giovedì 26 febbraio 2015

L’ABI E LE RISORSE NASCOSTE DEL BANKING

L’ABI E LE RISORSE NASCOSTE DEL BANKING:

Dedicato ai bancari e ai loro sindacalisti, che lottano contro il degrado del contratto di lavoro


Si è aperta una non rosea stagione di trattative sindacali. ABI ha disdetto il contratto nazionale di lavoro dei bancari adducendo esigenze di innovazione nei servizi e risparmio sul personale, a seguito di un calo degli utili in uno scenario generalmente depresso e di deterioramento dei crediti. Quindi, o meno salario, o meno occupazione. Ma questo principio si può e si deve concretamente rovesciare, perché la torta è… più larga di quanto si è abituati a pensare, e di quanto vorrebbe far intendere il documento denominato Posizione ABI sui temi principali del rinnovo contrattuale,  “Perimetro contrattuale” e  trattamento economico.
Col presente articolo intendo fornire conoscenze che cambiano strutturalmente e in positivo le premesse delle trattative, rivelando risorse scientificamente accertate e insite nel banking, da diffondere tra i colleghi bancari e adoperare energicamente nel negoziato, siccome esse sono utili per ripensare tutta la situazione, e la loro attuale propagazione fa prevedere l’imminente richiesta di una profonda rettifica del modo di redigere il bilancio bancario, particolarmente in fatto di utili.
Non bisogna lasciarsi ingabbiare nella vulgata ABI della realtà aziendale (e con “vulgata” non mi riferisco al solo documento succitato, ma al complesso della dottrina economico-finanziaria che essa ha sposato), dal suo piano di psicologia aziendale applicato… a voi, lavoratori dipendenti.
Questa vulgata è formulata per impedire di parlare e persino di pensare su molti aspetti della realtà e per imporre una formulazione dei problemi in una chiave tale da pre-determinare, come esito, lo schiacciamento dei diritti e delle prospettive professionali, che è l’obiettivo datoriale. Un obiettivo che può essere raggiunto combinando due cose che gli ultimi governi (non eletti) hanno donato ai datori di lavoro: il diritto di cambiare le mansioni ai dipendenti (fungibilità) e il diritto di licenziare (quindi di porre i dipendenti sotto la minaccia di demansionamento e licenziamento). E’ prevedibile – proprio perché la controparte datoriale già si è preparata nel 2014 sia con una massiccia campagna di schede di valutazione negative, sia lamentando un problema di professionalità del personale bancario – che fra qualche tempo partirà un’ondata strumentale di spostamenti mansionali arbitrari, diretta a far apparire professionalmente inidonei anche coloro che sono invece idonei alle mansioni in cui sono stati formati e collocati, ma non nelle nuove mansioni (ad esempio, il funzionario addetto alla qualità del credito che viene ri-mansionato agestore affluent, o viceversa), allo scopo di creare il presupposto per licenziare. Sarà così possibile sbarazzarsi del personale ritenuto in eccesso o troppo costoso, e passare a una massiccia esternalizzazione attraverso società controllate che riservano al personale un trattamento di stretto risparmio – perché questo è il modello generale: comprimere i diritti salariali, previdenziali etc. dei dipendenti per migliorare i bilanci in funzione del mercato finanziario, ignorando quello macroeconomico, nel quale già si vede che questa politica del lavoro produce collasso dei redditi, della domanda aggregata, quindi dei ricavi e della solvibilità: una spirale recessiva.
Questo dovrebbe essere sempre tenuto e fatto presente: soprattutto se applicata per singole aziende, senza una visione aggregata, la logica del libero mercato finanziario produce disastri sul piano economico, cioè della produzione, dell’occupazione, dei redditi, perché è una logica di breve termine, di bilancio, che persegue ciecamente la compressione dei costi e trascura gli effetti distruttivi di lungo termine, sull’economia reale (tanto più che la finanza speculativa guadagna proprio sulle oscillazioni, sugli shock, non sulla stabilità, quindi non è da seguire). ABI non ha il diritto di agire con questa logica,  siccome è  un’associazione di imprese che esistono perché lo Stato ha dato loro la licenza bancaria ed esercitano in via esclusiva una funzione eminentemente pubblica, in virtù di una pubblica licenza bancaria, cioè la creazione e regolazione del credito l’economia nazionale, per la quale la finanza è un mezzo, non il fine; quindi ABI ha il dovere di agire con un’ottica nazionale, di lungo termine, con riguardo all’economia reale. Che non è quella del bilancio e della finanza.
Per rompere lo schema e uscire da questa gabbia concettuale, da questa prospettiva falsata ad hoc dalla controparte, non è necessario ricorrere allo sciopero. Vi sono altri mezzi, molto meno conflittuali e molto più adeguati ai tempi e al progresso dell’informazione. Mezzi che, a differenza dello sciopero, non comportano costi e sacrifici per i lavoratori, ma piuttosto a un lavoro di networking, di p.r. e, prima ancora, di apertura dei propri orizzonti culturali.
Innanzitutto, visto che la controparte ABI lamenta scarsa professionalità, bisogna replicarle che “certe” banche da tempo non erogano più corsi e richiederle l’organizzazione di opportuni corsi, corsi certificati onde il datore di lavoro non possa disconoscerli, ricordandole che per questo la banca riceve fondi europei. Se non lo farà, smentirà se stessa. E sarà più facile per i licenziati impugnare vittoriosamente il licenziamento davanti ai giudici del lavoro. Anzi, si può studiare la possibilità di una class action per ottenere dal giudice l’ordine di provvedere alla formazione, o in subordine risarcire i danni conseguenti alla mancata formazione. Insomma, c’è spazio per mettere le mani avanti. Già una simile class action è stata avviata contro la Regione Sicilia.
Ma in questo articolo vi voglio indicare e documentare anche un altro mezzo, credo ancora più potente.
Un responsabile dell’ufficio fidi e mutui di una nota banca, nel 2007, dopo aver letto la prima edizione del mio saggio Euroschiavi, mi scrisse: «… un giorno, aprendo un fido su un c/c, mi sono chiesto: Ma ‘sti soldi, da dove cavolo vengono? È possibile che vengano creati solo battendo una serie di tasti sul PC?” Poi hanno cominciato ad arrivare le informazioni, quasi mi stessero aspettando…».
Già, da dove provengono i soldi che la banca presta?
In proposito vi sono da tempo tre teorie:
