martedì 1 dicembre 2015

Svizzera: depositata l'iniziativa "moneta intera"


Depositata l'iniziativa "moneta intera" con 110'000 firme

L'iniziativa "Moneta intera" è stata depositata oggi alla Cancelleria federale. Il testo, munito di oltre 110'000 firme, chiede che solo la Banca nazionale possa creare denaro, non solo per quanto riguarda monete metalliche e banconote, ma anche la moneta elettronica.
Nel sistema attuale le banche creano denaro aggiungendo con i computer cifre sui conti bancari, ma si tratta di "denaro virtuale" che non proviene dalla Banca nazionale, ma viene creato dalle banche stesse. Gli istituti bancari infatti quando aprono un credito posseggono solo una minima parte della valuta. La cifra riportata sui conti bancari inoltre non è un mezzo legale di pagamento, ma solo una promessa da parte di una banca di pagare denaro contante quando necessario. Se una banca si trovasse in una situazione precaria i clienti non potrebbero più prelevare denaro. Esiste una garanzia sui depositi fino a 100'000 franchi ma questa copre solo l’1,4% di tutti gli averi.
In Svizzera dal 2003 al 2012 c'erano mediamente 340 miliardi di franchi di massa monetaria: solo il 10% era denaro emesso dalla Banca nazionale svizzera (BNS), il restante 90%, pari a circa 300 miliardi, era "denaro elettronico" creato dalle banche private.
L'iniziativa Moneta intera chiede di cambiare questo sistema permettendo solo alla Banca nazionale di creare moneta elettronica. Le banche potranno concedere prestiti solo con denaro che hanno ricevuto da risparmiatori, altre banche o dalla Banca nazionale. La moneta elettronica diventerebbe così un mezzo legale di pagamento, come le banconote e le monete, e apparterrebbe al proprietario esattamente come il contante che ha nel portafogli o in cassaforte, spiegano gli iniziativisti
Il denaro contante viene sempre meno utilizzato e sostituito da transazioni. Continuando di questo passo i cittadini quindi non avranno più a disposizione un mezzo legale di pagamento che valga come il denaro contante e sarebbero completamente dipendenti dalle promesse di pagamento della banche.
Inoltre sempre secondo gli iniziativisti il sistema attuale è contrario alla volontà del popolo. Nel 1891 infatti, con una votazione popolare, gli svizzeri decisero di affidare unicamente alla BNS la creazione "di biglietti di banca e di ogni altra moneta fiduciaria". L'iniziativa "Moneta intera" sarebbe quindi un'iniziativa di implementazione di quel voto.
Con la moneta intera, aggiungono i promotori, le banche continueranno ad occuparsi del traffico dei pagamenti, della concessione di crediti, della gestione patrimoniale e di altri servizi finanziari: semplicemente non potranno più creare denaro per conto proprio.

L'incredibile scoperta della pratica bancaria


L'incredibile scoperta della pratica bancaria

di Marco Saba, IASSEM, 1 dicembre 2015

L'ultimo testo del professor Richard Werner, che apparirà pubblicato nel prossimo numero della Rivista Internazionale di Analisi Finanziaria (1), s'intitola: “Un secolo perduto nell'economia: tre teorie bancarie e la prova conclusiva”. 

Riportiamo la traduzione del sommario in italiano per la comodità del lettore:

Come operano le banche e da dove arriva la provvista di denaro? La crisi finanziaria ha sollevato la consapevolezza che queste domande sono state inopportunamente sottovalutate da molti ricercatori. Nel secolo passato, in periodi differenti, hanno dominato tre differenti teorie sulla pratica bancaria:

1) La teoria bancaria correntemente prevalente dell'intermediazione finanziaria dice che le banche raccolgono i depositi e poi li prestano, proprio come gli altri intermediari finanziari non bancari.

2) La vecchia teoria bancaria della riserva frazionaria dice che ogni banca individualmente è un intermediario finanziario che non ha potere di creare moneta, ma che il sistema bancario nel suo insieme è capace di creare moneta attraverso il processo della “multipla espansione dei depositi” (il moltiplicatore monetario).

3) La teoria bancaria della creazione del credito, predominante un secolo fa, non considera le banche come intermediari finanziari che raccolgono depositi per poi prestarli, ma invece argomenta che ogni banca individualmente crea credito e moneta nuova ogni volta che la banca effettua un prestito.

Le teorie differiscono nel loro trattamento contabile del prestito bancario e anche per quanto riguarda le implicazione procedurali.

Poiché secondo la teoria dominante dell'intermediazione finanziaria le banche sono virtualmente identiche agli altri intermediari finanziari non bancari, queste non sono incluse nei modelli economici usati nell'economia o dai banchieri centrali. Inoltre, la teoria che vede le banche come intermediari ci procura il razionale per la regolazione bancaria basata sull'adeguatezza del capitale. Se questa teoria non fosse corretta, la corrente modellazione prevalente nell'economia e le politiche di regolazione sarebbero senza fondamento empirico.

