sabato 1 giugno 2013
Blockupy a Francoforte: proteste davanti alla Bce
Blockupy a Francoforte: i ragazzi di Occupy protestano davanti alla Bce (FOTO, VIDEO)
Blockupy a Francoforte
L'Huffington Post | Pubblicato: 31/05/2013 11:07 CEST | Aggiornato: 31/05/2013 12:19 CEST
I ragazzi di Occupy sono tornati, questa volta a Francoforte. Sono iniziate questa mattina le proteste del movimento Blockupy, che ha annunciato di voler bloccare gli ingressi della Bce. Secondo la polizia, che ha blindato l'area dell'Eurotower, fin dalle prime ore del mattino si sono radunate sul posto circa 1400 persone. Gli organizzatori parlano invece di 2.500 partecipanti. Alcuni militanti avrebbero già tentato di superare le balaustre. L'Eurotower, prese le dovute misure di sicurezza, rimarrà operativa.
Malgrado la pioggia, questa mattina centinaia di attivisti si sono dati appuntamento davanti alla sedce della Banca Centrale Europea per protestare contro le politiche di austerità nell'eurozona. A organizzare la protesta è stata l'organizzazione anticapitalista Blockupy, coinvolta in scaramucce con le forze dell'ordine.
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reuters
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Barriere sono state allestite da ieri davanti e intorno alla Bce per impedire ai manifestanti di avvicinarsi. Diverse centinaia di poliziotti sono stati dispiegati nel centro della città, con l'ausilio di elicotteri di sorveglianza, secondo quanto riferito da un portavoce delle forze dell'ordine che non ha voluto precisare il loro numero esatto.
"Manifestanti hanno tentato di oltrepassare le barriere", ha detto un altro portavoce, aggiungendo che gli agenti hanno fatto ricorso a spray urticanti. Una portavoce della Bce ha dichiarato da parte sua che l'istituzione ha preso le misure necessarie per garantire la sicurezza dei suoi dipendenti, in coordinamento con le forze di polizia. "La Bce", ha chiarito una nota, "rimarrà operativa durante le manifestazione".
I manifestanti, che protestano contro l'austerity e la gestione della crisi da parte dell'Ue, prevedono inoltre di bloccare le grandi banche, in particolare la sede della Deutsche Bank, la prima banca tedesca, per creare disagi al loro buon funzionamento. Domani, in occasione del 15esimo anniversario della fondazione della Bce, è in programma una manifestazione nel centro di Francoforte, in cui gli organizzatori hanno preannunciato la presenza di 20mila partecipanti.
Il piano del governo sui giovani sarà devastante
www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 29-05-13 - n. 455
A. Mustillo | gioventucomunista.it
Il piano del governo Letta sulla disoccupazione giovanile non presenta nulla di nuovo e le prospettive per i giovani e per tutti i lavoratori non miglioreranno di certo. La riforma Fornero, come avevamo facilmente previsto, ha avuto come esito quello di rovesciare sui lavoratori precari gli effetti della norma sugli intervalli tra un contratto e l’altro, che al posto di generare occupazione a tempo indeterminato, ha prodotto mancati rinnovi dei contratti e ulteriore disoccupazione. Ma la strada che intraprende il governo Letta si limita al semplice ritorno al passato, con una maggiore flessibilità in entrata, che tradotto vuol dire contratti più precari. Non a caso si va a prospettare la possibilità di nuove tipologie di apprendistato, da sempre forma di lavoro dequalificato e non adeguatamente retribuito, che mirano a creare manodopera a basso costo da utilizzare non nelle forme temporanee della formazione professionale e dell’inserimento nel mondo del lavoro, ma come forza lavoro alternativa a quella stabile. La temporanea, parziale ed eventuale diminuzione della disoccupazione, ammesso che si verifichi, sarà pagata a caro prezzo dai giovani e da tutti i lavoratori.
Il disegno del governo appare poi evidente con la cosiddetta staffetta tra vecchi e nuovi lavoratori, che dovrebbe consentire l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani disoccupati. Se l’intento fosse davvero questo basterebbe diminuire l’età pensionabile, che invece in questi anni è stata continuamente innalzata, fino ad essere oggi la più alta d’Europa, consentendo così l’uscita dal mondo del lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori. La finalità del governo Letta è quella di esasperare la competizione tra lavoratori, per ottenere una guerra tra poveri il cui fine ultimo è la contrazione dei salari, l’aumento dell’orario di lavoro, e la diminuzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, a tutto vantaggio delle grandi imprese. La ritrovata unità sindacale garantirà il sostegno a questo piano, voluto ed incoraggiato dalla Confindustria, con il Partito Democratico che ancora una volta avrà svolto un ruolo fondamentale in questo processo, e la CGIL che sarà “l’ammortizzatore sociale” più importante per il governo.
