protezione civile

Fondazioni bancarie, cosa rimane della filantropia tra un’inchiesta e l’altra
Il loro nome negli ultimi tempi compare sui giornali più per i legami pericolosi con banche finite sotto inchiesta per mala gestione che per la loro attività primaria. Eppure le fondazioni bancarie che fanno riferimento all’Acri di Giuseppe Guzzetti (vicepresidente l’ex numero uno di Banca Carige Giovanni Berneschi, finito ai domiciliari giovedì scorso) dovrebbero essere innanzitutto gli enti per eccellenza deputati a finanziare attività senza scopo di lucro e di rilevante utilità sociale. Ma, anche da questo punto di vista, gli enti pubblico-privati nati a fine anni novanta con la legge Amato-Carli - relatore l’ex senatore Luigi Grillo tornato recentemente alla ribalta per il caso Expo - per sostituire lo Stato in capo alle banche pubbliche e perseguire finalità “di interesse pubblico e di utilità sociale” (grazie ai dividendi incassati dagli istituti controllati o partecipati) hanno sempre avuto un ordine di priorità un po’ diverso da quello del cittadino medio.