sabato 19 novembre 2011
Un governo golpista delle banche e dell’usura
L’articolo 1 della “nuova” Costituzione: “l’Italia è una Repubblica fondata sui mercati economici”
Un governo golpista delle banche e dell’usura
di: Claudio Moffa
www.europeanphoenix.com
Spread a 500. Ditelo alla stampaglia prezzolata, agli economisti della domenica tipo Alerina, Giavazzi... a quell’Enrico Letta e al suo segretario bocciofilo e a quei disinformatori di Repubblica che, almeno, sono in malafede…
Il grande professore, come un qualsiasi politico da strapazzo, sta implorando la fiducia da numerosi gruppi parlamentari. Sarebbe questa l’emergenza?
Questo non arriva al panettone”.
“Leggo sul New York Times e su Le Monde dei tre anni di Draghi vicepresidente per l’Europa di Goldman Sachs a ridosso dello swap che la banca americana organizzò per nascondere il debito pubblico greco...”. E ancora: “Draghi firmava papers sui derivati con Robert Merton, il Nobel che era già famoso per aver cofondato il Long Term Capital Management, l’hedge fund fallito nel 1998. Rimettono in discussione pensioni, licenziamenti, professioni. Non una parola sul riequilibrio dei redditi e su una regolazione virile dei mercati finanziari, nonostante Dexia sia fallita tre mesi dopo aver superato gli esami dell’Eba che boccia le banche italiane, ree di avere in pancia i titoli del proprio paese, invece dei titoli tossici di Wall Street e della City”. (Guido Rossi, ex presidente Consob)
Il governo Monti non é il governo degli italiani, della salvezza nazionale,dei tecnici... é il CNT libico aggiornato per l’Italia, quello dei ratti finanziari, quello dei golpisti, quello dei mafiosi internazionali e dei loro servi italioti, quello dei liquidatori... quello di chi ha scambiato la nazione per una banca.
Qualcuno ha parlato di colpo di stato…
Il termine è sbagliato se si pensa ai classici colpi di stato militari. Ma c’è del vero se si considera che ormai quell’epoca è finita e che – come mi è capitato di dire altre volte – oggi i colpi di stato li fanno i magistrati e i mass media, di gran lunga più potenti dei partiti politici postbipolari cosiddetti “leggeri”, che ormai hanno perso le loro caratteristiche militanti di massa. Sorretto dalla catena debenedettiana e dal TG3, Napolitano ha così forzato i tempi della crisi, nominando senatore a vita Monti secondo una tempistica ultronea ovvero inopportuna rispetto alle motivazioni meramente “culturali” espresse dall’art. 59 della Costituzione, e con il fine evidente di candidare l’economista della Goldman Sachs e della Bce alla guida del governo, ancor prima di aver consultato i partiti della maggioranza uscente e dell’opposizione. Del resto anche nell’aggressione della Nato alla Libia Napolitano ha fatto lo stesso: si è inventato una legittimità della guerra che non sta né in cielo né in terra e non si è fermato – trascinando dietro il suo decisionismo il debole Berlusconi, con il sostegno attivo del ministro degli esteri Frattini – fino al linciaggio di Gheddafi. Qui la violazione dell’art. 11 della Costituzione che vieta all’Italia il ricorso alla guerra: nel caso di Monti, la riscrittura dell’art. 1 che sembrerebbe doversi recitare ormai così: “L’Italia è una repubblica presidenziale fondata sui Mercati”. I “mercati”, entità pseudo astratte, in realtà forze non tanto oscure che hanno operato per dare il colpo finale a un governo sotto attacco da anni da parte delle grandi reti mediatiche più meno “progressiste”.
Progressiste? In realtà c’è un ultimo aspetto da sottolineare in questa crisi: e cioè che, assumendo Le categorie classiche anche se ormai vetuste “destra” e “sinistra”, il governo Berlusconi ha avuto contro di sé i classici nemici della destra – vertici della Confindustria compresi – che sono stati spalleggiati invece da una sinistra che non è più tale(...)
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