Appare evidente che nei meccanismi di questo sistema non c’è spazio per cancellare la disoccupazione, per assicurare un futuro ai giovani che non sia altro che sfruttamento e precarietà. Chi parla oggi della possibilità di riforme che migliorino la condizione dei lavoratori, dei disoccupati e dei giovani, contribuisce solo ad illudere. La via per conquistare il nostro avvenire è un’altra, passa per la lotta e l’abbattimento di questo sistema di sfruttamento.
Il piano del governo sui giovani sarà devastante
A. Mustillo | gioventucomunista.it
Il piano del governo Letta sulla disoccupazione giovanile non presenta nulla di nuovo e le prospettive per i giovani e per tutti i lavoratori non miglioreranno di certo. La riforma Fornero, come avevamo facilmente previsto, ha avuto come esito quello di rovesciare sui lavoratori precari gli effetti della norma sugli intervalli tra un contratto e l’altro, che al posto di generare occupazione a tempo indeterminato, ha prodotto mancati rinnovi dei contratti e ulteriore disoccupazione. Ma la strada che intraprende il governo Letta si limita al semplice ritorno al passato, con una maggiore flessibilità in entrata, che tradotto vuol dire contratti più precari. Non a caso si va a prospettare la possibilità di nuove tipologie di apprendistato, da sempre forma di lavoro dequalificato e non adeguatamente retribuito, che mirano a creare manodopera a basso costo da utilizzare non nelle forme temporanee della formazione professionale e dell’inserimento nel mondo del lavoro, ma come forza lavoro alternativa a quella stabile. La temporanea, parziale ed eventuale diminuzione della disoccupazione, ammesso che si verifichi, sarà pagata a caro prezzo dai giovani e da tutti i lavoratori.
Il disegno del governo appare poi evidente con la cosiddetta staffetta tra vecchi e nuovi lavoratori, che dovrebbe consentire l’inserimento nel mondo del lavoro di giovani disoccupati. Se l’intento fosse davvero questo basterebbe diminuire l’età pensionabile, che invece in questi anni è stata continuamente innalzata, fino ad essere oggi la più alta d’Europa, consentendo così l’uscita dal mondo del lavoro di centinaia di migliaia di lavoratori. La finalità del governo Letta è quella di esasperare la competizione tra lavoratori, per ottenere una guerra tra poveri il cui fine ultimo è la contrazione dei salari, l’aumento dell’orario di lavoro, e la diminuzione dei diritti e delle tutele dei lavoratori, a tutto vantaggio delle grandi imprese. La ritrovata unità sindacale garantirà il sostegno a questo piano, voluto ed incoraggiato dalla Confindustria, con il Partito Democratico che ancora una volta avrà svolto un ruolo fondamentale in questo processo, e la CGIL che sarà “l’ammortizzatore sociale” più importante per il governo.
Appare evidente che nei meccanismi di questo sistema non c’è spazio per cancellare la disoccupazione, per assicurare un futuro ai giovani che non sia altro che sfruttamento e precarietà. Chi parla oggi della possibilità di riforme che migliorino la condizione dei lavoratori, dei disoccupati e dei giovani, contribuisce solo ad illudere. La via per conquistare il nostro avvenire è un’altra, passa per la lotta e l’abbattimento di questo sistema di sfruttamento.
Ezio Tarantelli - La forza delle idee
Il 27 marzo 1985 un commando delle BR uccide Ezio Tarantelli, 43 anni, docente di Economia Politica all'Università di Roma e uno dei grandi artefici della riforma del lavoro. Ezio Tarantelli è un simbolo da abbattere, un uomo che ha messo il suo lavoro e la sua posizione al servizio della società. Un bersaglio facile per gli assassini: un comodo omicidio compiuto in pieno sole e a volto scoperto. Lo uccidono con venti proiettili, sparandogli in faccia. Pallottole siglate: Brigate Rosse. Lo ammazzano mentre va a scrivere il manifesto politico ed economico che chiede di votare no nel referendum sulla scala mobile. E sul tergicristallo della macchina in cui lo lasciano cadavere pongono la loro firma: 70 pagine dove si spiega che il salario si difende con il fucile. Una sola raffica, un’agevole fuga, un tranquillo delitto: il terrorismo rinasce.
Denunce contro banche e "modello 45"...
COMUNICATO SPECIALE CLAMOROSO
Movimento di Vittime di Usura ed Estorsione Bancaria
Assistenza Informativa, Tecnica e Legale
29 maggio 2013
COMUNICATO SPECIALE
“Tribunali che da un lato occultano i reati dei banchieri, dall’altro mettono alla svendita immobiliare le vittime bancarie "
Alle vittime di usura, estorsione e vessazioni bancarie. Agli amici e sostenitori.
