domenica 7 agosto 2016

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Derivati di Roma: una truffa colossale

Derivati di Roma: la più colossale truffa che mente umana potesse concepire

Di Alessandro Govoni

Dal materiale reperito sul web in tema di indagini condotte dalla Procura ,  secondo l’Audizione  della commissario dott.ssa Scozzese nel 2015 e secondo la relazione alla Camera nel 2014 del Commissario Straordinario dr Varazzani, si rileva  che nel 2002  inspiegabilmente il  Comune di Roma ha chiuso dei contratti derivati “buoni” , derivati in cui ossia il Comune di Roma già stava guadagnando  ed avrebbe continuato a guadagnare  anche in futuro dal differenziale fisso- variabile,  essendo derivati del tipo “banca perde se tasso cala” . Il tasso ufficiale di sconto (denominato anche  tasso di rifinanziamento -tasso a cui la banca centrale presta i soldi alle banche commerciali-tasso a cui i derivati sono legati ) ha continuato a scendere dal 2001 ,  dal 4,75% ad oggi che è lo 0,05%. 
Poiché l’Euribor è dato dal tasso di rifinanziamento più il 50% , oggi il Comune di Roma vincerebbe circa il 7,5% se avesse mantenuto in vita quei contratti derivati cd  buoni  che gli avrebbero permesso  anzi di guadagnare circa un 2% rispetto al tasso del 5,345% che paga sul BOND da 1,4 miliardi di euro emesso nel 2003.
Inspiegabilmente il Comune di Roma estingue nel 2002 questi derivati cd buoni per stipulare  nel 2003 n. 9 derivati di senso opposto  ossia con clausola- killer banca vince se tasso cala.
Inspiegabilmente ma non troppo inspiegabilmente,  se non si sapesse a seguito di rilievi eseguiti nel Maggio del 2014 (gia posti all’attenzione di alcune Procure ) che il tasso è manipolato a comando  dagli azionisti  occulti di Bankitalia Spa che sono gli stessi identici soggetti che hanno piazzato i derivati al Comune di Roma ed ad altri 900 enti locali italiani ed al Tesoro dello Stato. Azionisti occulti che sono interposte persone fisiche in realtà studi legali (Cardarelli Angelo in Unicredit e Trevisan Giulio in Intesa ) che rappresentano 1991 banche straniere in realtà concentrate in una decina di hedge fund anglo-americani e caucasici (vanguard , state street, northern trust, blackrock, black stone , fidelity , jp Morgan, Bnp paribas,..).

La perdita subita dal Comune di Roma nel periodo 2003-2007 sui 9  derivati del tipo banca vince se tasso cala è stata devastante sia in termine di flussi pagati dal Comune nel periodo 2003-2007 che di mark to market pagati dal Comune di Roma per uscire anzi tempo dai contratti derivati .

Nel 2003 i nove contratti derivati prevedono un up-front complessivo di 1,4 miliardi di euro ossia il Comune riceve subito complessivamente 1,4 mld di euro con cui estingue mutui preesistenti  per altrettanti 1,4 mld di euro . Per restituire questo prestito iniziale complessivo,  il Comune è costretto ad emettere nel 2003 un bond da 1,4 mld  a tasso fisso con scadenza nel 2033 poi allungato nella scadenza fino al 2048. I nove contratti derivati sono andati ad estinguere  con l’up front mutui a tasso fisso , per cui tutte e nove i contratti derivati sono nulli in quanto prevedono tutti una clausola di trasformazione del tasso da fisso e variabile , sono nulli in quanto il tasso del sottostante (i mutui )  era già fisso, non necessitava pertanto contrarre derivati . E ‘ noto che lo scopo del derivato deve essere soltanto quello di trasformare un tasso variabile in  tasso  fisso  per avere certezza di costo , ma se il tasso è gia fisso ovviamente non bisogna trasformarlo in variabile perche altrimenti si espone il Comune ad un alea che è impedita sia dallo statuto comunale che dalla normativa.

