Mercoledì 28 Settembre · dalle 19:00 alle 21:00
Domenico Mandia:
Vi invito a seguire questo programma. Parleremo di tutte le verità nascoste, di quelle che ci propinano, di quelle che ci bombardano tutti i giorni con i mass-media fasulli e di parte.
Vaccini, scie chimiche, signoraggio, verità sull'11 settembre...serve altro?
Seconda puntata della trasmissione che MPA (con Marco Cuoco) ha in collaborazione con Lo Sai.
In questa puntata tratteremo più a fondo il problema del Signoraggio che secondo noi è la causa principale della situazione economico\sociale di questo mondo.
Ospiti:
Salvatore Tamburro:
economista e scrittore; autore del libro "La via del denaro", e della prima tesi di laurea in Italia sull'argomento signoraggio. Co-fondatore del movimento Democrazia Diretta & Sovranità Monetaria (link http://www.democraziadirettasovranitamonetaria.it/ ) e co-fondatore del Movimento16G (link http://movimento16g.weebly.com/index.html ).
Scrive i suoi articolo sul suo blog: http://salvatoretamburro.blogspot.com/ .
Domenico Longo: Direttore della rivista mensile "L'altra voce" (sito http://laltravoce.it/ ), co-fondatore del Movimento16G e autore della petizione "Estinguiamo il debito" (link: http://movimento16g.weebly.com/petizione.html ).
Alfonso Luigi Marra: avvocato, specializzato dal 1980 in cause contro le banche. Nel 1987 ha fondato l'associazione FermiamoLeBanche. Ex-parlamentare europeo. Fondatore del PAS, Partito di Azione per lo Sviluppo. Ultimo libro "Il labirinto femminile". Sito: http://www.marra.it/index.html
Prendete parte direttamente con i Vs interventi al n. 0828.994070 oppure direttaradiompa@radiompa.it, in streaming al sito www.radiompa.it
Conduce Marco Cuoco con la collaborazione di Domenico Mandia (Lo Sai Salerno).
http://www.facebook.com/losai.net
http://www.facebook.com/losai.sa
http://www.losai.org/
sabato 24 settembre 2011
LA CRISI CHE INVESTE PROFESSIONISTI E IMPRENDITORI
ECONOMIA. SCILIPOTI (MRN): INTERVENIAMO SUBITO SULLA CRISI CHE INVESTE PROFESSIONISTI E IMPRENDITORI
ROMA, 24/09/2011: "Con il Forum nazionale delle professioni e dell'imprenditoria vogliamo dare una risposta concreta all'attuale momento di crisi e d'incertezza che grava pesantemente sui professionisti e gli imprenditori". Così l'On. Domenico Scilipoti, segretario politico del Movimento di Responsabilità Nazionale, durante l'incontro programmatico per la creazione di un "Forum nazionale delle Professioni e dell'Imprenditoria" che si è svolto di recente a Roma, presso Palazzo Marini, del quale l'arch. Lucido Di Gregorio e l'arch. Giancarlo Mollo sono i responsabili nazionali. "L’obiettivo prioritario del Forum, è quello di elaborare politiche nuove per il rilancio dell’economia. Il mondo delle professioni - prosegue Scilipoti - non è una casta; rappresenta anzi una delle parti più attive del Paese e riesce a creare opportunità di lavoro senza le quali la qualità di numerosi beni e servizi e opere d'ingegno non sarebbero venute in essere". "Tutti i provvedimenti in merito, finora varati, a partire dalla legge Bersani, si sono rivelati fallimentari, anche a causa del loro essere frutto di scelte verticistiche e non equamente partecipate. Sulla base di tali prerogative - conclude l'On. Scilipoti - il Forum si propone di accogliere le istanze reali per poi tradurle in atti legislativi, con evidenti benefici sia per gli operatori del settore che per l’intera collettività”.
SI FA NOTTE SU TREMONTI…
ECONOMIA. SCILIPOTI (MRN): SI FA NOTTE SU TREMONTI…
ROMA, 24/09/2011: "Dal 14 dicembre i punti programmatici e gli impegni politici assunti insieme nel campo economico e finanziario ancora non sono quasi per niente realizzati. Sicuramente dovremo fare una riflessione più attenta per portarli a compimento: i concreti suggerimenti che da mesi, ostinatamente, diamo, sia noi, che altri Parlamentari, per esempio i condoni con riforme strutturali, il dare il via libera alle grandi opere già finanziate da pubblico e privato inerenti le infrastrutture, le battaglie contro l’anatocismo, le criticità bancarie ed Equitalia, sono una soluzione possibile, direi anzi necessaria; devono essere ascoltati”. L'On. Domenico Scilipoti, leader del Movimento di Responsabilità Nazionale, insiste: fare riforme strutturali, e subito. “Bisogna dare ossigeno all’economia così da poter abbattere ancora di più una quota importante del debito pubblico – afferma con decisione il deputato MRN – e contemporaneamente dare una mano alle famiglie e alle imprese”. “La notte tu mi appari immensa, cantava Salvatore Adamo: questa è la nera notte dell’economia. Sarebbe opportuno che il Ministro Tremonti lasci o si ravveda; e, se si ravvede, pensi non solo al futuro, di pochi, ma anche al presente, dei tanti cittadini, perché all’interno del Parlamento ci potrebbero essere parlamentari della maggioranza disposti a sfiduciare il Ministro Tremonti e non il Governo Berlusconi. Noi italiani veri – conclude l’On Scilipoti (MRN) - siamo positivi e crediamo nel nostro buon destino, dicendo, col grande Edoardo e con la stessa fede di chi ha portato la Croce: ha da passà ‘a nuttata”.
