sabato 4 maggio 2013

Un cartomante può dirvi le stesse cose di Monti



di Uriel Fanelli

http://mon-dart.blogspot.it/2013/05/l-economia-e-una-scienza.html

... Da tempo ho completato la mia idea sugli economisti, ovvero non perdo nemmeno piu' il tempo di ascoltarli, ma siccome mi chiedete che ne pensi, vedro' di spiegarlo.

Il primo punto e': come mai sono passati diversi anni prima che qualcuno sottoponesse il lavoro a peer review? E come mai i due non avevano mai pubblicato prima i dati?

Il punto e' che in ogni altro campo della scienza, e ripeto scienza, dovete sempre pubblicare i dati di partenza ma l'economia non e' una scienza e non ne usa i metodi, per cui potete dire un pochino il cazzo che vi pare, e passeranno anni prima che qualcuno si degni di darci un'occhiata.


Il secondo punto e': perche' il risultato viene esaminato solo oggi? La risposta e' che essenzialmente adesso il dibattito politico e' contro la cosiddetta austerity, e allora qualcuno - per interessi puramente politici - sara' andato a controllare questa cosa, e lo avra' fatto perche' gli conviene per partito preso.

Deve essere chiaro che tutti i lavori dei cosiddetti "economisti", compresi molti premi nobel, sono nelle stesse condizioni: poiche' piacevano al politico che ha finanziato la ricerca, ALLORA sono stati accettati senza nemmeno leggere i dati. Solo se la teoria economica passera' di moda, e quando a qualche politico non converra' piu' appoggiarla, allora qualcuno andra' a darci un occhio. Ammesso sia possibile, dal momento che i dati non vengono spesso pubblicati, e quindi non avreste proprio niente da verificare.

LA cosiddetta scienza economica, dall'econometria alla macroeconomia, non e' altro che una truffa, finanziata e mascherata per la sua capacita' di mascherarsi da vera scienza, quando i metodi in uso sono meno affidabili dell'astrologia. Un cartomante puo' dirvi le stesse cose di Monti, per meno soldi.

Ma il punto grave non e' quello. E' l'uso che si fa dei numeri e delle statistiche.


Vi faccio un esempio.

Tempo fa misi alla prova un cuginastro prima del suo esame di fisica. Gli chiesi di calcolare l'energia cinetica di un TAV a 300 km/h, pesante 1000 tonnellate , con la consueta formula, .5 * m * v^2.

Poiche' volevo testare la sua disciplina mentale, gli fornii i dati in questo modo: tonnellate, metri al secondo, e il risultato in erg.

Lui fece due errori, nel senso che converti' le tonnellate in Kg, e poi fece il calcolo. Come se non bastasse, confuse il peso con la massa, sbagliando di un altro fattore ~10.

La cosa buona, pero', e' che avuto il risultato in mano, gli chiesi di convertirlo in Joule, e gli fu chiarissimo che non poteva pensare di frenare una TAV in corsa usando i freni di una motocicletta. Si accorse lui stesso di aver sbagliato qualcosa, anche se identifico' rapidamente il problema con le unita' di misura ma non quello della massa/peso.

Cosa significa questo?

Significa che nelle scienze "scienze" se fate un errore clamoroso ve ne rendete conto subito. Significa che non appena tirate fuori il numeraccio senza senso, vi rendete subito conto che non quaglia, non appena siate un minimo esperti della materia.

Chimici, fisici, sono tantissimi coloro che si accorgono di un errore clamoroso semplicemente osservando i numeri che ne risultano.

Perche' gli economisti non si sono mai accorti, sinora, dell'errore clamoroso contenuto in quel lavoro?

La risposta e' che , non avendo NESSUNA teoria e NESSUN modello formalmente credibile, questi signori vanno cianciando di qualsiasi cosa, e non hanno alcun modo di capire se e quando stiano dicendo una palese corbelleria, per la semplice ragione che TUTTO e' possibile a chi non ha una vera scienza sottomano.


