mercoledì 27 gennaio 2016

Il dissesto del sistema bancario poteva essere evitato? Rispondono 12 esperti

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Il dissesto del sistema bancario italiano poteva essere evitato? Come? Rispondono 12 esperti: Galloni, Borghi, Rinaldi, Mosler, Cattaneo, Saba, ecc.

http://scenarieconomici.it/il-dissesto-del-sistema-bancario-italiano-poteva-essere-evitato-come-rispondono-12-esperti-galloni-borghi-rinaldi-mosler-cattaneo-saba-ecc/

Non vi dimenticheremo mai d'alema prodi marini visco ciampi veltroni cartolina-01
Il crack di un pezzo importante del sistema bancario italiano poteva essere evitato? E se si, come?  Lo abbiamo chiesto a 12 esperti fra specialisti e studiosi del problema a vari livelli coinvolgendo sia economisti che vari esponenti della società civile. Abbiamo anche chiesto come consigliano i risparmiatori di trattare i propri risparmi, ma di questo ci occuperemo domani.
Ecco le loro risposte:
Claudio Borghi Aquilini – economista docente universitario ed editorialista. Responsabile economico Lega
Ricapitalizzazione forzata con denaro pubblico. Così lo stato “investiva” e non “spendeva”. Tipo: Tremonti bond convertibili obbligatori per tutti.

Warren Mosler – imprenditore ed economista
Per prevenire attacchi al sistema bancario, è necessario che la BCE fornisca liquidità illimitata. E per evitare la caduta del corso azionario delle banche italiane, è una questione di utili, che resterà problematica fintanto che l’economia resta debole. Per risolvere questo problema, il limite del 3% al deficit deve essere innalzato.
Prestare implica assumersi dei rischi, ed anche seguendo “buone pratiche nel prestare”, alcuni prestiti non vengono rimborsati”.
Io ho proposto che la BCE garantisca formalmente il debito pubblico di tutti i membri e provveda liquidità immediata su richiesta ad un tasso stabilito dalla BCE, che io ho proposto essere lo 0% permanentemente.

Nino Galloni – economista
1) Si doveva vigilare sui comportamenti delle banche più che sugli assetti proprietari;
2) La società per azioni non è il problema ma la quotazione in borsa si
3) Mantenere staccati credito e finanza.

Marco Saba – esperto in sistema bancario e creazione della moneta
Evidenziando la creazione di denaro all’attivo dei flussi di cassa.

Antonio Maria Rinaldi– economista e docente universitario
Gli organismi di controllo dovrebbero garantire se il sistema bancario italiano è solido o meno. Invece  lasciano i cittadini da soli pretendendo che siano loro stessi ad informarsi sul Sole 24 ore.
Quello che andava fatto era innanzitutto una moratoria del bail-in modo di consentirci di fare ciò che gli altri Paesi, Germania in testa, hanno avuto la possibilità di fare quando i sistemi bancari in difficoltà erano i loro, ovvero risanare tutto il comparto con investimenti pubblici.

Marco Cattaneo – economista inventore dei Certificati di Credito Fiscali (CCF)
Anche solo un anno fa, se si fossero adottati i CCF e avviata una ripresa forte, oggi saremmo in una situazione ben diversa.

Le risposte degli altri esperti ed eventuali aggiornamenti li trovi su Battitore Libero.

Autore: Costantino Rover
Collaborazioni di: Luca Pezzotta e Luca Mibelli

martedì 26 gennaio 2016

Banche: tre semplici sistemi sicuri per salvare i vostri risparmi

Banche: tre semplici sistemi sicuri per salvare i vostri risparmi


1 - Chiedere alla banca la segregazione del conto corrente (attualmente è il sistema che usano i broker con i conti dei loro clienti); la banca non potrà usarlo per ripianare le perdite in caso di liquidazione;

2 - Prelevare tutto in contanti e metterlo in una cassetta di sicurezza che è separata dalla gestione dei depositi anche in caso di liquidazione coatta; potrete sempre prelevare quanto vi occorre senza limitazioni;

3 - Trasferire il saldo del conto in un conto estero aperto a voi stessi in un paese sicuro (ad esempi, Svizzera); non è proibito, basta dichiararlo.

lunedì 25 gennaio 2016

Le banche, il diritto, il sopruso

Le banche, il diritto, il sopruso

La creazione di un sistema normativo speciale per il sistema finanziario
 
usura euro europa fallimento crisi
di Angelo Casella - A far tempo dal primo gennaio 2016 è entrata a far parte dell'ordinamento giuridico italiano, in quanto approvata dal Parlamento italiano, la "direttiva" Ue chiamata Bank Recovery and Resolution Directive, che dispone il c.d. "bail-in" (salvataggio interno) per le banche in dissesto con la "partecipazione" degli azionisti, dei detentori di obbligazioni, sopratutto "subordinate", e dei correntisti sopra i 100 mila euro. 
 
E' incidentalmente da rilevare che il termine "obbligazione", applicato a queste "subordinate" è fuorviante ed errato (e come tale doveva essere vietato), trattandosi di strumenti finanziari complessi e ad alto rischio, non assimilabili alle obbligazioni.
Vano e deviante è deprecare una presunta scarsa diligenza in chi le ha acquistate. E' nella comune prassi bancaria spargere aloni di mistero sia sui prodotti offerti (e spesso, come nel caso, artatamente consigliati senza idonee delucidazioni), sia, in genere, su tutta l'operatività posta in essere, evitando ogni trasparenza su costi, commissioni, implicazioni, ricadute, ecc. (v. anche: "Imperatori, Io so e ho le prove", ed. Chiarelettere), al punto da suggerire l'ipotesi di associazione a delinquere organizzata (v. in merito la dichiarazione alla stampa dell'impiegato Benedetti di Banca Etruria: "l'ordine di mentire ci veniva dalla banca...", La Repubblica, 12.12.15).
Sovente, poi, i dati operativi sono volutamente annebbiati con termini tecnici del tutto inutili, così che il cliente, disorientato da questo mondo misterioso, viene naturalmente spinto ad affidarsi all'"esperto", all'impiegato della banca, il quale non aspetta altro.
La "direttiva" ha avuto molta pubblicità a seguito del decreto governativo detto "salvabanche", destinato a quattro aziende di credito, e presentato trionfalmente come intervento di salvaguardia del lavoro e come escamotage per evitare, appunto il bail-in.
A sua volta, quest'ultimo è stato magnificato come una splendida soluzione per evitare di "scaricare sui contribuenti le crisi bancarie".
A quest'ultimo proposito, nessuno ha replicato che non è affatto necessario che ciò debba avvenire e che la soluzione proposta è per certi aspetti, ancora peggiore.
Senza dimenticare che l'"aiuto di Stato" alle banche c'è sempre stato, e si esercita normalmente prima che lo stato di dissesto venga formalizzato.
Con la crisi del 2008, in Germania, l'intervento a favore degli istituti in difficoltà ha toccato i 250 miliardi di euro, quasi 60 in Spagna, circa 50 in Irlanda e nei Paesi Bassi, poco più di 40 in Grecia, circa 19 in Belgio ed Austria e quasi 18 in Portogallo. In Italia, si è trattato di 4 miliardi.

