sabato 10 marzo 2012
Attacco ai semi: un grido di aiuto e uno spiraglio
Sul Cambiamento [1] trovo questo appello per tutelare la nostra biodiversità attaccata dalle lobby degli ogm e dei produttori di sementi ibride di cui avevo parlato nel lontano 2008 (cfr. http://www.stampalibera.com/?p=251 [2]).
La tutela della nostra biodiversità è uno di quegli aspetti degenerati per via della dittatura dell’usura e della moneta, che sfocia ineluttabilmente in strumenti finanziari come i brevetti. I semi, è risaputo, si rigenerano da soli, ma il banchiere pensa: perché permettere ai contadini e alle persone di rigenerarsi i semi se noi possiamo VENDERGLIELI? Due laboratori, uno in Olanda l’altro in Israele stanno trafficando da decenni i nostri semi per imitare le nostre varietà e brevettarli, sono i cosiddetti semi ibridi, la maggior parte delle varietà che troviamo nel nostro piatto e che non si possono rigenerare. Sterili o subfertili.
Ed è chiaro che qua, nel caso di Bari, chi dovrebbe essere incriminato è il CNR, la solita struttura con i vertici paracadutati da certa massoneria e dalle solite lobby di interesse bancariomultinazionale, che non si dovrebbe proprio occupare di semi.
Il registro delle varietà commerciali annovera un numero sempre più ridotto di specie, poiché le piante rare o uscite dai registri commerciali sono state messe in ‘banca’, in modo da farli sparire dalla circolazione e dalla natura per poterli poi brevettare un giorno. Infatti se qualcuno ‘scopre’ una nuova pianta oggigiorno la può brevettare. Per cui basta farne dimenticare l’esistenza per un po’, tanto i rettili fanno calcoli a lunga scadenza, forse chissà, vivono anche più a lungo degli altri (quanti anni ha veramente la regina d’Inghilterra?).
Mentre vietavano tale scambio di semi, e distruggono qua e la le varie banche del germoplasma – chissà che fine ha fatto quella della Libia? – come nel caso di Bari, loro, i rettili infatti vanno riempiendo i caveaux della banca dei semi più grande al mondo, la banca di Rockefeller, a Spitzberg, in Norvegia, dove sono stati appena inviati dei carichi ricchi di cereali dalla Siria (cfr. http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/PN_20120228_00256.shtml/ ).
Naturalmente, si dichiara che tali semi rimarranno di proprietà degli Stati che li inviano, che bella barzelletta, un po’ come con l’oro d’Italia che è diventato di Bankitalia, cioé delle sue banche azioniste, e che è fisicamente custodito, tenuto in pegno, in altri luogi, in altri paesi (Svizzera, USA, GB). Essendo sull’orlo del fallimento, per opera degli stessi che ci ‘custodiscono’ magari a pagamento, l’oro, pensate forse che ci restituiranno il nostro oro? Lasciatemi ridere.
Un paese come la Siria nel caso fosse schiacciato dalla forza nemica che si vuole scatenare su di essa, pensate che ricupererà mai i suoi semi, poi, dallo stato di ‘liberazione’ post bellica come quello che ci perseguita ancora a noi, 60 anni dopo? Ahahaha!
Fortuntamente, un piccolo spiraglio: il criminale divieto di commerciare i semi non iscritti nel registro delle varietà commerciali è stato invalidato dalle conclusioni dell’avvocato generale della Corte europea di giustizia di gennaio scorso in cui dichiara che non è valido tale divieto poiché tale principio “viola il principio di proporzionalità, di libertà d’intraprendere, di libera circolazione delle merci e il principio di non discriminazione”.
L’avvocato generale aggiunge che “il fatto che i contadini siano relegati a coltivare le varietà ammesse riduce finalmente la diversità genetica nei campi degli europei” e che “gli inconvienti del divieto di commercio delle sementi di varietà non ammesse ne superano di gran lunga i vantaggi”. (http://www.kokopelli.it/.
La campagna per la tutela della biodiversità chiede di istituire una commissione di esperti di germoplasma indipendente dal CNR; individuare una struttura ad hoc che si adoperi per la conservazione della banca di Bari e fare una copia di backup all’IGV CNR di Bari; creare una task force per sviluppare in due anni un progetto per la salvaguardia dei semi ancora vivi, prima che perdano la loro variabilità genetica; creare una rete di contadini custodi disposti a rigenerare sin da ora una parte dei semi; creare una rete di avvocati, giornalisti, comunicatori, storici del cibo, cuochi, organizzazioni per il cibo biologico, contadini e consumatori che avvertano il pubblico dell’importanza del germoplasma e della salvaguardia dell’agro biodiversità per il futuro dell’agricoltura biologica.
Qua [2] l’appello del Prof. Perrino, che da anni denuncia il crimine dell’incuria, della negligenza e della violazione della banca del germoplasma di Bari per opera della lobby degli OGM, nel contesto di un attacco mondiale ai semi e alla biodiversità, grave al punto da meritare la stessa fine chi lo ha premeditato e chi lo attua. Morte dell’anima, ritorno al calderone della materia, poiché chi calpesta il mistero della vita racchiuso in un seme non solo non merita di vivere, ma merita proprio di ridiventare melma. Magari modificata, magari sterile, magari insipida. Come la vita delle specie e degli umani da lui rovinate. Poiché chi uccide il prototipo di un seme e lo modifica, uccide e modifica una specie intera. Mentre l’unica specie che va eliminata e/o modificata è quella di chi uccide e modifica i semi.
Nicoletta Forcheri 9 marzo 2012
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