martedì 31 maggio 2016

Banca nazionale svizzera: i video del battibecco Saba-Studer


Trascrizione del primo intervento:
https://www.scribd.com/doc/311019173/Discorso-di-Marco-Saba-all-Assemblea-BNS-2016



In francese:
Marco Saba à l'assemblée 2016 de la BNS
https://www.youtube.com/watch?v=0jKeML4DKrU
BNS: Réponse de M. Jean Studer
https://www.youtube.com/watch?v=beAvBquFdIs
BNS: Réponse de M. Saba à M. Studer
https://www.youtube.com/watch?v=jyrPalgsL1w

In tedesco:

Marco Saba spricht bei der Hauptversammlung der SNB
https://www.youtube.com/watch?v=C7EWtPeemfY
SBN: Die Antwort von Herrn Studer
https://www.youtube.com/watch?v=_eQYHGe2wLc
SBN: Die Antwort von Herrn Saba an Herrn Studer
https://www.youtube.com/watch?v=Tv8fE23vMpE

mercoledì 25 maggio 2016

Il sistema tributario infernale nell'Italia suddita dei banchieri

Non basta sapere che i governanti, collusi coi banchieri, hanno rinunciato all'imposizione diretta effettuata tramite l'emissine monetaria, occorre anche sapere come si sono sforzati, da sempre, di tappare il buco che ne consegue togliendo ai sudditi ingenui tramite il sistema tributario. Timidi studi cominciano già ad apparire:

sabato 21 maggio 2016

L'Alta Svendita dell'Italia giunge al capolinea

marxxxi

Si prepara la più grande distruzione economica dell'Italia

di Pasquale Cicalese

“Qualora il finanziamento sia già garantito da ipoteca, il trasferimento successivamente condizionato all’inadempimento, una volta trascritto, prevale sulle trascrizioni e iscrizioni eseguite successivamente all’iscrizione ipotecaria”. Comma 4 articolo 2 Decreto Legge n° 59 del 3 maggio 2016

Si lamentano, i banchieri, perché manca la retroattività del decreto. Ma come, dicono, per la risoluzione di Popolare Etruria e il relativo bail in si è attuata la retroattività e sulle norme riguardanti il recupero crediti no?
Basta leggere il comma di cui sopra, per capire che si è trovata la quadra. E’ il patto marciano, vale a dire il trasferimento al creditore di beni del debitore qualora quest’ultimo sia inadempiente dopo tre rate. Ti tolgono tutto, capannoni, macchinari, scorte di magazzino, seconde case, ecc. Ti lasciano solo la casa di residenza. Il patto marciano può essere infilato in un nuovo contratto tra debitore e creditore.
Il gioco è semplice: la banca chiama l’imprenditore a cui ha dato un fido e gli dice di ricontrattare tutto altrimenti glielo toglie. L’imprenditore è costretto ad accettare e a firmare le nuove condizioni. Se dopo sei mesi non paga le rate gli sequestrano tutto, senza lo strumento dell’ipoteca, per la qual cosa si dovrebbe passare da un procedimento giudiziario.  Sarebbe automatico.

martedì 17 maggio 2016

Verso una moderna definizione di moneta...e Stato

Verso una moderna definizione di moneta...
e Stato
di Marco Saba, IASSEM, 17 maggio 2016

La moneta è un mezzo legale di pagamento finale, circolare, senza scadenza, irredimibile che ha un valore nominale denominato nella valuta sovrana della zona di pertinenza e il cui potere d'acquisto è influenzato dal mercato.

La prima emissione di moneta - che rappresenta una ingentissima tassazione dellla comunità che l'accetta -  dovrebbe essere preferibilmente effettuata da un organo dello Stato, tenendo conto che, nei secoli, i banchieri privati e centrali ne hanno approfittato non contabilizzando correttamente il patrimonio netto del signoraggio.

Nella moneta moderna (elettronica) la rendita monetaria (il signoraggio) concide praticamente col valore nominale d'emissione. Infatti, chi emette moneta può emetterne a sufficienza per coprire anche le spese. In Italia ogni anno viene emessa moneta da banche private per oltre 2.000 miliardi di euro, cifra paragonabile al Debito Pubblico e oltre il doppio del bilancio dello Stato.