Se prendessimo l'intera "scienza economica" e la passassimo per mani disinteressate e scientifiche, e non la solita universita' sovvenzionata a seconda del politico , probabilmente non ne resterebbe niente.

Gli economisti , certo, passano il tempo ad ammantarsi di scientificita' dicendo che usano metodi della matematica o della fisica, MA SONO PALLE. E quanto accaduto lo dimostra: tutte queste "scuole" di economia non sono scuole, sono semplicemente superstizioni, sono sette.

E allo stesso modo, le loro "teorie" sono semplicemente delle panzane, solo che le abbellisscono con termini presi dalla scienza, rubando quindi credibilita' alla scienza stessa.

Prendiamo per esempio il Nobel per l'Economia: non esiste nessun premio Nobel per l'economia, ma siccome il premio Nobel era molto blasonato, e i ciarlatani volevano un diploma da scienziati, un gruppo di banche svedesi decise di intitolare un loro premio a Nobel, senza che Nobel abbia mai voluto un premio simile.

Hanno, cioe', prodotto una patacca falsa, come un falso Armani venduto dai vu cumpra'. E questo dovrebbe far capire molte cose di "economisti", "econometristi", eccetera.
La cosa che li caratterizza e' il fatto di essere di moda, ovvero di usare sempre le cose piu' in voga per darsi autorevolezza. Faccio qualche esempio.

Ogni tanto qualche idiota della "Scuola di Chicago", o della "Scuola Austriaca" arriva dicendo che i soldi sono solo informazione. Sicuramente l'informazione e' di moda, da' una sensazione di modernita' e altissima tecnologia, dunque di scienza , ma c'e' un problema.

Se fosse vero che i soldi sono informazione, due biglietti da 10 non cambierebbero con uno da 20, perche' {10,10} non contiene la stessa informazione di {20}.

Allo stesso modo, potreste avere qualche amara sorpresa riguardo al valore dei soldi , confrontando la quantita' di informazione di 876,54 e quella di 1000.

Il ciarlatano economista che se ne esce con questa stronzata non immagina che ci sia un modo semplice di misurare l'informazione, e che ci sia addirittura una unita' di misura a riguardo e che esista una teoria RIGOROSA dell'informazione.
E non ha la piu' pallida idea delle implicazioni catastrofiche dell'affermazione "il denaro e' solo informazione". Se cosi' fosse non potreste mai cambiare un biglietto con biglietti di taglio minore, non avrebbe senso dare il resto cambiando un biglietto grande, e cosi' via.

Allo stesso modo, ci sono gli econometristi che continuano a sfondare la minchia sostenendo di avere una scienza esatta in mano. Peccato che la loro "scienza esatta" non regga dieci minuti di analisi dimensionale, http://en.wikipedia.org/wiki/Dimensional_analysis , e crolla miseramente di fronte ad un semplice teorema pi:http://en.wikipedia.org/wiki/Buckingham_%CF%80_theorem

Voi direte: stai dicendo che questi signori stanno mentendo? Che sono pagati per niente? Che rubano ogni lira che guadagnano? Che non c'e' differenza tra una scuola e l'altra, perche' nessuno fa niente di simile ad una "scienza"?

SI.

La cosiddetta finanza e' un'automobile lanciata a 300 KM/h, e guidata da una scimmia pazza , cieca e rinchiusa in gabbia sul sedile posteriore. E , dettaglio non privo di importanza, la scimma e' morta.

Non esiste ALCUNA scuola delle scienze finanziarie ed economiche capaci di reggere un esame da parte di uno scienziato "hard". Sebbene tengano una forte componente matematica per dare la sensazione di scientificita', si limitano ad aggiungere qualche piccolo "assiomino" ogni tanto. C'e' chi parla di soldi come se fossero l'insieme dei numeri reali, quando sono evidentemente un insieme discreto, chi integra e deriva allegramente senza prima indagare sulle condizioni di continuita' del suo insieme, non si occupa della misura degli insiemi e la confonde con la cardinalita', ogni errore e' possibile quando per farlo notare occorra un linguaggio troppo sofisticato.