Nonostante l'importanza della questione, finora solo una prova empirica delle tre teorie è stata riportata nelle riviste scientifiche. Questo documento presenta una seconda prova empirica, ricorrendo a metodi alternativi, che permette il controllo di tutti gli altri fattori. Le teorie bancarie dell'intermediazione finanziaria e della riserva frazionaria vengono rifiutate dalle prove presentate. Questa scoperta mette in dubbio le motivazioni per la regolamentazione dell'adeguatezza patrimoniale della banca al fine di evitare le crisi bancarie, come viene illustrato nel caso di studio di Barclays Bank durante la crisi. La scoperta indica che consigliare e incoraggiare i paesi in via di sviluppo a prendere in prestito dall'estero, è fuorviante. La trattazione considera qual'è il motivo per cui gli economisti hanno fallito per gran parte del secolo scorso nel fare progressi per quanto riguarda la conoscenza del sistema monetario, e perché invece si sono spostati sempre più lontano dalla verità, come già era riconosciuta dalla teoria della creazione di credito ben più di un secolo fa. Viene trattato il ruolo dei conflitti di interessi delle parti interessate nel plasmare l'attuale consenso accademico che non tiene conto delle banche. Viene indicata una serie di percorsi per le ulteriori necessarie ricerche.”

E poi Werner, dopo aver analizzato il bilancio della Banca Raffeisen ed aver dimostrato empiricamente la validità dellla teoria della creazione del “credito”, e che questo credito è denaro, conclude:

(quanto sopra) rinforza la necessità di una nuova agenda di ricerca interdisciplinare sul ruolo delle banche e della banca centrale in particolare, e del sistema monetario in generale, che dovrebbe essere saldamente radicata nella metodologia della ricerca empirica e induttiva per produrre economia scientifica. Mentre molti autori hanno proclamato un offuscamento continuo della divisione tra le banche e le istituzioni finanziarie non bancarie, l'autore ha mostrato esattamente quello che consente alle banche di creare denaro (e capitale) dal nulla, mentre le non-banche non sono in grado di farlo. E' quindi richiesto un lavoro interdisciplinare con i ricercatori in politica, diritto, contabilità, gestione, ricerca operativa, informatica, ingegneria e sistemi di ricerca per assicurare che l'economia e la finanza per conto proprio non possano continuare ad ignorare la realtà empirica e si avviino in un altro secolo perso per le scienze economiche .”

Nello studio precedente (2) Werner affermava che la legalità o meno del modo con cui le banche gestiscono la parte contabile necessita di una ulteriore ricerca legale al di là degli scopi dell'autore, tuttavia rimane aperta la questione contabile: le banche registrano l'operazione del prestito NON evidenziando la creazione di nuovo denaro ma lasciando supporre all'osservatore che esse utilizzino il denaro contenuto nei depositi, mentre, come empiricamente dimostrato, nella pratica si comportano in tutt'altro modo. Le conseguenze di questa tenuta contabile difforme dalla realtà dei fatti sono state da me evidenziate nel corso di varie assemblee degli azionisti presso le più importanti banche italiane nel 2014 e 2015. 

In pratica, non contabilizzando nell'attivo di cassa il denaro creato ex novo, si simula una situazione passiva dell'istituto che non corrisponde a verità ma che influisce sulla nostra realtà visto l'affannarsi delle autorità nel cercare continuamente metodi per rimpinguare le casse delle banche, come l'esempio della recente legge sul BAIL-IN ben ci dimostra. 

Si cerca cioè continuamente di riempire un falso buco contabile attingendo alle tasche dei cittadini, direttamente o indirettamente, perché non si vuol riconoscere l'enorme guadagno non contabilizzato che le banche ottengono creando soldi dal nulla e pretendendo di farseli restituire con gli interessi.

L'entità della grave situazione che così si crea è sotto gli occhi di chiunque. Basta andare in Grecia, o vivere in Italia aprendo gli occhi. per scoprire la realtà della miseria assurda e non necessaria che creano continuamente queste politiche bancarie di offuscamento contabile dell'abbondanza possibile dei mezzi monetari, e quindi della fattibilità immediata di un reddito di sussistenza per tutti, per capire che viviamo nella caverna di Platone.

 Il vero problema oggi è che il sistema bancario è fuori controllo, ma non solo, c'è anche il fatto drammatico che il mostro di Bankenstein si è impadronito di tutto il resto. Autorità di controllo comprese, oltre a tutta l'ostentata ignoranza e indifferenza mostrata dai media col silenzio assordante su questo problema.


Note:

1) Werner, R.A., A lost century in economics: Three theories of banking and the conclusive evidence, International Review of Financial Analysis (2015)

2) Whether the Client Money Rules were designed for this purpose, and whether it is indeed lawful for banks to reclassify general ‘accounts payable’ items as specific liabilities defined as ‘customer deposits’, without the act of depositing having been undertaken by anyone, is a matter that requires further legal scrutiny, beyond the scope of this paper.”
In: Werner, R.A., How do banks create money, and why can other firms not do the same? An explanation for the coexistence of lending and deposit-taking, International Review of Financial Analysis, Volume 36, December 2014, Pages 71–77