La rendita monetaria va considerata CREDITO PUBBLICO necessario allo Stato per il pareggio di bilancio col DEBITO PUBBLICO.

Il paniere del minimo vitale

L'art. 36 della Costituzione italiana afferma che Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

Se per sopravvivere con un minimo di dignità occorrono 1.200 euro al mese (maggio 2016), una cifra modesta calcolando che in Svizzera si considerano appena sufficienti 2.400 euro mensili, allora è facile anche capire qual'è il salario netto minimo orario  da pagare al lavoratore: minimo vitale mensile fratto ore di lavoro mensili.  se si cosiderano 160 ore mensili, la paga oraria minima non deve essere inferiore a 7,5 euro netti l'ora.

Allo stesso modo almeno il reddito annuale fino a 14.400 euro (12 x 1.200) non deve essere tassato o diminuito per non violare l'art. 36 Cost. Fasce di reddito superiori vanno via via detassate con l'avanzo generato dalla riappropriazione del credito pubblico.

Il reddito minimo garantito

La sussistenza non va tassata, ma anzi lo Stato deve  investire parte dell'avanzo da rendita monetaria per assicurare a tutti quei servizi e diritti essenziali che il cittadino non riesce a coprire col reddito minimo. Ai cittadini che non hanno un lavoro va comunque riconosciuto il minimo vitale considerandolo come un obiettivo fondamentale per la sicurezza e la stabilità dello Stato.

lunedì 16 maggio 2016

Deutsche Bank: indagini in corso


Deutsche Bank: indagine su un’istituzione al di sopra di ogni sospetto – di Andrea Fumagalli

http://effimera.org/deutsche-bank-indagine-su-unistituzione-al-di-sopra-di-ogni-sospetto/

La mattina del 6 maggio 2016, le agenzie di stampa hanno reso noto che la procura di Trani ha aperto un’indagine per manipolazione di mercato contro Deutsche Bank e il suo ex management. L’inchiesta, ha preso le mosse da una denuncia dell’Adusbef e riguarda l’attività di speculazione avviata dal colosso finanziario tedesco nel I° semestre del 2011 a danno dei titoli di stato italiani.
Gli indagati sono cinque: l’ex presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen (attualmente co-amministratore delegato uscente della Banca), l’ex capo dell’ufficio rischi Hugo Banziger, l’ex direttore finanziario ed ex membro del board di Deutsche Bank, Stefan Krause.
La notizia è stata riportata in evidenza sui siti dei principali quotidiani taliani, ma solo sino a mezzogiorno. Il giorno dopo, se ne sono già perse le tracce. Inoltre alcuni tasselli della vicenda, quelli più “compromettenti”, sono stati volutamente dimenticati. Considerando lo stato dell’informazione libera in Italia, non c’è di che stupirsi.
* * * * *
Un’ordinaria storia di speculazione finanziaria

Ricordiamo come funziona il meccanismo della speculazione. Alcune grandi società finanziarie iniziano a vendere i titoli di Stato dei paesi che, a loro giudizio (d’accordo con le società di rating)  corrono il rischio di avere difficoltà di finanziamento. L’intervento delle società di rating, tramite il declassamento di parametri fittizi di valutazione del rischio, ha l’obiettivo di certificare ufficialmente una situazione di panico, spesso artificialmente creata. Nel caso dei titoli di stato, le situazioni emergenziali hanno l’obiettivo di colpire il sistema di welfare. E’ facilmente riscontrabile infatti  il nesso di causa ed effetto tra declassamento del titolo di stato e inizio della sua perdita di valore. Il punto, più volte denunciato  a parole ma mai seriamente affrontato nell’agenda dei cosiddetti “riformatori” dei mercati finanziari e di coloro che dovrebbero garantire la stabilità finanziaria  (ieri, il Financial Stability Forum, oggi l’European Financial Stabilisation Mechanism  – EFSM), è l’elevata collusione tra le società di rating e i grandi investitori istituzionali, che vedono spesso sovrapposizioni di cariche nei Consigli di Amministrazione, nonché partecipazioni incrociate.

