« Signor
Presidente, Signori
Amministratori, Sindaci, Azionisti e Partecipanti tutti,
eccepisco
gravi vizi nel bilancio di esercizio al 31.12.2014 perché l’atto
contabile non considera tra l’altro il MOR
(Margine
Operativo Reale)
di
Unicredit spa e del Gruppo Unicredit.
In
verità la
Banca ha creato denaro virtuale (“commercial
bank money”, come definito già nel 2000 dal compianto Padoa
Schioppa membro della Banca Centrale Europea - BCE)
usato
preminentemente per impieghi e prestiti alla clientela, che non è
stato preventivamente annotato nella parte attiva del bilancio al
31.12.2014.
Invece quel denaro
appena creato va inserito tra gli assets di bilancio di Unicredit e
una volta computato produce un importante utile - e conseguente
dividendo - ben superiore a quello indicato con delibera del
12.03.2015 dai membri del Consiglio di Amministrazione, i quali
propongono all’odierna assemblea degli azionisti di approvare
l’esercizio al 31.12.2014 con l’utile di 79.774.102,79 in base al
bilancio della capogruppo Unicredit spa (mentre
risulta 2 miliardi di euro l’utile del Gruppo Unicredit),
destinando:
-
ad ognuna delle n. 2.449.313 azioni di risparmio (ex articolo 32.1 lett.b dello Statuto), quale dividendo privilegiato di 0,315 in danaro, la somma di euro 771.533,60 per l’esercizio 2014 e la somma di euro 1.543.067,19 per l’esercizio 2013 (nel quale - rammento - il Gruppo Unicredit ha conseguito il massimo di perdita storica con 13,96 miliardi di euro) e per l’esercizio 2012;
-
alle iniziative di carattere sociale, assistenziale e culturale euro 6.000.000,00;
-
alla riserva connessa al sistema di incentivazione a medio termine per il Personale del Gruppo euro 50.000.000,00;
-
alla riserva statutaria euro 21.459.502,00.
Pertanto nella parte
attiva dello stato patrimoniale e nel conto economico e rendiconto
finanziario del bilancio al 31.12.2014 manca alla voce di pertinenza
“Liquidità Generata” l'accredito della somma del denaro creato,
che si ritiene essere almeno equivalente ai crediti-prestiti alla
clientela per 220,64 miliardi di
euro secondo il bilancio della
capogruppo, che si elevano a 470,56 miliardi di euro - dopo
l’ennesima riclassificazione annuale - secondo il bilancio
consolidato del Gruppo.
In
sostanza Unicredit quando, ad esempio, presta un milione di euro,
prima lo crea a proprio favore, tramite un atto decisionale interno,
e poi lo da in prestito versandolo sul conto del cliente; nel caso
esemplificativo, quindi, non è vero che la Banca va sotto di un
milione di euro, in quanto la
contabilità di bilancio omette di riportare la proprietà del denaro
virtuale, che
dovrà risultare di proprietà della banca prima di essere prestato.
Così,
sempre con riferimento al precedente esempio del prestito del milione
di euro, tutto quello che rientra in Unicredit tra capitale ed
interessi costituisce un guadagno stratosferico e smisurato della
stessa banca, dal quale va tolta la quota parte del relativo costo
d'esercizio.
E
se Unicredit ha avuto costi operativi per 5,64 miliardi di euro per
la capogruppo e ha creato 220,64 miliardi di euro di prestiti alla
clientela, il costo della “creazione del denaro virtuale” della
Banca per ogni milione di euro risulta essere di euro 25.572,00, cioè
il 2,25% (mentre
è euro 30.006,00 - il 3% - se si considera il bilancio consolidato
con costi operativi di 14,12 miliardi di euro e prestiti alla
clientela di 470,56 miliardi di euro).
