mercoledì 5 ottobre 2011

Wall Street: Sale la protesta


Sale la protesta contro le speculazioni dell’Alta Finanza
di Filippo Ghira - 04/10/2011

Fonte: Rinascita


http://www.rinascita.eu/mktumb640.php?image=1317655809.jpg
Gli oltre settecento arresti di manifestanti che a New York avevano bloccato il ponte di Brooklyn e che sono seguiti a quelli di altre decine di persone che avevano occupato la zona antistante alla Borsa di Wall Street, sono state accolte con un misto di stupore e di fastidio dai giornali e dalle televisioni americane ed europee. I manifestanti, hanno cercato di spiegare i media, manifestavano contro la crisi e contro l’incertezza di un futuro che si percepisce come ancora più nero di adesso.
Si tratta soprattutto di giovani, era la spiegazione data, che, come i loro colleghi di sventura europei, tipo gli “indignados” spagnoli, protestavano contro l’incapacità del governo di creare le condizioni per favorire lo sviluppo e l’occupazione.
In realtà, a ben vedere i cartelli che venivano alzati nelle manifestazioni che nei giorni scorsi hanno avuto ripetutamente come teatro le vie della Grande Mela, i bersagli dell’indignazione generale erano e sono le banche che con le loro speculazioni hanno innescato la crisi finanziaria del 2007-2008 e la conseguente recessione globale. Ma sotto tiro, si è trovata anche l’amministrazione democratica di Barack Obama accusata di fare gli interessi delle banche di Wall Street invece di preoccuparsi di tutelare il futuro di tutti quei milioni di cittadini che, senza colpa, si sono ritrovati senza casa, senza lavoro e con i propri risparmi andati in fumo. Non per niente la protesta era stata denominata “antibanks day”.
E’ apparentemente paradossale che l’ex candidato nero approdato alla Casa Bianca sull’onda dell’indignazione popolare contro l’amministrazione repubblicana di Bush junior, accusata di essere collusa con l’Alta Finanza responsabile della crisi, si sia poi legato mani e piedi agli stessi ambienti finanziari. Ne fa fede il prestito di 7,5 miliardi di dollari versato da Obama alla Goldman Sachs che gli aveva gentilmente finanziato la campagna elettorale per le presidenziali. Soldi evidentemente spesi beni da parte della banca d’affari che il cittadino medio americano associa alla più odiosa speculazione e che invece in Italia resta nel cuore “bipartisan” dei vari Mario Draghi, Mario Monti, Romano Prodi, Gianni Letta come era in quello del non compianto (da noi) Tommaso Padoa Schioppa. In Italia i giornali contigui ai cosiddetti poteri forti e quelli apertamente schierati con il PD (tipo la Repubblica) da tempo cercano disperatamente di fare i necessari distinguo tra repubblicani e democratici all’insegna delle commistioni dei primi non solo con l’industria degli armamenti, condizionando quindi le velleità imperiali e militariste di Washington, ma anche con i grandi gruppi finanziari. In realtà, se può essere vero il primo punto, lo stesso non si può dire per il secondo. Anzi. Anche i legami dei democratici con Wall Street sono stati infatti sempre strettissimi e l’aiuto del maggiordomo Obama ai suoi amici della Goldman Sachs ne è solo uno degli esempi più evidenti. Il fatto che non si deve dimenticare, e che purtroppo molti fingono di non vedere, è che la politica della Casa Bianca, sia che ci sia un presidente democratico o repubblicano, non può prescindere dagli interessi del sistema finanziario e industriale nazionale e nella sua azione mirata a mantenere il predominio militare, politico, economico e finanziario degli Stati Uniti. Tutto il resto sono chiacchiere. Come sono chiacchiere di facciata quelle su una pretesa differenza tra il multilateralismo democratico e l’unilateralismo repubblicano. Basti ricordare che gli Usa sono entrati in guerra con i democratici Wilson (1917), con Roosevelt (1941), con Truman (1950 in Corea), con Kennedy (1962 in Vietnam) e con Clinton (nei Balcani).
Ma soprattutto nel campo dell’economia e della finanza le differenze tra democratici e repubblicani sono inesistenti. Ne fa fede l’accordo tra i parlamentari dei due gruppi per alzare il livello “legale” del debito pubblico federale che è ormai al 100% del Prodotto interno lordo (14.300 miliardi di lettore), e che sale al 130% con il debito degli enti locali. Accordo fatto poter continuare a vivere sulle spalle del resto del mondo che deve fare i conti anche con l’enorme debito commerciale statunitense (650 miliardi di dollari). Appare quindi incredibile che il segretario al Tesoro Usa, Timothy Geithner, abbia avuto la faccia di bronzo di dichiarare che l’Unione Europea non faccia abbastanza per abbattere il proprio debito pubblico. Affermazione doppiata da quella del primo ministro inglese, David Cameron, che ha manifestato tutta la sua preoccupazione per la crisi del debito dei Paesi dell’euro, per i pericoli di un conseguente crollo della moneta unica alla quale Londra non partecipa, pur essendo la City la prima piazza finanziaria mondiale nella quale vengono trattate le obbligazioni in euro e pur essendo i 17 Paesi dell’Eurogruppo i destinatari del 40% delle esportazioni britanniche. Peraltro con un debito pubblico britannico di quasi l’80%  che sale al 200% considerando quello del sistema Paese (famiglie, imprese e sistema finanziario) il signor Cameron dovrebbe avere il buongusto di stare zitto. Non è un caso infatti che anche per colpire l’euro e salvare di riflesso dollaro e sterlina proprio da Wall Street e dalla City siano arrivate le più massicce speculazioni contro i Paesi europei a rischio di bancarotta del debito. Di conseguenza, il fatto che oggi negli Usa stia montando un movimento di massa contro il sistema finanziario e i suoi servi alla Casa Bianca, un movimento non nel sistema ma contro il sistema, deve essere accolto con favore perché testimonia che pure oltre Atlantico la misura è ormai colma e che i cittadini non accettano più di essere derubati dai gangsters di Wall Street e di essere presi in giro dai loro complici politici.

