Note di buon augurio
Nel bel mezzo della grave tormenta di quest’estate, con i parlamentari e i partiti giustamente andati a godersi 41 giorni di meritata vacanza (lavorano troppo e devono riposarsi, il crack nazionale può attendere una tutela), captiamo tuttavia un vento costruttivo e riparatore. Si levano infatti, qua e là, voci e tentativi di rappresentanza diretta degli interessi del nostro popolo.
Qualche esempio. Scusateci gli errori e/o omissioni.
La battaglia per la fuoriuscita dall’euro e dall’Europa delle banche (la cosiddetta Ue), contro la globalizzazione, le guerre di aggressione coloniale e i trattati capestro che aboliscono la sovranità nazionale e la giustizia sociale, già lanciata da un ventennio da un pugno isolato di uomini liberi, è fatto proprio da più parti. Senza guardare oltre le Alpi, dove è pacifica una graduale diffusione di questo comune sentire, la battaglia viene fatta propria in toto o almeno in parte da forze altre, quali i “Comunisti-sinistra popolare” di Marco Rizzo, “Per il Bene Comune” di Nando Rossi e Giulietto Chiesa, “Sinistra critica” del trozkista Franco Turigliatto, dalla linea neo-marxista di Costanzo Preve o Renato Pallavidini. D’altro canto, su posizioni eurasiatiste-eurabiste, ma un po’ di meno impegnate sul sociale, ha una sua consistenza il Coordinamento progetto eurasia di Claudio Mutti, Tiberio Graziani, Daniele Scalea e Stefano Vernole. Su un altro lato di mobilitazione, ma con obiettivi consimili, emergono i “socialisti nazionali” di Stelvio Dal Piaz e Maurizio Canosci, la “Confederatio” e, inoltre, il “Movimento Nazional Popolare” di Rutilio Sermonti e ampie fasce di “Forza Nuova” di Roberto Fiore come pure spaccati della “Fiamma Tricolore” con Roberto Bevilacqua e altri, i “Siamfatticosì” di Antonio Rossini e altre associazioni come il “Raggruppamento sociale” di Luigi Bongiorno o “ Terza Repubblica” e così via. Quindi il variegato e purtroppo polverizzato arcipelago delle associazioni di difesa dei consumatori e dei centri anti-usura e anti-signoraggio, dei Marra, Frigiola, Fergnani, dei sindacati di base, delle società di tutela del cittadino dei Turrisi, Caracciolo, Vitali.
E le iniziative collaterali e/o le adesioni concrete a “cartelli neutrali”, da parte di “uomini liberi” tout-court. Forse il segnale più concreto di un soffio di vento costruttore.
Una volontà di partecipazione, singola o assembleare - rappresentata sia attraverso mobilitazioni su eventi specifici (esempi neutrali: libertà per l’irlandese Brendan Lillis o sit-in del 30 agosto alla Farnesina di protesta contro la Nato e la guerra alla Libia) e sia attraverso sintetiche proposte operative (esempi in atto: riunioni ferragostane programmatiche sul “fare” da parte del “gruppo dei settanta” con Alberto Mariantoni o della “sinistra nazionale”) - che rappresenta, forse, il sintomo più importante di una decisione reale di mettere la propria persona, le proprie idee, a disposizione di un progetto comune di libertà nazionale e di giustizia sociale.
Ma cosa manca, delineato in brevi imprecisi tratti questo stato antagonista nascente, perché tutto e tutti si coagulino e rafforzino in un vasto fronte comune?
Anzitutto, quando si tratti di “gruppi” o “chiese” con eredità ideologiche e dottrinarie antiche, serve un’onesta caduta delle pregiudiziali e delle convenzioni ad exludendum, con l’immediata archiviazione della propria storia in un archivio della memoria.
Quindi uno sforzo comune di sintesi, in tre o quattro slogans incontrovertibili ma densi di significato, a un tempo distruttivi e costruttivi, delle campagne da programmare.
Dunque lavoro preparatorio comune, tessitura graduale di una tela nazionale e “inter” nazionale comune e azione comune.
Ed ecco il fronte comune.
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