La
differenza tra il valore nominale del denaro virtuale creato da
Unicredit e il suo costo per l’emissione varia quindi tra il 97,75%
e il 97% e costituisce l’indice di “redditività della moneta
occulta”, equiparabile alle cd. «entrate
invisibili»
menzionate dal compianto Enrico Cuccia - storico Presidente di
Mediobanca - quando nel 1931 con la «Memoria
relativa a recenti pubblicazioni sullo svolgimento del piano
quinquennale dei sovieti»
egli scriveva che «la
Russia non ha alcuna delle cosiddette entrate 'invisibili' dei Paesi
capitalistici»
(cfr.
pagina 66 del libro "Cuccia e il segreto di Mediobanca" di
Giorgio La Malfa, edito a giugno 2014 da Feltrinelli);
e questo indice di “redditività occulta” varia a seconda dei
costi operativi di emissione della moneta virtuale non contabilizzata
nei bilanci delle diverse banche interessate dal fenomeno.
Pertanto
al
risultato lordo dell'esercizio al 31.12.2014 di Unicredit vanno
aggiunti i “ritrovati” 220,64 miliardi di euro
(470,56
miliardi di euro secondo il bilancio consolidato)
e quindi l’utile lordo della capogruppo si eleva al totale di
221,14 miliardi di euro - mentre l’utile lordo del Gruppo Unicredit
è 472,56 miliardi di euro - per la qualcosa si chiede di apportare
le relative rettifiche con il ricalcolo del nuovo e maggiore utile e
conseguente dividendo da distribuire all’azionariato (le
cui principali quote di 5,011% e 4,655% del capitale sociale sono
rispettivamente detenute dagli azionisti esteri Aabar Luxemburg
s.a.r.l. e Black Rock Inc. che verrebbero beneficiati - più degli
altri - dal riparto del nuovo e maggiore dividendo da utile
societario).
Inoltre
poiché ho ritrovato/scoperto il denaro virtuale non contabilizzato
nel
bilancio
al
31.12.2014,
procurando benefici al contesto societario, chiedo ad Unicredit e ai
suoi soci (e
amministratori e dirigenti)
la corresponsione del relativo premio previsto dall’articolo 930
del codice civile nella misura del 5% («solo
del ventesimo»)
sui ritrovati 220,64
miliardi di euro
(470,56
miliardi di euro a dati del bilancio consolidato)
e comunque su ogni effettiva somma connessa alla creazione di moneta
virtuale non contabilizzata all'origine nella parte attiva del
bilancio, come peraltro indicato e richiesto nella lettera inviata
nella giornata odierna ai vertici della Banca (Giuseppe
Vita, Federico Ghizzoni, Maurizio Lauri)
e delle Autorità di Vigilanza - Ignazio Visco Governatore della
Banca D’Italia e Giuseppe Vegas Presidente della Consob - della
quale chiedo l’allegazione al verbale dell’assemblea ordinaria
quale parte integrante di questo intervento.
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Intervento di Marco Saba (IASSEM)
Trascrizione dell'intervento di Marco Saba
Signor
Presidente, Amministratori, Sindaci, cari Azionisti e caro dottor
Motta di Deloitte,
sono
l'azionista di minoranza Marco Saba ed intervengo confermando quanto
prima rivelato dall’azionista Elman Rosania e, a proposito
dell'utile d'esercizio, sottopongo alla vostra attenzione
l’importante tema della corretta contabilizzazione della moneta
creata dalle banche, che è foriero di importanti vantaggi per il
nostro Istituto e di beneficio per gli azionisti e l’intero Paese.
La
questione riguarda la ben nota vicenda della nuova
liquidità
che ogni Banca arriva a generare anche attraverso il meccanismo dei
prestiti alla clientela con contemporanea erogazione delle relative
somme attraverso depositi bancari.
In
particolare, si rileva che nel
bilancio 2014 non
risulta correttamente contabilizzata la liquidità creata da
UniCredit e utilizzata per impieghi e prestiti sia alla clientela che
alle banche come
si desume per inferenza dalla voce “crediti verso clienti” e
“crediti verso banche” dello Stato patrimoniale del bilancio
della capogruppo e del consolidato.
Questo
denaro creato, impiegato per effettuare impieghi e prestiti, non è
stato contabilizzato nelle attività bancarie all’atto della sua
creazione, rendendo
per tale ragione incompatibile, rispetto ai principi di contabilità
IAS-IFRS, l’iscrizione degli impieghi verso clienti e banche tra le
voci dell’attivo di bilancio.