Cioe', se io dico "il clitoride ionizzato guarisce la scarlattina", sto facendo una affermazione semplice. Il medico che viene a correggervela , invece, dovra' contestarla usando parole piu' complesse, e quindi non verrebbe capito.

E' possibile contestare una teoria semplicemente quando un altro politico, che e' esperto nel pubblicizzare poi la contestazione in termini semplici, vuole che la teoria sia contestata.

Per esempio, la contestazione del foglio di excel dei due tizi e' farlocca quanto il foglio di excel. Essi dicono che mancano alcuni dati , perche' alcune nazioni hanno fatto questo e quello, ma allora la mia domanda e': avete fatto una stracazzo di analisi dimensionale per capire QUALI diavolo di valori vogliate e quali siano irrilevanti? La loro teoria tiene in considerazione solo debito e crescita, ma questo significa che una citta' bombardata a tappeto dopo una guerra si comporta a riguardo come qualsiasi altra? Allora dobbiamo tenere conto di un altro fattore o e' indipendente?

Perche' allora abbiamo inserito l'economia dei paesi nella seconda WW e non quella romana nel 50 DC? Era troppo diversa? Aha. Quindi, esiste un intervallo? E poi, stiamo osservando la correlazione, che da sola non testimonia alcuna causalita'. Qual'e' la teoria della causalita' che sta sotto? Posso avere un modello con cui confrontare i dati, oppure devo solo vedere se una affermazione e' circa falsa o circa vera?

In realta', sia il lavoro che la contestazione sono inaccettabili dal punto di vista dello scienziato "hard", solo che quando usci' il lavoro era comodo affermare che oltre il 90% del debito il paese non cresce piu', onde chiamare PIIGS alcuni paesi e fichetti altri paesi. Quando gli USA hanno superato vastamente l'asticella, allora da una universita' USA arriva la smentita. Oh, che sbadati, proprio ora che ai politici serve dire che il debito USA non e' un problema,eh? Magguarda te che strano.

Quindi no, ho smesso di leggere la merda degli economisti. Economisti, macroeconomisti, scolastici dell'economia, teorie economiche, scuole di Chicago, scuola Classica, Keynesiani, Scuola Austriaca, sono solo nomi di sette religiose, animate da un furioso "credo per quanto assurdo", le quali aspettano che una scienza vera gli dia il colpo di grazia.

L'economia e' come era l'astrologia prima dell'astronomia. E' l'alchimia prima della chimica. E' un ammasso di superstizioni disordinate spacciate per sapere.

L'economia e' in mano a questi ciarlatani, cosi' come la medicina per secoli e' stata in mano a gente che credeva nei salassi e rifiutava l'idea dei batteri. Speravate di non aver bisogno di un medico, tutto qui.

Da quando la fisica e' diventata una scienza, e da quando l'ingegneria si e' sistematizzata, cadono meno aerei, giusto? Cadono meno ponti, giusto? Cadono meno palazzi, giusto? Da quando la medicina e' diventata una scienza, muore meno gente e si guariscono piu' malattie. DA quando la chimica e' diventata una scienza, ci sono piu' materiali e migliori.

Da quando ci siamo messi a credere agli economisti e ai finanzieri, CI SONO CRISI SEMPRE PEGGIORI.

Dice niente?

