mercoledì 17 ottobre 2018

MLI propone due referendum: NO EURO e Art. 75 Cost.

MOVIMENTO LIBERAZIONE ITALIA
Due referendum: NO EURO e Art. 75 Cost.

REFERENDUM CONSULTIVO

sull'EURO

Nel tempo, dal 1981 ad oggi, vi è stata una sovrabbondante cessione di significative quote della sovranità nazionale, soprattutto monetaria, che ha posto il nostro Paese nella singolare situazione di essere tra i primi contribuenti di una Europa delle Burocrazie, organizzata senza il rispetto di alcuna regola democratica.
Questa Europa delle Burocrazie ha creato:
1) un Parlamento, votato dai popoli, che non fa leggi, con parlamentari che rubano letteralmente la loro indennità, così annichilendo la democrazia rappresentativa;
2) una moneta unica, euro, che ha dimezzato il potere di acquisto di stipendi e pensioni, senza che vi fossero gli Stati Uniti d’Europa a sostenerla;
3) una plutocrazia, che emette provvedimenti che poi nessuno Stato attua nei propri Paesi se contrastanti con gli interessi dei singoli Popoli.
Ciò ha consentito, da una parte, la cessione di asset importanti dell’Economia Nazionale (banche, assicurazioni, aziende agro alimentari), dall'altra l’introduzione nella nostra Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio secondo i criteri dettati da chi effettivamente governa l’Europa, così legandoci “mani e piedi” rispetto alla nostra capacità di operare scelte economiche nell’interesse del nostro Paese, con l’inasprimento del sistema fiscale e l’aggravamento del sistema pensionistico, che ha creato sacche di impoverimento ad ogni livello sociale.
Appare pertanto urgente intervenire per un riequilibrio della nostra situazione, soprattutto in una fase storica in cui siamo stati lasciati soli nella gestione di una migrazione totalmente fuori controllo.
In tale contesto appare prioritario intervenire sulla moneta unica “Euro”, che non avendo uno Stato dietro le spalle, è un mero artificio economico, per arricchire quelle Lobby di potere economico finanziarie, che controllano gli attuali movimenti e partiti politici, sottraendo risorse e risparmi ai cittadini europei.
Il nostro non è, e non potrebbe essere in quanto anticostituzionale, un referendum abrogativo che non sarebbe ammesso perché riguarda  i trattati internazionali che non sono soggetti ai referendum abrogativi, previsti dalla Costituzione.
E’ un referendum consultivo e di indirizzo che demanda al POPOLO SOVRANO una sua opinione nel merito. Così come nel 1989 fu indetto il referendum consultivo per l'ingresso nell'Unione europea, sarà fatto un referendum (consultivo) di indirizzo per una modifica di una legge costituzionale.
L’Euroessendo un accordo di cambi fissi, impedisce di scaricare il peso della competitività sulla moneta, spostandolo interamente sul lavoro, quindi sui salari e sulle garanzie contrattuali e di legge in favore del lavoratore.
Ciò confligge  aspramente sia con i principi fondamentali rubricati agli artt. 1 e 4 della Costituzione, sia con la relativa specificazione di cui alle disposizioni costituzionali che vanno dall’art. 35 all’art. 40 (Parte Prima della Carta).
Ma v’è di più, molto di più; qualcosa di più profondo che attiene addirittura all’esercizio della potestà legislativa da parte dello Stato.
Se si legge l’art. 117 della Costituzione vigente, introdotto con la revisione costituzionale del 2001, esso attribuisce allo Stato la legislazione esclusiva sulla moneta [lettera e) del medesimo articolo, secondo comma], quindi, per poter derogare la sovranità monetaria ad altri organismi che non fossero lo Stato italiano, occorreva quanto meno una legge costituzionale, cioè una legge che – nella scala gerarchica delle fonti del diritto – si colloca un gradino al di sotto della Costituzione ma comunque due gradini al di sopra delle leggi ordinarie e un gradino sopra i regolamenti comunitari
Ciò detto, la moneta unica europea è stata introdotta dapprima con una previsione, attraverso tre diverse fasi, del Trattato di Maastricht, poi con un regolamento comunitario (Reg. n. 1466/97), cioè un “atto giuridico” dell’Unione che ha prodotto effetti direttamente vincolanti per gli Stati membri senza la necessità di un atto di recepimento da parte dei Parlamenti nazionali. 
Ergo, la fattibilità costituzionale di derogare la sovranità monetaria ad un qualsiasi organismo che non fosse lo Stato italiano, non poteva prescindere da un passaggio legislativo “rafforzato” – così come rigidamente prescritto dall’art. 138 della Costituzione – che derogasse appunto alla lettera e) dell’art. 117 secondo comma Cost.
Da ciò la necessità di indire un referendum consultivo per sondare la volontà popolare in merito al mantenimento della moneta unica, con un “NO ALL'EURO”.



REFERENDUM ABROGATIVO 

DELL’ART. 75 DELLA COSTITUZIONE


L’art. 1 della Costituzione della Repubblica stabilisce quanto segue:
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

L’art. 75, commi 1, 2 e 3 della Costituzione stabilisce quanto segue:
E` indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali .
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei deputati”.
Essendo evidente lo stridente contrasto fra l’art. 1 della Costituzione, che essendo compreso fra i principi fondamentali della Carta Costituzionale ha un valore preminente, e l’art. 75, il Movimento Liberazione Italia, unica organizzazione politica a muoversi nel senso, ha denunciato la grave violazione dei principi fondamentali della Costituzione alla Procura della Repubblica di Roma che così ha osservato: “Il principio che sancisce il diritto del popolo italiano all’autodeterminazione attraverso il sistema democratico del voto, comprende anche l’accesso a forme di espressione diretta e perciò al referendum nelle sue varie forme prestabilite, sicché giustamente si può astrattamente porre la questione sul mantenimento o meno dei limiti di “comprimibilità” dello strumento referendario, cristallizzati a suo tempo con la limitazione imposta dall’art. 75 della Costituzione”.
Il PM, pur ammettendo che è ragionevole quanto lamentato dall’esponente, rinvia a leggi di revisione costituzionale, quindi a questa classe dirigente politica, oggi tanto esecrata dal popolo italiano per la sua inerzia proprio in questo campo, che dura da oltre 70 anni, la manifesta incompatibilità dell’art. 75 con l’art. 1.
Attesa tale inerzia manifesta e dolosa, il Movimento Liberazione Italia chiede al Popolo Italiano di sottoscrivere il presente atto per l’abrogazione dell’art. 75 della Costituzione, con la seguente formula:
Chiedo l’abrogazione dell’art. 75, comma 2, della Costituzione, nella parte in cui vieta ai cittadini il referendum sulle autorizzazioni a ratificare trattati internazionali, in quanto in contrasto con l’art. 1 della Carta Costituzionale”

Il Presidente del Comitato dei Saggi Fondatori
(Antonio Pappalardo)