Si
tratta, a ben vedere, di una liquidità effettiva ovvero di moneta
legale dal momento che la stessa, una volta erogata a beneficio dei
clienti sotto forma di prestiti, va ad alimentare i depositi bancari
che la Banca Centrale Europea annovera all’interno dell’aggregato
“M1” come componente dell’offerta di moneta.
Peraltro,
in base alla definizione ufficiale di “asset”
indicata dagli IFRS, riportata
nella sezione 2, paragrafo 2.6-2.36 dello Statement of Financial
Accounting Concepts emesso dallo IASB,
un’attività è definita come
«una
risorsa controllata da una entità in quanto risultante da eventi
passati»
e dalla quale la stessa può aspettarsi benefici economici futuri.
E’
quindi evidente che, in assenza della preventiva contabilizzazione
della massa monetaria creata dalla banca, il bilancio d’esercizio
non risulta conforme a quei principi internazionali sanciti dagli
IAS-IFRS ai quali la nota al bilancio dichiara di fare riferimento.
A
conferma di ciò il FASB (l’organismo che gestisce il Financial
Accounting Standard) afferma che al momento dell’erogazione di un
prestito la banca deve accreditare le somme nel conto di deposito
acceso a favore del cliente attraverso un pagamento in
cash,
cosa possibile solo se la moneta creata viene preventivamente
contabilizzata dalla banca.
Pertanto,
da una stima operata dal mio gruppo di lavoro sulla base di
un'analisi contabile comparata di documenti pubblicamente
disponibili, si è potuto constatare che i
Crediti verso Clientela e i Crediti verso Banche risultanti dal
bilancio consolidato 2014
del nostro Istituto non derivano direttamente da liquidità
precedentemente
pervenuta
alla banca e non può che derivare da nuova
liquidità,
creata appositamente da UniCredit all’atto dell’erogazione dei
prestiti. Infatti, oggi le banche contabilizzano i prestiti in modo
del tutto difforme da quanto effettuano gli altri operatori del
mercato e le imprese finanziarie non-bancarie che, queste sì,
seguono le disposizioni dei principi contabili IAS-IFRS.
Affinché
il credito erogato possa dunque correttamente essere contabilizzato
come un componente delle attività della banca è necessario
procedere alla preventiva contabilizzazione della nuova
liquidità
creata che ha consentito alla banca stessa di erogare il prestito.
Il
corretto trattamento di questa operazione richiede dunque
l’iscrizione di una voce di cassa
e disponibilità liquide
a fronte di una sopravvenienza
attiva
da riportare come componente positiva del reddito d’esercizio
relativamente ai bilanci 2014 comparati - secondo la IAS 8 - con
quelli degli anni precedenti.
Il
citato denaro creato, una volta inserito negli assets dei bilanci del
Gruppo, potrà produrre, al netto delle tasse, significativi benefici
ed utilità a tutto l’azionariato societario.
E’
doveroso ricordare che il tema della corretta contabilizzazione della
moneta creata dalle banche commerciali attraverso il meccanismo dei
prestiti è ormai all’ordine del giorno di organismi internazionali
e studiosi di settore. Solo per citare alcune fonti ufficiali, va
ricordato che nel
novembre
2014, il Parlamento inglese ha reso noto un dato della Banca
d’Inghilterra in base al quale il 97% della massa monetaria
detenuta dal pubblico è in forma di depositi bancari creati dalle
banche commerciali attraverso l'erogazione creditizia.
In
linea con queste evidenze, nel dicembre 2014 Richard Werner
(Professore di International Banking all’Università di
Southampton) ha confermato quanto rivelato dalla Banca centrale
inglese e ha pubblicato un paper
scientifico proponendo di togliere alle banche commerciali il diritto
di create moneta dal nulla; Werner ha citato anche l'esempio di
creazione di denaro che interviene quando le banche si
ricapitalizzano acquistando obbligazioni proprie (vedere anche la
questione dell'autocartolarizzazione).