La convergenza di interessi (rispetto al cui conflitto, quello di berlusconiana memoria fa ridere…) favorisce, in tal modo, il deprezzamento del valore dei titoli, inducendo aspettative negative sul loro valore atteso nel futuro. I tassi d’interesse relativi all’emissione dei nuovi titoli inizia a crescere, ampliando il differenziale (spread) con l’interesse sui titoli di Stato considerati più sicuri (come quelli tedeschi). Tale tendenza si autoalimenta sino a creare un’emergenza (shock economy, direbbe Naomi Klein) che obbliga la Banca Centrale Europea ad intervenire comprando, sui mercati secondari, i titoli di Stato più sotto attacco  in cambio di nuova liquidità monetaria (dando così origine all’odierno Quantitatve Easing, che quindi si rivela come un finanziamento indiretto e indotto alla stessa speculazione finanziaria), e, allo stesso tempo, chiedendo e imponendo misure economiche drastiche volte fittiziamente a ridurre il deficit pubblico. E’ il segnale che la speculazione ha vinto. Tutto ciò è abbastanza noto. Ciò che è meno noto è che, in contemporanea, il valore dei titoli derivati che assicurano i titoli di Stato (Credit Default Swaps, Cds e i derivati Future, quotati alla borsa di Londra) cresce enormemente, in modo proporzionale all’ampliarsi dello spread sui tassi d’interesse. Ciò consente ai possessori dei derivati di poter lucrare elevate plusvalenze. Fin qui la spiegazione teorica.

Ciò che è successo nel I° semestre del 2011 ricalca questo schema. Nei primi sei mesi del 2011, Deutsche Bank  ha ridotto dell’88 per cento la propria esposizione sui titoli di Stato italiani, riducendo il proprio portafoglio di titoli dagli 8 miliardi detenuti alla fine del 2010 a 997 milioni di euro del settembre-ottobre 2011 (fonte: Financial Times), dando, così, inizio all’aumento dello spread tra Btp italiani e bond decennali tedeschi. Ricordiamo che tale politica di vendite aveva interessato in precedenza la Grecia e anche altri paesi europei, con riduzioni dell’esposizione verso  Portogallo, Italia, Irlanda, Spagna e Grecia di quasi il 70%. In questi casi, soprattutto per quanto riguarda la Grecia, la multinazionale finanziaria che si era maggiormente distinta è stata Goldman Sachs (che vedeva, sin dal 2005, tra i suoi international adviser– ovvero consigliere economico per gli affari internazionali – proprio quel Mario Monti che sarebbe divenuto nel novembre successivo primo ministro italiano, dopo essere stato nominato senatore a vita dal presidente Napolitano 4 giorni prima!).
A seguito delle vendite di Deutsche Bank, il valore dei Btp italiani inizia a ridursi e lo spread con gli analoghi titoli tedeschi inizia ad aumentare sino a superiore quota 300 in estate per arrivare a metà novembre a oltre 600. I tassi di interessi sono passati dal 3% a oltre il 7%  nel giro di pochi mesi, con un aggravio nella spesa per interessi stimato in circa 8-9 miliardi di euro.

E’ in questo intervallo di tempo, che viene conclamata la fase d’emergenza. Il governo Berlusconi non viene ritenuto più affidabile, la Bce invia la famosa lettera di richiamo a firma Draghi-Trichet, nella quale si indica l’agenda di politica economica da attuare per correre ai ripari e prendere misure di controllo del debito pubblico: aumento dell’imposizione fiscale indiretta (leggi Iva, guarda caso  l’imposta più regressiva), riduzione delle spese di welfare in nome dei diktat del pensiero neo-liberista, deregulation del mercato del lavoro, ampliando i gradi di precarizzazione e riducendo le garanzie sul lavoro.
A 5 anni di distanza, tutto ciò si è puntualmente realizzato, grazie al lavoro servizievole, prima del governo Monti-Fornero, poi Letta e ora Renzi. Ciò che non è avvenuto è invece proprio la riduzione del rapporto debito/Pil, in nome del quale sono sta fatte ingoiare e vendute come ineludibili le politiche attuate.
Contemporaneamente, il valore dei derivati sul debito italiano è aumentato di  quasi 5 volte, consentendo così enormi guadagni in termini di potenziali plusvalenze.