Campagna per il congelamento del debito
Fonte: http://www.cnms.it/campagna_congelamento_debito
Continuano a farci credere che per uscire dal debito dobbiamo accettare manovre lacrime e sangue che ci impoveriscono e demoliscono i nostri diritti. Non è vero. La politica delle manovre sulle spalle dei deboli è voluta dalle autorità monetarie europee come risultato della speculazione. Ma è intollerabile che lo Stato si adegui ai ricatti del mercato: la sovranità appartiene al popolo, non al mercato!
Esiste un'altra via d'uscita dal debito. E' la via del congelamento e se la condividi ti invitiamo a firmare e a diffondere questo documento, affinché si crei una grande onda che dica basta alle continue manovre che distruggono il tessuto sociale. Il problema del debito va risolto alla radice riducendone la portata. Non è vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l'obbligo di restituire solo quella parte che è stato utilizzata per il bene comune e solo se sono stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale, come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del mondo.
Per questo chiediamo un'immediata sospensione del pagamento di interessi e capitale, con contemporanea creazione di un'autorevole commissione d'inchiesta che faccia luce sulla formazione del debito e sulla legittimità di tutte le sue componenti. Le operazioni che dovessero risultare illegittime, per modalità di decisione o per pagamento di tassi di interesse iniqui, saranno denunciate e ripudiate come già è avvenuto in altri paesi.
La sospensione sarà relativa alla parte di debito posseduto dai grandi investitori istituzionali (banche, assicurazioni e fondi di investimento sia italiani che stranieri) che detengono oltre l’80% del suo valore. I piccoli risparmiatori vanno esclusi per non compromettere la loro sicurezza di vita.
Contemporaneamente va aperto un serio e ampio dibattito pubblico sulle strade da intraprendere per garantire la stabilità finanziaria del paese secondo criteri di equità e giustizia.
Almeno cinque proposte ci sembrano irrinunciabili:
riforma fiscale basata su criteri di tassazione marcatamente progressiva;
cancellazione dei privilegi fiscali e seria lotta a ogni forma di evasione fiscale;
eliminazione degli sprechi e dei privilegi di tutte le caste: politici, alti funzionari, dirigenti di società;
riduzione delle spese militari alle sole esigenze di difesa del paese e ritiro da tutte le missioni neocoloniali;
abbandono delle grandi opere faraoniche orientando gli investimenti al risanamento dei territori, al potenziamento delle infrastrutture e dell'economia locali, al miglioramento dei servizi sociali col coinvolgimento delle comunità.
Attorno a queste poche, ma concrete rivendicazioni, è importante avviare un dibattito quanto più ampio possibile, partecipando al forum appositamente costituito all'indirizzo www.cnms.it/forum
Se poi l'onda crescerà, come speriamo, decideremo tutti insieme come procedere per rafforzarci e ottenere che questa proposta si trasformi in realtà.
Francuccio Gesualdi , Aldo Zanchetta, Alex Zanotelli, Bruno Amoroso, Antonio Moscato, Alberto Zoratti, Claudia Navoni, Rodrigo A.Rivas, Giorgio Riolo, Roberto Bugliani, Luigi Piccioni, Michele Boato, Carlo Contestabile Ciaccio, Roberto Fondi, Roberto Mancini, Gianni Novelli, Achille Rossi, Paolo Cacciari, Maurizio Fratta, Fabio Lucchesi, Lorenzo Guadagnucci, Nadia Ranieri, Paola Mazzone, Enrico Peyretti, Gaia Capogna, Francesco Amendola, Uberto Sapienza, Manuela Moschi, Mauro Casini, Roberto Viani, Michela Caniparoli, Franco Fantozzi, Franco Nolli
Continuano a farci credere che per uscire dal debito dobbiamo accettare manovre lacrime e sangue che ci impoveriscono e demoliscono i nostri diritti. Non è vero. La politica delle manovre sulle spalle dei deboli è voluta dalle autorità monetarie europee come risultato della speculazione. Ma è intollerabile che lo Stato si adegui ai ricatti del mercato: la sovranità appartiene al popolo, non al mercato!
Esiste un'altra via d'uscita dal debito. E' la via del congelamento e se la condividi ti invitiamo a firmare e a diffondere questo documento, affinché si crei una grande onda che dica basta alle continue manovre che distruggono il tessuto sociale. Il problema del debito va risolto alla radice riducendone la portata. Non è vero che tutto il debito va ripagato, il popolo ha l'obbligo di restituire solo quella parte che è stato utilizzata per il bene comune e solo se sono stati pagati tassi di interesse accettabili. Tutto il resto, dovuto a ruberie, sprechi, corruzione, è illegittimo e immorale, come hanno sempre sostenuto i popoli del Sud del mondo.
Per questo chiediamo un'immediata sospensione del pagamento di interessi e capitale, con contemporanea creazione di un'autorevole commissione d'inchiesta che faccia luce sulla formazione del debito e sulla legittimità di tutte le sue componenti. Le operazioni che dovessero risultare illegittime, per modalità di decisione o per pagamento di tassi di interesse iniqui, saranno denunciate e ripudiate come già è avvenuto in altri paesi.
La sospensione sarà relativa alla parte di debito posseduto dai grandi investitori istituzionali (banche, assicurazioni e fondi di investimento sia italiani che stranieri) che detengono oltre l’80% del suo valore. I piccoli risparmiatori vanno esclusi per non compromettere la loro sicurezza di vita.