Su
posizioni ancora più radicali si pone il noto studioso americano
Michael Schemmann (direttore dell’Istituto internazionale dei
dottori commercialisti) che nel 2012 - nel libro “Accounting
Perversion” - propone la radicale cancellazione dai bilanci bancari
dell’importo relativo ai crediti verso clientela con contestuale
riduzione del capitale netto per un pari importo. In sostanza, un
giubileo universale con l'annullamento di tutti i debiti
nei confronti delle banche.
E
queste
posizioni prevedono di accentrare il potere di creare la moneta
virtuale, in alternativa, o alla
Banca Centrale
o ad una Tesoreria
gestita dallo Stato.
Richiamando
tali evidenze, lo IASSEM (l’Istituto di Alti Studi sulla Sovranità
Economica e Monetaria) da me presieduto, sulla scorta di quanto
rilevato da Elman Rosanìa, ha elaborato una “terza via” - più
realistica e meno invasiva per il sistema bancario - che si basa
sull’emersione della moneta creata dalle banche e relativa
iscrizione nell’attivo del bilancio, a fronte del rilevamento di
una sopravvenienza attiva portatrice di grandi benefici per Unicredit
in termini di ricapitalizzazione e di maggiore trasparenza contabile
e finanziaria.
Da
quanto sopra si deduce inoltre che, nella voce dell'avviamento - per
soddisfare quanto richiesto da IAS 3 e IAS 36 a proposito delle “Cash
Generation Unit” - dovrà essere considerato, aggiungendolo, il
valore di questa “licenza implicita” di creazione di denaro una
volta evidenziato contabilmente.
E
vado alla conclusione. Solo questa soluzione potrebbe consentire alla
banca di regolarizzare
da subito la propria posizione, evidenziando l'attuale privilegio
d'emissione per affrontare serenamente un futuro altrimenti incerto
sotto il profilo del “Moral Hazard” e del rischio “Governance”.
Vi
ringrazio per la Vostra cortese attenzione, rimanendo a disposizione
degli organi gestionali ed amministrativi di Unicredit e
dell’azionista di minoranza Elman Rosanìa per ulteriori
indicazioni e concertamenti in merito alla revisione e composizione
corretta dei bilanci della Banca
»
« Signor Presidente, Cari soci e presenti tutti,
questo mio intervento, di cui chiedo la trascrizione integrale a verbale, potrà essere anche pubblicato in rete per ragioni di trasparenza, per la quale informo di essere parlamentare della Repubblica Italiana.
Prendo parte ai lavori odierni dopo avere partecipato per la prima volta lo scorso anno 2014 ad assemblee di azionisti di primari istituti bancari italiani, tra cui Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, grazie alla disponibilità offerta a parlamentari di tutte le forze politiche dal gruppo di minoranza dei soci/risparmiatori/persone fisiche dell’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia costretto a confluire nel 2007 in Unicredit.
Vorrei intervenire in merito all'interessante questione della “creazione di denaro extra bilancio” sollevata da Elman Rosanìa e ribadita e supportata da Marco Saba.
Vorrei rilevare in questa autorevole assemblea che il potere della “creazione del denaro” da parte delle banche è stato riconosciuto e pubblicamente dichiarato in un’intervista resa lo scorso anno 2014 dal compianto consigliere generale della Banca di Francia Bernard Maris, deceduto lo scorso 7 gennaio 2015 a Parigi nel vile attentato di Charlie Hebdo.
Come pure questo potere creativo è stato riconosciuto nel Bollettino n.1 del 2014 della Banca d’Inghilterra ed è stato oggetto di successivo dibattito al Parlamento inglese, dove il 20 novembre 2014 la Camera dei Comuni ha discusso sulla “creazione di denaro” da parte delle banche commerciali e se questo importante potere non debba essere invece affidato direttamente al Governo o alla Banca d’Inghilterra.
Questa situazione di falsa povertà in mezzo all’abbondanza, di falsa scarsità di moneta che giustificherebbe l'applicazione (direi sadica) di inutili regimi di austerity, impedisce il rispetto del contratto sociale che vorrebbe gli Stati garanti della sussistenza almeno di base dei cittadini.
Il primo libro dello scrittore di fantascienza James Ballard fu "Il vento dal nulla": un vento sempre più forte soffia ovunque e la sua intensità aumenta giorno dopo giorno; la sua origine è sconosciuta e il vento cessa soltanto quando l'ultimo edificio sulla Terra viene distrutto.
