1. IL 6 OTTOBRE, A FIRENZE, IL SAPIENTE MONTEZEMOLO
AVVISÒ LO SCEICCO DI ABU DHABI, PRIMO AZIONISTA DI UNICREDIT, CHE UNA
TEMPESTA ERA IN ARRIVO SULLA BANCA. RENZI ERA PRESENTE E ANNUIVA.
QUATTRO GIORNI DOPO, LE PERQUISIZIONI AL VICEPRESIDENTE PALENZONA E AL
“SUO” MERCURI, PER MOLTI DIRIGENTI “L’AD OMBRA DELLA BANCA”
2. IL NON-DIPENDENTE ROBERTO MERCURI AVEVA UFFICI E SEGRETARIE A ROMA E A
MILANO. PARTECIPAVA AI COMITATI CREDITI E METTEVA BOCCA NELLE NOMINE
DEI DIRIGENTI E NEI RAPPORTI CON I GRANDI CLIENTI. COMPRESO QUEL
BULGARELLA IN ODOR DI MAFIA
3. GHIZZONI SI GIOCA LA POLTRONA IL 13 NOVEMBRE, ALLA PRESENTAZIONE DEL
PIANO INDUSTRIALE CHE PREVEDEREBBE TAGLI AL SANGUE. LA DURA LETTERA DI
PAOLO BIASI, A CAPO DELLA FONDAZIONE C. R. DI VERONA, PER FAR FUORI
GHIZZONI E IL ‘SISTEMA PALENZONA’
4. CHE DIRÀ DEL CASO PALENZONA-MERCURI IL SEVERO CONSIGLIERE LUCREZIA
REICHLIN, DRAGHIANA DI FERRO? E DA FRANCOFORTE CHE ISTRUZIONI LE
ARRIVERANNO? DRAGHI METTERÀ LA MANO SUL COPERCHIO DELLA PENTOLA O
LASCERÀ ESPLODERE IL BUBBONE UNICREDIT?
Condividi questo articolo
matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 8
matteo renzi e mohammed bin zayed al nahyan a firenze 3
Francesco Palenzona
Fabio Corsico Fabrizio Palenzona Paolo Messa
SERVIZIEVOLE PALENZONA PER CALTAGIRONE
LUCREZIA REICHLIN f af e b ccdd a e kp H U uiG x LaStampa it
draghi contestato con i coriandoli 3
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE E FEDERICO GHIZZONI ALLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO MESSAGGERO FOTO OLYCOM
DAGOREPORT
Qualcuno
se lo sentiva che la tempesta in Unicredit era in arrivo. Il 6 ottobre,
a Firenze, Matteo Renzi ha sconvolto la sua agenda per incontrare
nuovamente lo sceicco Mohammed Bin Zayed al Nahyan, principe ereditario
degli Emirati Arabi. L’uomo che ha in mano investimenti importanti anche
in Italia, come quello di Etihad in Alitalia e quello del fondo Aabar
in Unicredit, della quale gli arabi sono i primi soci.
In
quella occasione ovviamente c’era anche Luca Cordero di Montezemolo,
presidente dell’ex compagnia di bandiera e vicepresidente della banca,
sempre per conto dello sceicco. Una volta rimasti senza testimoni,
Monteprezzemolo ha fatto uno strano discorso, rivolto ad Al Nahyan:
“Unicredit necessita di stabilizzazione, perché qualcuno sta cercando di
screditare il management”. E Renzi annuiva.
mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo
Quattro
giorni dopo è arrivata la bomba dell’avviso di garanzia a Fabrizio
Palenzona, potente vicepresidente di Unicredit, con tanto di
perquisizioni e accuse di favoreggiamento alla mafia.
Il management si è chiuso a riccio, confermando l’impressione di Montezemolo: attacco in corso.
Ma
venerdì scorso non è stata una bella idea, per Federico Ghizzoni,
tentare di chiudere subito il caso Palenzona con un audit interno
portato in cda che garantiva che sulla gestione del cliente Andrea
Bulgarella “tutte le procedure interne di Unicredt sono state
rispettate”. Non è stata una bella idea perché gli inquirenti fiorentini
invece sostengono che le procedure sono state “aggirate” per favorire
l’imprenditore ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro. E per
aggirarle si sono mossi Palenzona (due incontri con Bulgarella e i suoi
soci) e il suo braccio destro, Roberto Mercuri.
GHIZZONI MONTEZEMOLO
Anzi,
vista dall’interno della banca, forse si dovrebbe parlare più
correttamente di un “caso Mercuri”. E’ lui l’amico di Bulgarella, è lui
che lo presenta a Palenzona per farlo aiutare, è lui che preme su
dirigenti e funzionari dell’istituto per toglierlo dai guai. Certo, lo
fa con l’alea di onnipotenza che gli arriva dal fatto di essere il
portaordini del vicepresidente, che a sua volta è uno dei grandi
azionisti che ha salvato la cadrega a Ghizzoni. Ma lo fa anche in
proprio, per tutelare un Bulgarella che è innanzitutto un amico suo.
FLAVIO VALERI
Secondo
quanto risulta a Dagospia da più fonti, Mercuri non solo aveva un
ufficio al trentesimo piano della sede Unicredit di Milano, a fianco del
suo mentore Palenzona, ma ha anche un punto d’appoggio a Roma in via
degli Specchi, con tanto di segretarie a disposizione. E soprattutto, le
fonti raccontano che partecipava molto spesso ai comitati crediti della
banca, pur non avendone alcun titolo. Il tutto per il solo fatto del
“mi manda Palenzona”. Un particolare che, se confermato dalle indagini,
metterebbe in grandissimo imbarazzo l’ad Ghizzoni.