CLAMOROSO : il Procuratore Capo della Repubblica di un Tribunale Italiano archiviava de plano le denunce contro le Banche, inscrivendole a“modello 45” delle notizie insensate. Denunciato da una vittima bancaria, il Procuratore Generale gli ha tolto il fascicolo (clicca qui).
Una delle vittime della banca “miracolata” minaccia il SUICIDIO perché quello stesso Tribunale “salva banchieri”, lo ha condannato all’asta immobiliare dell’unica casa in cui abita. Ha scritto una lettera straziante e pregna di verità (clicca qui).
(abbiamo già allertato il Sindaco della città ed il Dirigente affari sociali).
Paradossalmente, in questo strano Paese, i Banchieri possono rubare milioni di Euro , e dormire sonni tranquilli consapevoli che il Procuratore della Repubblica “di turno” archivierà il procedimento d’ufficio, senza nemmeno iniziare le indagini, mentreil disoccupato che ruba fette d’arrosto per sfamare il figlio viene condannato a 6 mesi di carcere (clicca qui) .
Non sai che cos’è il modello 45 utilizzato dal Procuratore per archiviare de plano? (clicca qui) .
Anche noi ci affidiamo a Sua Santità Papa Francesco , unico e vero riformatore, perché convinca i nostri Governanti a prendere provvedimenti per sciogliere gli
intrecci perversi tra Magistrati e Banchieri e porre fine ai suicidi di Stato.
A presto
Emidio, Silvestro e lo staff
Emidio, Silvestro e lo staff
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Rilancio per le banche e austerità per i lavoratori
www.resistenze.org - popoli resistenti - giappone - 28-05-13 - n. 455
In Giappone, politica di rilancio per le banche e il capitale... ma austerità e controriforme strutturali per i lavoratori!
23/05/2013
La politica del primo ministro di destra Shinzo Abe è un tentativo originale di salvare il capitalismo nipponico: gigantesca politica di stimolo per il capitale, austerità e riforme strutturali per il lavoro.
236%, 8.800 miliardi di euro: se l'ammontare del debito giapponese costituisce una minaccia per l'economia, un peso per il governo giapponese, la politica di "rilancio" condotta dal governo dimostra la fallacia dell'argomento politico del debito in Europa per giustificare l'austerità.
Non ci si illuda però, non sarebbe saggio pensare che Abe "prende l'austerità in controcorrente" (L'Humanité, 21 maggio). Infatti, Abe definisce la sua politica come quella delle "tre frecce": ripresa degli investimenti pubblici (privatizzati) per alimentare la domanda interna e quindi massiccio stimolo monetario per rilanciare le esportazioni di capitali, ma sempre l'austerità e soprattutto riforme strutturali per il lavoro.
Stimolo monetario e fiscale per le banche e il grande capitale
La politica di "stimolo monetario" è una politica keynesiana classica: la Banca del Giappone ha iniettato enormi quantità di liquidità nell'economia per abbassare il costo del credito, per svalutare la moneta.
E' sbagliato dire che l'intera "economia" ne trarrà vantaggio.
I vincitori di questa politica sono il grande capitale, in particolare dei settori esportatori - automobili, elettronica - che beneficiano di credito a buon mercato per investire e soprattutto di uno yen debole per aumentare le esportazioni.
Le banche, inoltre, saranno beneficiate, attraverso la prevista ripresa degli investimenti privati, finanziati massicciamente dal credito, che continua ad alimentare il debito pubblico.
Il governo ha annunciato 80 miliardi di € in opere pubbliche: il secondo aeroporto internazionale di Tokyo, autostrade, porti di dimensioni mondiali. Tutto promette profitti per l'industria delle costruzioni. La spesa pubblica, i profitti privati!
Il grande perdente è il piccolo capitale, le piccole e medie imprese a bassa capacità di esportazione. Esse portano il peso dell'aumento dei prezzi delle materie prime, nonché della rimozione di una legge del 2008 che facilitava i prestiti alle PMI.
Ma anche la maggior parte dei settori economici che dipendono dalle importazioni come il settore energetico dove il governo prevede solo la deregolamentazione.
Infine, è chiaro che i principali perdenti di questa politica saranno i lavoratori. Mentre il grande capitale beneficia di una riduzione artificiale del "costo del lavoro" per esportare, i lavoratori vedono declinare il loro potere d'acquisto, anche con l'aumento generale dei prezzi.
Austerità e riforme strutturali per i lavoratori: ancora e ancora!
