venerdì 11 agosto 2017

Le società della rete del futuro

Le società della rete ovviamente, non sono geograficamente localizzate


David Orban
Qual è la domanda che dovrei fare?

2017 settimana 31

Le società della rete del futuro

Le società che emergono da un robusto fondamento tecnologico della comunicazione e delle reti economiche globali si svilupperanno in modo molto diverso dalle città e dagli stati nazione di oggi.


Siamo abituati a vedere il potere centralizzato e la delegazione del processo decisionale. Questo sarà integrato da organizzazioni decentrate che assegnano risorse a progetti locali e globali in tutto il mondo. Riconoscere la coopetizione tra le due alternative apre la strada alla creazione di valore sostenibile e alla fioritura delle opportunità ovunque.

Quando l’automobile emerse all’inizio del ventesimo secolo come un nuovo mezzo di trasporto, il carro senza cavalli inizialmente imitava le caratteristiche del suo predecessore. Ci volle un po’ di tempo perché i più si rendessero conto, che era molto più di una sostituzione della carrozza e in questo processo l’automobile ha veramente trasformato il nostro modo di lavorare, il paesaggio urbano e il mondo.

Le nuove piattaforme di comunicazione globale delle reti sociali, delle applicazioni chat eliminano gli ostacoli alla diffusione delle idee. La digitalizzazione ancora più recente del processo decisionale economico attraverso la blockchain consente l’accelerazione della concorrenza dei modelli d’impresa.
La società è l’insieme delle regole che definiscono come vogliamo vivere in una comunità. È ora possibile, attraverso il potere delle tecnologie esponenziali, ripensare a come funziona la società? Quali saranno le implicazioni di progetti radicali ambiziosi che porteranno ad una vera civiltà del XXI secolo?
Allo Startup Societies Summit a San Francisco, dall’11 al 12 agosto 2017, parleremo di questi temi. Discuteremo come ispirare e catalizzare un movimento globale di persone che credono nel potenziale umano e nel potere della tecnologia per soddisfare le nostre ambizioni.
I leader cominciano a capire che il miglior percorso verso un nuovo sistema è quello di creare esempi. Quando i cittadini possono indicare una società funzionale, utilizzando il meglio della tecnologia e del potenziale umano, il movimento delle startup può accelerare i suoi progressi verso un futuro migliore.
Lo Startup Societies Summit è un evento e un laboratorio di due giorni dedicato alla creazione di “startup societies” (piccoli governi sperimentali). Si può pensare alle città intelligenti, alle zone economiche speciali, ai villaggi ecologici, alle città private, agli stati-città, ai micro stati, alimentati dal blockchain e dai principi di organizzazione decentralizzata. Oltre 2 giorni di panel, workshop, demo e altri eventi (con una bella festa in mezzo), il Summit riunisce una collezione di ingegneri, esperti di politica, tecnologi, urbanisti, economisti, imprenditori, costruttori di comunità e investitori, direttamente coinvolti nella progettazione e costruzione di società autonome che sfruttano il meglio della tecnologia decentralizzata e della governance senza fiducia.
Le Startup Societies sono il percorso verso una nuova era di possibilità nel governo, nella tecnologia e nello sviluppo umano!
Utilizza il codice sconto EXITCON per uno sconto del 25% sul prezzo del biglietto.
Il vertice si svolgerà dall’11 al 12 agosto al City College di San Francisco e metterà le basi per il futuro della governance, un futuro che sarà determinato da tutti noi. È il momento di smettere di criticare e di iniziare a creare.

Video – Vita decuplicata

Il mio intervento al Terasem Workshop sulla nanotecnologia geoetica, dove esprimo il punto di vista che la biosfera è un sottoinsieme della tecnosfera e che la tecnologia può aumentare di dieci volte la capacità portante del pianeta.

Eventi Futuri

Dove sarò? Vuoi che ci incontriamo? Fammi sapere

11-12 agosto: Startup Societies Summit, San Francisco
13-15 agosto: SingularityU Global Summit, San Francisco
27-28 settembre: SingularityU Italy Summit, Milano

La conversazione continua

Quali sono gli argomenti per te più interessanti?