La teoria ufficiale, recepita dal linguaggio delle leggi: la banca è un’intermediaria finanziaria, cioè presta i soldi della raccolta: tanto raccoglie, tanto può prestare. Da un lato riceve depositi, e dall’altro lato li presta, applicando una forbice di interessi, e guadagnando su questa e sulle commissioni; quindi, se presta 100, in bilancio deve registrare un calo di cassa di 100, e un incremento di 100 dei crediti. Ovviamente, ogni mancato rimborso dei prestiti concessi è una pari perdita. La quantità di liquidità, il money supply, è generata interamente dalla banca centrale di emissione e non dipende dalla quantità di credito erogato dalle banche.
La teoria per gli “istruiti”, insegnata a ragioneria e all’università, è quella della riserva frazionale: la singola banca può prestare un multiplo delle sue riserve, cioè può creare moneta creditizia o scritturale o contabile per un multiplo delle sue riserve – diciamo dieci volte – emettendo bonifici, lettere di credito, assegni etc. E siccome questi mezzi di pagamento possono essere depositati in altre banche (o su altro conto della medesima banca), andando così ad aumentare le loro riserve, essi mettono queste altre banche in condizioni di emettere ulteriore moneta contabile. L’effetto complessivo è di una moltiplicazione reciproca da parte del sistema bancario, in virtù della quale, se la banca centrale opera un incremento iniziale di 100 di moneta legale, con un moltiplicatore di 10 abbiamo un aumento di liquidità totale, nel sistema, di 9.900. La banca, quindi, non è un semplice intermediario finanziario, e l’uso di questa definizione, anche da parte dei testi di legge, è ingannevole. L’attività creditizia delle banche, comportando la creazione di mezzi monetari privati accettati anche dal settore pubblico (con l’assegno circolare della banca voi potete pagare le tasse o il prezzo di un terreno all’asta del tribunale), è in contrasto con la legge, ossia col Testo Unico Bancario, che concede alle banche licenza di intermediare (raccogliere e prestare) il risparmio ma non di creare moneta, e col Trattato di Maastricht, che, all’art. 105, riserva la creazione monetaria, sotto forma di banconote, al Sistema Europeo delle Banche Centrali. In ogni caso, poiché la banca, secondo questa teoria, intacca frazionalmente le sue riserve per erogare il prestito, necessariamente ad ogni erogazione le sue riserve in bilancio devono ridursi in proporzione al rapporto frazionario.
La terza teoria è che la banca – ogni banca, individualmente – crei direttamente i mezzi monetari che presta, semplicemente aprendo un conto di disponibilità intestato al cliente e scrivendoci sopra l’importo che intende prestare, senza attingere dalla cassa e senza usare o intaccare le riserve. Quindi crea moneta creditizia al 100% ex nihilo e la presta. O più esattamente la crea con l’atto del metterla a disposizione o prestarla. Il prestato (il messo a disposizione) non preesiste al prestare (al mettere a disposizione). L’incompatibilità col Tub (che consente alle banche solo l’intermediazione) e con Maastricht (che riserva la monetazione alla BCE sotto forma di banconote) è totale. Questa è la teoria che esponevo in Euroschiavi e che indusse il vostro collega del settore fidi e mutui a scrivermi quelle poche ma significative righe di commento e conferma. Leggendo il mio libro, aveva capito che cosa realmente faceva quando erogava, ossia aveva capito che creava liquidità, e che questa capacità di creare mezzi monetari è la vera peculiarità della banca, conferita di fatto (anche se non di diritto) dalla licenza bancaria, e che rende il prestare della banca qualitativamente diverso dal prestare di qualsiasi altro soggetto, perché qualsiasi altro soggetto presta solo denaro che si è procurato in precedenza in cambio di qualcosa (oppure con una rapina, un furto, una frode…); sicché, se non recupera quanto ha prestato, soffre una perdita vera e propria, mentre la banca no, quindi può sopportare molto bene le perdite sui crediti e non ha bisogno di scaricarle sul trattamento salariale dei dipendenti o sui livelli occupazionali, né sui depositi dei clienti (bail in). Questo privilegio ha, come presto vedremo, ulteriori conseguenze su come dovrebbero essere formulati i bilanci in fatto di ricavi e sull’imponibile fiscale effettivo. Ma in generale tutta la faccenda delle della sorveglianza, crisi bancarie e dei rimedi ad esse, va riconsiderata.
Orbene, che le cose stiano come spiega questa terza teoria è stato dimostrato scientificamente dal prof. Richard Werner dell’Università di Southampton mediante un esperimento, che è stato filmato da una troupe televisiva. Su International Review of Financial Analysis – 36 (2014), Werner ha pubblicato un paper su questo esperimento1, col titolo Can banks individually create money out of nothing? – The theories and the empirical evidence (Possono le banche creare denaro dal nulla? Teorie e prove empiriche).
L’esperimento è stato molto semplice: previo accordo con la Raiffeisenbank Wildenberg, una banca cooperativa della Bassa Baviera inserita in una rete di molte banche cooperative servite da un unico sistema contabile elettronico, il 07/08/13 Werner personalmente si fece erogare un mutuo di 200.000 Euro. Prima e dopo l’erogazione, e di nuovo il giorno dopo, egli si fece stampare il bilancio (balance sheet, situazione contabile) della banca per confrontare il suo stato (le singole voci contabili) prima e dopo l’erogazione del mutuo. Dal confronto tra le due situazioni, risultò che la banca aveva aumentato i propri crediti di 200.000 (a fronte della registrazione di una pari uscita), mentre non vi era stata alcuna variazione in meno vuoi delle riserve, come avverrebbe se fosse corrispondente alla realtà la teoria della riserva frazionaria, vuoi di alcun altro conto o fondo, e specificamente della voce “cassa”, come avverrebbe se fosse corrispondente alla realtà la teoria della banca come intermediaria. La banca aveva movimentato solo il nuovo conto.
Quindi la banca aveva effettivamente aumentato il proprio attivo patrimoniale a costo zero proprio con l’atto del prestare. In effetti, aveva creato un conto di disponibilità in favore del mutuatario Werner e vi aveva digitato dentro un importo, accreditandosi al contempo la medesima somma. Sarebbe interessante controllare se, quando il prestito viene rimborsato, le varie banche cancellano o non cancellano questa posta attiva.
La scritturazione contabile operata nell’erogazione da parte dei funzionari della banca registra :

