domenica 16 aprile 2023

Reiterato linguaggio che pervade tutto il PNPV circa le “vaccinazioni” come bene assoluto

Patrizia Gentilini

Medico oncologo ed ematologo

 
Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/15/vaccini-perche-trovo-inopportuno-il-linguaggio-che-continua-a-classificarli-come-bene-assoluto/7129722/

Salute - 15 Aprile 2023

Vaccini, perché trovo inopportuno il linguaggio che continua a classificarli come bene assoluto

Vaccini, perché trovo inopportuno il linguaggio che continua a classificarli come bene assoluto

Nel nuovo PNPV non si opera purtroppo alcuna distinzione fra i vaccini che possono dare protezione individuale e quelli che forniscono anche una protezione “comunitaria”, condizione quest’ultima ribadita dalla Consulta nella Sentenza 14/2023 come indispensabile per “un trattamento sanitario obbligatorio ex lege”. Appare inoltre paradossale che si vada ad approvare un PNPV in cui sono previsti ben 18 diversi vaccini da ripetersi nell’arco della vita senza avere minimamente ottemperato a quanto già la legge 119/2017 (legge Lorenzin sui dieci vaccini obbligatori nell’infanzia) stabiliva, ovvero che, decorsi tre anni dalla data di entrata in vigore della legge, si dovesse provvedere ad una valutazione dei risultati raggiunti. Nel testo del 2017 si affermava inoltre che: “in caso di mancata presentazione alle Camere degli schemi di decreto, il Ministro della salute trasmette alle Camere una relazione recante le motivazioni della mancata presentazione nonché i dati epidemiologici e quelli sulle coperture vaccinali”.

A distanza di quasi 6 anni nessuna valutazione e/o relazione in tal senso è all’orizzonte e, men che meno, si vede l’avvio di una adeguata farmacovigilanza che nel nostro paese rimane esclusivamente passiva. La differenza tra farmacovigilanza attiva e passiva è clamorosa: nel caso della vaccinazione MPRV (morbillo, parotite, rosolia e varicella), un lavoro pubblicato su rivista indicizzata dimostra che sono 462 gli effetti avversi ogni 1000 dosi secondo la sorveglianza attiva effettuata dall’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia. Di questi, l’11% è valutato grave – fra essi iperpiressia grave, sintomi neurologici e malattie gastrointestinali – con una frequenza centinaia di volte superiore rispetto a quella riportata da Aifa, che nel Report del 2018 segnala una frequenza di eventi avversi gravi pari a 0.127 ogni 1000 dosi.

L’analisi di recenti importanti lavori scientifici ha permesso di elaborare un ulteriore Comunicato in merito al PNPV che è stato inviato a tutti i componenti del governo, parlamentari e consiglieri regionali: crediamo infatti che non si possa trascurare quanto emerge, ad esempio, da un’enorme ricerca nel Regno Unito, durata 30 anni, che ha trovato, contrariamente alle attese dei ricercatori, forti associazioni tra incidenza di demenza e vaccinazioni in età avanzata, specie antinfluenzale, con evidente effetto-dose all’aumentare delle inoculazioni. L’incremento del rischio, statisticamente significativo, è complessivamente del 38% rispetto a chi non si è vaccinato, e con un chiaro effetto-dose fino al 60% in chi avesse effettuato circa 32 inoculazioni di vaccini dalla mezza età in poi, quante riceverebbe chi rispettasse le raccomandazioni del PNPV e destinate a moltiplicarsi in chi aderisse alle odierne indicazioni Ema sui richiami anti Covid-19. Sfido chiunque a preferire lo sviluppo di una demenza piuttosto che a contrarre una influenza in più (per evitarne una occorrono in media varie decine di inoculazioni di antinfluenzale in adulti sani dai 16 ai 64 anni)!

E’ giunta anche conferma di precedenti ricerche di alta validità (studi clinici randomizzati) su aumenti tendenziali di mortalità cardiovascolare, a seguito degli inoculi, in anziani non ricoverati, in condizioni cliniche stabili.

Infine appare discutibile e francamente inopportuno – specie dopo l’esperienza dei vaccini contro Covid-19 – il reiterato linguaggio che pervade tutto il PNPV circa le “vaccinazioni” come bene assoluto, salvifiche senza distinzione alcuna e l’ossessiva “formazione di massa” che pare identificare nell’esitazione vaccinale il problema prioritario per la sanità, purtroppo ancora una volta senza aprirsi al benché minimo dibattito e confronto scientifico.