Questo vento è oggi il denaro, il denaro dal nulla, che sta infettando le economie e gli Stati che ne vengono travolti.
Il denaro in circolazione non ha più niente a che fare con la realtà. Si stima che il debito totale del mondo ammonti a 200 trilioni di dollari, mentre la produzione mondiale annua, il PIL, è di 70 trilioni, circa un terzo: una bolla enorme destinata ad esplodere, con strascichi pesantissimi per le vite dei cittadini.
Immaginiamo invece gli effetti di una corretta contabilizzazione del danaro creato così come suggerito dai soci Saba e Rosania. Solo attraverso la loro tassazione potremmo avere un gettito economico che permetterebbe di salvare i 9 milioni di poveri che popolano ormai il nostro Paese.
Il Movimento 5 Stelle ha proposto un “reddito di cittadinanza” che permetta di fornire 780 euro mensili a tutti i cittadini italiani maggiorenni, disoccupati o inoccupati; incrementare le pensioni minime fino a raggiungere tale soglia che secondo l'OCSE è proprio la soglia di povertà. Abbiamo fatto capriole legislative per riuscire a reperire i 15,9 miliardi di euro annui necessari, siamo andati a scavare nelle pieghe dimenticate del bilancio e degli sprechi di questo Stato e ci siamo riusciti.
Ma immaginate cosa significherebbe se uno Stato potesse garantire su una riserva di danaro creato come potete fare voi: la disoccupazione odierna al 13% si azzererebbe, la corruzione - che oggi costa ai cittadini 60 miliardi di euro - si ridurrebbe drasticamente, i reati diminuirebbero sensibilmente ed i suicidi economici (aumentati nel 2012-2014 da 89 a 201) non esisterebbero.
Io vengo dalla Campania che, secondo i dati di Save the Children (una delle associazioni umanitarie più grandi del mondo), ha 155mila bambini che vivono sotto la soglia di povertà: il numero più alto d'Italia.
Secondo i soci Rosania e Saba, contabilizzando a dovere il denaro extra bilancio, potremmo salvare delle vite umane in pericolo; potremmo finalmente parlare di un reddito a carattere universale perché, come ho appena illustrato, non manca di certo il cd. “reddito di bancanza”.
Unicredit è il più importante gruppo bancario italiano (per attivo) e partecipa all’ormai privata Banca D’Italia con il 22,11%, che a sua volta partecipa nella BCE e, se non erro, in altre Istituzioni bancarie come la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea che, a quanto pare, non ne sa niente sulla creazione di quella che il compianto Governatore della Banca D’Italia e poi Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Einaudi, definiva “moneta immaginaria” già nel 1936: «...i signori prìncipi innalzavano il signoraggio nei tempi calamitosi di strettezze finanziarie allo scopo di procacciarsi una qualche momentanea entrata» egli dichiarava (cfr. Rivista di Storia Economica 1936, vol 1-2, pagina 12).
Ora che il popolo è sovrano, o almeno fino a quando non si dirà che non lo è più, ai signori prìncipi si sono sostituiti i signori banchieri e non le amministrazioni di Stato. E per questo che non ci sono mai i soldi, perché chi li crea non ne risponde nemmeno contabilmente!
I 220 miliardi di euro di impieghi effettuati della capogruppo Unicredit spa nell’esercizio 2014 in esame ed i maggiori 470 miliardi di euro del Gruppo Unicredit non hanno un padrone certo alla nascita; e questo accade pure per gli impieghi annuali di complessivi 1.800 miliardi di euro dell’aggregato delle banche italiane (secondo quanto asserito dal Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco).
E così da una parte gli azionisti delle banche non vedono corrispondersi il giusto dividendo sulle azioni, ma dall'altra neppure il resto della comunità può beneficiare di questa torta che bisogna chiedersi a questo punto: chi se la mangia?
La creazione irresponsabile di denaro – e quindi senza il gettito giusto per l'Erario - costringe lo Stato italiano ad una fiscalità oppressiva ed insensata, come quella che oggi stiamo vedendo, la quale porta via il necessario ai cittadini, lasciando però i grattacieli esentasse ai banchieri (come quello della Bce a Francoforte). E’ giunto il momento che il fondamentale problema della corretta contabilizzazione del denaro venga finalmente affrontato.