Analisi

Sono, al riguardo, necessarie alcune precisazioni:

Galloni: La (Nuova) Contabilità Bancaria

La Nuova Contabilità Bancaria
(Tratto da: Economia imperfetta, di A. Galloni, Novecento editore, 2015)
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Di recente, si è risvegliato l’interesse per le banche che, da decenni, era stato considerato alla stregua di un fatto tecnico ; in particolare, quotati papers della Banca d’Inghilterra hanno sostenuto quanto alcuni esperti già sapevano (la banca non presta denaro proprio o dei depositanti, né moltiplica quest’ultimo), ma lo crea dal nulla. Di qui la “spaccatura” tra chi vorrebbe togliere, alla banca, tale facoltà, considerata una sorta di abuso anche perché il credito creato dalla banca è moneta, o, per lo meno, è denominato in moneta a corso legale; e chi, invece, vorrebbe regolarla nell’interesse della collettività che non può rinunciare alla fondamentale funzione sociale del credito stesso.

Ovviamente, chi nega che la banca crei la moneta può difendere l’attuale situazione: in essa, la banca è soggetta a tassazione solo sulla differenza tra ciò che guadagna come interessi attivi e pagamento dei servizi offerti alla clientela, da una parte, e i suoi costi di gestione e interessi passivi, dall’altra.

Solo cercando di fare chiarezza sulla contabilità bancaria – di cui, qui, si sta tentando di fornire una lettura molto semplificata come voci e, tuttavia, sufficiente ad avviare il discorso – sarà possibile districarsi nella materia.

Orbene, attualmente, le principali voci sono così suddivise:

1) nello stato patrimoniale, al netto delle altre partite, vengono segnati,
a) all’attivo, i capitali prestati e,
b) al passivo, i depositi;

2) nel conto economico entrano,
a) come profitti lordi, i proventi in conto interesse delle rate di mutui, prestiti, ecc. ed il pagamento di altri servizi resi alla clientela,
b) come costi, le spese di funzionamento e gli interessi pagati alla clientela.

L’utile, ai fini della tassazione, sarà quindi dato dalla differenza tra profitti lordi (ed, eventualmente, altre entrate) e costi.

Nello stato patrimoniale, man mano che la componente in conto capitale dei prestiti viene contabilizzata a favore della banca, essa va a decurtare proporzionalmente l’attivo.

Con la “Nuova Contabilità Bancaria” (NCB) che qui si propone, invece, nello stato patrimoniale non sono presenti i depositi (i conti correnti e le altre forme equivalenti) perché si tratta di servizio di custodia che consente alla banca stessa – dietro pagamento di un compenso al depositante – di utilizzare la
liquidità per le varie esigenze della clientela: bancomat, liquidi (fra l’altro limitati dalle innovazioni normative), ecc. per un totale che difficilmente supera il 3-4% dell’insieme della moneta teoricamente presente nel circuito.

L’attivo, formato anche dai crediti della banca, viene ridotto man mano che rientra la componente in conto capitale proveniente dalle rate di mutui, prestiti, ecc.

Nel conto economico, invece, ogni componente della rata viene segnato a profitto lordo e, quindi, a parità di tutto il resto (non c’è altra variazione rispetto alla contabilità tradizionale o attuale), aumenta proporzionalmente l’imponibile: con un’aliquota attorno al 20%, si otterrebbe un gettito pari alla metà di tutto quello corrente ; quindi, a parità di gettito, si potrebbero ridurre le aliquote ed il prelievo sugli attuali contribuenti del 50%!

In una contabilità siffatta, dunque, incagli e sofferenze o perdite altro non sarebbero che mancati arricchimenti; conseguentemente, qualora il sistema creditizio, così rivisitato, dovesse re-gistrare “rientri” molto sotto il previsto (per ipotesi, perché sta finanziando lo sviluppo), allora si ridurrebbe, simmetricamente, il gettito tributario. Come dire che, in tal caso, anche il sistema bancario opererebbe in senso anticiclico e la complementarietà tra Stato e credito aumenterebbe.

LIBIA: la guerra della NATO per il colonialismo francese in Africa

Gli "ameri-cani da guardia" del colonialismo francese

E-mail di Hilary Clinton rilevano il vero motivo dell'intervento della Nato in Libia

 http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=13915

E-mail di Hilary Clinton rilevano il vero motivo dell'intervento della Nato in Libia

L’obiettivo reale era eliminare, annullare l’influenza di Gheddafi nell’Africa francofona. La lotta per l'emancipazione dell'Africa dal franco è stata fatale


Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha recentemente rivelato una serie di messaggi di posta elettronica del 2011 della candidata alla presidenza Hillary Clinton, che chiariscono una volta per tutti i veri motivi dietro l'aggressione della Nato contro la Libia del 2011. 
Sono quasi 3.000 le conversazioni che il Dipartimento di Stato ha reso pubbliche su ordine di un tribunale. Secondo quanto riporta il Foreign Policy, una email inviata il 2 aprile 2011 dal funzionario Sidney Blumenthal (stretto collaboratore prima di Bill Clinton e poi di Hillary) a Hillary Clinton, dall’eloquente titolo “France’s client & Qaddafi’s gold”, racconta i retroscena dell’intervento franco-inglese e rivela chiaramente i fini del presidente francese Nicolas Sarkozy in Libia: ottenere il petrolio, riaffermare la potenza militare francese e evitare l'influenza di Gheddafi nelll'Africa "francofona". 
La posta in gioco, l’obiettivo reale era eliminare, annullare l’influenza di Gheddafi nell’Africa francofona dal momento che lo stesso Gheddafi aveva lo scopo di sostituire il FRANC CFA, una valuta utilizzata da 14 ex colonie francesi (creata nel 1945) che comportava una serie di obblighi nei confronti del tesoro francese.
La parte più sbalorditiva scrive anche il sito Infowars che riporta la notizia, è il lungo resoconto sull’enorme minaccia che l’oro e l’argento, contenuti nelle riserve di Gheddafi (stimate in 143 tonnellate di oro e altrettanti di argento) potrebbero portare alla valuta Franc CFA in circolazione come moneta africana nell’africa francofona.
Questa riserva di oro è stata accumulata da Gheddafi prima della guerra civile in Libia del 2011, ed era destinata ad essere utilizzata per instaurare una valuta panafricana basata sul dinaro libico d’oro.

Questo piano era stato concepito per fornire ai paesi francofoni un’alternartiva al CFA e quindi una sostanziale indipendenza dal tesoro francese.

.....
Riguardate questo video in cui il Comandante Chavez anticipava tutto quello che si è rivelato come la verità, con il chiaro riferimento ai sette miliardi di riserve in oro e argento in possesso di Tripoli.

lunedì 11 gennaio 2016

FRODI BANCARIE E BANCA D’ITALIA AGLI STRANIERI

FRODI BANCARIE E RIFORME DELLA SINISTRA: BANCA D’ITALIA AGLI STRANIERI

FRODI BANCARIE E RIFORME DELLA “SINISTRA”:
BANCA D’ITALIA AGLI STRANIERI

Nel mio precedente articolo, ho evidenziato come la classe dei banchieri, o meglio dei capitalisti finanziari (improduttivi) è portatrice di un interesse economico confliggente con quello dei lavoratori e dei risparmiatori (cioè dei produttori di ricchezza reale), e come essa storicamente ha sempre lavorato per arricchirsi mediante frodi e usura a loro danno, nonché per ottenere dalla politica la legittimazione di tali attività e lo scarico su contribuenti, risparmiatori e lavoratori dei danni da esse cagionati (ciò non solo in Italia: v. Mario Margiocco, Il disastro americano, in in Nuova Storia Contemporanea, maggio-giugno 2015).
Quando si vanta delle sue riforme, l’orgogliosa sinistra “democratica” stranamente scorda quelle della Banca d’Italia del dicembre 2006 (Prodi) e del gennaio 2014 (Letta). E fa bene a scordarsene, perché i disastri di MPS di Banca Popolare dell’Etruria, et cetera, successivi al 2006, non sarebbero avvenuti se la Banca d’Italia avesse vigilato sulle frodi e sugli abusi in via di esecuzione da parte del management di quelle banche. E la “sinistra”, con quelle due riforme – riforme peggiorative per gli interessi collettivi, migliorative per quelli della classe finanziaria – aveva donato la Banca d’Italia (il possesso pressoché totale del suo capitale sociale, quindi dei voti assembleari) ai banchieri privati, così rendendo molto improbabile che essi vigilassero su (contro) se stessi (o i propri colleghi) per limitare i loro ingiusti profitti sui risparmi e sugli investimenti dei cittadini.