Si scoprirà poi solo successivamente che la stessa Deutsche Bank deteneva quote cospicue di tali derivati ed è su questo punto che indaga la procura di Trani, per verificare se sono stati commessi atti di “turbativa dei mercati finanziari”.  Ed è proprio questo particolare (che proprio “particolare” non è), che, guarda caso, non viene ricordato oggi dalla stampa italiana.
A inizio novembre 2011, l’allora presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann in un intervento ad una conferenza a Berlino dichiara che Deutsche Bank comincerà di nuovo a comprare titoli di stato italiani. E’ il segnale che la situazione è arrivata al punto giusto e si ritiene che i titoli abbiano raggiunto il giusto ribasso, anche dopo che adeguati provvedimenti di politica economica sono stati intraprese a vantaggio dei mercati finanziari. Come d’incanto, l’emergenza cessa. Gli acquisti ricominciano, le borse si risollevano e gli investitori istituzionali iniziano a far incetta dei titoli di stato ai valori minimi. Nel giro di pochi giorni si maturano plusvalenze di tutto rispetto, che, per Deutsche Bank si sommano ai guadagni sui derivati. In poche parole, si ricompra a 40 ciò che era stato venduto pochi mesi  prima a 100.  Si calcola che dopo l’ attacco speculativo contro i titoli italiani, greci e spagnoli, con cali delle borse delle principali piazze finanziarie di oltre il 7-8%,  il recupero sia stato tale da riportare gli indici azionari ai valori precedenti, con plusvalenze che hanno raggiunto livelli record in pochi giorni, sino a consentire a Goldman Sachs di godere di maggior liquidità della stessa Federal Reserve americana.

E’ il capitalismo finanziario, bellezza!

Non c’è nulla di irrazionale in questa vicenda, nessuna euforia irrazionale, né comportamenti di eccessiva ingordigia. Semplicemente l’esercizio di un potere consolidato da anni di violenza finanziaria  incontrastata in nome dell’ideologia di mercato. E non c’è nulla di illegale, perché la violenza del potere economico è sempre legale, mentre sappiamo bene che chi si oppone a tale violenza  viene subito considerato illegale. Per questo difficilmente  l’inchiesta della procura di Trani potrà arrivare a una sentenza di colpevolezza.  Così come avverrà per l’inchiesta ancora in corso sulla società di rating Fitch, in particolare contro uno dei due suoi analisti che avevano pubblicamente annunciato il declassamento dell’Italia nel gennaio 2012, declassamento che poi effettivamente ci fu poche settimane dopo, il 27 gennaio 2012. In questo caso, il reato era quello favoreggiamento di insider trading, quasi a voler favorire la continuazione  di quella speculazione al ribasso perseguita da Deutsche Bank nei mesi precedenti. Si noti che un’analoga inchiesta, svoltasi a Milano (non a caso capitale finanziaria, ovvero degli interessi finanziari, d’Italia), era sta archiviata per non aver commesso il fatto.
Di fronte a tale violenza, c’è poco da fare, se non armarsi di strumenti alternativi in grado di creare spazi crescenti di autonomia finanziaria.

giovedì 12 maggio 2016

Draghi e la trappola per scimmie (della Hazard Circular)

orizzonte48

Draghi e la trappola per scimmie (della Hazard Circular)

di Quarantotto

http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=7166:quarantotto-draghi-e-la-trappola-per-scimmie-della-hazard-circular&catid=27:finanza&Itemid=144

Monkey Trap1. L'ennesima, ma sempre più giustificata dall'attualità, spiegazione del pantano in cui ci ha ficcato la schiera delirante dei sostenitori della stabilità monetaria e quindi della stabilità deflazionistica dei prezzi, come garanzia della "crescita sostenibile", idea di Hayek e Einaudi, intrecciati tra loro nella costruzione €uropea fin dagli anni '40 del secolo scorso,  -  ce la fornisce il post odierno di Alberto Bagnai. Di cui riporto il passaggio che ci interessa per approfondire il discorso sul piano storico-economico e, naturalmente, istituzionale:
"Ovviamente Draghi così scarica la responsabilità del suo fallimento (da noi annunciato) sui governi che non fanno le "riforme strutturali" (parola per tutte le stagioni). Ma l'unico che governa nell'Eurozona è lui, perché lui tiene i cordoni della borsa. E così, dopo aver per anni fatto il poliziotto cattivo a beneficio del sistema finanziario (sappiamo dove sono finiti i soldi del "salvataggio" della Grecia), ecco che improvvisamente la sua gang si accorge che, ops, purtroppissimo le riforme che lei aveva chiesto abbassano i salari, e quindi riveste i panni del poliziotto buono: fate la deflazione, ma non abbassate i salari!
Ma che bella questa Banca centrale che improvvisamente, ora che la mia spiegazione della crisi dell'Eurozona è diventata mainstream, e ora che mi fanno dire sui media chi è il nemico politico della nostra prosperità e della nostra pace, scopre questa vocazione da Robin Hood: vuole lanciare soldi dagli elicotteri, si preoccupa del calo dei salari...".