La giurisprudenza è univoca nell’aver statuito che il contratto derivato sia nullo se il sottostante mutuo è già a tasso fisso ed il contratto derivato prevede invece una clausola che trasforma il tasso fisso del sottostante mutuo in variabile , creando un alea che all’ente locale è impedita sia dallo Statuto comunale che dalla normativa  che prevede che il Comune possa stipulare contratti che controllano il debito e non che lo sottopongano ad un alea data da un tasso trasformato in tasso variabile  ed ad un alea data dal pagamento ad una certa data futura anche di un  mark to market che è un sorta di penale di estinzione anticipata derivante dall’attualizzazione dei flussi futuri .

La mossa del Comune di trasformare il tasso fisso in tasso variabile sarebbe stata comprensibile se il Comune pagando sui mutui un tasso fisso del 5,3% e sperando in una diminuzione futura dei tassi , avesse voluto usufruire di un eventuale ribasso dei tassi  e pertanto avesse deciso per usufruire di questo ipotetico ribasso futuro dei tassi , di trasformare il tasso fisso del mutuo  in tasso variabile . E la scelta del Comune di Roma in effetti si sarebbe dimostrata vincente se  i contratti derivati dal comune sottoscritti  non contenessero una clausola cd killer  che impedisce al Comune di vincere in caso di ribasso dei tassi , clausola killer banca vince che tasso cala che invece fa vincere la banca e pertanto contestualmente fa perdere il Comune che si trova oggi a  pagare  ad ogni scadenza rata dei mutuo oltre alla quota interessi del mutuo al tasso fisso del 5,3% anche un differenziale tasso fisso-variabile  del 5,2% (essendo il TUR oggi anno 2016 lo 0,05% )  per un totale che paga oggi il Comune del 10,5%

Il CIty Manager se avesse  voluto fare gli interessi del Comune di Roma avrebbe dovuto semplicemente nel 2003 estinguere i mutui a tasso fisso del  5,3% e contrarre NUOVI MUTUI a tasso variabile . Oggi il Comune di Roma si troverebbe  a pagare un tasso variabile inferiore al’1% e nessuna penale di estinzione anticipata che oggi il Comune deve invece pagare in aggiunta o ha gia pagato in aggiunta per uscire anzitempo dai contratti derivati .
Ma non è finita . Il Comune fa di più. Il bond avrebbe dovuto essere rimborsato a scadenza nel 2048 ed il Comune avrebbe dovuto al massimo pagare gli interessi dal 2003 al 2048. Invece il Comune fa di piu, anche sul bond contrae quattro derivati sul tasso con clausola killer  del tipo banca vince se tasso cala . Anche questi quattro derivati sono nulli in quanto essi prevedono la trasformazione del tasso fisso del BOND  sottostante in tasso variabile , ma il tasso del sottostante ( il bond ) è già fisso , non c’era bisogno di trasformarlo in variabile .

Anche i quattro derivati  sui  bond hanno pertanto generato una perdita aggiuntiva in termini di flussi negativi pagati dal Comune di Roma dal 2003   e mark to market pagato per uscire nel 2011  dai contratti derivati sul bond, perdita che si è aggiunta agli interessi al tasso fisso pagati sul bond .

Ma non è finita qui . Il Comune nel piano di rimborso  del BOND che avrebbe dovuto prevedere il pagamento di quote di interesse periodiche ed il rimborso del capitale in unica scadenza nel 2048 , decide di restituire anche delle quote capitali periodiche che pero confluiscono in un fondo di proprietà della banca,  soldi del Comune quindi che  la banca investe , così sottoponendo il Comune di Roma ad un'altra alea , ossia che i denari  del fondo siano mal investiti dalla banca , col rischio pertanto che nel 2048 il capitale accumulatosi nel fondo non sia sufficiente per restituire i 1,4 miliardi di quota capitale del bond  nel 2048.
Tutta l’operazione in derivati contratta dal Comune di Roma appare estremamente truffaldina ed ha provocato un grave dissesto alla casse di Roma ad esclusivo vantaggio delle banche straniere che hanno confezionato queste trappole infernali,  dove il Comune di Roma ha avuto dal 2003 zero possibilità di vincere nella scommessa insita nei 13 derivati sottoscritti 

