Due referendum: NO EURO e Art. 75 Cost.
REFERENDUM CONSULTIVO
sull'EURO
Nel tempo, dal 1981 ad oggi, vi è stata una sovrabbondante cessione
di significative quote della sovranità nazionale, soprattutto
monetaria, che ha posto il nostro Paese nella singolare
situazione di essere tra i primi contribuenti di una Europa delle
Burocrazie, organizzata senza il rispetto di alcuna regola
democratica.
Questa Europa delle Burocrazie ha creato:
1) un Parlamento, votato dai popoli, che non fa leggi, con
parlamentari che rubano letteralmente la loro indennità, così
annichilendo la democrazia rappresentativa;
2) una moneta unica, euro, che ha dimezzato il potere di
acquisto di stipendi e pensioni, senza che vi fossero gli Stati Uniti
d’Europa a sostenerla;
3) una plutocrazia, che emette provvedimenti che poi
nessuno Stato attua nei propri Paesi se contrastanti con gli
interessi dei singoli Popoli.
Ciò ha consentito, da una parte, la cessione di asset importanti
dell’Economia Nazionale (banche, assicurazioni, aziende agro
alimentari), dall'altra l’introduzione nella nostra Costituzione
del vincolo del pareggio di bilancio secondo i criteri dettati da chi
effettivamente governa l’Europa, così legandoci “mani e piedi”
rispetto alla nostra capacità di operare scelte economiche
nell’interesse del nostro Paese, con l’inasprimento del sistema
fiscale e l’aggravamento del sistema pensionistico, che ha creato
sacche di impoverimento ad ogni livello sociale.
Appare pertanto urgente intervenire per un riequilibrio della nostra
situazione, soprattutto in una fase storica in cui siamo stati
lasciati soli nella gestione di una migrazione totalmente fuori
controllo.
In tale contesto appare prioritario intervenire sulla moneta
unica “Euro”, che non avendo uno Stato dietro le spalle, è un
mero artificio economico, per arricchire quelle Lobby di potere
economico finanziarie, che controllano gli attuali movimenti e
partiti politici, sottraendo risorse e risparmi ai cittadini europei.
Il nostro non è, e non potrebbe essere in
quanto anticostituzionale, un referendum abrogativo che non sarebbe
ammesso perché riguarda i trattati internazionali che non
sono soggetti ai referendum abrogativi, previsti dalla Costituzione.
E’ un referendum
consultivo e di indirizzo che
demanda al POPOLO SOVRANO una
sua opinione nel merito. Così come nel 1989 fu indetto il referendum
consultivo per l'ingresso nell'Unione europea, sarà fatto un
referendum (consultivo) di indirizzo per una modifica di una legge
costituzionale.
L’Euro, essendo
un accordo di cambi fissi, impedisce di scaricare il peso della
competitività sulla moneta, spostandolo interamente sul lavoro,
quindi sui salari e sulle garanzie contrattuali e di legge in favore
del lavoratore.
Ciò confligge
aspramente sia con i principi
fondamentali rubricati agli
artt. 1 e 4 della Costituzione, sia con la relativa specificazione
di cui alle disposizioni costituzionali che vanno dall’art. 35
all’art. 40 (Parte Prima
della Carta).
Ma v’è di più,
molto di più; qualcosa di più profondo che attiene addirittura
all’esercizio della potestà legislativa da parte dello Stato.
Se si legge l’art. 117 della Costituzione
vigente, introdotto con la revisione
costituzionale del 2001, esso attribuisce allo Stato la legislazione
esclusiva sulla moneta [lettera e) del medesimo articolo, secondo
comma], quindi, per
poter derogare la sovranità monetaria ad altri organismi che non
fossero lo Stato italiano, occorreva quanto meno una legge
costituzionale, cioè una legge che – nella scala gerarchica delle
fonti del diritto – si colloca un gradino al di sotto della
Costituzione ma comunque due gradini al di sopra delle leggi
ordinarie e un gradino sopra i regolamenti comunitari.
Ciò detto, la moneta
unica europea è stata introdotta dapprima
con una previsione, attraverso tre diverse fasi, del Trattato
di Maastricht, poi con
un regolamento comunitario (Reg.
n. 1466/97), cioè un “atto
giuridico” dell’Unione che ha prodotto effetti direttamente
vincolanti per gli Stati membri senza la necessità di un atto di
recepimento da parte dei Parlamenti nazionali.
Ergo, la
fattibilità costituzionale di derogare la sovranità monetaria ad un
qualsiasi organismo che non fosse lo Stato italiano, non poteva
prescindere da un passaggio legislativo “rafforzato” – così
come rigidamente prescritto dall’art. 138 della Costituzione –
che derogasse appunto alla lettera e) dell’art. 117 secondo comma
Cost.
Da ciò la necessità di indire un referendum consultivo per sondare
la volontà popolare in merito al mantenimento della moneta unica,
con un “NO ALL'EURO”.
REFERENDUM ABROGATIVO
DELL’ART. 75 DELLA COSTITUZIONE
L’art. 1 della Costituzione della
Repubblica stabilisce quanto segue:
“L'Italia è
una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità
appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della Costituzione”.
L’art. 75, commi 1, 2 e 3 della
Costituzione stabilisce quanto segue:
“E`
indetto referendum popolare
per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un
atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila
elettori o cinque Consigli regionali.
Non
è ammesso il referendum per
le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali .
Hanno
diritto di partecipare al referendum tutti
i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati”.
Essendo evidente lo stridente
contrasto fra l’art. 1 della Costituzione, che essendo compreso fra
i principi fondamentali della Carta Costituzionale ha un valore
preminente, e l’art. 75, il Movimento Liberazione Italia, unica
organizzazione politica a muoversi nel senso, ha denunciato la grave
violazione dei principi fondamentali della Costituzione alla Procura
della Repubblica di Roma che così ha osservato: “Il
principio che sancisce il diritto del popolo italiano
all’autodeterminazione attraverso il sistema democratico del voto,
comprende anche l’accesso a forme di espressione diretta e perciò
al referendum nelle sue varie forme prestabilite, sicché giustamente
si può astrattamente porre la questione sul
mantenimento o meno dei limiti di “comprimibilità” dello
strumento referendario, cristallizzati a suo tempo
con la limitazione imposta dall’art. 75 della Costituzione”.
Il PM, pur ammettendo che è ragionevole quanto lamentato
dall’esponente, rinvia a leggi di revisione costituzionale, quindi
a questa classe dirigente politica, oggi tanto esecrata dal popolo
italiano per la sua inerzia proprio in questo campo, che dura da
oltre 70 anni, la manifesta incompatibilità dell’art. 75 con
l’art. 1.
Attesa tale inerzia manifesta e
dolosa, il Movimento Liberazione Italia chiede al Popolo Italiano di
sottoscrivere il presente atto per l’abrogazione dell’art. 75
della Costituzione, con la seguente formula:
“Chiedo l’abrogazione
dell’art. 75, comma 2, della Costituzione, nella parte in cui vieta
ai cittadini il referendum sulle autorizzazioni a ratificare trattati
internazionali, in quanto in contrasto con l’art. 1 della Carta
Costituzionale”
Il Presidente del Comitato dei Saggi Fondatori
(Antonio Pappalardo)