mercoledì 4 giugno 2014

Intervento di Sibilia sull'UNICREDIT in Lussemburgo

XVII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 239 di mercoledì 4 giugno 2014
http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0239&tipo=stenografico#sed0239.stenografico.tit00070.sub00030.int00120

CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questa Convenzione che viene stipulata oggi è stata firmata in data 21 giugno 2012 e modifica appunto quella Convenzione tra Italia e Lussemburgo in materia di imposte sui redditi e sul patrimonio stipulata nel 1981.
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  Vengono aggiunti e ampliati dei controlli, la portata dei controlli, e la cooperazione amministrativa in maniera abbastanza significativa. Tra le informazioni, quindi, scambiate su richiesta delle autorità fiscali, vengono incluse anche quelle relative ai pagamenti di interessi ai sensi della direttiva 2003/48/CE sulla tassazione dei redditi da risparmio, le cosiddette euro-trattenute. Poi, lo Stato che richiede le informazioni, per esempio l'Italia, dovrà fornire, nel presentare l'istanza, alcuni dati, tra cui quelli personali, al fine di identificare le persone sulle quali vengono richieste le informazioni, le indicazioni riguardo alla forma in cui lo Stato richiede di ricevere le informazioni e le ragioni di natura fiscale per le quali queste informazioni vengono richieste.
  Pare, quindi, che sarà più facile, per Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, acquisire informazioni sui rapporti bancari e finanziari che gli italiani hanno presso banche del Granducato. Naturalmente, dobbiamo ribadire, come MoVimento 5 Stelle, che questa è una Convenzione che arriva: non possiamo emendare il merito, e quindi siamo costretti, semplicemente, a valutare il provvedimento che è stato già siglato tra i due Stati, tra il Lussemburgo e l'Italia. Noi ci limitiamo a fare una considerazione dell'Accordo. Nello specifico, chiaramente, abbiamo già detto, in sede di discussione sulle linee generali, nel nostro intervento, che, effettivamente, potrebbe configurarsi, attraverso altri provvedimenti che sono attualmente in discussione in altre Commissioni, ad esempio in Commissione finanze, una combinazione machiavellica, che potrebbe portare ad una sorta di money laundering, cioè un lavaggio di soldi, magari, riciclati (qualcuno faceva riferimento, giustamente, alla criminalità organizzata). Per questo, esprimiamo alcune perplessità su questo tipo di accordo. Nello specifico, quindi, pur condividendo la finalità della lotta all'evasione fiscale, che dovrebbe essere un tema da affrontare in sede di dibattito sia europeo che mondiale, a questo punto, riteniamo che non si possa prescindere dalla circostanza per cui molte aziende italiane scelgono di risiedere in Lussemburgo. Quindi, nell'esprimere la nostra astensione su questo provvedimento, chiediamo alcuni chiarimenti anche al GovernoPag. 29quanto all'entità di questo fenomeno, cioè di capire per quale motivo tutte queste aziende italiane vanno a risiedere in Lussemburgo.
  Uno degli esempi che vorrei fare è proprio quello di una delle più grandi banche italiane, se non la più grande banca italiana, che è UniCredit, che ha la bellezza di 11 partecipate in Lussemburgo, alcune delle quali – nel prospetto sono sei – non danno neanche la possibilità di visionare i propri bilanci. Una banca così importante ha questo tipo di soluzioni di conti all'estero, ha delle partecipate in Lussemburgo, sono 11. Quindi, magari, sarebbe questa la possibilità – arriva il caso, la Convenzione – di potere, magari, grazie all'Agenzia delle entrate, andare a vedere cosa vi è scritto in questi bilanci.
  UniCredit è sempre quella grande banca che, durante il suo aumento di capitale tra il 9 e il 20 gennaio 2012, ha avuto oscillazioni del suo diritto in Borsa fino al 600 per cento, realizzando un interesse rendimento anche fino al 18.249 per cento nei soli 12 giorni di contrattazione. Naturalmente, queste mie affermazioni sono tutte pubbliche e sono state anche inserite nel verbale dell'assemblea dei soci di Monte dei Paschi di Siena del 28 dicembre 2012 (errata corrige: 2013). Sto, in realtà, facendo una denuncia molto chiara, che deve andare direttamente alle orecchie di Consob e Banca d'Italia, perché bisogna capire che, se accadono speculazioni del genere e poi, magari, non possiamo neanche andare a vedere i bilanci delle partecipate in Lussemburgo di una banca, questi diventano dei fatti molto gravi, che devono essere posti all'attenzione di Consob e Banca d'Italia. Inoltre, aggiungerei che la presenza di partecipazioni in Lussemburgo di UniCredit è assai articolata: da quella di UniCredit Spa a quella, mediata, di UniCredit Bank AG, e quella di UniCredit Luxembourg Finance SA, controllata da UniCredit International Bank, a sua volta controllata da UniCredit Spa. E non vi è dubbio che in UniCredit abbondano risorse qualificate, per cui, se si creano simili, astrattamente, costose catene societarie, un vantaggio societario vi deve pur essere, non solo in termini di riservatezza degli affari dei migliori clienti, ma, a fronte anche di quello che è eventualmente opposto al fisco italiano, si vorrebbe sapere qual è l'interesse di UniCredit.
  La nostra attenzione, quindi, su questo provvedimento, è che, se oggi cambia lo strumento, per cui Lussemburgo viene inserita nella white list, sarà più facile avere questi contattiPag. 30grazie all'Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza, che possono andare a fare un lavoro di vigilanza migliore, allora noi chiediamo che Consob e Banca d'Italia si avvalgano di questo strumento e rendano più trasparente quelle che sono le società partecipate in Lussemburgo del più grande gruppo bancario italiano, che è UniCredit (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

