sabato 7 giugno 2014

Unicredit: Sibilia (M5S) interviene sul falso in bilancio

Unicredit: Sibilia (M5S) interviene sul falso in bilancio


Risposta del vicepresidente Vincenzo Calandra Buonaura:



Replica di Carlo Sibilia (M5S) al vicepresidente Vincenzo Calandra Buonaura:

CARIGE, Berneschi: “Se parlo crolla il Palazzo”

ECONOMIA
07/06/2014 IL CASO

La sfida di Berneschi:
“Se parlo crolla il Palazzo”

Sei ore di interrogatorio per l’ex presidente Carige. Martedì nuovo round


ANSA
L’ex presidente di Banca Carige Giovanni Berneschi al termine dell’interrogatorio

Quando alle 10 di mattina, stretto fra un drappello di guardie penitenziarie e i suoi avvocati, arriva a Palazzo di giustizia, nel cuore della city genovese di cui è stato per vent’anni il signore incontrastato, appare baldanzoso e pieno di verve come suo solito. Per nulla fiaccato dalla detenzione e dal crollo del suo sistema di potere basato sul dominio assoluto della Carige, la più grande banca della Liguria. Solo l’abbigliamento, una Lacoste scura su un paio di pantaloni blu al posto della grisaglia, tradisce la restrizione in carcere. Prima di entrare nella stanza dove lo attendono i pm Nicola Piacente e Silvio Franz che indagano sull’affaire Carige, dove è accusato di associazione a delinquere, truffa e riciclaggio, Berneschi si sfoga. «Se parlo io... Sai quanti finiscono in manette? Il palazzo... Questo palazzo deve tremare». 
L’uomo appare più battagliero che mai, capace di ironizzare: «Mi hanno tolto i lacci delle scarpe: che secondo loro mi ammazzo? Ma io spiego tutto e ne esco pulito. E poi in carcere io sto bene... mi trattano bene e mi hanno fatto un check up che neppure alla Clinica Montallegro mi fanno». Berneschi ne ha anche per il figlio Alberto che durante un colloquio in carcere con la moglie Francesca Amisano, senza sapere che la conversazione fosse intercettata, ha detto riferendosi al padre: «E’ un pazzo, rubava, rubava, mica solo 2 milioni». Il tutto condito da apprezzamenti poco gentili ed eleganti nei suoi confronti. «Mio figlio cosa pensa di fare? Pensa di fregarmi?». Sonora risata. Infine una considerazione, frutto evidentemente di un malinteso: «E poi ora mi hanno preso la pensione. Quella è roba mia, ne ho diritto... Ora se apro quel capitolo, sono cazzi». Saranno i magistrati a chiarire, più tardi, che non c’è nessun provvedimento di sequestro della sua pensione. 
Con i pm sei ore di interrogatorio filate, senza neppure una pausa per il pranzo o un panino. Alla fine i magistrati sembrano più provati di lui. «Va tutto bene», dice Berneschi all’uscita dalla stanza rivolto ai giornalisti prima di essere riaccompagnato al carcere di Pontedecimo dove è detenuto da una settimana perché dai domiciliari cercava di compiere operazioni finanziarie per salvare il suo patrimonio. Nell’attesa, impartisce istruzioni al legale: è preoccupato di non poter utilizzare i suoi soldi per le esigenze della famiglia. Ricorda che c’è la Tasi da pagare. Insiste perché gli portino indumenti puliti. «È molto provato - dirà più tardi l’avvocato Anglesio -. Non tanto per le accuse, quanto pper il contorno ambientale, ciò che ha detto il figlio». Berneschi, aggiunge il legale, «ha ribadito la correttezza del suo operato e la sua onestà e ha fornito ampie spiegazioni, anche se ci sono alcuni aspetti che chiariremo martedì». 
Nel corso dell’interrogatorio i pm Piacente e Franz, gli hanno proposto il trasferimento al carcere di Sanremo, che ha una struttura clinica più adeguata per seguire i detenuti più anziani. Berneschi ha rifiutato: sto bene a Pontedecimo. In carcere passa il tempo a studiare le carte. «I soldi - ha detto ai magistrati - li ho portati in Svizzera nel 1993. Sono i risparmi di una vita. Come li ho accumulati? Guadagnavo un milione, un milione e mezzo di euro l’anno, ma ho sempre vissuto come un impiegato». Secondo l’accusa, la cricca (in carcere o ai domiciliari altre sei persone: la nuora di Berneschi, l’ex assicuratore Ferdinando Menconi, il faccendiere Ernesto Cavallini che si è presentato all’interrogatorio con i gemelli d’oro, il commercialista Andrea Vallebuona, il notaio svizzero Davide Enderlin e il prestanome Sandro Maria Callon) faceva acquistare da Carige Vita Nuova società e complessi immobiliari sovrastimati per ricavarne profitto. I patrimoni venivano riciclati attraverso finanziarie italiane e straniere e trasferiti in territorio elvetico. I fatti sarebbero avvenuti tra il 2006 e il 2009.  

NdB: vedere anche: Verbale dell'assemblea Carige del 30 aprile 2014 (da pagina 44 a pagina 47)