Scrivevo in Sbankitalia (2014, 2a edizione, pagg. 32 ss)“Secondo lo statuto [attuale di Bankitalia] il potere dei partecipanti riguarda l’approva­zione del bilancio e la nomina del Consiglio Superiore [di Bankitalia]… Il Consiglio Superiore svolge funzio­ni amministrative, e partecipa con ruolo con­sultivo (ma vincolante) al processo di nomina del Governatore, che dirige le attività di vigi­lanza insieme al resto del Direttorio. … La possibilità di conflitti di interesse è ovvia, nei termini suddetti, e comporta l’in­compatibilità dei partecipanti alla posizione di partecipanti-elettori del Consiglio Supe­riore. Pensiamo a tutti i derivati-spazzatura in cui le banche italiane hanno confezionato i loro crediti in sofferenza per sbolognarli a risparmiatori abbindolati da false rassicura­zioni, vere e proprie consulenze in conflit­to di interessi, degli impiegati “promotori finanziari” costretti a ingannarli; e ciò stato possibile anche grazie a carenze ed omissioni della sorveglianza di BdI. Significativo è il fatto che sono state fatte molte riforme dello statuto della BdI, ma mai una per togliere questa contraddizione: evidentemente alle banche private partecipanti fa molto como­do essere giudici di se stesse, e non voglio­no rinunciare a questo aberrante privilegio. Il che dimostra all’atto pratico che i loro interessi sono in contrasto con quelli della generalità, sicché non dovrebbero nemme­no essere autorizzate a partecipare, tanto più che, come si legge nel medesimo pas­saggio, il Consiglio Superiore ha un ruolo vincolante nella nomina del Governatore, che è l’organo a cui competono la vigilan­za e la politica monetaria (ormai integrata nel Sistema Europeo delle Banche Centrali), ossia le funzioni più schiettamente pubblici­stiche e inconciliabili con gli interessi di soci privati. In passato, a mo’ di foglia di fico, le banche avevano delegato stabilmente quasi tutti i poteri al Governatore, col risultato di renderlo inamovibile, come documentato dal grande lavoro e dal grande tempo che è occorso per scacciare Antonio Fazio, a torto o a ragione. Inoltre le quote sono molto concentrate: due sole banche, Banca Intesa e Unicredit, ne detengono più del 50%, il che alimenta il sospetto che possano condi­zionare le scelte di via Nazionale.
Ma la prova più eclatante dell’incompa­tibilità dei partecipanti privati con le finali­tà della BdI come Istituto pubblico, a causa dei loro interessi di parte, divergenti da quelli collettivi, è data dalla relazione riser­vata, qui in appendice, sull’aggiornamento del valore delle quote, fatta evidentemente da un organo centrale della banca ai parte­cipanti, e in cui si istiga a boicottare l’attua­zione di una legge dello Stato – la 262/2005 – in quanto disponente la nazionalizzazione della proprietà della BdI2. In sostanza, sono questi soci, questi imprenditori privati, a farsi e a disfarsi le regole, statutarie e non, e a bloccare la volontà persino del legislato­re. Chissà perché i Radicali non promuovo­no qualche referendum abrogativo contro la riforma privatizzante del 2006…
Banchieri e finanzieri italiani e di tutta l’area occidentale, detentori del pote­re monetario e creditizio, col loro segui­to di economisti in carriera e di istituzioni controllate come l’UE, la BCE, il FMI, si oppongono alla nazionalizzazione delle ban­che centrali di emissione e ad ogni potere pubblico di direzione su di esse, afferman­do che le banche centrali debbano essere indipendenti dalla politica, perché i politici userebbero male il potere monetario, dema­gogicamente. Quindi è meglio che resti in mano ai banchieri e ai finanzieri. Che vedo­no più lontano e che perseguono la stabilità di lungo termine.
Questa tesi, oltre ad essere interessata, è smentita dai fatti, poiché le banche centrali “indipendenti” dalla politica, cioè dai parla­menti e dai governi, come la BdI, la Fed, la BCE, e molte altre, hanno usato il loro pote­re in modo utile a coloro che le gestiscono, ma rovinoso per la collettività. E non hanno perseguito interessi e stabilità di lungo ter­mine, ma interessi di brevissimo termine. Esse sono responsabili per complicità, omer­tà ed omissione delle pratiche bancarie frau­dolente (derivati, cartolarizzazioni, bolle) che hanno prodotto la presente serie di crisi, con tutte le sue devastazioni e sofferenze per l’economia reale e le nazioni, e con tutti gli enormi profitti per i banchieri e i finanzieri. L’assetto della Banca d’Italia – BdI – nel 2013 presentava molti tratti manifestamente inaccettabili dal punto di vista della logica, del conflitto di interessi, della costituziona­lità, del comportamento concreto nel caso MPS-Antonveneta, in cui, giusta o sbagliata, la percezione prevalente, al di là delle giu­stificazioni elargite da Draghi (governatore al tempo dei fatti) e altri, è che essa, come organo di sorveglianza (e così pure il Mini­stro e la Consob) avevano davanti agli occhi tutti gli elementi per accorgersi di ciò che i vertici di MPS stavano facendo (ossia com­perare con anomale e sospette fretta e moda­lità di pagamento congiunte a un’incredibile omissione di controlli contabili (due diligen­ce) una banca che aveva avuto dianzi diversi passaggi di mano più che sospetti con strani rincari.”