EUR                                CREDIT                             LIABILITIES                BALANCE
Current account            200,000
Loan                                                                                200,000                      -200,000
Bank Sum Total            200,000                                200,000                       0,00

Cioè i mezzi monetari, l’oggetto del prestito, sono creati semplicemente registrando ex nihilo un debito contro un credito, con un’operazione contabile esclusiva e peculiare delle banche, che nessun altro operatore economico potrebbe compiere, e che nondimeno fa quadrare il bilancio. Ma – osservo io – a quanto ammontano i mezzi monetari così creati? A 200.000, cioè la “somma” prestata, o a 400.000, ossia a quelli prestati al cliente più il credito che la banca ha registrato a proprio avere? Se questo credito è in qualche modo utilizzabile dalla banca come (se fosse) moneta, allora la creazione monetaria totale che si fa nell’erogare un prestito di 200.000 è di 400.000.
Questo esperimento (il quale ha ulteriori aspetti e corollari, che per brevità qui tralascio) conferma la terza teoria sulla origine dei depositi bancari (della liquidità bancaria) confutando le altre due, cioè quella della banca come intermediaria finanziaria, e quella della riserva frazionaria, dato che ambedue ritengono che un prestito possa essere erogato soltanto usando denaro preesistente. D’altronde, per non citare me stesso2, già la Fed e la Bank of England, recentemente, avevano pubblicato papers3 da cui appare che il grosso, circa il 97% della liquidità (M1), consiste in denaro bancario privato (contabile, scritturale, creditizio), e solo il resto in legal tender, ossia moneta legale creata dalle banche centrali di emissione: euro-note. E molti l’avevano capito in occasione della crisi finanziaria del 2008, in quanto si spiegava che la causa del liquidity crunch (restrizione della liquidità) era… il credit crunch (restrizione del credito bancario). Quindi il money supply è creato dal prestito bancario e, dopotutto, Werner ha confermato, col suo esperimento, ciò che già si sapeva e vedeva. I tempi erano maturi. Ancora prima, l’economista Antonino (Nino) Galloni aveva formulato, in termini vicini a questi, un disegno complessivo di come la banca “produce” il credito-liquidità nel saggio Il futuro della banca – Lineamenti di teoria bancaria e finanziaria (Eurilink Roma 2014 –  pp.11-26).
Del resto, il funzionamento e la stessa esistenza di Target2, la piattaforma per pagamenti interbancari nell’Eurozona (e non solo), dimostrano che il denaro sui conti correnti bancari, anche se denominato “euro”, non è l’euro, e non è creato dalla BCE ma dalle banche dei singoli paesi aderenti. Infatti, se fosse l’euro “vero”, l’euro-valuta legale della BCE, per fare un bonifico di 1.000 euro dal mio conto corrente italiano a quello del mio fornitore in Germania, la mia banca opererebbe quando fa un bonifico a un altro conto corrente italiano, a un altro conto corrente ABI, anziché passare per Target2, cioè chiedere alla Banca d’Italia di prestarle 1.000 euro della BCE (e la Banca d’Italia lo fa indebitandosi verso la BCE), con cui viene eseguito l’accredito sul conto corrente tedesco. Infatti, l’euro vero disponibile al privato, ossia la banconota e il conio, è egualmente spendibile e accreditabile sui conti correnti direttamente (senza cioè passare per le banche centrali) in qualsiasi paese dell’Eurozona. Il che dimostra in modo diretto e compiuto, che gli “euro” segnati sui conti correnti italiani non sono veri euro (la valuta legale), non sono emessi dalla BCE, sono diversi anche dagli “euro” segnati sui conti correnti tedeschi (greci, spagnoli, finlandesi…), e non sono l’Euro, la valuta legale del SEBC, di Maastricht, l’unica ammessa e lecita. Sono una moneta privata, creata internamente a ciascun sistema bancario nazionale, e diversa per ogni sistema bancario (cioè per ogni paese). In Italia, sono la moneta dell’ABI. Contabilizzarla al medesimo modo e con la medesima denominazione dell’Euro vero, è scorretto, ingannevole, illecito. E’ un’elusione del Trattato di Maastricht.
