I big della revisione sotto tiro a Londra

I big della revisione sotto tiro a Londra "Troppo potenti" 

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Un gruppo di parlamentari prepara una proposta che costringe le società a dividersi
Lo spezzatino delle Big four
Scindere Deloitte, Ernst & Young, Kpmg e Pwc aprirebbe il mercato

MILANO
Troppo grandi e troppo potenti. Ma, soprattutto, troppo poche: quattro, nel mondo, quelle che si spartiscono la fetta quasi totalitaria del ricco mercato della certificazione dei bilanci. Così le "big four" della revisione contabile - Deloitte, Kpmg, Ey e Pwc - sono tornate sul banco degli imputati.
Soprattutto in Gran Bretagna, dove un gruppo di parlamentari sta studiando soluzioni per ridurne la concentrazione. Le strade possibili sono lo spezzatino, per cui da quattro gruppi ne nascerebbero otto, oppure una separazione ancor più rigorosa dell'attività di mera certificazione contabile dalle altre, molto profittevoli, attività di consulenza, di assistenza fiscale e di supporto contabile di vario genere.
Spesso accompagnate da forti sospetti di conflitti di interesse latenti.
I numeri dell'oligopolio sono impressionanti: le quattro potentissime realtà certificano il 98% delle società che compongono l'indice Ftse 350 nella City di Londra. Stessa concentrazione di potere negli Stati Uniti, dove le "big four" passano al vaglio i libri contabili di circa il 99% delle società dell'indice S&P 500 mentre in Italia le cose vanno appena un filo meglio, con una concentrazione sull'intera Borsa italiana pari all'88%.
L'idea di essere obbligati allo spezzatino ha fatto insorgere i diretti interessati. «Quando ci presentiamo da un cliente, la certificazione deve essere svolta con un team di esperti di tecnologia, di tasse e di valutazioni - ha sottolineato recentemente Mark Weinberger, numero uno di Ey - ritengo che un approccio multidisciplinare migliori il nostro lavoro».
Di sicuro negli anni le società di revisione sono state spesso sul banco degli imputati, insieme alle società travolte dai crack nonostante i bilanci certificati senza rilievi. Proprio dallo scandalo Enron, all'inizio degli anni Duemila, si arrivò alle "big four" attuali: all'epoca erano ancora in cinque, ma la Arthur Andersen fu costretta a riconsegnare la licenza dopo aver certificato per 15 anni la contabilità truffaldina della società di energia Usa. Non sempre ci sono colpe nei fallimenti altri, certo: per esempio non aveva nessuna responsabilità la Ernst & Young, a suo tempo la certificatrice della Lehman, il cui sconvolgente fallimento dieci anni fa ancora brucia.
Nei mesi scorsi la Grant Thornton - la quinta per dimensioni - ha annunciato che non intende più partecipare alle gare per la revisione contabile delle big della City, stanca di arrivare sempre seconda (rispetto a quella che vince la gara). In Italia molti ricordano ancora la sua partecipazione alla revisione della Parmalat dell'epoca Tanzi, insieme alla Deloitte.
Più di recente, in Italia la Consob ha multato Kpmg per la Popolare di Vicenza e Pwc per l'Etruria. Ma Kpmg ha avuto grane anche in Gran Bretagna, per aver certificato i bilanci di Carillion, secondo gruppo di costruzioni, che ha dichiarato fallimento a inizio anno, anzi proprio da quest'ultimo caso è partito il dibattito sulla necessità di ridurre il potere oligopolistico delle quattro signore della revisione.
Vittoria Puledda,