Per sapere – premesso che:
il Financial Times, nel giugno 2013, ha lanciato un allarme in base ai dati contenuti nel rapporto semestrale che il Ministero dell'economia e delle finanze ha inviato alla Corte dei conti (numeri ufficiali ma non pubblici), secondo cui l'Italia rischia perdite per miliardi di euro a causa di contratti su derivati ristrutturati all'apice della crisi dell'eurozona, nel 1990;
il quotidiano della City cita il documento di ventinove pagine del Ministero con dettagli sulle transazioni sul debito italiano e sull'esposizione nella prima metà del 2012, inclusa la ristrutturazione di otto contratti derivati con banche straniere per un valore di 31,7 miliardi di euro;
secondo gli esperti, i contratti originali risalgono alla fine degli anni 1990. In quel periodo scrive il Financial Times «Mario Draghi, attuale presidente della Bce, era direttore generale del Tesoro»;
il Financial Times sottolinea che il rapporto non specifica le potenziali perdite dell'Italia sui derivati ristrutturati. Ma tre esperti indipendenti consultati dal quotidiano calcolano le perdite, sulla base dei prezzi di mercato al 20 giugno 2013, a circa 8 miliardi di euro;
«gli esperti che lo hanno esaminato – aggiunge il Financial Times – hanno detto che la ristrutturazione ha consentito al Tesoro di scaglionare i pagamenti dovuti alle banche straniere su un periodo più lungo ma, in alcuni casi, a termini più svantaggiosi per l'Italia»;
il documento del Ministero non nomina le banche né fornisce i dettagli sui contratti originali, «ma gli esperti ritengono che risalgano alla fine degli anni 1990. In quel periodo Roma aggiustava i conti con pagamenti in anticipo dalle banche per centrare gli obiettivi di deficit fissati dall'Unione europea per i primi 11 Paesi che volevano aderire all'euro. Nel 1995 l'Italia aveva un deficit di bilancio del 7,7 per cento. Nel 1998, l'anno cruciale per l'approvazione del suo ingresso nell'euro, il deficit si era ridotto al 2,7 per cento»;
sul rapporto del Ministero, riportano il Financial Times e il quotidiano La Repubblica (26 giugno 2013), nel mese di aprile 2013 è intervenuta anche la Guardia di finanza con perquisizioni negli uffici di via XX settembre, «con un mandato di esibizione di documenti, in cerca delle confirmation letter, i contratti di stipula di quei derivati. Finora, però, il Tesoro non ha mostrato quegli originali alle Fiamme gialle» –:
se corrisponda al vero quanto riferito dal Financial Times circa l'esistenza di un'operazione originaria rinegoziata otto volte nel corso degli anni;
in caso affermativo, quale siano i dettagli dell'operazione originaria (tassi applicati, nozionale, durata) e quali le sue finalità;
se non si ritenga di fornire, inoltre, una descrizione minuziosa delle altre otto ristrutturazioni (tassi, nozionale e durata), delle finalità e delle motivazioni che hanno condotto alle singole rinegoziazioni;
quale sia il valore di mercato, alla data di chiusura, di ogni derivato anticipatamente estinto e, alla data di apertura, di ogni derivato aperto;
quale sia il valore attuale del derivato (derivati) in essere;
quale sia il rischio massimo connesso allo strumento finanziario in essere.
(4-04339)