04.01.16 Marco Della Luna

P.S. A queste considerazioni va però aggiunta una nuova dimensione: il tornaconto dei finanzieri stranieri, i quali, dopo che dagli ’90, agevolati dalla violazione della vecchia norma statutaria di Bankitalia, che prescriveva che la maggioranza delle sue quote fossero in mano pubblica, nonché dalla privatizzazione delle tre banche dell’Iri (pure opera della “sinistra”), controllano Bankitalia attraverso partecipazioni indirette, approfittandone per operazioni lucrative a danno degli Italiani, e che ora, grazie alle ultime riforme della sinistra, si sono definitivamente impadroniti della nostra banca centrale. Insomma, si conferma la destinazione dell’Italia a fungere da colonia di sfruttamento per il capitalismo finanziario straniero, che si appoggia a collaborazionisti interni, sia nella politica che nell’alta burocrazia. Denuncia il dr Alessandro Govoni nel seguente comunicato del 31.12.15:
Bankitalia Spa controllata al voto dal 1992 da Jp Morgan , State Street, Vanguard , BlackRock, Northern Trust , BNP Paribas ?
 
Sono stati analizzati gli azionisti rappresentati al voto da Cardarelli Angelo in Unicredit che è il delegato al voto  di n. 1,8 miliardi di azioni di Unicredit e non di 1,8 milioni di azioni,  come da allegati a comprova. 
Sono 1991 azionisti che lo studio legale di Milano Cardarelli Angelo rappresenta al voto, tutti banche o fondi stranieri , ma concentrati in Jp Morgan , State Street, Vanguard , BlackRock, Northern Trust , BNP Paribas.  Pertanto 1,8 miliardi di di azioni su 3,5 miliardi di azioni di Unicredit sono in mano a queste entità .
Gli stessi hanno la maggioranza azionaria anche in Intesa , Carisbo , Carige e BNL attraverso delegati che apparirebbero nel Verbale di Approvazione del Bilancio persone fisiche in realtà studi legali .  In Intesa il delegato al voto è Trevisan Gilulio, anch’esso uno studio legale di Milano.  
Unicredit,   Intesa , Carsibo , Carige e BNL detengono la maggioranza azionaria di Bankitalia si presume dal 1992, pertanto se assicurazioni Generali ed Inps fossero state rappresentate al voto, dal 1992 ad oggi,   da una tra   Unicredit, Intesa , Carisbo , Carige e BNL (lo Statuto di Bankitalia lo consente) 265 voti su 529 di Bankitalia Spa, quindi la maggioranza di voto in Bankitalia Spa sarebbe detenuta indirettamente da  Jp Morgan , State Street, Vanguard , BlackRock, Northern Trust , BNP Paribas, si presume dal 1992.  
Secondo l’art 47 della Costituzione “la Repubblica controlla il credito”  e NON  banche , fondi e trust stranieri controllano il credito  , potendosi  integrare l’ attentato alla Costituzione dello Stato (notizia di ipotizzato reato)..  
Ma Jp Morgan , State Street, Vanguard , BlackRock, Northern Trust , BNP Paribas   non sono gli stessi azionisti delle agenzie di rating ?  
In aggiunta a quanto sopra  , in Unicredit , altre banche,  i fondi e trust stranieri quali Aabar Luxembourg S.a.r.l., PGFF Luxembourg S.a.r.l, Central Bank of Lybia, Capital Research and Management Company, detengono un altro circa complessivamente  15% (oltre 1 miliardo di azioni) del suo capitale azionario .   L’italianissima Unicredit in realtà pertanto  è per oltre il 70% di proprietà straniera.
Ma perchè banche e fondi stranieri vollero entrare nel capitale delle nostre banche nel 1992,  controllando al contempo Banca d’Italia ? 
Per poter partecipare e godere di tre colossali nuovi business che hanno avuto inizio in Italia  proprio dal 1992 : 
1) dal lato delle quote interessi per poter incassare dalla clientela (famiglie , imprese ed enti locali italiani ) quanto più possibile eludendo le norme sull’usura attraverso la distorsione informativa di Bankitalia sulla formula del tasso da applicare 
2)da lato quote capitali in quanto anch’esse per effetto del d.lgs n. 481 del 14 Dicembre 1992 sono diventate guadagno puro per la banca in Italia avendo da tale data le banche operanti in Italia iniziato  a creare i prestiti elettronicamente con un semplice clik di accredito sul conto corrente del cliente , senza ossia più prendere i soldi prestati dalle proprie riserve di banca.
3)da lato dei contratti derivati sul tasso del tipo banca vince se tasso cala piazzati a famiglie , imprese , enti locali e Tesoro italiani in uno scenario preordinato di tassi al ribasso, pre-ordinato dallo stesso Governatore di Banca d’Italia e della BCE a partire dall’entrata in vigore della L. n. 82 del 7 Febbraio 1992 che ha conferito appunto al Governatore della Banca Centrale il potere esclusivo  di variare di  sua autonoma iniziativa il tasso (ufficiale di sconto)  ed egli lo ha variato sempre al ribasso,  dal 15% di Settembre 1992 ad oggi che è (il TUR) lo 0,05%, cosi’ arrecando centinaia di miliardi di euro di perdite a famiglie, imprese , enti locali e Tesoro italiani (notizia di ipotizzato reato) sui derivati sul tasso del tipo banca vince se tasso cala  da essi contratti , perdite che hanno costituito incassi veri e propri per le banche,  fondi e trust stranieri sopra menzionati compartecipati tra loro in questo immenso business ai danni dei cittadini italiani . 
Il grande business del 1992 non fu pertanto di certo gli appalti, ma la conquista del capitale azionario delle tre banche dell’IRI (Comit, Credito Italiano e Banco Roma , oggi corrispondenti esattamente ad Intesa , Unicredit, Carisbo e Carige) per poi poter godere di questi tre immensi guadagni dal 1992 ai danni dei cittadini italiani .

sabato 9 gennaio 2016

Utili derivanti dalla creazione di moneta presso la BNS o nelle banche


"Quando la moneta è prodotta dallo Stato, è quest'ultimo che, spendendola ad esempio per acquistare beni e servizi, la mette in circolo nell'economia e realizza immediatamente il controvalore, al netto dei costi di produzione. "

- Banca d'Italia 


Curia Vista - Atti parlamentari

15.3391 – Interpellanza

Utili derivanti dalla creazione di moneta presso la BNS o nelle banche

https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curia-vista/geschaeft?AffairId=20153391

Depositato da
Data del deposito
04.05.2015
Depositato in
Consiglio nazionale
Stato delle deliberazioni
Non ancora trattato dalla Camera

Testo depositato

Dalla metà del 19° secolo la Confederazione detiene il monopolio della messa in circolazione delle monete. Gli utili che ne derivano confluiscono nelle casse federali e ammontano a diversi milioni di franchi all'anno. Nel 2013 e nel 2014 il valore di tutte le monete era di circa 3 miliardi di franchi.
Dal 1891 esiste un monopolio statale anche per l'emissione di banconote. Diversamente dalle monete, in occasione della prima messa in circolazione le banconote non sono vendute al valore nominale, bensì date dalla Banca nazionale svizzera (BNS) unicamente alle banche commerciali in cambio dei loro averi in giroconto. Nel 2013 e nel 2014 il valore di tutte le banconote era di circa 60 miliardi di franchi.
Gran parte del denaro in circolazione (massa monetaria M1), la cosiddetta moneta scritturale, è creato dalle banche private attraverso la concessione di crediti. Nel 2013 e nel 2014 il valore di questi averi di clienti (depositi a vista) ammontava a oltre 300 miliardi di franchi.
Alla luce di questa situazione si pongono le seguenti domande:
1. Come mostra il meccanismo della creazione di moneta disciplinato dalla legge, sarebbe possibile destinare risorse supplementari alla Confederazione e alla collettività se, per quanto riguarda la creazione di moneta e la prima messa in circolazione, alle banconote si applicasse lo stesso processo adottato per le monete. Per quale motivo la Confederazione rinuncia a questa fonte d'entrata, da cui nell'arco di decenni si ricaverebbero diversi miliardi di franchi?
2. Il meccanismo della creazione di moneta potrebbe essere trasferito anche alle banconote senza che si debba modificare la Costituzione?
3. Allo stato attuale, a prescindere dalle ragioni "storiche", in che modo si giustificano queste pratiche differenti relative alla creazione di moneta e alla prima messa in circolazione?
4. Come si giustifica che la creazione del surrogato della moneta contante (all'interno della massa monetaria M1), ossia la "moneta scritturale", sia affidata alle banche, mentre oggi è un fatto indiscutibile che le monete e le banconote siano emesse dallo Stato e dalla BNS?
5. La creazione della moneta scritturale come mezzo di pagamento legale (all'interno della massa monetaria M1) da parte della BNS genererebbe utili pari a 300 miliardi di franchi nell'arco di decenni e nel caso di una messa in circolazione simile a quella delle monete. Perché si rinuncia a queste entrate supplementari senza esigerne almeno una parte?

