lunedì 2 dicembre 2013

Epoca di privatizzazioni: rispuntano le Brigate Rothschild


Il gioco grande

Con la puntualità del Natale riecco le privatizzazioni. E si riapre la giostra dei miliardi su Eni, Enel e tutti gli altri enti da vendere a fettine pur di fare cassa. Chi ci guadagna

C’è la coda in via Goito davanti al portone della Cdp (Cassa depositi e prestiti) che guarda il fianco destro del Mef (Ministero dell’economia e finanze). Non più, come un tempo, sindaci in cerca di prestiti facili per spendere, spandere e acquistare consensi. No, questa volta sono giovanotti in gessato blu e cravatte gialle, scarpe diplomat, zaini in pelle al posto delle cartelle ormai démodé. S’è sparsa la voce che il governo Letta faccia ripartire l’onda lunga delle privatizzazioni, rimasta sottoterra come un fiume carsico per quasi vent’anni. E loro sono là, pronti a offrire i propri servigi. Può darsi che non succeda proprio nulla, ma basta la parola ad aguzzare l’appetito. I loro padri e fratelli maggiori negli anni Novanta portarono a casa un bel carniere: 5.600 miliardi di lire (circa 2,89 miliardi di euro) pari al 3 per cento dei valori lordi, per vendere l’intero patrimonio dell’Iri, pacchetti consistenti dell’Eni, dell’Enel, di Finmeccanica. Il conto lo ha fatto Mediobanca e potrebbe salire ancora visto che la privatizzazione delle banche pubbliche è stata più lunga e complessa. Piatto ricco mi ci ficco.