Francia: sindaco introduce la moneta locale, lo fanno premier


No all’economia delle banche: in Francia arriva la moneta locale

La moneta locale, o complementare, è fatta per essere convertita in beni, che hanno un valore “reale”. A Nantes, potrebbe favorire lavoratori e banche.
CHE COS’È LA MONETA LOCALE Una moneta locale o complementare all’euro? Non è una nuova proposta del MoVimento Cinque Stelle, né uno dei soliti voli pindarici della Lega Nord (anche se, in occasione della campagna elettorale per le Regionali, Roberto Maroni ha proposto di introdurre in Lombardia una valuta locale da affiancare alla moneta unica). Si tratta di un progetto che sta per realizzarsi in Francia, in particolare a Nantes, in Bretagna. Portato avanti fin dal 2006, è un esempio di collaborazione tra l’allora sindaco della città, Jean-Marc Ayrault, attuale primo ministro socialista francese, e due professori della Bocconi di Milano, Massimo Amato e Luca Fantacci. Un terzetto abbastanza curioso, che dimostra come, in realtà, l’idea di una moneta locale non sia, di per sé, né “di destra” né “di sinistra”: è una scelta che deve essere presa dalla comunità interessata, e che può rivelarsi utile per incrementare gli scambi locali, favorendo la cosiddetta economia locale.
UNA MONETA DIVERSA Lo scopo primario della nuova moneta sarebbe quello di risolvere la questione dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. Anche per questo il suo utilizzo sarebbe limitato a coinvolgere i lavoratori, le imprese e i servizi pubblici: si tratta di una camera di compensazione, che serve a contabilizzare gli scambi di acquisti e vendite che le imprese compiono tra loro in un’unica contabilità chiusa, cosicché una vendita corrisponde a un credito e un acquisto a un debito (in modo multilaterale: ovvero, con la possibilità di risarcire un “debito” contratto con un’impresa acquisendo un credito con un’altra impresa). Lo scopo è far tornare periodicamente i conti a zero, arrivando a non avere più crediti né debiti. Cosa c’è di interessante in questo modo di concepire la moneta? Che questa non considera il denaro una riserva di valore, ma conta solo il valore di scambio. In altre parole, il denaro necessita di essere convertito in beni, e l’idea stessa di risparmio verrebbe riferita non più alla moneta in sé, quanto ai beni materiali, che hanno un valore “reale”.
VANTAGGI RECIPROCI? Non si tratta di una novità assoluta. La Svizzera, nel 1934, è stato il primo Paese a crearne una, il Wir. Attualmente gli Stati Uniti ne presentano un centinaio, e sia la Germania che la Spagna, Paesi che, nel bene e nel male, rappresentano due simboli della crisi finanziaria europea, ne hanno adottata una propria in determinate località. In questi casi, la moneta complementare ha avuto risultati per lo più positivi sulle economie delle varie comunità.
La novità di Nantes è che sono coinvolte non solo le imprese, ma gli stessi lavoratori. Questi avranno la possibilità, dietro accordo con le imprese, di essere pagati in moneta locale in una certa percentuale. Questa ha un rapporto di cambio 1 a 1 con l’euro ma non può essere convertita, avendo lo scopo di rimanere “chiusa” nella camera di compensazione. Essendo una moneta elettronica, secondo Amato, evita anche il rischio di evasione fiscale.
Soprattutto, si tratta di un sistema che va a vantaggio non solo delle imprese e dei lavoratori, che potrebbero andare incontro a tutte queste facilitazioni di pagamento e guadagno, ma delle banche stesse. Basti pensare che sarà proprio una banca pubblica comunale a gestire la nuova moneta, in modo da risolvere il problema del ritardo nei pagamenti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese. Inoltre, la camera di compensaazione che si strutturerebbe non gestisce tutto il credito delle imprese,  ma finanzia solo la parte del capitale circolante, quello che si utilizza in un periodo che va da 1 fino a 4 mesi al massimo. Dunque le banche continuerebbero a occuparsi di tutto il capitale rimanente, con il vantaggio di avere a che fare con aziende meno indebitate, e dunque più affidabili. Meno rischio significa meno riserve bancarie, e quindi risparmio. In sostanza, secondo il prof. Amato, questa moneta locale propone una soluzione alternativa, non appellandosi a una rottura “traumatica” con il sistema bancario nazionale ed europeo, ma ad una sorta di collaborazione basata sull’indipendenza e sulla collaborazione reciproca. Vedremo, quando partirà, se veramente contribuirà a migliorare le condizioni delle imprese e dei lavoratori.
di Eleonora Cosmelli – 17/04/2013 Fonte: dailystorm

