Federico Caffè e la dignità del lavoro

Caffè e la dignità del lavoro
Il libro raccoglie articoli, interventi e documenti anche inediti del grande economista, con saggi di Antonio Lettieri, Paolo Pombeni e Claudio Gnesutta
a cura di Giuseppe Amari


La dignità del lavoro testimonia la coerenza e l’attualità della riflessione di Federico Caffè, un pensiero critico che ha in larga parte anticipato gli sviluppi della crisi che stiamo attraversando e presagito i ritardi della sinistra e del sindacato.
Il libro raccoglie, con un saggio introduttivo di Antonio Lettieri, tutti gli articoli di Caffè usciti dal 1977 al 1986 su una rivista della Cgil, «Lettere della Sinistra». Paolo Pombeni introduce invece l’importante collaborazione con «Cronache sociali», la rivista di Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, alla fine degli anni Quaranta. In appendice vengono presentati altri scritti, interventi, documenti inediti, un’intervista radiofonica con Ezio Tarantelli, un articolo di La Pira e il ricordo dei rapporti tra Caffè e Meuccio Ruini, ministro della Ricostruzione nel governo Parri e padre costituente.
 
Un saggio di Claudio Gnesutta, riprendendo il filo del discorso di Lettieri, pone infine l’accento sull’attualità di Caffè alla luce della crisi italiana e internazionale. Con questo volume si completa il progetto, iniziato nel precedente Contro gli incappucciati della finanza (Castelvecchi 2013), per il recupero di quelle che, accanto agli articoli per «il Manifesto», sono le collaborazioni più intense e continuative dell’economista con la stampa periodica. Facendo emergere la sua figura di consigliere del cittadino, anziché di «principe» – come una volta si volle definire –, questo libro conferma la continuità della «non politica dell’occupazione» che Federico Caffè denunciò, con ammirevole chiarezza, nel corso della sua attività di docente, studioso, pubblicista.
Federico Caffè è stato uno dei più importanti economisti italiani e uno dei principali diffusori della dottrina keynesiana. Al centro delle sue riflessioni ci fu sempre la necessità di assicurare elevati livelli di occupazione e di protezione sociale, soprattutto per i ceti più deboli.
Federico Caffè
Dignità del lavoroa cura di Giuseppe Amari
Castelvecchi Ed. - pp. 430 - € 22
(23/01/2014)
articolo riproducibile citando la fonte

ELIO LANNUTTI DENUNCIA L’AD DI MONTEPASCHI


TI FACCIO VIOLA! ELIO LANNUTTI DENUNCIA L’AD DI MONTEPASCHI PER FALSA TESTIMONIANZA - IL PRESIDENTE DI ADUSBEF NON CREDE ALLA STORIA DEL DOCUMENTO SU “ALEXANDRIA” DIMENTICATO PER NOVE MESI IN CASSAFORTE

Dal testo della denuncia, si capisce abbastanza chiaramente che Viola è solo il primo anello di una presunta catena di responsabilità che per Adusbef non si può certo fermare agli ex manager finiti sotto processo come Mussari, Vigni e Luca Baldassarri….

Francesco Bonazzi per Dagospia
Con un esposto-denuncia inviato ieri pomeriggio alla procura di Siena, Elio Lannutti chiede formalmente che Fabrizio Viola, amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena, sia indagato per falsa testimonianza, intralcio alla giustizia e favoreggiamento.
FABRIZIO VIOLA MONTEPASCHIFABRIZIO VIOLA MONTEPASCHI
Ma dal testo della denuncia, preparato dall'avvocato Lucio Golino, si capisce abbastanza chiaramente che Viola è solo il primo anello di una presunta catena di responsabilità che per Adusbef non si può certo fermare agli ex manager finiti sotto processo come Peppino Mussari, Antonio Vigni e Luca Baldassarri.
Alla base dell'esposto c'è il ritrovamento del documento "segreto" sul derivato-killer "Alexandria" nella cassaforte appartenuta a Vigni. Viola ha sostenuto di averlo "scoperto" solo il 10 ottobre 2012.
"Guarda caso solo il giorno prima della burrascosa assemblea nella quale si doveva affrontare la questione dell'eventuale azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori", osservano all'Adusbef.
ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLAALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA
Viola era arrivato a Siena a gennaio, ovvero, da nove mesi abbondanti.
Nella denuncia si contesta anche questa dichiarazione di Viola al processo: "Non ho mai occupato l'ufficio del Vigni". Questa, scrive Adusbef, "appare clamorosamente falsa perché smentita da fatti e circostanze immediatamente riscontrabili perché il dottor Viola, nei primi tre mesi del suo incarico (quindi prima dell'arrivo di Profumo cioè fine aprile-inizio maggio 2012), resta nelle stanze del Vigni (oggi occupate dal collegio sindacale) e solo dopo l'arrivo di Profumo si forma la segreteria riunita ad-presidente".
MUSSARI MARCEGAGLIA MANSIMUSSARI MARCEGAGLIA MANSI
Adusbef chiede anche alla Procura di accertare se la Guardia di Finanza nella perquisizione del 9 maggio 2012 aprì queste cassaforti. E pone una domanda inquietante: "Se quei documenti non furono trovati dalla Gdf, è verosimile presumere che qualche manina misteriosa li abbia inseriti successivamente per suffragare il teorema di Bankitalia che non sapeva?"
vigniVIGNI
In conclusione, "Adusbef chiede alla Procura della Repubblica di accertare le ragioni che avrebbero indotto il signor Fabrizio Viola a mistificare la realtà raccontando la storiella del ritrovamento della cassaforte nell'ufficio dell'ex direttore Vigni e le ragioni che lo hanno indotto a negare l'evidenza di fatti ed accadimenti, specie della sua permanenza nell'ufficio del signor Vigni, al cui interno era ben visibile la famosa cassaforte. Ricostruzione che cozza con la realtà e teorema per acclarare la tesi che gli organi di Vigilanza nulla avrebbero saputo prima".


Gianluca BaldassarriGIANLUCA BALDASSARRIELIO LANNUTTIELIO LANNUTTI