I Monti di Pietá
I Monti di Pietà come rimedio all’usura delle banche
I Monti di Pietà nascono come enti pubblici dove, posta una somma di denaro come fondo o riserva, si concede una parte di questa stessa somma di denaro come mutuo o prestito a chi ne ha bisogno, per lo più ai poveri, in proporzione di un oggetto prezioso che colui il quale chiede il mutuo depone al Monte di Pietà, a condizione che la somma prestata sia restituita al tempo che è stato fissato (normalmente un anno) il dì del prestito per riottenere l’oggetto impegnato o depositato con un leggero interesseunicamente allo scopo di ammortizzare le spese dei Monti di Pietà e mantenerli in vita di modo che non vadano falliti. Dopo il tempo pattuito, se il mutuo non viene restituito, il pegno è venduto e l’eventuale sovrappiù va a chi ha ottenuto il prestito (mutuatario), mentre l’equivalente del prestito va al fondo del Monte di Pietà.
«Lo scopo di Monti di Pietà è di prestare denaro in cambio di un pegno, con un pagamento minimo di un tenue contributo, per coprire le spese di mantenimento di esercizio del Monte e dei suoi impiegati, per combattere l’usura e venire in aiuto delle classi meno abbienti. […]. La fondazione dei Monti di Pietà fu un’innovazione importantissima dal punto di vista sociale, sorta attorno al Quattrocento […] se ne avvantaggiarono quanti non avevano solide garanzie da offrire e sarebbero stati costretti a ricorrere agli usurai» (Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano, 1952, vol. VIII, col. 1378 e 1380, voce “Monti di Pietà”).