Dal punto di vista del bilancio, dei ricavi e dell’imponibile, le conseguenze sono facilmente immaginabili: l’importo prestato comporta automaticamente un ricavo di pari importo, quindi, se il bilancio un domani verrà fatto fedelmente, risulteranno maggiori gli utili e maggiore reddito. Sarebbe interessante controllare se, quando il prestito viene rimborsato, le varie banche cancellano o non cancellano questa posta attiva.
E’ significativo che le tre teorie siano esistite fianco a fianco per molti decenni senza mai essere verificate sperimentalmente per accertare quale fosse quella vera. Evidentemente, è un tema molto delicato, sul quale si è preferito mantenere l’oscurità e la disinformazione, senza le quali non si potrebbe continuare a parlare, anche da parte del legislatore, delle banche come “intermediarie finanziarie” senza che la gente anche solo un poco esperta del settore si accorgesse dalla falsità di questa definizione, del contrasto tra le leggi in materia bancaria e ciò che le banche realmente fanno, e degli erronei presupposti tecnici degli interventi sulle crisi bancarie, i cui costi sono stati, nel mondo, scaricati principalmente sui conti pubblici (quindi sui contribuenti) e sui risparmiatori (bail-in), con effetti molto negativi sull’economia reale.
Insomma, gli impatti di quanto sopra sulla macroeconomia sono notevoli, ma a voi, impiegati e funzionari di banca, oggi impegnati in una critica fase di ristrutturazione aziendale e di sfida ai vostri diritti di lavoratori da parte dell’ABI, non sarà certamente sfuggito che il conoscere questi dati di fatto è una potente arma di negoziato, per imporre nelle trattative che si parta da un piano di verità e che si rinunci, da parte datoriale, a presupposti fasulli, di falsa debolezza e di falsa impostazione contabile di comodo, oramai confutati sia dalla ricerca scientifica che da due primarie banche centrali. Oggi potete sbattere la prova della verità sul tavolo delle trattative, ma insieme dovete diffondere la conoscenza di questa verità, per far partire da essa un movimento di opinione e dibattito tra le categorie produttive, trai mezzi di informazione, tra gli economisti e i politici, così da renderla più forte e più efficace nelle vostre mani a tutela della vostra dignità e del vostro futuro. E diffonderla è facile e non costoso: internet, la rete delle conoscenze personali, i sindacalisti, i convegni e le conferenze stampa, Passaparola. Già oggi, attraverso i blog collegati, questo articolo raggiunge decine di migliaia di persone.

08.02.15 Marco Della Luna

1 Gratuitamente scaricabile da:
c.els-cdn.com/S1057521914001070/1-s2.0-S1057521914001070-main.pdf?_tid=077966da-9662-11e4-b087-00000aacb360&acdnat=1420631030_d75cc632b899eb31c147ff9a866e34b2,

2 Ad es. Euroschiavi, Arianna, IV ed., soprattutto il capitolo “L’albero del debito e del credito”

3 Trattasi Money creation in the modern economy, di Michael McLeay, Amar Radia and Ryland Thomas of the Bank’s Monetary Analysis Directorate (www.bankofengland.co.uk/…/2014/qb14q1prereleasemoneycreation.pdf ):
“La creazione monetaria in pratica differisce da alcune concezioni diffuse: le banche non agiscono semplicemente come intermedizri, prestando i depositi affidati loro dai risparmiatori, ne moltiplicano la moneta della banca centrale per creare nuovi prestiti e depositi… … nella realtà, le banche sono le creatrici della moneta costituente i depositi… … l’atto di prestare crea i depositi – l’inverso della sequenza ticipamente descritta nei libri di testo.

sabato 21 febbraio 2015

Il sistema è architettato per far pagare le tasse solo a noi

Falciani: "sistema architettato per far pagare tasse solo a noi"

In Tv ex informatico di HSBC, che ha rivelato documenti su evasori in Svizzera. Sono disoccupato e ho guadagnato 3.500 euro al mese l'anno scorso: VIDEO
Henry Falciani, ex ingegnere informatico di HSBC che ha rivelato la lista di clienti evasori della filiale svizzera dell'istituto britannico.
Henry Falciani, ex ingegnere informatico di HSBC che ha rivelato la lista di clienti evasori della filiale svizzera dell'istituto britannico.
GINEVRA (WSI) - Henry Falciani fa il botto nella sua prima apparizione come ospite in studio e in diretta in un programma televisivo italiano.