Per me, che da vent’anni mi occupo soprattutto delle cause ambientali del cancro e non solo, è fonte di grande amarezza constatare che ormai la “prevenzione” è sinonimo di “screening” – attività che permette una anticipazione diagnostica, ma non certo evita l’insorgenza della malattia – e la “salute” si identifica con il sottoporsi a ripetuti inoculi. Purtroppo ci si guarda bene dal far capire che solo preservando la qualità degli ecosistemi e dell’ambiente in generale – dall’aria all’acqua, al suolo, al cibo – nonché mantenendo adeguati stili di vita, si potrebbe davvero preservare la nostra salute.

La “medicalizzazione” pervasiva di ogni momento della vita, dalla culla alla tomba, è ormai la regola, ma così facendo non solo ci si deresponsabilizza, ma si delega agli “esperti” di turno – non sempre affidabili – non solo la nostra vita, ma anche quella dei nostri figli. Ma non è mai troppo tardi per riprendersi in mano la propria vita e il proprio destino.


 

Conte, Draghi, Meloni, tre casi clinici: "Disturbo antisociale di personalità"

 Tre casi clinici:




 

 

 

 

 

 

 

 


MANUALE DIAGNOSTICO E STATISTICO DEI DISTURBI MENTALI
QUINTA EDIZIONE
REVISIONE DEL TESTO
DSM-5-TR(™)

Copyright © 2022 American Psychiatric Association

https://www.migna.ir/images/docs/files/000058/nf00058253-2.pdf

Disturbo antisociale di personalità
 

Le caratteristiche tipiche del disturbo antisociale di personalità sono l'incapacità di conformarsi a un comportamento lecito ed etico e un'egocentrica, insensibile mancanza di preoccupazione per gli altri, accompagnata da inganno, irresponsabilità, manipolazione e/o assunzione di rischi. Le difficoltà caratteristiche sono evidenti nell'identità, nell'autodirezione, nell'empatia e/o nell'intimità, come descritto di seguito, insieme a tratti disadattivi specifici nei domini dell'Antagonismo e della Disinibizione.
 

Criteri diagnostici proposti
 

A. Compromissione moderata o maggiore nel funzionamento della personalità, manifestata da difficoltà caratteristiche in due o più delle quattro aree seguenti:

1. Identità: Egocentrismo; autostima derivata dal guadagno personale, dal potere o dal piacere.
 

2. Autodirezione: Definizione di obiettivi basati sulla gratificazione personale; assenza di norme interne prosociali, associata alla mancata conformità a comportamenti etici leciti o culturalmente normati.
 

3. Empatia: Mancanza di interesse per i sentimenti, i bisogni o le sofferenze degli altri; mancanza di rimorso dopo aver ferito o maltrattato un altro.
 

4. Intimità: Incapacità di intrattenere relazioni intime reciproche, in quanto lo sfruttamento è il mezzo principale per relazionarsi con gli altri, anche con l'inganno e la coercizione; uso del dominio o dell'intimidazione per controllare gli altri.
 

B. Sei o più dei seguenti sette tratti patologici della personalità:
 

1. Manipolazione (un aspetto dell'Antagonismo): Uso frequente di sotterfugi per influenzare o controllare gli altri; uso della seduzione, del fascino, della disinvoltura o dell'ingraziamento per raggiungere i propri scopi.
 

2. Insensibilità (un aspetto dell'Antagonismo): Mancanza di interesse per i sentimenti o i problemi degli altri; mancanza di senso di colpa o di rimorso per gli effetti negativi o dannosi delle proprie azioni sugli altri; aggressività; sadismo.


3. Inganno (un aspetto dell'Antagonismo): Disonestà e frode; falsa rappresentazione di sé; abbellimento o invenzione quando si raccontano eventi.


4. Ostilità (un aspetto dell'antagonismo): Sentimenti di rabbia persistenti o frequenti; rabbia o irritabilità in risposta a piccole offese e insulti; comportamento meschino, cattivo o vendicativo.


5. Assunzione di rischi (aspetto della Disinibizione): Impegno in attività pericolose, rischiose e potenzialmente dannose per se stessi, senza necessità e senza considerare le conseguenze; propensione alla noia e avvio sconsiderato di attività per contrastare la noia; mancanza di preoccupazione per i propri limiti e negazione della realtà del pericolo personale.


6. Impulsività (un aspetto della Disinibizione): Agire su impulso del momento in risposta a stimoli immediati; agire su base momentanea senza un piano o una considerazione dei risultati; difficoltà a stabilire e seguire piani.


7. Irresponsabilità (un aspetto della Disinibizione): Disinteresse per gli obblighi o gli impegni finanziari o di altro tipo, e incapacità di onorarli; mancanza di rispetto per gli accordi e le promesse, e incapacità di darvi seguito.


Nota. L'individuo ha almeno 18 anni.