Risposta del Consiglio federale del 19.08.2015

In occasione della creazione di moneta la Banca nazionale acquista attivi e in questo modo mette in circolazione nuovo denaro sotto forma di mezzo legale di pagamento. Al riguardo si tratta di monete, banconote e soprattutto anche di moneta scritturale (giroconti delle banche commerciali presso la Banca nazionale). In particolare per le banconote e le monete questa operazione comporta notevoli costi. Attraverso la creazione di moneta la Banca nazionale accresce dapprima i suoi impegni nella misura dell'incremento della quantità di denaro della banca centrale (banconote in circolazione e giroconti). Quale controparte la Banca nazionale aumenta le sue riserve monetarie. Questi investimenti assicurano maggiore massa monetaria attraverso corrispondenti giroconti. Anche se spesso tali investimenti producono utili, la loro massimizzazione non rappresenta l'obiettivo della politica monetaria. L'impiego di questi mezzi per finanziare compiti all'interno o addirittura all'esterno della Banca nazionale è tutt'al più possibile in dimensione limitata, in particolare per il tramite della distribuzione dell'utile a Confederazione e cantoni. Un più vasto finanziamento della spesa pubblica mediante gli utili della banca centrale rischierebbe di subordinare le esigenze della stabilità politico-monetaria alla politica finanziaria.
Di principio, la creazione di moneta non genera utili visto che si tratta di un'espansione del bilancio. Infatti sia gli attivi di bilancio (valore patrimoniale) che il capitale di terzi vengono aumentati sotto forma di biglietti di banca o giroconti. Dato che non deve essere rimborsato, questo capitale di terzi assume un certo carattere di capitale proprio. D'altra parte, se la politica monetaria lo richiede, la Banca nazionale deve essere in grado di ridurre rapidamente la circolazione di moneta. Per conseguire una riduzione duratura della massa monetaria la BNS deve vendere i propri attivi. In questo modo anche il patrimonio della Banca nazionale si riduce.
Anche per le banche commerciali risulta un utile limitato dalla creazione di moneta. La creazione di moneta privata avviene solo nella misura in cui, a seconda della situazione degli interessi, esiste una domanda di credito. Le banche possono dunque anch'esse espandere il bilancio nel senso che da una parte concedono crediti e allo stesso tempo aumentano i mezzi su un conto bancario. In questo modo la banca può realizzare un utile che rappresenta una fonte di finanziamento per l'attività bancaria (operazione sulle differenze di interesse) grazie ai diversi interessi di crediti e conti bancari. Questo utile deve bastare alla banca per coprire i propri costi di amministrazione e ammortizzare i diversi rischi che ne derivano (ad es. rischi di credito, rischi di tasso d'interesse).
1. Mediante la creazione di moneta (di monete, banconote o monete scritturali), la Confederazione o la Banca nazionale non potrebbe conseguire un utile sostanziale, perché questo sarebbe particolarmente limitato dalla necessità di gestione della liquidità. Di principio la massa monetaria dovrebbe aumentare a lungo termine all'incirca nella stessa misura della crescita economica. Variazioni a breve termine, talvolta consistenti, discendono dalle necessità politico-monetarie. Se lo Stato dovesse assumersi tutta la creazione del credito, attualmente contestata dalle banche commerciali, dovrebbe anche sopportare i costi e i rischi risultanti dalle operazioni di credito. A riguardo sorgerebbero notevoli conflitti di interessi se lo Stato potesse prendere decisioni sulla concessione di crediti.
2./3. Le monete sono invero coniate sotto la sovranità della Confederazione, ma la loro messa in circolazione, al pari delle banconote, è operata dalla Banca nazionale. Entrambi i meccanismi sono quindi generalmente già molto simili.
4. La concessione di crediti da parte delle banche è auspicata nel quadro di un'allocazione del capitale efficiente, visto che esse dispongono delle possibilità di trasformazione delle quantità, delle scadenze e dei rischi. Alla creazione di moneta sono tuttavia posti limiti rigidi. Da una parte la creazione di moneta scritturale da parte delle banche è limitata dalle riserve minime legali, che devono essere detenute dalle banche sotto forma di giroconti presso la Banca nazionale. Attualmente l'esigenza di una riserva minima si situa al 2,5 per cento dei loro impegni a breve termine a vista in franchi. Le riserve effettive delle banche superano attualmente il 50 per cento, per cui sono ancora lungi dall'aver esaurito il loro potenziale legale di concessione di crediti. D'altra parte le banche possono creare nuovi crediti solo se con i tassi di interesse vigenti sussiste una corrispondente domanda di crediti e soprattutto se le banche sono disposte ad accettare nuovi rischi di credito alle condizioni vigenti. Da ultimo le banche hanno un interesse alla restituzione dei crediti. D'altronde con l'ammortamento di un credito la massa monetaria creata viene di nuovo annullata. Attraverso il livello degli interessi sul mercato del franco la Banca nazionale può influenzare in maniera determinante il volume di credito. Se la concessione di crediti venisse gestita direttamente dalla Banca nazionale, ad esempio mediante un razionamento dei crediti, questo avrebbe ripercussioni indesiderate sul tasso d'interesse e quindi sull'efficacia della politica monetaria. Un possibile dilemma tra le esigenze della politica monetaria e quelle della stabilità finanziaria sull'ammontare del tasso d'interesse non verrebbe di principio risolto per mezzo di una statalizzazione della creazione di crediti.
5. La maggior parte della moneta della Banca nazionale viene già messa in circolazione sotto forma di moneta scritturale. Come descritto in precedenza, l'utile proveniente dalla creazione del credito non determina entrate supplementari, che potrebbero essere utilizzate per finanziare le uscite, ma controbilancia i costi e i rischi dell'attività bancaria, ad esempio anche quelli che discendono dalla messa a disposizione del traffico dei pagamenti.

Cronologia / verbali

Data Consiglio
25.09.2015CNLa discussione è differita.

Soggetti (in tedesco

martedì 5 gennaio 2016

Banche e usura: come procurarsi le prove

Banche e usura: come procurarsi le prove

Vincenzo Imperatore
4 Gen 2016

Giustizia civile e giustizia penale: la denuncia per usura dei funzionari di banca.

Perché ciò che è illecito per le banche non trova mai un risvolto penale, un responsabile che paghi una pena? Basta andare sul web e digitare “sentenze usura” per capire quante sconfitte hanno subito gli istituti di credito che hanno dovuto “semplicemente” restituire il maltolto.