Nell'ultima puntata di Servizio Pubblico, l'informatore segreto che ha reso pubblici i documenti sui clienti evasori della banca privata HSBC di Ginevra, ha rivelato di essere disoccupato al momento e di essersi dovuto reinventare facendo un corso di formazione sull'intelligenza artificiale.

L'ingegnere informatico francese dice di aver guadagnato 3.500 euro al mese l'anno scorso.

Nel commentare uno stralcio del film "The wolf of Wall Street" Falciani ha spiegato al conduttore Michele Santoro che "Questo sistema è architettato in modo tale che solo noi e le piccole imprese paghiamo le tasse".

"Violare il segreto bancario in Svizzera - aggiunge il whistleblower che ha chiesto di essere giudicato a Berna ma con un processo regolare - è peggio di aver ammazzato, è estremamente grave".

"Non si fa se non si è riflettuto bene su ciò che significa. Sono ricercato, sono stato in carcere per 5 mesi. Ma senza tutto questo non si sarebbe potuta iniziare questa inchiesta".

In studio Gianni Dragoni ha spiegato come funzionerà la legge sul rientro dei capitali stretta tra Svizzera e Italia. "Consente chi ha portato soldi all’estero in nero di mettersi in regola senza venire perseguito penalmente, purché si autodenunci, paghi le tasse che non ha versato e gli interessi, più una multa, piccola perché c’è lo sconto".

E aggiunge: "La legge prevede un ulteriore sconto per gli evasori: dimezza da 10 a 5 anni i termini di prescrizione dell’accertamento fiscale, cioè i controlli dell’Agenzia delle entrate nei paesi detti "black list", la lista nera dei paradisi fiscali, dove di solito finiscono i soldi esportati in modo illegale".

Il giornalista continua: "Se lo Stato "a regime fiscale privilegiato", cioè il paradiso fiscale nel quale sono nascosti i soldi, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge fa un accordo con l’Italia "che consenta un effettivo scambio di informazioni" bancarie sui contribuenti (una sorta di rinuncia al segreto bancario) i termini di prescrizione per l’"accertamento" fiscale si dimezzano a 5 anni, come per un pensionato o un lavoratore dipendente.

Se la Svizzera – continua Dragoni – "fa l’accordo con l’Italia, ci sarà uno sconto di 75.000 euro su ogni milione evaso. Sui 200 miliardi che si stima siano in Svizzera, lo sconto per gli evasori sarebbe di 15 miliardi. Questo sconto è un "incentivo" per far emergere i capitali in nero. Ma l’incentivo è a favore dello Stato o degli evasori?"
(DaC)

giovedì 19 febbraio 2015

I non eletti assaltano il Parlamento e la Costituzione

www.resistenze.org - osservatorio - italia - politica e società - 13-02-15 - n. 531


Manipolo di governo di non eletti assalta il Parlamento e la Costituzione

La gravità di quanto sta accadendo in questi giorni alla camera dei deputati non ha precedenti nella storia delle "assemblee" impegnate in sedute "costituenti"

Angelo Ruggeri

13/02/2015

Qualcuno e non senza ragioni, richiama la connessione storica tra 1924 del golpe di stato fascista in preludio al suo e quanto accade oggi, novanta anni dopo, con la correa responsabilità della Presidenza della Camera

Una Presidenza della Camera che anziché volta, alla sua propria funzione,  cioè  preservare e salvaguardare le prerogativa dell'Assemblea dagli "assalti" del "governo dei non eletti", sembra anticostituzionalmente voler garantire quelle del governo, trasformando sedute equivalenti a quelle di una "Assemblea costituente" impegnata e redigere norme "costituzionali", in  una specie di "happening" per la raccolta di una specie di "class action" e prova di forza contro la Costituzione da parte di un PD incostituzionalmente maggioritario  e di un governo in cui nessuno dei suoi componenti risulta essere stato eletto nemmeno in una delle due Camere. Entrambe, per altro, elette con legge elettorale dichiarata anticostituzionale dall'Alta Corte e con un partito risultato minoritario tra gli elettori e nel paese ma trasformato in maggioranza in Parlamento, con l'anticostituzionale maggioritario-premio-regalo di seggi e deputati.

In tal guisa, già cosi viene operato un vulnus gravissimo delle norme previste dall'Art 138 della C. , chiaramente e irrefutabilmente previste per Assemblee parlamentari di Camera e Senato eletti con sistema proporzionale puro, cosi come con proporzionale puro vengono elette tutte le Assemblee dedite a stilare le norme Costituzionali(*)

Qualcuno e non senza ragioni, richiama la connessione storica tra 1924 del golpe di stato fascista, preludio del suo regime, noi - senza negare tale connessione – e persino al di la della incostittuzionalità di modifiche costituzionale apportate da una assemblea che - col premio di maggioranza assegnato ad una minoranza  - viola l'art. 138 della C. , instiamo per anzitutto attenerci nel denunciare la connessione storica con la  legge del 1925 - con cui ebbe inizio il regime fascista che fu definito il regime del "governo del capo" -  evocata dall'Art. 12 rigo 27 della "revisione costituzionale" renzusconiana.