I curiosi "fiaschetti" del Corriere della Serva


Il Corriere della Sera condannato: aveva diffamato la presidente argentina Cristina Kirchner
di Gennaro Carotenuto - 03/05/2013

Fonte: gennarocarotenuto 

Cristina-Fernandez-de-Kirch





A volte c’è un giudice a Berlino. Il “Corriere della Sera” è stato condannato per diffamazione nei confronti della presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner. In un’articolo del 2008 il quotidiano milanese aveva creato ad arte un danno d’immagine alla presidente attribuendole in maniera strumentale un fantomatico shopping nel centro di Roma dove si trovava per il vertice FAO sulla fame. Peccato che Cristina non era ancora arrivata nella capitale italiana.

23% - Farage sbanca in Gran Bretagna


Nigel Farage sbanca in Gran Bretagna

L’antieuropeismo è ormai dilagante in Gran Bretagna. Lo hanno dimostrato inequivocabilmente le elezioni amministrative che si sono svolte il 3 maggio, e che hanno consegnato uno scenario politico completamente diverso da quello abituale: “il più grande sconvolgimento del sistema partitico dal dopoguerra a oggi”, sono state definite da alcuni osservatori. Ma anche un chiaro segnale all’Unione Europea.
A stravolgere gli equilibri ha contribuito principalmente lo Ukip. Il partito indipendentista britannico, guidato da Nigel Farage, ha ottenuto, su scala nazionale, il 23% dei voti, divenendo così il terzo partito e insidiando da vicino i due maggiori: i Laburisti (29%) e i Conservatori (25%). Soltanto quarti i Liberal-Democratici, che racimolano appena il 14%.
Il successo dello Ukip appare ancor più evidente se si confrontano i risultati odierni con quelli delle precedenti elezioni amministrative del 2009: allora il partito di Farage veniva annoverato sotto la voce “ALTRI”, con percentuali vicine al 3%. Un incremento sensazionale, dunque. E a farne le spese sono proprio i Laburisti, che pur ottenendo il primo posto hanno comunque perso il 10% rispetto a 4 anni fa, e i Conservatori, che vedono volatilizzarsi circa l’8% del loro elettorato. Se poi compariamo l’esito delle elezioni con i pronostici della vigilia, si coglie tutto lo sconcerto che si sta diffondendo in queste ore nelle sedi dei Tories e dei Labour. “Non più di 40 seggi nei governi locali per lo Ukip”, veniva annunciato dai sondaggisti; e invece di seggi Farage e compagnia ne hanno conquistati 147 (4 anni fa ne ottennero appena 8). Gli analisti dei Labour, invece, avevano affermato che lo Ukip non avrebbe rappresentato alcuna preoccupazione fintantoché si fosse mantenuto al di sotto del 16%, quota che sembrava inarrivabile, e che invece è stata superata di ben 6 punti.
Ovviamente Nigel Farage gongola, oggi, togliendosi tonnellate di sassolini dalle scarpe. Innanzitutto nei confronti di Ken Clarke, membro di spicco dei Tories, che aveva definito lo Ukip come una “combriccola di pagliacci”. E poi nei confronti del premier David Cameron, che aveva sempre sottovalutato lo Ukip e aveva definito i suoi membri dei “fuori di testa”. “Send in the clowns!” – ha subito dichiarato Farage, riciclando il titolo di una canzone di un vecchio musical che era stata utilizzata anche dall’Economist per descrivere l’esito delle elezioni italiane di febbraio. “Siamo stato ingiuriati da tutti, dall’intero establishment, e ora si ritrovano tutti scioccati e sbalorditi. Ebisogna smetterla anche di dire che i nostri elettori hanno votato soltanto in segno di protesta, non sapendo in realtà quali erano le nostre proposte. Essi hanno votato – ha continuato Farage – a favore dell’uscita dall’Unione Europea e dello stop all’immigrazione nel nostro Paese”. Sono proprio questi, infatti, i punti su cui lo Ukip ha incentrato la propria campagna elettorale, e quelli che l’elettorato ha maggiormente apprezzato. Secondo unsondaggio pubblicato ieri, il 76% di chi ha votato per lo Ukip lo ha fatto perché vuole veder ridotta l’immigrazione, il 59% perché auspica un’immediata uscita dall’UE e il 47% perché si dichiara insoddisfatto dei partiti tradizionali.