Contemporaneamente va aperto un serio e ampio dibattito pubblico sulle strade da intraprendere per garantire la stabilità finanziaria del paese secondo criteri di equità e giustizia.
Almeno cinque proposte ci sembrano irrinunciabili:
riforma fiscale basata su criteri di tassazione marcatamente progressiva;
cancellazione dei privilegi fiscali e seria lotta a ogni forma di evasione fiscale;
eliminazione degli sprechi e dei privilegi di tutte le caste: politici, alti funzionari, dirigenti di società;
riduzione delle spese militari alle sole esigenze di difesa del paese e ritiro da tutte le missioni neocoloniali;
abbandono delle grandi opere faraoniche orientando gli investimenti al risanamento dei territori, al potenziamento delle infrastrutture e dell'economia locali, al miglioramento dei servizi sociali col coinvolgimento delle comunità.
Attorno a queste poche, ma concrete rivendicazioni, è importante avviare un dibattito quanto più ampio possibile, partecipando al forum appositamente costituito all'indirizzo www.cnms.it/forum
Se poi l'onda crescerà, come speriamo, decideremo tutti insieme come procedere per rafforzarci e ottenere che questa proposta si trasformi in realtà.
Francuccio Gesualdi , Aldo Zanchetta, Alex Zanotelli, Bruno Amoroso, Antonio Moscato, Alberto Zoratti, Claudia Navoni, Rodrigo A.Rivas, Giorgio Riolo, Roberto Bugliani, Luigi Piccioni, Michele Boato, Carlo Contestabile Ciaccio, Roberto Fondi, Roberto Mancini, Gianni Novelli, Achille Rossi, Paolo Cacciari, Maurizio Fratta, Fabio Lucchesi, Lorenzo Guadagnucci, Nadia Ranieri, Paola Mazzone, Enrico Peyretti, Gaia Capogna, Francesco Amendola, Uberto Sapienza, Manuela Moschi, Mauro Casini, Roberto Viani, Michela Caniparoli, Franco Fantozzi, Franco Nolli
Segreti di Stati - Cap. 8 L'oro scomparso
(Segreti di Stati - torna all'indice)
Capitolo
8 - Il segreto dell'oro scomparso nella seconda guerra mondiale
David
Kaplan descrive come l'oro venga utilizzato come sistema per lavare
denaro sporco: "Le
più importanti raffinerie in Svizzera, vendono il loro oro ai
gioiellieri italiani che sono i massimi fornitori a livello mondiale.
I gioielli italiani vengono venduti a compratori USA... ed al loro
secondo mercato: Panama... Una volta a Colon, molto dell'oro italiano
viene venduto a prestanomi colombiani dell'industria della cocaina...
l'oro viene quindi contrabbandato in Colombia dove alcuni acquirenti
lo vendono in cambio di pesos ed usano la moneta per le spese locali
di sopravvivenza e per finanziare ulteriormente la produzione di
coca. Altri fondono nuovamente i gioielli, ritrasformandoli in
lingotti e vendono quest'oro a raffinerie americane o svizzere,
producendo un flusso di cassa apparentemente legittimo. ... Alcuni
inquirenti hanno scoperto che in alcuni casi lo stesso oro viene
ricomprato dagli stessi riciclatori che l'avevano venduto per essere
raffinato negli USA, lavando così altri soldi che provengono dal
traffico di droga... Le pratiche contabili dell'industria dell'oro
possono essere scandalose, gli operatori del settore sono spesso
protetti da legami etnici e familiari. ... La maggior parte dei
traffici d'oro non viene contabilizzata tanto che diventa facile
obiettivo della criminalità organizzata. Mentre molte società
operano legalmente... gli inquirenti descrivono un'industria
strapiena di riciclaggio di denaro, frodi fiscali, contrabbando e
dubbia contabilità. L'oro è diventato il sistema preferito per il
riciclaggio di denaro".
David
Kaplan, 'The Golden Age of Crime' US NEWS ONLINE, 29 novembre 1999.
www.usnews.com/usnews/issue/991129/gold.htm
Da
dove proviene la maggior parte della ricchezza della Citibank, della
Chase-Manhattan Bank, della Union des Banques Suisses (UBS) e della
Hongkong & Shanghai Banking Corporation (HSBC)? I dati necessari
per scrivere questo capitolo, li ho assemblati basandomi sulle
ricerche di vari studiosi - tra cui David Guyatt, Sterling e Peggy
Seagrave, Sherman Skolnick - e di ONG come il GATA, Gold AntiTrust
Action group.