Tra l'altro, ci chiediamo perché, per quale motivo anche i giuristi-giornalisti del Fatto quotidiano  - come anche oggi nell'articolo del giornalista-giurista Paci - tra le varie cose condivisibili e giuste che sostengono, continuano a tenere nascosto, ad occultare e a non dire nulla su tale Articolo 27 , che ha introdotto di soppiatto il dominio del governo sul Parlamento, assegnando al manipolo del governo dei non eletti - tutti amici e persino familiari di Banche e di banchieri  tra cui il compito di revisionare la costituzione è stato asssegnato alla banchiera e famiglia di banchieri Boschi -   il Potere di determinare persino l'O.d.G. della Camera, evocando appunto la legge del 1925 di Mussolini,

Sollevando il dubbio che tali giuristi e giornali condividano una norma che persino un giornalista-giurista come Ainis ebbe a denunciare - su L'Espresso - che con essa "il Parlamento diventa il cameriere del governo", dopo che noi informammo e denunciammo tale norme scrivendo a  tutti i direttori di giornale e giornalisti - compresi quelli del Fatto e Travaglio stesso - quello che solo Salvatore d'Albergo aveva saputo "scoprire" essere stato inserito nella "revisione costituzionale" , non  soltanto di soppiatto ma anche nel più totale silenzio omertoso da parte di tutti. Cosa si nasconde "dietro" tale occultamento e silenzio da parte di tutti i giuristi , compresi i giuristi-giornalisti amici del Fatto e da parte di Travaglio oggi direttore al quale facciamo i nostri migliori auguri?

A lui e tutti i direttori, rivolgiamo la stessa domanda che già allora rivolgemmo a tutti i direttori dei giornali: "Egregio direttore cosa pensa lei , con la sua esperienza giornalistica e politico-culturale, del fatto che la legge di "revisione costituzionale" che ha introdotto il "monocameralismo" non abbia esitato a richiamare in vita lo strumento, come quello usato da Mussolini, per intervenire  come capo del governo sull'O.dGg. della Camera ? Le alleghiamo breve lettera in merito che ci sembra costituisca anche una notizia inedita, fino ad ora mai pubblicata e forse nemmeno "scoperta" da alcuno.

Carlo Andreini Salvatore d'Albergo Angelo Ruggeri (lettera allegata nel testo inviato ai Deputati).

Segno di ricevuto solo da parte del direttore dell'Espresso che  ha risposto alle nostre sollecitazione scrivendoci: Egregio signor Ruggeri, guardi "sul prossimo numero dell'Espresso che uscirà il 5 settembre, l'articolo di Ainis".

L'abbiamo guardato e rispetto a tale norma (da 1925), che grazie a D'Albergo abbiamo tempestivamente e per tempo segnalato a tutti i giornali e giornalisti anche del Corsera e ad Ainis, il quale, appunto, su L'Espresso, ha affermato che in base a tale norma  il "Parlamento viene trasformato in cameriere del governo…ed entro 60 giorni....e guai a chi sgarra" . Quindi, si può ben dire, "persino Ainis...", da sempre favorevole ad una "revisione costituzionale" .

L'abbiamo guardato e rispetto a tale norma (da 1925), che grazie a D'Albergo abbiamo tempestivamente e per tempo segnalato a tutti i giornali e giornalisti anche del Corsera e ad Ainis, il quale, appunto, su L'Espresso, ha affermato che in base a tale norma  il "Parlamento viene trasformato in cameriere del governo…ed entro 60 giorni....e guai a chi sgarra" . Quindi, si può ben dire, "persino Ainis...", da sempre favorevole ad una "revisione costituzionale" .

Gli altri rispondano almeno agli appartenenti - qui sotto elecati - ad ogni generazione e professione, giovani e lavoratori, guristi e magistrati, docenti, filosofi e  scienziati di ogni indirizzo culturale…(ecc.) che hanno ampiamente e significativamente sottoscritto i documenti del costituzionalista Salvatore D'Albergo: il documento-manuale "per la difesa integrale della Costituzione di democrazia-sociale" e l'Appello "per la difesa integrale dell'articolo 18 dello Statuto e dei valori economico-sociali della Costituzione"

Il silenzio è stato rotto, nessuno può o potrà continuare a dire "non sapevo": ne i parlamentari, ne i giornalisti, ne il nuovo capo dello stato a cui ci rivolgeremo direttamente per quanto lo riguarda, nella sua qualità di garante  della Costituzione fondata sul governo parlamentare come presidio della democrazia economico-sociale  e garante della coerenza del sistema democratico con gli obbiettivi di trasformazione sociale economica del Paese sanciti dalla nostra Carta fondamentale.

Ne possono più dire "non so" o " non sapevo" i sindacati c.d. maggiormente rappresentativi scomparsi, del tutto assenti dalla drammatica scena anticostituzionale che  si sta vivendo il Parlamento, ne i movimenti di vario genere o i lavoratori o quelle formazioni che non sanno fare altro che dire "siamo con la Grecia e con syrza" ma tacciono ne si mobilitano su quanto accade qui da loro, sotto il loro naso.