L’antieuropeismo radicale è sicuramente il perno del partito di Farage, nato nel 1993 proprio con l’intento di abbandonare l’UE, ritenuta un’istituzione svantaggiosa per i Britannici in termini economici e pericolosa per quanto riguarda la riduzione di sovranità nazionale. Dal 2010, poi, nel manifesto dello Ukip ha assunto un ruolo fondamentale proprio la tematica relativa all’immigrazione: “non più di 50 mila immigrati all’anno”, è stato lo slogan scandito negli ultimi anni da Farage. Il che significherebbe una limitazione drastica, visto che nel 2009 l’aumento netto della popolazione britannica dovuto all’immigrazione è stato di quasi 200 mila persone. Ma lo Ukip si spinge ancora oltre: bisognerebbe bloccare del tutto, secondo Farage, le immigrazioni per un periodo di 5 anni, al fine di stabilizzare le frontiere e rafforzare i controlli; e non bisognerebbe concedere alloggi popolari o altri benefici ad alcun immigrato che non abbia già pagato le tasse per almeno un quinquennio. Per approvare queste misure, ovviamente, è necessario uscire dall’Europa: Farage propone infatti di rigettare sia la Convenzione dei Diritti Umani dell’UE, sia la Convenzione sui Rifugiati. In particolare, lo Ukip ha lanciato una durissima campagna per bloccare i flussi dei migranti bulgari e romeni che rischierebbero di invadere la Gran Bretagna al ritmo di 400 mila unità all’anno, secondo le stime dello Ukip.
Posizioni estreme, dunque, che mescolano euroscetticismo con nazionalismo e spesso sfociano nel razzismo. Ma sono posizioni che hanno riscosso successo presso l’elettorato britannico, che non ha rinunciato a votare Ukip nonostante i molti scandali susseguitisi in queste settimane, durante le quali alcuni esponenti del partito – che non sono risultati eletti, comunque – sono stati ritratti in pose inneggianti a Hitler, hanno pubblicato commenti antisemiti sul proprio profilo facebook, oppure sono stati accusati di aver fatto i gigolò mentre lavoravano come agenti di polizia.
Ora il successo dello Ukip spaventa soprattutto i Conservatori: 3/4 degli elettori di Farege proverrebbe proprio dall’elettorato dei Tories, evidentemente giudicati troppo timidi su alcune questioni care alla destra britannica. Ecco perché David Cameron è subito corso ai ripari: “Sarebbe sciocco continuare ad insultare un partito che ha raccolto così tanti consensi – ha affermato il premier britannico – Bisogna invece chiedersi perché alcuni nostri ex elettori non hanno voluto supportarci stavolta. Ebbene, questo è avvenuto perché avremmo dovuto essere più decisi sui temi dell’immigrazione, dell’Europa e delle riforme del welfare”.
Cameron non lo cita direttamente, ma è evidente che il tema principale è quello che riguarda il referendum sulla permanenza nell’Unione Europea. Il primo ministro lo aveva fissato nei mesi successivi alle elezioni nazionali del 2015, promettendolo come garanzia in caso di una sua riconferma a Downing Street. Ma nel suo partito, soprattutto dopo il segnale inequivocabile lanciato da questa tornata elettorale, si fanno sempre più pressanti le voci di chi vorrebbe anticiparlo già al 2014. Ci sarebbe da vincere la resistenza dei Liberal-Democratici, che sembra siano contrari a questa ipotesi; ma, a quanto pare, Cameron potrebbe comunque voler forzare la mano, per non lasciar a Farage il monopolio dell’antieuropeismo.