Ufficialmente,
la riserva d'oro mondiale ammonta a circa 142.000 tonnellate, la
quantità che sarebbe stata estratta negli ultimi 6.000 anni. Nei
bollettini ufficiali si dice: "Più di 100.000 tonnellate",
oppure: "Più di 132.000 tonnellate". Si parla sempre di
quantità "eccedenti" una specifica quantità di
riferimento. Si tratta di una mezza bugia, come a dire: "Gli
italiani sono più di 5 milioni...". Questa quantità ufficiale
di oro, non comprende il bottino di guerra dell'asse nazista durante
la seconda guerra mondiale, per esempio. Il caso del Giappone valga
come esempio. Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, nelle
Filippine, mentre il generale Yamashita Tomoyuki opponeva resistenza
all'avanzata americana sulle montagne a nord di Luzon, alcuni
principi giapponesi, alti ufficiali dell'esercito, nascondevano
migliaia di tonnellate d'oro e pietre preziose, rubato in Asia
durante la guerra, in gallerie sotterranee vicino a Bambang, con
l'idea di recuperarle in seguito. Quando il gigantesco tesoro fu
messo al sicuro ed i carrarmati americani si trovavano a meno di
trenta chilometri, 175 capi ingegneri giapponesi, responsabili dei
175 nascondigli ricavati nell'isola, dettero una festa d'addio. Un
addio definitivo. La festa ebbe luogo sottoterra, in una vasta
galleria completamente imbottita di lingotti d'oro. Mentre calava la
sera, i partecipanti bevvero grandi quantità di sake, il vino di
riso giapponese. La caverna rimbombava dei canti patriottici
giapponesi e di grida: Banzai! Che in giapponese significa: lunga
vita, o: "evviva!" A mezzanotte, il generale Yamashita,
assieme agli altri principi, uscì dalla galleria. Vennero fatte
esplodere delle cariche di dinamite poste agli ingressi del
nascondiglio, seppellendo vivi gli ingegneri dimodoché non potessero
in futuro svelare il segreto. I principi rientrarono in Giappone a
bordo di un sottomarino. Il generale Yamashita si arrese alle truppe
americane, tre mesi dopo. Il Giappone aveva perso la guerra
militarmente, ma i principi sapevano che non l'aveva persa
finanziariamente. Questo macabro episodio rimase segreto per
cinquant'anni ed il tesoro nascosto divenne una leggenda, nota come
"L'oro di Yamashita". Tuttavia un testimone era
sopravvissuto: Ben Valmores, che durante la guerra aveva fatto da
cameriere per il principe Takeda Tsuneyoshi, cugino di primo grado
dell'imperatore Hirohito e nipote dell'imperatore Meji, venne
all'ultimo momento risparmiato dalla strage. Takeda Tsuneyoshi decise
di farlo uscire dalla caverna mantenendo così la promessa che aveva
fatto al padre di Ben, di restituirglielo vivo. Ben, che oggi ha
circa 70 anni, ha accompagnato Seagrave proprio alla caverna fatale e
gli ha raccontato tutto quello che aveva visto nei 175 rifugi che
aveva visitato con Takeda Tsuneyoshi, dal 1943 al 1945. Questi 175
rifugi che vennero apprestati nelle Filippine, ma ve ne sono anche in
Indonesia ed in Corea, facevano parte dell'operazione "Golden
Lily" (Giglio d'oro, in giapponese KIN NO YURI), a capo della
quale troviamo il principe Chichibu, fratello dell'imperatore
Hirohito. Si trattava dell'operazione con la quale veniva occultato
il bottino di una serie di guerre, dal 1895 al 1945, in cui il
Giappone aveva sistematicamente depredato dodici stati asiatici. I
Seagrave hanno scoperto uno dei segreti più gelosamente custoditi
del ventesimo secolo, disse a proposito di questa vicenda la famosa
scrittrice Iris Chang. Gli americani, subito dopo la guerra,
scoprirono alcuni dei nascondigli dell'operazione Golden Lily.
L'amministrazione Truman decise, nel 1945, di utilizzare il tesoro
recuperato, anche quello dei nazisti, creando un fondo nero segreto
da utilizzare per combattere il comunismo durante la guerra fredda.
Questo fondo venne usato per corrompere uomini di Stato ed ufficiali
militari, e per comprare le elezioni a favore di partiti
anticomunisti. Nell'ottobre 1945, quando il generale Yamashita si
arrese e venne imprigionato vicino a Manila per essere processato per
crimini di guerra, il suo autista personale, il maggiore Kojima
Kashii, venne torturato da un agente dell'OSS (Office of Strategics
Services) che si chiamava Severino Garcia Santa Romana. Questo
avvenne a Bilibad, vicino a Manila, sotto la diretta supervisione del
capitano Edward G. Lansdale, che fu poi uno dei killer di John
Fitzgerald Kennedy. Questi due ufficiali torturarono il maggiore per
scoprire dove i giapponesi avevano nascosto il tesoro. Credevano
infatti che il maggiore avesse personalmente accompagnato Yamashita
nei siti dove furono scavate le gasllerie. Migliaia di prigionieri di
guerra giapponesi avevano aggiunto dei particolari che arricchivano
la storia del tesoro nascosto. All'inizio del novembre 1945, il
maggiore Kojima, sotto tortura, cominciò a confessare. accompagnò
Santa Romana e Lansdale in più di dodici gallerie che si trovavano a
nord di Luzon, tra Bambang e Aparri, nelle Filippine. A quel punto,
Lansdale volò a Tokyo ed a Washington per raccontare quello che
aveva scoperto. Nel frattempo, Santa Romana ed altri cominciarono ad
aprire le gallerie scoperte. Lansdale parlò a Tokio con il generale
MacArthur ed il generale Willoughby. Poi, a Washington, con il
generale Hoyt Vandenberg, capo del CIG (Central Intelligence Group)
ed infine con Clark Clifford, consigliere speciale del presidente
americano Truman. Truman decise di mantenere la cosa sotto segreto di
stato, cosa resa più facile dal fatto che l'occupazione del Giappone
coinvolse solo l'America e che le Filippine erano sotto
l'amministrazione americana. Washington era l'unica che controllava
le informazioni sull'operazione Golden Lily e sul recupero dei tesori
nascosti. Lansdale tornò a Tokio con Robert B. Anderson, futuro
ministro del Tesoro USA, che era stato consulente finanziario del
ministro della Guerra Henry L. Stimson. Fu proprio un'idea di Stimson
quella di creare un gigantesco fondo nero con il tesoro recuperato
dai nazisti dopo la seconda guerra mondiale: per "combattere il
comunismo", ovviamente. Uno degli assistenti di Stimson, John J.