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domenica 6 agosto 2017

Politica nelle banche, un indice racconta l’effetto sui bilanci

Politica nelle banche, un indice racconta l’effetto sui bilanci. Con sorpresa
scritto da il 04 Agosto 2017
Co-autrice del post è Ornella Darova, Research Intern per la Stockholm University e master student in Economic and Social Sciences all’Università Bocconi; ha studiato Economia e Statistica (B.A. Hons) all’Università di Torino e al Collegio Carlo Alberto; ha collaborato con Luiss Laps e Istituto Bruno Leoni –
Periodicamente, in Italia, scoppia uno scandalo bancario, con annesso salvataggio a spese dei contribuenti. Di recente è toccato alle venete, prima a Banca Etruria, prima ancora a Monte dei Paschi di Siena. Al di là della questione di moral hazard che questi ripetuti salvataggi creano, è palese che nel nostro paese ci sia un problema di management del sistema bancario, e di legami poco chiari con la politica. In che misura i rapporti con figure politiche, per una banca, provocano performance peggiori, e in che modo? Uno studio di Bergamaschini, Brogi, Caselli e D’Amico ha provato a rispondere a questa domanda, dimostrando in che modo si articolano tali relazioni di influenza e quale sia il loro impatto.
“Les Liaisons Dangereuses. Politically connected directors and the governance of banks” identifica la concessione di credito come lo strumento di contrattazione attraverso il quale dirigenti connessi politicamente possono ottenere obiettivi personali o favori per il loro partito. Detto in parole semplici: dirigenti bancari con una certa storia politica, che hanno già ricoperto o ricopriranno cariche politiche, offrono prestiti a persone e imprese che in realtà non possiedono sufficienti garanzie e collaterali, e che più probabilmente non saranno solventi, in cambio di un ritorno personale o politico. D’altra parte, avere qualche amico in politica significa riuscire a ottenere prestiti scavalcando le giuste considerazioni di rischio che un board dovrebbe condurre. E attraverso questo meccanismo morboso, le banche si ritrovano a fornire prestiti che finanziano progetti con scarsa probabilità di ritorni, ad accumulare crediti che non verranno mai pagati da nessuno, e a rendere il nostro sistema sempre più fragile.
I ricercatori delle Università Bocconi e La Sapienza hanno analizzato i consigli di amministrazione di 103 banche italiane (la quasi totalità) tra il 2000 e il 2015, individuando quali membri avessero ricoperto cariche politiche prima o dopo il loro ingresso nei consigli stessi. Sulla base di questi dati, hanno costruito un indice di connessione politica dei board. Il risultato è molto chiaro: più le banche sono legate a persone che hanno fatto attività politica, più alta sarà la quota di prestiti non performanti (cioè che salvo miracoli non verranno ripagati) che hanno a bilancio.
In testa all’indice di connessione politica troviamo delle modeste banche trentine; poi, moltissime venete, e qualche piemontese. Non manca la Banca popolare dell’Etruria, ma a sorpresa Monte dei Paschi di Siena si posiziona soltanto a metà classifica. Insomma: se pensavate che MPS fosse la peggiore, eravate ottimisti.
graficobitetti
Figura 1. Evoluzione della quota di prestiti non performanti. Dati: World Bank
A partire dalla crisi, la quota di prestiti non performanti sembra essere drasticamente aumentata in Grecia, in Italia, e in misura minore in Spagna: ben oltre la media europea, che resta sotto il 7,5%. L’economia è un fenomeno complesso e le cause sono multivariate, ma sicuramente la corruzione e le influenze politiche possono ricoprire un ruolo da non sottovalutare.
Più specificatamente, sono le banche più piccole e locali a soffrire maggiormente di questa distorsione nell’allocazione delle risorse. Evidentemente, i legami tra le figure di potere nelle città sono più stretti e innescano con maggiore facilità uno scambio di favori più o meno legittimo. E a complicare il quadro, in Italia, contribuisce la presenza delle fondazioni bancarie, che sono soggette al controllo delle amministrazioni locali.
Questo modello non funziona e va superato.
Questa allocazione del credito subottimale, oltre a minare in maniera significativa alla stabilità del sistema bancario italiano, mostra un abuso di potere intollerabile specialmente in un contesto nel quale i contribuenti vengono chiamati a, letteralmente, salvare istituti bancari, com’è accaduto negli ultimi giorni per 4,7 miliardi di euro più 12 miliardi in garanzie nel caso delle banche venete. Sono, di fatto, soldi degli italiani che vanno a coprire buchi lasciati dai non solventi, troppo spesso furbetti, e troppo spesso con qualche strategica amicizia in politica.
L’atteggiamento relativamente conciliante della Commissione Europea e della BCE nei confronti degli aiuti di stato al settore bancario di cui l’Italia ha potuto godere negli ultimi due anni probabilmente ha contribuito a dare un messaggio sbagliato a chi siede nelle posizioni dirigenziali, offrendo in definitiva una scappatoia troppo semplice: i portafogli degli italiani.
Twitter @rmbitetti @ornelladarova