Premio Guido Carli Romana Liuzzo con Monica e Federico Ghizzoni
Non
solo, da molti manager interni Mercuri era considerato una sorta di
“amministratore delegato ombra”. Una persona che si muove(va?) in banca a
proprio piacimento e nei confronti del quale Ghizzoni non aveva alcun
potere.
Chi non
per nulla gradito lo scandalo Mercuri-Palenzona è Calta-riccone, grande
azionista di Unicredit proprio su suggerimento di Corsico e
Palenzona. Fabio Corsico, responsabile delle relazioni istituzionali del
gruppo Caltagirone, è molto vicino a Palenzona al punto che lo ha fatto
nominare consigliere della C. R. di Torino.
CALTAGIRONE PALENZONA VEGAS FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE E PALENZONA jpeg
Ma
tornando al cda di Unicredit che la scorsa settimana ha liquidato in
fretta il caso, difendendo Palenzona e i suoi manager, tutti sono
curiosi delle prossime mosse della severa Lucrezia Reichlin, che
notoriamente risponde a Mario Draghi.
La
Reichlin pare non abbia detto una parola sullo scandalo. Aspetta le
carte. E del resto è anche nel comitato Rischi. Farà sentire la sua
vocina nelle prossime riunioni? E da Francoforte che istruzioni le
arriveranno? Draghi metterà la mano sul coperchio della pentola oppure
lascerà esplodere il bubbone?
Dopo
lo scandalo, Ghizzoni è comunque corso ai ripari e ha deciso che, al
fine di rendere più trasparenti i rapporti tra il consiglio di
amministrazione e la banca, i membri del cda d’ora in poi potranno
parlare solo con le prime linee del management (quelle che riportano
direttamente all’ad) e per questi contatti saranno “supportati”
(controllati?) da assistenti di direzione nominati dalla banca.
Sempre
sull’onda del clamore per l’inchiesta toscana, al cda sarebbe arrivata
una dura lettera di Paolo Biasi, il grande sconfitto dell’ultima
assemblea, con la quale si contesta l’operato dei vertici aziendali nel
caso Bulgarella-Palenzona. Biasi ovviamente è pronto ad allearsi con i
soci stranieri (arabi, americani e norvegesi) per far fuori Palenzona e
Ghizzoni.
Insomma,
il presidente Giuseppe Vita e Federico Ghizzoni sono di nuovo nel
mirino, anche perché i risultati della banca non sono buoni e i
confronti con il competitor Intesa sono umilianti. Gli americani di
Blackrock, secondo azionista, come amministratore delegato vorrebbero
Flavio Valeri (Deutsche Bank). Mentre risulta anche che altri soci
stranieri, compresi gli arabi di Aabar, premano per un manager
straniero. Pur di portare a casa il risultato, sarebbero pronti a
sostenere la “promozione” di Ghizzoni alla presidenza.
Poco
prima che scoppiasse lo scandalo, si erano mossi anche i soci italiani,
ovvero le fondazioni. La presidenza della banca, in un summit
riservatissimo, è stata offerta all’ex ministro Domenico Siniscalco, che
però ha rifiutato. Adesso in Unicredit c’è chi dice che Siniscalco
avesse fiutato l’aria avvelenata. O più semplicemente, si vuole giocare
le sue carte per la presidenza di Intesa.
fassino siniscalco
C’è dunque grossa pressione sui vertici per il caso Mercuri e per la situazione della banca.
L’altro
vicepresidente Luca Cordero di Montezemolo, che fino a ieri ha fatto
asse con Palenzona, ha subito preso le distanze dal “Camionista”
sostenendo che la giustizia “deve fare il suo corso”. E in caso di
ribaltone totale rischia pure di fare il presidente. Ma sotto sotto
difende Palenzona e farà di tutto per aiutarlo, fino all’ultimo.
La
partita si gioca tutta, aule giudiziarie a parte, a metà novembre. Il
13 novembre Ghizzoni deve presentare il nuovo piano industriale e si
vocifera di tagli lacrime & sangue.
Federico Ghizzoni Unicredit
E del resto Ghizzoni deve pur fare cassa, perché se prova a chiedere ai soci un aumento di capitale lo cacciano in un minuto.
Tra
parentesi, Ghizzoni deve anche giustificare una serie di nomine. Ad
esempio, quando ad agosto è uscito dalla vicedirezione Jean Pierre
Mustier, il manager piacentino mise il veto sull’ingaggio di Gaetano
Miccichè da Intesa, che gli avrebbe fatto sicuramente ombra (per la
cronaca Miccichè faceva ombra anche a Claudio Costamagna, che per Cdp ha
preferito Fabio Gallia)
GAETANO MICCICHE E SIGNORA FRANCESCO CALTAGIRONE BELLAVISTA
Ma
attenzione, e qui torniamo, al “caso Mercuri”. L’uomo di Palenzona
avrebbe messo becco anche nell’ultima tornata di nomine ai vertici di
Unicredit, quella andata in scena poco prima dell’estate. E molti
manager promossi lo hanno ringraziato. Quanto è possibile scaricare
dall’oggi al domani un personaggio così ingombrante, che teneva rapporti
di alto livello anche nella Capitale, amico di tutti i principali
lobbisti e conosciuto da un buon numero di politici?
TORRE UNICREDIT
Ultima
notazione: dalle prime carte dell’inchiesta emerge che i telefoni di
Mercuri sono stati intercettati per quattro mesi. E lo stesso vale per
Palenzona. A parte i potenziali veleni, nelle prossime settimane, al
primo arresto, può uscire uno spaccato illuminante sul sistema di potere
che gravita intorno a Palenzona. Uno che è andato d’accordo con tutti i
governi, Renzi compreso.