McCloy, in seguito a capo della Banca Mondiale, aveva lavorato con
Anderson per mettere in atto questo piano. La faccenda venne
segretamente discussa ed approvata quando 44 paesi si trovarono alla
Conferenza di Bretton Woods nel 1944, per pianificare l'economia
mondiale del dopoguerra. Dopo ulteriori incontri a Tokio con il
generale McArthur, Anderson lo accompagnò a Manila dove, assieme a
Lansdale e Santa Romana, fecero il giro dei siti che erano stati
scoperti ed aperti. Anderson e McArthur rimaseo sbalorditi ammirando
muri e muri, di lingotti d'oro, alti due metri. Il controvalore era
dell'ordine dei miliardi di dollari. Questa storia venne confermata
ai Seagrave, da alti ufficiali americani tra cui l'ex direttore della
CIA Ray Cline, che se ne occupò dal 1945 al 1973, anno del suo
pensionamento. Cline diventò poi capo del CSIS, il Center for
Strategic and International Studies della Georgetown University,
l'università della CIA. (Il CSIS è una specie di Think-Tank di cui,
ad esempio, fa parte Luttwak - quello che in televisione ebbe a dire
che l'uranio impoverito non era pericoloso visto che veniva anche
usato come contrappeso sugli aerei di linea civili - ed un certo
signor Maffia, "responsabile per l'Italia". Come si vede,
anche i cowboy hanno il senso dell'humor). La storia venne confermata
anche dallo stesso Lansdale, intervistato da Seagrave nella sua casa
a McLean, in Virginia (USA). A Ben Valmores, l'adolescente cameriere
filippino, vennero in seguito mostrate delle foto di principi
giapponesi. Egli fu in grado di identificare correttamente: Takeda
Tsuneyoshi, i due fratelli di Hirohito - Chichibu e Mikasa - e
l'anziano principe Asaka che comandò l'esercito giapponese durante
il triste episodio che passò alla storia come "Lo stupro di
Nanchino". In quell'occasione almeno 500.000 donne cinesi
vennero costrette alla violenza carnale ed alla prostituzione.
Neanche gli albanesi arrivarono a tanto durante le guerre balcaniche.
In seguito, dei giovani giapponesi che avevano partecipato
all'operazione "Giglio d'oro", confermarono che quelli
erano i nomi dei principi che se ne incaricarono, riferendo
direttamente a Hirohito. Visto che la guerra fredda è ormai finita,
diventa necessario intraprendere azioni volte a compensare i danni
subiti dalle vittime, nonostante che persistano interessi di
autocrati privati che vanno nella direzione opposta. Purtroppo, a
distanza di mezzo secolo, i documenti militari e governativi che si
riferiscono a questo scandalo globale, rimangono profondamente
nascosti. Addirittura se ne nega l'esistenza. Come quando Israele, in
nome delle vittime ebraiche dell'olocausto, cercò di sapere quanti
conti bancari svizzeri erano attribuibili a tali vittime. Se non
altro, basta analizzare l'atteggiamento delle Banche Svizzere che
cercarono fino alla fine di negare l'innegabile. Talvolta cercarono
di distruggere i documenti e le prove rimaste. In America ed
Inghilterra, chi ha cercato di indagare troppo - sull'operazione
Giglio d'oro - è stato terrorizzato o addirittura arrestato da
funzionari governativi. E questo senza alcuna spiegazione ufficiale.
Quando un governo decide di mantenere segrete cerrte vicende, vengono
raccontate bugie al fine di preservare il segreto. Un segreto di
Stato di questa portata richiede una tale quantità di bugie che la
Storia stessa ne esce deformata. Il numero di persone che traggono
benefici da queste bugie, cresce sempre di più, col tempo. Si forma
così un bubbone di corrotti che può essere solo curato incidendolo
con un bisturi. I segreti portano potere, un potere che corrompe
segretamente. La decisione strategica di mantenere il segreto sui
tesori trafugati dall'asse nazista, ha creato conseguenze disastrose
per centinaia di migliaia di persone, se non milioni. A causa delle
decisioni di Washington, queste vittime, brutalizzate e ridotte in
schiavitù, videro negati i loro diritti ad una compensazione da
parte del Giappone nel dopoguerra. Uno degli obiettivi americani, del
1945, consisteva nel rimettere presto il Giappone in grado di
diventare un bastione contro il possibile diffondersi del comunismo
in Asia. Una parte del tesoro recuperato venne usato proprio per
questo scopo. Questo ha fatto sì che Tokio e Washington sono
diventati complici nel mantenere il segreto. Questa complicità ha
portato una corruzione che ormai si discosta parecchio dallo scopo
originale. I cittadini americani e giapponesi, ignari della verità,
sono stati ingannati per mezzo secolo dai loro governanti. Ma
dobbiamo aggiungere delle spiegazioni per capire come mai le
ricchezze depredate fossero così ingenti. Si tratta, di fatto, di
ricchezze depredate non solo durante la seconda guerra mondiale, ma
durante tutte le guerre che il Giappone ha fatto, dal 1895, in Corea,
Manciuria,Cina e nel sud-est asiatico. Le razzie in tempo di guerra
non rappresentano certo una novità. Nel 1860, un gruppo di soldati
ubriachi, francesi ed inglesi, durante una spedizione punitiva nel
nord della Cina, depredarono il Palazzo d'estate presso
Pechino.Questi soldati spaccarono e distrussero tutto ciò che non
riuscirono a portar via. Increduli di fronte alla quantità d'oro che
vi trovarono, ne buttarono via la maggior parte. Il comandante di
questa oscena azione di guerra, Lord Elgin, era il figlio di colui
che aveva depredato il Partenone ateniese delle sue belle statue. Nel
1900, un'altra coalizione delle grandi potenze marciò su Pechino
distruggendo tutto quello che poteva. Ma quello che il Giappone fece
tra il 1895 ed il 1945 era qualitativamente differente. I giapponesi
furono eccezionalmente metodici nello svuotare le banche, svaligiare
le case private, i negozi, le fabbriche, le gallerie d'arte, etc.