E da chi se non dalla banca più importante (per attivo) di questo martoriato Paese a rischio grecizzazione? Possibile che i maggiori azionisti di Unicredit non capiscano che la rovina della società italiana fa male anche alla stessa Banca? Possibile che ancor oggi, come già diceva nel 1935 Irving Fischer, i banchieri si rivelino quelli meno indicati a fare addirittura il loro stesso interesse?
Che senso ha desertificare economicamente il futuro di un popolo per qualche banchiere? Quando non ci saranno più redditi, fuorché quelli dei banchieri, solo allora si capirà e si ammetterà che le banche - così come fanno ora - non hanno più bisogno dei depositi, perché se li creano a proprio piacimento?
Il mio non vuole essere un intento moralizzatore, anche se ce ne sarebbero da chiedere di rendiconti sulla discrezionalità nell'erogazione del credito creato, ma non si può neppure rimanere indifferenti davanti ad una istituzione creditizia che, basando la sua solidità sull'impunità apparente e sull'ignoranza del pubblico, non ha che una vista corta - come direbbe il compianto Padoa Schioppa - senza essere capace di vedere al futuro.
Se la questione contabile non viene risolta al più presto ed in modo sensato, che cosa potrebbe accadere? Finché non lo sapevate Signori Amministratori e Sindaci, va bene, poteva esserci la mancanza dell'elemento psicologico del fattaccio; ma ora che siete di fronte al problema, vale la pena continuare a tirare la corda sperando che si spezzi nelle mani di qualcun altro?
Chiaramente, come diceva Keynes, si usano espressioni forti per almeno tentare di scuotere la sonnolenza del pubblico e spero che questa volta abbiano effetto reale.
Come spero altresì di non ritornare l'anno prossimo a ribadire concetti e questioni che voi Amministratori e Sindaci di Unicredit conoscete meglio di me.
Vi ringrazio per l’ascolto »
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Trascrizione delle repliche di Rosania e Saba
ROSANIA:
Illustre
Signor Presidente,
riprendo
la parola in sede di replica alle ore 15,05 con il consueto senso di
rispetto nei confronti dei vertici societari e dell’assemblea e
vorrei precisare che la proposta da me formulata nell’intervento
sul punto del bilancio al 31 dicembre 2014 ha, in primo luogo,
l’effetto di elevare di decine di volte l’utile dell’esercizio
in esame.
E’
utile ribadire nuovamente a questa autorevole platea che della
creazione del denaro virtuale/elettronico dal “nulla”
se ne è discusso il 20 novembre 2014 (circa
sei mesi fa)
nel Parlamento inglese e mi piacerebbe avere dai vertici e dirigenti
di Unicredit opinioni e rilievi in merito al citato dibattito
avvenuto all’estero, anche con comunicazioni che potranno essermi
inoltrate dopo questi lavori assembleari.
Mi
dichiaro pertanto totalmente insoddisfatto delle risposte fornitemi
dai vertici societari e preannunzio voto contrario.
SABA:
Illustre Signor Presidente,
riprendo
la parola in sede di replica e La ringrazio per la disponibilità
mostrata nella conduzione dei lavori assembleari odierni.
A
seguito delle “non risposte” dei vertici societari sulle
contestazioni dei punti specifici violati nel bilancio al 31 dicembre
2014 Unicredit rispetto alla normativa IAS/IFRS, come ho dedotto nel
mio precedente intervento - seguito a quello dell’azionista di
minoranza Elman Rosania - rilevo la non disponibilità da parte degli
stessi vertici societari a cogliere la puntualità tecnica e gli
aspetti positivi da me evidenziati.
Si
continua col solito ritornello - non veritiero - del rispetto da
parte di Unicredit dei principi contabili internazionali.
Mi
aspettavo una risposta puntuale su quanto rilevato nel mio
intervento, di cui ho chiesto la trascrizione integrale a verbale e
quindi mi ritengo totalmente insoddisfatto, preannunciando il mio
voto contrario.
Grazie