Rivoluzione in diretta da Wall Street


Watch live streaming video from globalrevolution at livestream.com


"Io tra gli indignati di Liberty Plaza
Vi imbrogliano, ora diciamo basta"
Michael Moore
l racconto di Michael Moore: "Ho deciso di impegnarmi. Questa adesso è la nostra missione, impegnarci". L'esempio di New York: otto milioni di abitanti, un milione vive in povertà. E' una vergogna e la gente non ne può più.

NEW York ha otto milioni di persone: e un milione vive in povertà. È una vergogna. Eppure il sistema non si ferma qui. Non importa quanta vergogna possiamo provare: la macchina va avanti - per fare altri soldi. Per trovare nuovi modi di imbrogliare la gente che lavora. Nuovi modi per accaparrarsi le pensioni: di rubare ancora di più.Ma qualcosa sta succedendo a Liberty Plaza.

Sono stato a Liberty Plaza per un paio di notti. E ci tornerò. Sapete? Stanno facendo un gran lavoro laggiù. E stanno ricevendo sempre più sostegno. L'altra notte il sindacato dei ferrotranvieri - gli autisti di bus, gli autisti della metropolitana - ha votato con entusiasmo per sostenere la protesta. Tre giorni fa 700 piloti di linea - soprattutto United e Continental - hanno marciato su Wall Street. Non so se avete avuto modo di vedere queste cose nei tg. So bene com'è andata la copertura fin qui: vi hanno mostrato pochi hippy che picchiavano duro sui tamburi - le cose tipiche che cerca la stampa. Per carità: che Dio benedica gli hippy che picchiano sui tamburi! Ma c'è una ragione per cui "loro" vogliono farci vedere solo questo. E allora ve lo dico io che cosa ho visto in quella piazza. Ho visto i giovani. Ho visto gli anziani. Ho visto la gente di tutti i tipi e di tutti i colori e di ogni religione. Ho visto anche la gente che vota per Ron Paul (il candidato presidenziale ultraconservatore che vuole abolire la Banca centrale). Voglio dire: è un gruppo di gente davvero assortita. Ci stanno le infermiere in quella 
piazza. Ci stanno gli insegnanti in quella piazza. Gente di ogni tipo.

Martedì ci sarà una nuova manifestazione: anche gli autisti di autobus e della metropolitana marceranno su Wall Street. E ho già sentito dire che l'Uaw (il sindacato degli operai dell'automobile) sta pensando a qualcosa del genere. Pensate: il loro incubo peggiore diventa realtà. Gli hippy e gli operai dell'auto che marciano insieme! Ma vedete: la gente ha capito. E tutta questa storia sulle divisioni interne e questo e quell'altro: alla gente non gliene importa più niente. Perché stavolta si tratta dei propri figli: che rischiano di non poter più andare al college. Stavolta si rischia di restare senza un tetto. Questo è quello che è davvero in gioco.

Ma quello che mi sembra più strano e bizzarro, dei ricchi, è come abbiano deciso di strafare fino a tanto. Voglio dire: gli stava andando tutto così bene. No: per loro non era abbastanza. Per i nuovi ricchi non era abbastanza. I nuovi ricchi che hanno fatto quattrini non grazie a buona idea. Non a un'invenzione. Non con il loro sudore. Non con il loro lavoro. I nuovi ricchi che si sono arricchiti con i soldi degli altri: con cui hanno giocato come se fossero al casinò. Soldi su soldi. E adesso ci ritroviamo con una generazione di ragazzi per cui gli eroi da seguire sono quelli dei canali tv di business: quelli che si sono arricchiti facendo soldi su quelli che fanno soldi su quelli che fanno i soldi... Ma quanto bisogno avremmo di giovani che si mettessero al lavoro per salvare questo pianeta? Per trovare le cure a tutti questi mali. Per trovare un modo di portare acqua e servizi igienici ai miliardi di persone su questa Terra che non ne hanno.