Strapparono i gioielli alle persone: anelli, bracciali, etc.
Arrivarono fino a staccare le piastrelle dai pavimenti e le ante
delle finestre. L'operazione Golden Lily dedicò una speciale
attenzione al mondo della malavita: le sette, le triadi, i
taglieggiatori ma, in particolare, la rete di distribuzione delle
droghe. Il Giappone praticò l'estorsione in modo sistematico, ma
anche stupri di massa, rapimenti, mutilazioni di donne e bambini. Ci
hanno insegnato che il Giappone, la sua élite composta dai
conglomerati industriali - le zaibatsu - dalla famiglia imperiale,
dalla mafia - la yakuza - e dai "buoni burocrati", sarebbe
uscito completamente impoverito dalla seconda guerra mondiale. Questo
sarebbe avvenuto a causa di una manciata di malvagi militari
giapponesi. In realtà il Giappone uscì dalla seconda guerra
mondiale molto più ricco di prima. Gli unici che ci rimisero, come
ormai siamo abituati a vedere, a livello globale, furono i poveri
cittadini. Umili cittadini che non contano niente agli occhi delle
élite e dei "loro" interessi privati. Con la scusa della
guerra contro il comunismo, Washington graziò i capi del Giappone,
la famiglia imperiale e i leader finanziari, che avevano condotto il
paese alla guerra distruggendo e riducendo in povertà dodici altre
nazioni, anzi, fece di più: li rimise tutti al potere durante il
dopoguerra. Come in Germania, solo una manciata di leader vennero
condannati per crimini di guerra, a titolo propagandistico. In Italia
si arrivò anche oltre: l'unico generale condannato a morte e
giustiziato, alla fine della guerra, il generale Bellomo, era
addirittura un antifascista. Eia, eia, allallà! A metà degli anni
'50, i pochi giapponesi condannati vennero rimessi in libertà,
compresi i padrini che avevano diretto, negli anni '30 e '40, il più
grande traffico di droga su scala mondiale. Più o meno nello stesso
periodo, vennero rimessi in libertà i condannati di Norimberga. In
Giappone, il governo del dopoguerra era una fotocopia del governo
anteguerra, il tutto finanziato con i tesori depredati alle vittime
della guerra. Fin dall'inizio dell'occupazione americana del
Giappone, il generale MacArthur, il presidente Truman, John Foster
Dulles e altri "probi viri" americani erano perfettamente a
conoscenza della provenienza della ricchezza posseduta dalla élite
del Giappone. Per evitare che al Giappone fosse asportata questa
ricchezza, facendogli pagare i danni di guerra alle vittime, il
signor Dulles si incontrò segretamente con quattro giapponesi per
organizzare il Trattato di Pace che venne firmato a San Francisco nel
1951. Uno della banda dei quattro giapponesi, Miyazawa Kiichi, è
l'attuale ministro delle finanze del Giappone. Secondo l'articolo 14
del trattato di pace, si riconosce che il Giappone avrebbe dovuto
pagare i danni alle Potenze Alleate per quanto subito durante la
guerra. Ma si scrive anche che le risorse del Giappone non sono
sufficienti per adempiere all'indennizo. Per rinforzare l'idea che il
Giappone aveva sorpassato l'orlo del fallimento, l'articolo 14
recita: "Le Potenze Alleate cancellano qualsiasi richiesta di
danni che potrebbe essere avanzata dalle Potenze Alleate E DALLE LORO
POPOLAZIONI per le azioni che furono perpetrate dal Giappone...
durante il corso della guerra". Firmando il trattato, i Paesi
Alleati in qualche modo avallavano la versione che la ricchezza
depredata dal Giappone fosse finita in una specie di buco nero, e che
le vittime delle violenze giapponesi, fossero gente sfortunata. Ancor
oggi, il dipartimento di Stato USA, invocando l'articolo 14, continua
a fare tutto quello che può per impedire che vengano intraprse cause
legali da parte dei prigionieri di guerra americani che vennero
brutalizzati e ridotti in schiavitù dalle multinazionali giapponesi:
Queste multinazionali oggi sono tra le maggiori al mondo, quali ad
esempio la Mitsubishi e la Mitsui. Durante delle audizioni al Senato
USA, nel giugno 2000, il senatore Orrin Hatch dello Utah sfidò il
dipartimento di Stato e quello della Giustizia sul terreno della
legittimità delle loro pretese che, basandosi sul trattato firmato
nel 1951, negavano qualsiasi compensazione alle vittime. "...Sul
piano costituzionale, può il nostro governo rinnegare i diritti di
privati cittadini solamente perché li ha messi in un trattato? Non
stiamo chiedendo al governo giapponese di pagare, ma lo chiediamo a
quelle multinazionali giapponesi, oggi multimiliardarie, che
commisero quelle atrocità." In effetti, il trattato del 1951
venne cucinato attraverso accordi segreti. Tutti i paesi che lo
firmarono, in cambio dell'omertà sulla reale situazione finanziaria
del Giappone, ricevettero delle tangenti. I soldi venivano dal tesoro
segreto che era stato recuperato da Santa Romana. Le ricchezze delle
vittime andarono ad arricchire i governanti corrotti e le rispettive
banche centrali private. Una musica che si sente spesso, non vi pare?