Non è una novità che la "asinistra" usa la democrazia solo per attaccare gli avversari, senza sapere per davvero cosa è democrazia. Anzi, noi non dimentichiamo, che dopo il referendum costituzionale del 2006, col quel il popolo, con un clamoroso NO, respinse in un sol colpo le smanie neoautoritarie del centrodestra e del centrosinistra, RC e i due Russo, Franco Russo e Giovanni Russo Spena, nel 2007, con una legge di revisione costituzionale sottoscritta con i fascisti, furono i primi a rilanciare  il revisionismo di segno uguale a quel che oggi propongono i renzusconi.

Ferrero ed RC, quindi, prima di parlare in modo equino (per altro prendendosela solo con la Germania come se il resto dell'imperialistico  capitalismo finanziario Europeo e di altri Paesi gli vada a pennello),  risponda di questo e dimostri di non essere come allora a favore del revisionismo renzusconiano.

(*) Come si sa le Assemblee dedite alla stesura delle Costituzione vengono tutte elette, sempre, col sistema proporzionale PURO (trattandosi del Patto fondamentale di convivenza sociale e civili di tutto un popolo e di un Paese, tutte le parti anche le piu piccole debbono esserne partecipi ed essere parte dei contraenti). Le stesse norme stese dai Padri Costituenti per ogni tipo di modifica della Costituzione sono chiaramente e irrefutabilmente previse per Assemblee parlamentari di Camera e Senato eletti con sistema proporzionale puro, quale del resto gli stessi costituenti hanno applicato fin dall'indomani stesso della Liberazione e rimasto in vigore fino al 1993, quando col banchiere Ciampi a capo il "mattarelum" dell'attuale capo dello stato, introdusse l'antistorico uninominale-maggioritario con cui, da allora, ogni legge elettorale manipola il voto del popolo sovrano,  trasformando una minoranza nel paese in una maggioranza parlamentare a cui vengono assegnati in regalo - col c.d. premio di maggioranza - seggi e parlamentari che non gli spettano, persino anche se e quando tale minoranza rimane ben al di sotto del 51 % (che persino la Legge truffa del 53 prevedeva come soglia per ottenere un premio di maggioranza).  a.rugg.

lunedì 2 febbraio 2015

Autoriciclaggio e capitali all’estero, rivoluzione copernicana

 Autoriciclaggio e capitali all’estero, rivoluzione copernicana

La foto di di Giovanna Corrias Lucente

Guarda la versione ingrandita di Autoriciclaggio diventa reato, i giornali non se ne accorgono


ROMA –  Con scarso risalto sulla stampa, all’interno della Legge titolata “Emersione e rientro di capitali detenuti all’estero” (del 14 dicembre 2014 n. 186 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 17 dicembre) è stato introdotto il delitto di autoriciclaggio, previsto dall’ art. 648 ter del codice penale (singolarmente inserito “dopo – il precedente – art. 648 ter che configura il delitto di impiego di beni o utilità di provenienza illecita).
La norma espressamente dispone la pena della reclusione da due ad otto anni e la multa da 5.000 a 25.000 euro per l’autore od il concorrente nel delitto che, con lo scopo di ostacolare l’identificazione dell’origine delittuosa del profitto, impieghi, sostituisca o trasferisca, in attività finanziarie, economiche o speculative, il denaro, i beni o le altre attività provento di altro delitto in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa.
La pena, invece, è minore: da 1 a 4 anni di reclusione, e alla multa da 2.500 euro a 12.500 euro, se il denaro o i beni provengono dalla commissione di un delitto non colposo punito con la reclusione inferiore nel massimo a cinque anni. Non sono invece punibili le condotte di coloro che hanno destinato il denaro, i beni e le altre utilità alla mera utilizzazione e al godimento personale.
Si tratta di una rivoluzione copernicana, perché sinora, l’autore del reato da cui era derivato il profitto da riciclare rispondeva soltanto per il primo reato (antefatto) e non concorreva nel riciclaggio, per cui venivano puniti gli autori delle condotte di occultamento o reimpiego. Per di più, il legislatore attuale non ha soppresso le clausole di salvaguardia contenute in esordio delle previgenti norme, secondo le quali: della ricettazione e del riciclaggio non rispondeva chi aveva concorso nel reato precedente. Rimane, dunque, nel sistema una stridente contraddizione fra la formula dei reati originali ed il nuovo antiriciclaggio.

Si comprende che il nuovo sia ritenuto un ulteriore deterrente al mascheramento dei capitali illeciti, in quanto duplica la responsabilità del loro titolare. Sennonché, la sua introduzione rompe un dogma da lungo tempo esistente: che l’autore del reato presupposto (quello da cui derivano i proventi illeciti) non possa rispondere dei reati successivi riguardanti l’impiego dei beni. E’ stato così per la ricettazione ad esempio, delitto conosciuto da tempo immemorabile. Era previsto altrettanto anche per il riciclaggio (stanti le sue evidenti affinità con il reato di ricettazione).

La speranza sottostante la nuova incriminazione è di diminuire od eliminare la circolazione del profitto di delitti. Due notazioni meritano di essere svolte. La prima è che la pena, durante il dibattito parlamentare, era stata ritenuta troppo lieve per l’autoriciclaggio di beni derivanti da delitti puniti fino a cinque anni di pena (in questo novero sono compresi diversi reati tributari, il falso in bilancio e, ad esempio, l’abuso di ufficio).