Questo è ciò che ci vorrebbe. E invece le 400 persone più ricche di questo paese oggi hanno più ricchezza che 150 milioni di americani messi tutti insieme. Dicevano: oh, sarà uno di quei numeri che Michael Moore butta giù. Beh, è una statistica vera: verificata da Forbes e da PolitiFact. Le 400 persone più ricche di questo paese hanno più ricchezza che 150 milioni di persone messe insieme! Ma questa non si può chiamare democrazia. La democrazia implica una qualche sorta di eguaglianza: una qualche sorta di egalitarismo. Io non dico che ogni pezzo della torta dev'essere della stessa misura: però non siamo andati ormai oltre?

Ma ora c'è questa buona notizia. Perché fino a quando avremo qualcuno che pone delle sfide alla nostra democrazia - fino a che la Costituzione resterà intatta - vorrà dire che ciascuno di noi avrà lo stesso diritto di voto dei signori di Wall Street: una persona vota per una personaE loro potranno pure comprare tutti i candidati che vogliono: ma la loro mano non guiderà la nostra mano quando saremo in cabina.

Questo è il messaggio da gridare forte: da fare arrivare a quei milioni di persone che si sono arresi - o che sono stati convinti e fuorviati per ignoranza. Ecco: se riusciremo a far arrivare il nostro messaggio, beh, per quei 400 sarà il peggiore degli incubi. Perché l'unica cosa che sanno fare bene sono i conti. E sanno che noi siamo un fottìo più di loro. Dipende solo da noi. Basta svegliarsi al mattino e dire ok, adesso basta, fine. Ho deciso di impegnarmi. E ho deciso di coinvolgere 10 persone tra i miei vicini. Questa adesso è la nostra missione: impegnarci. Per questo vi dico: sostenete la protesta di Liberty Plaza.

_________________________
(testo raccolto da Angelo Aquaro durante la presentazione dell'ultimo libro di Moore al St. Mark's Bookstore,
la storica libreria indipendente di New York che sta lottando per non chiudere)

Bancocrazia totalitaria


Bancocrazia

dal Blog di Beppe Grillo

scheda-elettorale-finanza.jpg
C'erano una volta i parlamenti, i governi federali e nazionali, i pubblici dibattiti sul futuro delle nazioni. C'era persino l'ONU che non funzionava un granché, ma era pur sempre uno straccio di organo rappresentativo. Tutto questo è memoria, cenere di democratica parvenza, polvere del passato. Non conta più nulla. Altri organismi li hanno superati con sigle misteriose per la gente: WTO, BCE, FMI. Il nostro destino è nelle loro mani, ma non sappiamo chi li dirige, chi ne decide gli obiettivi. Nessuno ne ha eletto i rappresentanti, ma da loro dipendono le nostre vite. La BCE, una banca, può inviare, senza che nessuno più si scandalizzi, una lettera a un governo in carica dettandogli le condizioni e minacciandolo di licenziamento. Il WTO può decidere di sconquassare il mondo con la libera economia, una parodia del libero amore dei figli dei fiori trasformati in figli delle banche. La produzione può essere affidata dalle multinazionali a bambini indiani o a lavoratori cinesi senza alcun diritto sindacale. Trasferita da Stati con norme severissime sull'ambiente, alle quali le aziende devono attenersi pena la loro chiusura, a Stati dove tutto è permesso. Di che competizione globale stiamo parlando? La competizione esiste a parità di regole, di diritti. E' più corretto parlare di sfruttamento globale, di abbassamento generale dei salari nelle nazioni industrializzate, della perdita di conquiste sociali e sindacali frutto delle lotte delle generazioni precedenti. Chi ha deciso tutto questo? Il WTO. E in nome in di chi? Il FMI internazionale ricorda gli avvoltoi. I suoi rappresentanti arrivano quando uno Stato sta tirando le cuoia per proteggere interessi internazionali. La Grecia non può andare subito in default. Se fallisse, potrebbero fallire le banche francesi che detengono il suo debito. Quindi prima deve vendere il suo patrimonio nazionale e salvare le banche. Il mondo è bancocentrico e di politica sociale non si discute nemmeno più. La UE è stata sostituita dalla BCE, l'ONU dal WTO, i governi dal FMI. Le stesse guerre hanno ormai solo finalità economiche, non più ideologiche, religiose o territoriali come ha dimostrato la guerra in Libia. Le banche finanziano le guerre che a loro volta finanziano le banche. In albergo ti chiedono la carta di credito al posto della carta di identità. Alla nascita ti attribuiscono il codice fiscale, insieme alla quota personale di debito pubblico, prima di assegnarti un pediatra. I politici sono i camerieri dei banchieri e noi paghiamo il conto.