Come testimoniò Cline, l'ex direttore della CIA precedentemente
citato, il tesoro recuperato da Lansdale e Santa Romana venne
trasferito nelle primarie banche di più di 42 paesi, Gran Bretagna
inclusa. Queste tangenti segrete servirono anche a convincere i
governanti ad impedire che i soldi fossero resi alle vittime
dell'avidità e crudeltà giapponese. Rimane oggi un'annotazione
scritta all'allora Ministro degli Esteri, Herbert Morrison, durante
le sedute segrete, che sottolinea che se la questione della
riparazione dei danni di guerra fosse sfuggita di mano, si sarebbero
dovuti pagare i danni non solo ai cittadini occidentali, ma anche
agli orientali, a centinaia di migliaia. Se questo fosse avvenuto, al
governo inglese sarebbe rimasto ben poco dei frutti di
quell'accordo... (British Foreign Office Record n. 92591, pagina 4).
Questo tesoro segreto, questo oro "nero" venne utilizzato
per vari scopi, ad esempio la creazione di fondi neri in Italia e
Grecia dove si paventava il pericolo dell'entrata della sinistra al
governo. Nell'Italia occupata, l'agente della CIA James Jesus
Angleton aveva recuperato il tesoro dell'Etiopia che era stato
razziato da Mussolini. Invece di restituirlo alla povera Etiopia,
venne espropriato da Angleton ed usato per finanziare candidati
pro-americani durante le elezioni del 1948. La CIA convinse anche il
Papa Pio XII° a contribuire con un fondo personale di 100 milioni di
dollari alla campagna anticomunista. I soldi che il Papa usò
provenivano dalla vendita di materiale militare americano che era
avanzato. In tutto, nei dodici mesi che precedettero le prime
"libere" elezioni italiane del dopoguerra, gli americani
investirono 350 milioni di dollari di allora, per comprarle. In
Giappone venne creata una serie di fondi neri, dal generale
MacArthur, tra cui spicca il fondo chiamato "M-Fund", dove
la "M" viene dall'iniziale dell'addetto finanziario del
predetto generale, il generale Marquat. Questo fondo, secondo fonti
giapponesi, venne restituito al pieno controllo del partito
liberal-democratico giapponese dal vicepresidente Nixon nel 1960.
Nixon in cambio voleva l'appoggio del Giappone per la sua elezione a
presidente degli Stati Uniti. Attualmente questo M-Fund vale circa
500 miliardi di dollari ed è controllato da Nakasone Yasuhiro che lo
sta usando per mantenere il Giappone sotto il controllo di un unico
partito, il partito di estrema destra "liberal-democratico",
e per prevenire qualsiasi tipo di riforma. Chissà chi sono i
referenti in Italia, chi gestisce in Italia i fondi neri
"anticomunisti"? Ne avrà mai saputo niente la Banca
d'Italia? Oppure, chessò, Andreotti, Cossiga, o l'ex presidente
Leone? O l'attuale presidente Ciampi, ex governatore della Banca
Centrale privata italiana? Meglio tornare al Giappone. Per aumentare
la consistenza del M-Fund, mantenendone il controllo, l'ex primo
ministro Tanaka Kakuei stampò delle "Promissory Notes",
dei certificati chiamati "57" poiché vennero emessi il
57esimo anniversario del regno di Hirohito, nel 1982. L'esistenza di
questi certificati "57" viene ufficialmente negata dal
governo giapponese, ma è stata confermata da un ex ministro
giapponese. Il governo teme che, se viene fuori la verità su questi
certificati, potrebbe crollare la borsa giapponese con conseguenze
negative anche all'estero. Si usa come al solito la maschera della
"Sicurezza Nazionale" per nascondere i colpi della banda
bassotti di turno. Ma proprio il successo ottenuto da Israele nella
causa contro le Banche Svizzere, sta risvegliando l'attenzione delle
vitime sopravvissute che, in un'azione legale di massa, stanno
chiedendo miliardi di dollari di danni aiutati da prestigiosi
avvocati. Uno di questi è l'avvocato di New York, Edward D. Fagan,
che riuscì a far ottenere giustizia alle vittime dell'olocausto. Un
altro è l'avvocato londinese Martyn Day, che ha aperto la strada con
la richiesta di danni al Giappone da parte di migliaia di vittime
inglesi. In Giappone, fazioni avversarie si sono confrontate per
ottenere il controllo dei soldi neri del M-Fund. Sono ricorsi
all'omicidio pur di mantenere il segreto sull'esistenza di questa
ricchezza. Negli USA, il controllo di questi soldi neri era affidato
ad un nucleo all'interno della CIA, chiamato "Enterprise".
Questa Enterprise è venuta fuori in occasione di vari scandali, tra
cui l'Iran-Contra (vedi capitolo 16), ed è costituita da
ultraconservatori ed ex alti ufficiali del Pentagono che vorrebbero
creare una specie di esercito privato e costituire un nuovo complesso
militare-industriale. Le prove dellesistenza di questi fondi
illegali, che qualcuno chiama "Black Eagle Fund", derivano
anche da alcune cause legali svolte negli USA. I conti intestati al
prestanome Severino Garcia Santa Romana, emersi negli uffici del
fisco USA, dimostrano che il sistema bancario internazionale è
letteralmente ingolfato da queste ricchezze depredate durante la
guerra. Lo stesso Cline, assieme ad altri ufficiali USA, sono stati
coinvolti nel tentativo di recuperare i soldi depositati da Santa
Romana nella Citibank, nella Chase-Manhattan Bank ed in altre banche.