Il secondo: sembra un’anomalia aver sottratto alla punibilità il riutilizzo di capitali per godimento personale. Orbene, l’unica giustificazione che si può rinvenire al differente trattamento previsto per il riutilizzo in attività economiche e il godimento personale trova le sue radici in ragioni di politica economica.

L’uso di beni di provenienza illecita in attività economico-finanziarie altera l’ambito dei rapporti economici e vizia l’andamento del mercato, creando un ingiustificato privilegio per i criminali ed inquinando la concorrenza. L’impiego dei proventi illeciti per il semplice godimento personale consente, invece, di immettere in circolazione denaro ed in qualche modo di favorire l’economia.

Una volontà appartenuta al Governo è quella di incentivare anche l’uso dei risparmi per rilanciare gli acquisti e tale disposizione appare in linea con tale finalità. Infatti, la messa in circolazione del denaro o delle utilità provento del delitto per fini di godimento personale avvantaggerebbe le imprese e le attività commerciali virtuose. La distinzione tra le due ipotesi può risultare complessa, in quanto anche chi investa in borsa i proventi delittuosi può farlo per godere degli ulteriori profitti, tuttavia sembra che tale attività rientri fra quelle punibili. A prima vista, ritengo che la norma intenda per godimento personale soltanto le spese voluttuarie.

La distinzione, tuttavia, non risulta semplice, perché (ad esempio) l’acquisto di un’opera d’arte può essere finalizzato al mero godimento personale, ma al contempo può rappresentare un investimento. In questo caso, perciò, potrebbe arrivarsi all’assurdo che il reato si configuri soltanto al momento della vendita dell’opera, quando si rivela indubbiamente il reale intento che sorreggeva l’acquisto.

Le condotte del nuovo reato sono tre: l’impiego (ossia l’utilizzazione), la sostituzione (che rappresenta una forma di occultamento, in quanto rende altri apparenti titolari dei beni riciclati) ed il trasferimento (idest, qualsiasi atto che comporti l’occultamento dei beni e la loro titolarità); infine, sono le stesse condotte del riciclaggio ordinario. Spetterà alla giurisprudenza ed alla dottrina tracciare la differenza fra le due ipotesi, materia delicata perché comporta la non punibilità di una.

Il reato di autoriciclaggio è inserito fra i delitti contro il patrimonio, tuttavia pare piuttosto sorretto da un interesse di natura superiore e diversa, che coincide con la trasparenza dell’economia, pur non essendo necessario che ne sia alterato l’andamento.

domenica 1 febbraio 2015

Il Presidente Mattarella e il caso Banca dell'Etruria

L’ON. SERGIO MATTARELLA, NUOVO PRESIDENTE ITALIANO
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Descritto da tutti come persona integerrima, priva di macchia, se non di essere stato figlio e ministro della vecchia D.C. La povera gente del nostro paese, i disoccupati, i senza casa, gli astensionisti, giovani e vecchi, insieme attendono da lui una risposta netta e imparziale, diversamente sarebbe un burattino, lui già giudice costituzionale di nomina parlamentare, del presidente del consiglio, Matteo Renzi. 
 
Iniziamo col chiedergli una importante verifica: lui sa, come politico e giudice costituzionale, che Renzi, il 20 gennaio di quest’anno, prende, senza chiedere alcun parere, l’articolo sul voto capitario e lo inserisce segretamente nel decreto (per nulla necessario) “Investment Compact”, che trasforma le banche popolari in S.p.a.

La banca più beneficiata è la banca dell’Etruria e del Lazio, che esce fuori da un lungo percorso di sofferenza, ed è salvata grazie alla speculazione finanziaria che si avvale del provvedimento di Renzi sugli assetti societari degli istituti di credito. La banca dell’Etruria, con questa operazione finanziaria, molto gradita a Renzi, sale del 66% nei 5 giorni che precedono la votazione del decreto: è questo un miracolo economico? O non è, invece, una manovra finanziaria ben architettata, o una truffa speculativa? E chi ci guadagnerebbe con questa manovra se non il papà della bella ministra per le riforme, amica di Renzi, on. Boschi, che è il vicedirettore di questa banca, e il fratello della ministra, Emanuele Boschi, che lavora, anche lui, nella stessa banca, e la ministra stessa che è direttore generale open di questo istituto bancario? La ministra si è dichiarata non responsabile, perché dice di non essere stata presente alla votazione del decreto, in quanto a “tutt’altre faccende affaccendata”. E, sapendo che, nel nostro paese, non si fa nulla per nulla, cosa ci guadagna, da tutto questo, il presidente Renzi? Questo ce lo dovrà far sapere il nuovo presidente Mattarella, ex giudice costituzionale, che ci deve pure far conoscere, con le dovute indagini, qual’è la collusione tra questi e Algebris di Davide Serra e il fondo speculativo dell’ex manager londinese Morgan Stanley (banca d’affari) , iniziando dal fatto che la direzione generale open ha ricevuto da Serra, negli ultimi anni, 150.000 euro. Caro presidente, ci possiamo contare, noi poveri cittadini mortali?

Roma 31-01-2015 (il giorno delle elezioni) prof. Antonio Vento.