La procura di Trani è stata capace di rinviare a giudizio i vertici di Bnl, Unicredit e Banca Popolare di Bari, accusati di aver creato un sistema di tassi di usura con l’avallo della Banca d’Italia (cioè di chi aveva il dovere di controllare) i cui massimi esponenti sono stati anche’essi sottoposti a processo.

Nel 2006, il ministero dell’Interno ha sviluppato e promosso una costosa campagna pubblicitaria d’informazione che invitava le vittime a denunciare l’usura, prospettando il sostegno efficace dello Stato (in particolare delle prefetture) ed una magistratura rapida. Nel corso di circa 10 anni è emerso però che numerose prefetture e molti magistrati abbiano ritenuto la vittima di usura bancaria non una vera “vittima”. Complice anche la giungla di società di consulenza e periti che creano aspettative non veritiere, spesso l’usurato è passato come un “furbastro” che si è inventato un meccanismo per aggirare una difficile situazione economica in cui è caduto per sua incapacità. Eppure, così come confermato dai giudici investigativi di Trani, non dovrebbe esistere differenza di valutazione giuridica fra il comportamento dell’usuraio “comune” – quello che, metaforicamente, vive agli angoli delle strade e brucia l’auto di chi non paga regolarmente gli interessi – e la banca, la quale per ottenere un decreto ingiuntivo, esegue dichiarazioni false, attestanti secondo cui il credito verso il cliente è certo, liquido ed esigibile. La differenza è una sola: mentre l’usuraio rischia la galera e il sequestro della refurtiva, l’istituto non rischia nulla perché, per la maggior parte delle procure italiane, esso non commette reato ma solo illecito civile.

Arrivati a questo punto non dobbiamo accettare per principio ideologico l’idea di una magistratura asservita e poco coraggiosa; i giudici vanno aiutati anche con il nostro coraggio: quello di chi denuncia. Nel marzo del 2015, nel corso della presentazione di “Io so e ho le prove” alla Camera Penale di Napoli, mi sono confrontato con due stimatissimi magistrati, un pubblico ministero e un giudice per le indagini preliminari, che hanno spiegato in maniera semplice come le denunce penali in generale – e quindi anche quelle per usura, comportamento estorsivo, violenza privata, ecc. – vengano archiviate perché mancano due elementi fondamentali per il rinvio a giudizio: l’identificazione soggettiva di chi commette il reato e le prove.
Nel primo caso, sostenere che la banca – genericamente e senza nome e cognome del responsabile – abbia estorto denaro mette in seria difficoltà un magistrato, che in tal caso manifesta incertezza su chi deve innanzitutto interrogare. Il presidente dell’istituto? L’amministratore delegato? Il direttore generale? Il direttore di area? Il direttore di filiale? L’ultimo semplice gestore? Nella consapevolezza che le strategie commerciali vengono decise dall’alto, il consiglio dei magistrati (e anche il mio) è quello di denunciare la persona con cui si ha costantemente il contatto in banca, fosse anche l’ultimo semplice impiegato, in maniera che, interrogato al riguardo, inizi quel processo di “scaricabarile” delle responsabilità che porta quel semplice ultimo gestore a dichiarare di aver ricevuto istruzioni da chi per lui. Fino ad arrivare alla individuazione di uno o più responsabili.

Altro elemento fondamentale, anche questo sottolineato dai due giudici, è il possesso delle prove. L’usura, come qualsiasi altro reato, va provata con una perizia seria, professionale fatta da periti bancari iscritti in appositi albi e non dall’ultimo improvvisato ex intermediario finanziario che ha comprato un software specifico. Non solo, ma va dimostrato anche il comportamento estorsivo o la violenza privata e, a tal proposito, non posso che consigliare quanto più volte ribadito anche nel mio precedente libro: dotatevi di un microregistratore. Uno strumento semplice, che costa poche decine di euro, ma che può far cambiare l’esito delle sentenze. Oppure dovete convincere i testimoni che hanno ascoltato quelle minacce a testimoniare davanti al giudice.

sabato 2 gennaio 2016

Retrospettiva festa “moneta intera”



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Retrospettiva festa “moneta intera” e conferenza stampa
Care Sostenitrici, cari Sostenitori,


in questa newsletter trovate:

  • retrospettiva della festa “moneta intera” del 5 dicembre
  • retrospettiva della consegna firme del 1. dicembre
  • filmati della conferenza stampa del 1. dicembre
  • Sergio Rossi e Marco Saba membri del nostro consiglio scientifico 
  • l’Associazione svizzera dei banchieri vuole mantenere il privilegio della   creazione di denaro
  • come ordinare il giornale informativo “Moneta intera"
Retrospettiva festa “moneta intera” del
5 dicembre
Circa 150 sostenitori della moneta intera hanno festeggiato la riuscita dell’iniziativa Moneta intera negli accoglienti locali dell’associazione “Wandellust” a Zurigo. Abbiamo banchettato e riso, chiacchierato e discusso, raccontato ed ascoltato. Il tutto è stato accompagnato musicalmente dai gruppi StimmVolk e Sanysaidap. In breve: è stato un evento riuscito e pieno di gioia per ciò che abbiamo ottenuto fino ad ora e per il periodo emozionante che ci aspetta. Qui trovate ulteriori foto, e qui i filmati.

Facciamo i nostri ringraziamenti in particolare a Maurizio D. e Daniel M. per l’organizzazione come pure a tutti i volontari della festa: Bruno M., Daniel F., Eckhard W., Eva T., Guido P., Heiner F., Helene S., Hendrik B., Konstantin D., Linda, Nele P., Philipp B., Raphi S., Simon S., Susanne H., Susanne W., Thierry L. und Thomas B.
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Richiesta per donazioni

Accanto alla passione, alle idee creative ed alla perseveranza, la campagna per l’iniziativa richiede pure molti soldi. Circa 500'000 franchi sono già stati spesi per i preparativi e per la raccolta firme. Ora prevediamo una simile somma per la campagna. Ti saremmo molto grati se anche tu facessi un regalo di Natale all’iniziativa Moneta intera e contribuissi alla raccolta di questa somma!