2. Sui presupposti economici-ideologici di Draghi avevamo fatto un'analisi dettagliata: non li può rinnegare, né ora nè mai, perché farlo significa dare le dimissioni ammettendo che la contraddizione evidenziata da Alberto non è correggibile all'interno del quadro normativo €uropeo che non appare oggetto di alcuna possibile negoziazione.

martedì 3 maggio 2016

Gallino: La banca presta la moneta che non ha (contabilizzato !)

manifesto

La banca presta la moneta che non ha

Enrico Grazzini

http://www.sinistrainrete.info/index.php?option=com_content&view=article&id=7107:enrico-grazzini-la-banca-presta-la-moneta-che-non-ha

L’insegnamento di Luciano Gallino sulla moneta: «Lo Stato si decida a fare in piccolo quello che le banche private fanno in grande: creare denaro dal nulla»

Una delle radici più profonde e nascoste della crisi è la moneta/debito, come insegna Luciano Gallino (“Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti“, Einaudi, 2015). Il senso del suo insegnamento radicale e controcorrente si può sintetizzare così: la grande maggioranza della moneta che utilizziamo viene creata ex nihilo dalle banche private sotto forma di prestiti, cioè di moneta/debito. Questa è la vera causa dell’esplosione globale dei debiti privati e pubblici che soffocano l’economia.
La moneta bancaria aumenta i debiti e sottrae ricchezza all’economia reale. La moneta dovrebbe invece diventare un bene pubblico, una risorsa messa a disposizione dallo Stato per produrre ricchezza e benessere grazie alla piena occupazione e alla svolta ecologica dell’economia. E’ l’unica via d’uscita dalla crisi.
In continuità con gli studi e le lezioni sulla “moneta endogena” di economisti insigni, come John M. Keynes e Hyman Minsky e, in Italia, Augusto Graziani, Gallino spiega il malefico ingranaggio: «Una banca moderna crea denaro quando concede un credito. La credenza popolare per cui la banca presterebbe ad altri il denaro già depositato da un altro correntista è infondata».
A sostegno della sua tesi, lo studioso cita la Banca d’Inghilterra: «Generalmente si ritiene che le banche agiscano come intermediari dando prestiti in base ai depositi dei risparmiatori. Ma è falso. Nella realtà dell’economia moderna le banche commerciali sono le vere creatrici del denaro depositato. E’ l’atto di prestare che crea i depositi.
Questo processo è il contrario della sequenza tipicamente descritta nei manuali». Il potere della democrazia e della politica ne è soverchiato. E ricorda già ai primi dell’Ottocento il presidente degli Stati uniti Thomas Jefferson affermava che «le istituzioni bancarie sono più pericolose per le nostre libertà di un esercito in armi. Il potere di emettere denaro dovrebbe essere tolto alle banche e restituito al popolo al quale propriamente appartiene».
La moneta legale, ovvero le banconote stampate dalla banca centrale, sono solo una parte minoritaria del denaro che effettivamente circola nell’economia.
Le banconote con valore legale che ritiriamo dai bancomat, valgono solo per il 5% del denaro che utilizziamo: il 95% del denaro che usiamo per le transazioni (stipendi, investimenti, acquisto casa, auto,ecc) è moneta digitale creata dalle banche.
Le banche hanno in teoria dei vincoli all’offerta di moneta/prestiti (come per esempio la riserva obbligatoria): ma in pratica creano moneta a loro piacimento grazie alla leva monetaria. Per un euro di capitale proprio hanno attività fino a 30-50 euro.
Neppure le banche centrali controllano la massa monetaria circolante: tentano di manovrare il credito grazie al tasso principale di interesse, senza riuscirci. Quando c’è il boom economico e la domanda di denaro è forte, le banche private fanno prestiti, creano denaro in eccesso; quando scoppia la bolla finanziaria, allora ritirano il denaro dall’economia e creano recessione (come avviene nell’eurozona).