Un altro episodio conferma la presenza del tesoro nelle Filippine:
Rogelio Roxas, un fabbro filippino, trovò un budda d'oro da una
tonnellata ed alcuni lingotti scavando nel cortile della sua casa.
Questo tesoro gli venne rubato da Ferdinand Marcos, che fece poi
torturare ed uccidere lo stesso Roxas nel tentativo di mantenere il
segreto. Un tribunale USA ha riconosciuto un risarcimento di 22
miliardi di dollari agli eredi di Roxas, condannando Marcos. Un altro
caso straordinario è quello di Norbert Schlei, ex ministro della
Giustizia USA, che sta lottando per la sua sopravvivenza dopo essere
stato fregato dal ministero USA del Tesoro. Schlei aveva scoperto
troppe cose a proposito del fondo segreto giapponese M-Fund. Ma
Schlei non è che una delle vittime delle minaccie governative
riservate a chi indaga troppo su queste vicende. Occorre spiegare
esattamente come funziona l'ambaradan. L'oro fisico non ha molta
importanza dove sta poiché, sulla base della sua esistenza, vengono
emessi dei "certificati auriferi". Questi certificati
assicurano una resa in termini di interessi e vengono ad esempio
utilizzati per garantire la parte di debito estero USA che viene
coperta dai titoli di Stato americani comprati dall'Arabia Saudita
(chi non è saudita, deve accontentarsi della fiducia che ripone nei
titoli di Stato americani chiamati "T-Bond", ovvero:
Certificati del Tesoro). Questi certificati auriferi, usati per
corrompere i vari governi, contengono dei piccoli errori tipografici
di modo da rivendicarne la non-autenticità nel caso finissero in
mani sbagliate o che qualcuno tentasse di incassarli. Oppure nel caso
che il politico di turno riveda la sua posizione nei confronti di
Washington. In pratica, il detentore "autorizzato" di
questi certificati può solo incassare gli interessi annuali finché
glielo consentono. Il trucco degli errori tipografici predisposti
appositamente in documenti finanziari, è abbastanza noto. Ad
esempio, le banche svizzere usano scrivere, nella data, "Juny"
al posto di "June" (in inglese: giugno) per, eventualmente
in seguito, invalidare l'autenticità dei loro impegni. Si tratta di
minimi errori che sfuggono a chi non conosce bene la lingua o si
limita ad una lettura superficiale. L'idea di usarli nei titoli è
geniale, è anche il sistema per evitare che, in caso di morte del
possessore, gli eredi possano avanzare pretese cercando di cambiarli.
Cosa che, di tanto in tanto, accade. Come nel caso degli eredi di
Severino Garcia Santa Romana che stanno ancora lottando per ottenere
l'eredità. Per quanto riguarda la consistenza totale dell'oro
nascosto nelle Filippine, si stima che sia 5 o 6 volte superiore alla
quantità mondiale di oro ufficialmente ammessa. In effetti nessuno
sa esattamente quanto oro c'è nel mondo. Non sappiamo quanto oro
venne rubato dalla Spagna nel Nuovo Mondo. Questo perché quando
quest'oro arrivava in Europa, la maggior parte passava nelle mani dei
grandi banchieri europei, come i Fugger e i Welser, che avevano
finanziato la conquista del Messico e del Perù. Difatti non sappiamo
la reale consistenza del patrimonio dei Krupp, dei Rotschild, degli
Oppenheimer o dei Rockefeller. Secondo gli economisti, questi
patrimoni privati ammonterebbero a 23 milioni di miliardi di dollari,
la maggior parte nascosta in conti bancari off-shore, al sicuro dal
fisco, dalle tasse, dalle mogli (è recente in Italia la memoria
della triste vicenda della vedova del Conte Agusta, suicidatasi,
secondo i giudici, dopo aver raggiunto un accordo scritto col figlio
del marito - l'altro erede - che le concedeva 500 miliardi
dell'eredità), dai clienti e dai soci d'affari. Sappiamo ancora meno
sulle quantità d'oro accumulate nei millenni dalle dinastie
asiatiche. Gli asiatici diffidano da millenni dei governi e delle
banche, per questo conservano le loro fortune sotto forma di piccoli
lingotti d'oro e di pietre preziose. Si presume che la quantità
d'oro ammassata in Asia sia varie volte maggiore di quella ammassata
in occidente nei tre secoli d'esistenza del sistema bancario
occidentale. I governi non vogliono che si conosca con esattezza la
quantità d'oro esistente poiché il suo valore è determinato dalla
sua scarsità. Così come nel caso dei diamanti, il cui monopolio è
in mano a due famiglie. Di fatto, sia l'oro che i diamanti sono rari
perché sono in mano a pochi ricchi privati, ad alcune banche ed ai
Ministeri del Tesoro che ne manipolano i prezzi sui mercati
internazionali. Gli intermediari invece di trattare l'oro, ne
trattano i "derivati". L'argomento è insieme affascinante
e complesso. Rimangono alcuni interrogativi: a chi spetta oggi il
tesoro segreto derivato dalle rapine effettuate durante la seconda
guerra mondiale? Riusciremo in futuro ad avere governi che non siano
corrotti "a priori" dall'uso di questi fondi neri ? Delle
175 caverne scavate nelle Filippine per nascondere il tesoro, quante
ne sono rimaste che non sono ancora state scoperte? Riusciranno le
vittime della brutalità giapponese ad avere la meritata giustizia?
Cosa ne sanno i nostri servizi segreti? Passiamo al prossimo
capitolo.