La cosiddetta politica di "Abenomics" è lontana dal prendere l'austerità controcorrente. In realtà, essa combina il rilancio della domanda nel settore pubblico al servizio del privato con l'austerità per il lavoro al fine di garantire la "competitività" dell'industria giapponese.
Nonostante le dichiarazioni del Primo Ministro atte a sollecitare le imprese ad aumentare gli stipendi, il capitale non ha nessun interesse ad annullare l'effetto della svalutazione della moneta, dal momento che l'economia giapponese (come quella tedesca e quella cinese) è basata sulle esportazioni.
Un recente sondaggio agli imprenditori giapponesi ha rivelato che l'85% di loro avevano intenzione di non aumentare ma perfino diminuire gli stipendi dei propri dipendenti. I premi, da molto tempo motore della remunerazione sono al livello più basso dal 1990.
Il reddito dei giapponesi è diminuito complessivamente del 12,5% in quindici anni. Il calo dovrebbe accentuarsi ancora di più poiché i prezzi, con questa politica monetaria, salgono, in particolare nei settori dell'energia e dei trasporti, a causa della dipendenza energetica del Giappone.
Le associazioni padronali e gli economisti hanno messo in guardia il governo: la "politica di rilancio" è solo una tregua, uno stimolo per riavviare la macchina, dagli effetti psicologici. Ma solo le "riforme strutturali" che Abe annuncerà a giugno potranno incentivare la crescita.
In primo luogo, la riforma del mercato del lavoro. La precarietà è già la norma per i giovani giapponesi. Il disegno di legge prevede per il futuro l'allungamento del periodo di prova per i nuovi assunti e la generalizzazione del part-time e orari di lavoro flessibili, soprattutto per le donne.
Poi, la riforma fiscale in favore delle imprese, nello spirito del "piano di austerità" dell'anno scorso. L'imposta sulle società è mantenuta al tasso del 25% (era al 30% prima del 2012), mentre l'IVA aumenterà dal 5 al 10%. Meno tasse per le imprese, più tasse per il popolo!
"Liberalizzazione" dei servizi principali. Il Giappone ha in gran parte privatizzato i suoi principali servizi. Tuttavia, i settori dell'energia e dei trasporti sono altamente regolamentati. Il governo vuole deregolamentare questi settori introducendo la concorrenza tra gli operatori di rete.
Infine, la riforma delle pensioni che sta per essere attuata prevede l'aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni entro il 2025.
Abe ha annunciato che queste sono sole le tracce della sua "terza freccia", che, per lui, è il cardine della "strategia di crescita", che consiste nel mantenere l'austerità per i lavoratori, soprattutto con riforme strutturali destinate a ridurre i costi del lavoro
La liberalizzazione degli scambi commerciali con gli Stati Uniti e il nazionalismo aggressivo
La politica "di controcorrente" del governo giapponese deve essere integrata nella politica del capitale giapponese: fedeltà all'imperialismo USA, accelerazione della liberalizzazione degli scambi internazionali e nazionalismo aggressivo.
In primo luogo, il governo Abe ha aperto i negoziati per la firma del "Trans-pacific strategic economic partnership (TPSEP)", che prevede la quasi completa liberalizzazione degli scambi commerciali nell'area del pacifico, scatenando l'opposizione dei sindacati e delle associazioni dei consumatori.
Tutto nell'ambito della fedeltà all'imperialismo USA, Shinzo Abe gioca la carta del nazionalismo populista, con accenti militaristi e revanscisti.
Il grande cavallo di battaglia del primo ministro, è la revisione della Costituzione per renderla compatibile con i suoi obiettivi: la costruzione di un esercito per minacciare la Cina e servire l'alleato degli Stati Uniti, condurre operazioni all'estero.
Recentemente, oltre alle dispute di confine con la Cina, il Primo Ministro ha reso omaggio ai soldati giapponesi morti durante la seconda guerra mondiale, nascondendo i loro crimini.
"Il Giappone è tornato" è lo slogan di Abe, che indica un nazionalismo revanscista. Lui stesso proviene da una famiglia segnata da una lunga linea reazionaria che aveva partecipato al regime militarista degli anni 40 e all'ordine anti-comunista sotto tutela statunitense negli anni '50.
E' in questo contesto che bisogna comprendere la politica "espansionistica" del governo, come un attacco contro le economie della regione, per lo più cinese, costretta ad impegnarsi in una guerra economica (svalutazione) per rimanere competitiva.
Lungi dall'essere un modello di politica di rilancio per noi in Europa, la politica del governo giapponese dovrebbe mettere in guardia contro la politica del capitale:
Lo Stato finanzia la domanda a beneficio del capitale, limitando gli stipendi e preparando riforme strutturali contro il mondo del lavoro.