La moneta bancaria è pro-ciclica e genera crisi.
Gallino ci spiega che le grandi banche, dagli anni ’80 in poi, hanno creato nuova “falsa moneta” con la loro attività finanziaria. Si sono trasformate in trader e scommettono (mettendo a rischio i soldi dei risparmiatori) in ardite operazioni speculative per ottenere profitti immediati e enormi. Grazie a società-veicolo fuori bilancio le banche internazionali organizzano un immenso sistema bancario-ombra che, a sua volta, crea un gigantesco mercato opaco di titoli finanziari esotici cosiddetti derivati, fuori dai mercati ufficiali e da ogni regola pubblica.
Il peggio è che i derivati – come i futures, le opzioni, i credit default swap – sono diventati “nudi”, ovvero sono delle pure scommesse nelle quali il valore sottostante della merce su cui poggia il valore del derivato non ha alcuna importanza per chi effettua le compravendite.
Il mercato dei derivati scambiati in questo capitalismo casinò è immenso: circa 700 triliardi (cioè migliaia di miliardi) di dollari, ovvero circa dieci volte il Pil mondiale. La moneta privata e sfuggita ad ogni controllo pubblico.
Ma l’alternativa esiste: le banche devono ritornare a rispettare vincoli precisi, i movimenti di capitale e il mercato dei derivati devono essere strettamente disciplinati. La politica deve ritrovare la sovranità sulla finanza. Nella prospettiva indicata da Gallino (e da Positivemoney.org, che Gallino richiama nel suo libro) la moneta dovrebbe essere emessa esclusivamente dallo stato e distribuita ai cittadini e alle imprese in base a decisioni di politica economica prese democraticamente da organi pubblici.
Gallino è stato l’unico grande intellettuale italiano che ha avuto il coraggio di promuovere un progetto innovativo come il fiscal money. La moneta fiscale non è che un titolo pubblico emesso dallo stato, convertibile in euro – come i Bot e i Btp -, valido per “pagare le tasse” dopo due anni, da distribuire gratuitamente (sottolineo: gratuitamente) a cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche. La moneta fiscale emessa dallo stato diventerebbe moneta a tutti gli effetti, con valore riconosciuto: infatti il fisco costituisce larga parte (40% circa) dell’economia e un titolo con valore di sconto fiscale è accettato da tutti.
Nella sua prefazione all’eBook edito da Micromega nel 2015, “Per una moneta fiscale gratuita” ha spiegato che si «osa proporre nientemeno che, allo scopo di combattere la disoccupazione e la stagnazione produttiva in corso, lo stato si decida a fare in piccolo qualcosa che le banche private fanno da generazioni in misura immensamente più grande: creare denaro dal nulla».
La moneta fiscale ha tre caratteristiche fondamentali che la rendono alternativa alla moneta bancaria:
  1. è emessa e distribuita dallo Stato e non dalle banche private;
  2. è una moneta nazionale e non una moneta prodotta dalle banche internazionali (come l’euro);
  3. è una moneta-credito (ovvero distribuita gratuitamente) e non una moneta-debito.
Grazie a questo titolo/moneta, lo stato – disintermediando in parte le banche – potrebbe combattere l’austerità dell’euro, rilanciare i consumi, gli investimenti e l’occupazione senza aumentare il debito pubblico (grazie al moltiplicatore keynesiano). Non a caso anche Mediobanca in un suo recente report ha scritto che con la moneta fiscale il Pil crescerebbe del doppio senza squilibrare il bilancio pubblico e la bilancia commerciale.

