Swap-truffa, indagati 15 banchieri a Trani.
Coinvolti i vertici di Banca Intesa
Da Passera a Bazoli, trema il mondo finanziario. 'Non potevano non sapere', il senso dell'accusa. I prodotti offerti alla clientela "strutturalmente inefficaci ed inadeguati"
di GIOVANNI DI BENEDETTO
L'inchiesta del magistrato Michele Ruggiero ipotizza il reato di truffa aggravata e continuata e abusivismo finanziario. Fu avviata all'indomani della denuncia di un imprenditore di Barletta, Ruggiero Di Vece, titolare di una società che opera nel settore della commercializzazione di materiali per l'edilizia, al quale i responsabili della filiale locale della banca avrebbero proposto la sottoscrizione di un finanziamento a tasso variabile dell'importo di 700mila euro da estinguere in quindici anni in rate trimestrali.
L'INCHIESTA Scandalo derivati, indagate Mps e altre 4 banche
In realtà il cliente sarebbe stato indotto a firmare con la Banca "contratti strutturalmente inefficaci e inadeguati", gli interest rate swap in pratica, contratti in cui le controparti si scambiano flussi finanziari (pagamenti periodici di interessi relativi ad un capitale di riferimento) per un determinato periodo di tempo. I derivati erano stati proposti all'imprenditore, emerge dai verbali, come "copertura dal rischio di variazione del tasso d'interesse" del suo finanziamento ma per l'accusa avrebbero procurato a Intesa un "ingiusto profitto patrimoniale" di oltre 40mila euro. Nel registro degli indagati sono finiti anche altre ex figure apicali dei due istituti di credito come Giangiacomo Domenico Luigi Nardozzi Tonielli, Andrea Munari, Massimo Arrighetti, Fabio Bolognini, Carlo Berselli, Matteo Farina e Giulio Sartirana, oltre a Vincenzo Petrarulo, Giovanni Civico e Salvatore Civita, funzionari della Banca Intesa di Barletta. Gli ispettori di Bankitalia e della Consob, si è appreso, avevano già messo in guardia l'istituto di credito della rischiosità di questi prodotti finanziari.