Le donazioni possono essere effettuate tramite carta di credito, Paypal, trasferimento bancario o sms e, se vanno al Forschungsfonds Geldschöpfung, possono essere detratte dai redditi sulla dichiarazione fiscale!

Grazie mille!
(in particolare anche a tutti coloro che hanno già risposto al nostro invio postale)
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Retrospettiva consegna firme del 1. dicembre
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Qui trovate una corta rassegna della consegna ufficiale delle firme avvenuta il
1. dicembre 2015:

SRF-Tagesschau / SRF-ECO / Radio-SRF
Altri media svizzeri tedeschi ed internazionali
Ticinonline / RSI, contributo di Sergio Rossi
Altri media ticinesi
Foto


 Filmati della conferenza stampa del 1. dicembre


Purtroppo non è stato possibile permettere a tutti i numerosi interessati di partecipare alla conferenza stampa che si è svolta prima della consegna ufficiale delle firme. Inizialmente ciò era previsto, ma il Centro media di Palazzo federale ha intralciato questi piani a corto termine (anche per questioni di sicurezza). Ci dispiace, e quindi ci scusiamo nuovamente!

Abbiamo però filmato tutta la conferenza stampa. Tutte le presentazioni sono disponibili anche come testo da leggere. Qui trovate le foto della conferenza stampa.

Buon divertimento per la visione (cliccare su “Video”) e per la lettura (cliccare sul nome).
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Siamo lieti di comunicarvi la partecipazione di Sergio Rossi e Marco Saba nel nostro consiglio scientifico
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Sergio Rossi

Professore di macroeconnomia ed economia monetaria, Università di Friborgo (CH)


Contributo radiofonico, RSI, Plusvalore, 14 dicembre 2015
Contributo radiofonico, RSI, Plusvalore,  2 novembre 2015
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Marco Saba

economista e presidente dell'Istituto di Alti Studi sulla Sovranità Economica e Monetaria (IASSEM) di Milano



Messaggio video
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   L’Associazione svizzera dei banchieri vuole mantenere il privilegio della creazione di denaro
Il giorno della consegna delle 111'824 firme vidimate, l’Associazione svizzera dei banchieri ha prontamente pubblicato una dichiarazione contraria all’iniziativa Moneta intera.

Per controbattere puntualmente le critiche, le informazioni false e gli allarmismi dell’Associazione svizzera dei banchieri abbiamo redatto un’analisi esaustiva (in tedesco. La versione italiana sarà ottenibile sul nostro sito tra alcuni giorni).
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Ecco i passaggi principali della nostra risposta:
  • L’Associazione svizzera dei banchieri respinge fermamente l’iniziativa Moneta intera e scrive tra l’altro che dopo l’accettazione dell‘iniziativa, la BNS metterebbe a rischio "il benessere stesso della Svizzera“.
  • La critica dell’Associazione svizzera dei banchieri è infondata. Con l’iniziativa Moneta intera l’approvvigionamento dei crediti rimane garantita. Non vi è neppure un effetto diretto sul tasso d’interesse. Solo l’emissione di denaro viene trasferita alla BNS, mentre la concessione di crediti alle imprese, ai privati e allo Stato rimane come finora esclusivamente alle banche.
  • Dopo un’attenta analisi la critica dell’Associazione svizzera dei banchieri si dissolve nel nulla. È un miscela di mancata conoscenza, dichiarazioni false e allarmismi. Questa reazione diventa comprensibile se si è coscienti che l’iniziativa Moneta intera intende abolire il privilegio di emissione di denaro da parte delle banche e la sua conseguente distorsione della concorrenza. I beneficiari di questa sovvenzione statale occulta chiaramente vi si oppongono.
  • In merito è illuminante l’affermazione di Philipp Hildebrand, vicepresidente del gigante finanziario Blackrock ed ex-presidente della BNS, pubblicata sulla rivista tedesca “Der Spiegel” il 23 novembre 2015: “Negli ultimi anni ho imparato che non si dovrebbe sempre dar retta alle lamentele dei rappresentanti delle banche”
  • l’Associazione svizzera dei banchieri rappresenta in particolare gli interessi delle grandi banche. Come è dimostrato da un sondaggio, le banche piccole e medie non si sentono rappresentate dall’Associazione svizzera dei banchieri: alla domanda se le banche regionali si sentono rappresentate dall’Associazione svizzera dei banchieri, oltre il 90% dei direttori hanno risposto di no.

Il 1. dicembre è pure apparso l’articolo di Martin Hess, consulente per la politica economica dell’Associazione svizzera dei banchieri: „Der Zauberlehrling werkelt nun am Finanzsystem".

L’allusione al “Zauberlehrling” (l’apprendista stregone) si è rivelata un autogol, come mostra uno sguardo alla poesia di Johann Wolfgang Goethe.
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Ordinate il giornale informativo “Moneta intera”

Vi segnaliamo anche che il giornale informativo “Moneta intera” può essere ordinato gratuitamente qui. Il giornale descrive in maniera comprensibile e con tante immagini i messaggi chiave dell’iniziativa Moneta intera. Un’occasione ideale per richiamare, durante i giorni festivi, l’attenzione di conoscenti e parenti sull’iniziativa Moneta intera! Ordinate qui la quantità di esemplari che vi occorre.
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Grazie mille per vostro impegno e il vostro sostegno! Vi auguriamo buon Natale e un felice anno nuovo!

Cordiali saluti, in nome del gruppo della campagna:
Konstantin Demeter, Enrico Geiler, Barbara Ziep, Eva Theiler, Daniel Meier, Hansruedi Weber, Maurizio Degiacomi, Reinhold Harringer, Thomas Mayer e Raffael Wüthrich

Konstantin Demeter, coordinatore per il Ticino, 076 437 88 92, 091 863 23 50,
konstantin.demeter@moneta-intera.ch, ti@vollgeld-initiative.ch

Raffael Wüthrich, attività mediatica, 078 817 01 47, raffael.wuethrich@vollgeld-initiative
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Associazione Modernizzazione Monetaria (MoMo)
casella postale 3160, 5430 Wettingen
Tel.: +41 (0)44 58 66 994, +41 (0)79 77 33 450
info@moneta-intera.ch
www.iniziativa-moneta-intera.ch