lunedì 2 maggio 2016

Tabellini: Deflazione e la moneta che piove dal cielo

Scenari
Deflazione e la moneta che piove dal cielo
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Negli anni ’70, l’inflazione dovette superare il 10% o addirittura il 20% prima che molti Paesi si convincessero a cambiare l’assetto istituzionale della politica monetaria, scoprendo le banche centrali indipendenti e altri accorgimenti per tenere a bada l’inflazione. Ora in quasi tutti i Paesi avanzati la sfida è opposta: come far salire un’inflazione troppo bassa o negativa. Ma come negli anni ’70, alla base delle difficoltà incontrate dalla politica monetaria sta anche un assetto istituzionale non più adeguato.
Le tendenze deflazionistiche hanno più cause, alcune benigne, altre meno: il rallentamento dell’economia cinese che contribuisce a far scendere il prezzo delle materie prime; l’innovazione tecnologica che riduce i costi del commercio; l’invecchiamento della popolazione che aumenta i risparmi; l’eccesso di debito che scoraggia la spesa. Indipendentemente dalle cause, tuttavia, la ricetta per contrastare queste tendenze è una sola: aumentare la domanda aggregata. Ma con i tassi di interesse a zero o negativi, gli strumenti tradizionali di politica monetaria non funzionano più. E anche gli strumenti non-convenzionali a disposizione delle banche centrali sono quasi esauriti (con la parziale eccezione della Federal Reserve americana).
Eppure, dal punto di vista tecnico, uno strumento per aumentare la domanda aggregata esiste anche nella situazione attuale: è la cosiddetta “moneta distribuita con l’elicottero”, per usare le parole di Milton Friedman. Cioè la banca centrale stampa moneta e la distribuisce ai cittadini, non in cambio di qualcosa (titoli di stato o la promessa di una restituzione futura), ma in modo permanente e a fondo perduto.
Le obiezioni nei confronti di questo strumento non sono economiche, ma politiche. Dal punto di vista economico non c’è dubbio che sarebbe efficace. Una parte della moneta addizionale verrebbe risparmiata, ma certamente vi sarebbero cittadini che si affretterebbero a spenderla, facendo salire la domanda aggregata e i prezzi.
Anzi, la moneta con l’elicottero avrebbe minori contro-indicazioni rispetto ai tassi di interesse negativi (che mettono a repentaglio la solidità patrimoniale di assicurazioni e banche), e al Quantitative Easing (che alimenta bolle speculative e assunzione eccessiva di rischi).
La vera obiezione è che in questo modo la banca centrale si metterebbe a fare politica fiscale. Anziché intervenire sui mercati finanziari, la banca centrale si troverebbe a decidere entità e modalità di un trasferimento ai cittadini, senza alcuna legittimazione politica o istituzionale. Anche se non fosse proibito dalla legge, una banca centrale che effettuasse trasferimenti permanenti ai cittadini si troverebbe presto privata della sua indipendenza e della sua legittimità.
L’obiezione naturalmente è corretta. Ma non per questo l’idea va scartata. Il problema infatti non è lo strumento economico, ma l’attuale assetto istituzionale, che impedisce un coordinamento efficace tra politica monetaria e fiscale. Come hanno scritto Adair Turner (ex Presidente della Financial Service Authority inglese) e Ben Bernanke (ex Presidente della Federal Reserve), l’indipendenza e legittimità della banca centrale possono essere pienamente preservate, in questo modo: in circostanze eccezionali, la banca centrale può dichiarare che ha esaurito gli strumenti convenzionali, e che pertanto effettuerà un trasferimento permanente a favore del governo (o dei governi nell’area Euro). L’importo trasferito è scelto discrezionalmente dalla banca centrale, può essere diluito nel tempo, ed è motivato dalle circostanze economiche. Il governo (o i governi) non possono in alcun modo interferire con la decisione unilaterale della banca centrale, ma scelgono liberamente come disporre della somma trasferita: se e come distribuirla ai cittadini, se usarla per finanziare particolari voci di spesa, o per ritirare debito pubblico o semplicemente se accantonarla per il futuro. Naturalmente, se davvero le circostanze sono eccezionali, la pressione politica costringerebbe i governi a distribuire o spendere questa somma, raggiungendo così l’obiettivo di un effettivo coordinamento tra politica monetaria e fiscale.
Rispetto all’assetto attuale, non verrebbe stravolta la divisione dei compiti. La banca centrale resterebbe indipendente a avrebbe la responsabilità tecnica di decidere che è giunto il momento di fare ricorso a questo strumento eccezionale. E il governo avrebbe la responsabilità politica di scegliere se e come allocare le risorse a sua disposizione. Rispetto alle politiche seguite finora, tuttavia, l’efficacia sarebbe molto maggiore. Il QE infatti allenta il vincolo di bilancio del governo solo per la parte relativa agli interessi, e non costituisce un trasferimento permanente a favore dei governi. Nell’area Euro, in particolare, i governi rimangono soggetti ai vincoli sul debito pubblico. E anche se questi vincoli fossero allentati, in nome della “flessibilità”, l’attenzione dei mercati impedirebbe ai paesi più indebitati di spendere la liquidità immessa sui mercati dalla banca centrale, perché anche il debito comprato dalla Bce con il QE prima o poi andrà ripagato. Un trasferimento permanente, invece, non sarebbe soggetto a questi vincoli e sarebbe assai più efficace nel sostenere la domanda aggregata. Inoltre, la consapevolezza che politica monetaria e fiscale possono essere attivate con questo nuovo strumento contribuirebbe a ridare fiducia all’economia, rendendo con ciò meno necessario ricorrervi.
Per rendere trasparente e concreta questa modalità di coordinamento tra politica monetaria e fiscale, è necessario intervenire sull’assetto istituzionale della banca centrale, prevedendo esplicitamente questa possibilità di attuazione anche nei trattati europei. Il Trattato di Maastricht fu scritto quando i problemi economici erano ben diversi. Chi avrebbe immaginato allora che il tasso di interesse sui depositi presso la Bce sarebbe stato il -0.40%, così come il rendimento sui titoli di stato tedeschi a 5 anni? Non c’è una ragione valida per non cambiare quel Trattato, se non l’inerzia politica dell’Europa. Ma i costi dell’inerzia sono sempre più alti.