SCANDALO CARIGE: DRAGHI INSABBIÒ ISPEZIONE VIGILANZA

SCANDALO CARIGE: NEL 2009, L’ALLORA GOVERNATORE BANKITALIA, MARIO DRAGHI, AVREBBE INSABBIATO L’ISPEZIONE DELL’UFFICIO DI VIGILANZA

(OPI – 3.6.2014) Sulla scandalosa gestione del credito e del risparmio di Banca Carige, che ha portato lo zar della Regione Liguria e vice presidente Abi Giovanni Berneschi nelle patrie galere, emergono fatti e circostanze segnalate all’Adusbef - afferma il suo Presidente, Elio Lannutti - che gettando ombre sinistre sull’allora Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in merito all’ostacolo della verità dei fatti, che deve far revisionare i processi per ostacolo alla vigilanza e rivedere dal legislatore una norma che, come nel processo MPS, impedisce l’accertamento della verità.
Nel settembre 2009 infatti, al termine di una ispezione della Banca d’Italia sulla Carige, in particolare sulla Carige Asset management Sgr, la società di gestione del risparmio del gruppo del padre padrone Berneschi sino al dicembre 2013, data in cui venne acquisita da Arca Sgr, emersero rilievi da codice penale che occorreva tramettere, come in casi di analoghe gravità alla Procura della Repubblica.
Eugenio Gubitosi, capo degli ispettori di Bankitalia alla Sgr della Carige, e Salvatore Ricci, specialista del team in materia di antiriciclaggio dell'UIC (Ufficio italiano dei cambi) e consulente tecnico d'ufficio per molteplici procure della Repubblica, annotarono nero su bianco nel rapporto ispettivo enormi lacune nei sistemi di controllo interno, nel risk management e nei presidi antiriciclaggio, in particolare una anomalia di gestione dell'organizzazione (Affari Generali, Personale), e dei procedimenti amministrativi (back office) contraria alle normative di legge.
Gli Ispettori – secondo le informazioni ricevute da Adusbef - segnalarono nel dettaglio una lista di un centinaio di nominativi di clienti investitori della Sgr che erano occultati dallo schermo proprio della Centro Fiduciaria ed, alla richiesta da parte degli uomini di Banca d'Italia di rendere noti i nominativi, gli ispettori verbalizzarono che si trattava di molti soggetti, tra i quali alcuni dirigenti della Carige che avevano rimpatriato capitali finiti all'estero grazie allo scudo fiscale ter di Tremonti.
Secondo le informazioni ricevute, in casi di tale gravità la Banca d’Italia avrebbe l’obbligo di trasmettere il rapporto ispettivo alla competente autorità giudiziaria, salvo l’art.7 del Tub (Segreto d'ufficio e collaborazione tra autorità) che recita testualmente:
1. Tutte le notizie, le informazioni e i dati in possesso della Banca d'Italia in ragione della sua attività di vigilanza sono coperti da segreto d'ufficio anche nei confronti delle pubbliche amministrazioni, a eccezione del Ministro dell'economia e delle finanze Presidente del CICR. Il segreto non può essere opposto all’autorità giudiziaria quando le informazioni richieste siano necessarie per le indagini o i procedimenti relativi a violazioni sanzionate penalmente
2. I dipendenti della Banca d'Italia, nell'esercizio delle funzioni di vigilanza, sono pubblici ufficiali e hanno l'obbligo di riferire esclusivamente al Governatore tutte le irregolarità constatate, anche quando assumano la veste di reati.
3. I dipendenti della Banca d'Italia sono vincolati dal segreto d'ufficio.
Il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, assecondò le richieste degli ispettori di tramettere le risultanze del rapporto ispettivo all’Autorità giudiziaria nel settembre 2009 (Governo Berlusconi-Tremonti), oppure avocò a sé, ai sensi dell’art.7 del Tub (Testo Unico Bancario) quel rapporto per non disturbare governi e partiti di riferimento, aggravando in tal modo comportamenti criminali nella gestione del credito e del risparmio del Gruppo Carige, che ha portato i banchieri indagati ed il vice-presidente Abi Giovanni Berneschi in galera, accusati di gravissimi reati come truffa, riciclaggio e falso in bilancio ?