In allegato copia del derivato sul bond da 1,4 miliardi di euro , da cui,  è auto-evidente  e lo sarebbe anche per un alunno delle scuole elementari essendo  i segni di inferiore (< ) e superiore ( >) già parte del suo bagaglio conoscitivo ,   come  il  Comune di Roma paghi e pertanto abbia pagato sempre sul derivato, sia quando ossia il tasso è inferiore ed è stato inferiore al tasso definito top side (C. di Roma paga  se Euribor   < top side) , sia quando è superiore  o uguale al tasso top side ((C. di Roma paga se Euribor  > = top side) , ossia il Comune di Roma con questo contratto derivato era destinato già alla stipula a pagare sempre,  nel 100 % dei casi, ZERO possibilità già alla stipula di vincere la scommessa insita nel contratto derivato , vedendosi pertanto Il Comune di Roma addebitare  sul proprio conto corrente oltre agli interessi sul bond,  anche i flussi sul derivato.,  oltre che Il Comune vedersi addebitare sul proprio  conto corrente i mark to market pagati quando il Comune è uscito anzitempo  dai  quattro contratti derivati stipulati sui bond .
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Nell’ audizione della d.ssa Scozzese si rileva che nel periodo 2010-2015 alla voce “Debito finanziario  per quote interessi” sono iscritti 32 miliardi  (31,94 mld ) di euro, con una media di circa 5,5 miliardi di euro di interessi addebitati al Comune di Roma per anno  dal 2010 al 2015 . Si presume che in questa voce sia compresa anche la perdita subita dal Comune di Roma in derivati. Non sono compresi i mark to market che il Comune deve pagare sui due contratti derivati rimasti ancora aperti e che se fosse uscito dai codesti contratti nel 2015 sarebbero ammontati a 32 milioni di euro che il Comune avrebbe ossia dovuto pagare alla banca , in aggiunta a quanto già pagato in termini di flussi periodici ed in termini di commissioni all’advisor ossia alla banca stessa che ha confezionato il derivato .  

Nell’audizione  della d.ssa Scozzese non viene fatta menzione alcuna degli interessi addebitati al Comune di Roma nel periodo dal 2003 al 2009. periodo in cui i derivati hanno prodotto le maggiori perdite. Un mistero anche per il commissario in tutta evidenza (allegato).

Nella Relazione e nell'audizione non viene effettuata menzione alcuna sulla "bontà" dei derivati sottoscritti dal Comune di Roma, sul grado di loro convenienza economica per il Comune di Roma del tipo dal presente scritto espressa , nessun giudizio di adeguatezza di tali strumenti alle esigenze statutarie del Comune, nessun giudizio sul rispetto della normativa degli enti locali (TUEL), nessun  giudizio sul rispetto  della Legge Tremonti del 2001 . 

La L. Tremonti n. 448/2001  imponeva la stipula al massimo di swap con rimborso unico alla scadenza che è uno schema tipico dei derivati in valuta ( finanziamenti piazzati all'ignara clientela in marchi tedeschi nel 1992, in yen giapponesi nel 2008, in franchi svizzeri nel 2015 , ossia finanziamenti nella nuova moneta rifugio destinata ad apprezzarsi e pertanto ad arrecare un danno grave al mutuatario nel successivo swap nella valuta  nel giorno del rimborso unico a scadenza) e non  dei derivati sul tasso (IRS)  che invece prevedono uno swap ad ogni variazione periodica di tasso . 

Il Comune di Roma ha contratto dal  2001 solo IRS (Interest Rate Swap) ossia solo derivati sul tasso contravvenendo al disposto della L. Tremonti ( L. 448 del 2001 co. 1 e 2 : “Gli enti di cui al comma 1 possono emettere titoli obbligazionari e contrarre mutui con rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza, previa costituzione, al momento dell’emissione o dell’accensione, di un fondo di ammortamento del debito, o previa conclusione di  swap per l’ammortamento del debito …”.). Lo swap deve essere aderente al sottostante (titoli obbligazionari e mutucon rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza) , anche lo swap avrebbe ossia dovuto pertanto prevedere,  secondo il disposto della  L. Tremonti,  un rimborso unico alla scadenza , lo schema contrattuale tipico quindi dei derivati in valuta o non degli IRS , diversamente il contratto derivato è nullo.   

Per la relazione il Commissario Straordinario ha percepito una parcella di 11 milioni di euro,  pagata dal Comune .