19 APRILE 2016

Newsletter Moneta Intera

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Care Sostenitrici, cari Sostenitori,


in questa newsletter trovate:
  • Campagna lanciata con successo: impressioni dell'assemblea della campagna a Zurigo
  • Video della conferenza Moneta intera a Milano, 5 marzo
  • Sergio Morandi nel Consiglio scientifico
  • Bancarella informativa 30 aprile e 1 maggio, Espocentro Bellinzona
  • Aggiornamento rassegna stampa
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Campagna lanciata con successo!
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All'assemblea della campagna il 19 marzo 2016 a Zurigo è stata lanciata con successo la campagna dell'iniziativa Moneta intera.
Circa cento sostenitori hanno partecipato a questo evento e si sono integrati in una ventina di gruppi di progetto. Tramite l'impegno dei partecipanti ora i progetti della campagna possono essere intensificati. Ringraziamo cordialmente tutti i partecipanti!
Affinché fino alla votazione l'iniziativa possa ottenere una maggioranza è necessaria una campagna con ampio sostegno. Anche tu puoi contribuire a rendere conosciuta l'iniziativa Moneta intera. Possiamo beneficiare del tuo impegno, che sia nella tua regione, nei partiti, nelle ONG, nelle associazioni e nei social media - Puoi introdurre l’iniziativa Moneta intera in maniera mirata. Lasciati ispirare dalle molteplici possibilità:

-divulgare informazioni

In Ticino siamo ancora molto carenti di collaboratori. Se potete aiutarci in qualunque modo per favore contattateci a info@moneta-intera.ch
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Sfruttiamo questa grande occasione per poter decidere democraticamente il nostro sistema monetario! Abbiamo i migliori argomenti, ora dobbiamo riuscire a comunicarli in maniera comprensibile ai cittadini svizzeri.
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Qui trovate l'album fotografico dell'assemblea della campagna con tante impressioni.

Qui trovate le presentazioni PowerPoint dei relatori
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Impressioni e video della conferenza Moneta intera il Sabato 5 marzo a Milano
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Sabato 5 marzo 2016 a Milano l'associazione "Teste Libere"ha organizzato una conferenza per presentare l'iniziativa Moneta intera e discutere sulle possibilità di una riforma monetaria simile in Italia e in Europa. È stato un incontro molto piacevole e produttivo che, oltre a permetterci di presentare anche in Italia l'iniziativa Moneta intera ci ha concesso di intensificare i rapporti e la collaborazione con i riformisti monetari italiani.

Qui trovate il video della conferenza
Qui trovate le foto