GABANELLI: ITALIA ALLA DERIVA-TI – IL TESORO HA IN PANCIA DERIVATI PER 160 MILIARDI E HA GIÀ DOVUTO RIMBORSARE 2 MILIARDI A MORGAN STANLEY – ADESSO VIENE FUORI CHE IL RISCHIO PERDITE NEL 2013 AMMONTA A 34 MILIARDI
Nella legge di Stabilità torna nuovamente una norma, già bocciata in passato, che autorizza lo Stato a fornire alle banche garanzie anche per cassa sui derivati. Milena Gabanelli: serve una commissione d’inchiesta bicamerale…
DAGOSPIA
Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”
A
fine 2011, imperava lo spread: cadeva Berlusconi arrivava Monti a
«salvare» il Paese ed Elsa Fornero imponeva con qualche lacrima la nota
riforma pensionistica che ha creato gli esodati.
In
questo bailamme, è passato quasi inosservato il pagamento pronta cassa
di oltre 2 miliardi di euro che lo Stato ha fatto alla banca americana
Morgan Stanley. Soldi del contribuente italiano, che sono serviti a
chiudere anticipatamente un derivato stipulato anni prima dal ministero
del Tesoro nella speranza di risparmiare. Era una scommessa, che
purtroppo è andata male.
Ad
accorgersene, pare strano, sono stati i giornali stranieri. Passa
qualche mese e a marzo 2012 finalmente l’onorevole Idv Antonio Borghesi
fa partire un’interrogazione parlamentare. Il Tesoro risponde a mezza
bocca, manda avanti il sottosegretario all’Istruzione, ma finalmente —
dopo anni di richieste — si viene a sapere quanti derivati lo Stato ha
in pancia: 160 miliardi di euro. Cioè un numero pari a circa l’8% di
tutto il nostro debito pubblico.
matteo renzi pier carlo padoan
Il
Parlamento torna a dormire un altro po’ e siamo al 2013. Un’indagine
riservata della Corte dei conti sui derivati finisce nelle mani di
qualche giornalista: stavolta viene a galla che su tutta quella montagna
di derivati lo Stato ci sta perdendo, e le cifre sono grosse. Il Tesoro
tace.
Il ministro
Saccomanni minimizza. Anzi, su iniziativa del direttore Maria Cannata,
il ministero dell’Economia e delle Finanze rilancia: un progetto da
realizzare tramite la legge di Stabilità per l’anno 2014 dice che, oltre
ai derivati nuovi, lo Stato potrà fornire garanzie sui derivati già
stipulati, «anche» per cassa. Sospettiamo che «anche» per le banche
voglia dire:
«Sicuramente».
Per semplificare, se la scommessa (il derivato) sta andando male per —
diciamo — 1 miliardo di euro, la banca può chiedere allo Stato di
congelare su un conto una bella fetta di questa somma a garanzia dei
suoi impegni. Prima non succedeva: la parola del governo era
sufficiente. Ma ora le banche non si fidano più dello Stato e chiedono
contante in garanzia. Guarda caso, altri Paesi ritenuti poco affidabili,
come Irlanda e Portogallo, proprio su pressione delle banche, avevano
poco prima varato la stessa norma.
Nel
complesso, c’è chi dice che lo Stato dovrebbe sborsare fino a 8
miliardi di garanzie e succede un finimondo. La Direzione II del
ministero dell’Economia e delle Finanze vuole tirare dritto, ma le
critiche sono pesanti e bipartisan e la misura non passa.
MILENA GABANELLI NELLA REDAZIONE DI REPORT FOTO LUCIANO VITI PER SETTE
Tutto
tace per un altro po’, ma nella legge di Stabilità 2015 ecco che rifà
capolino la norma sulla garanzia pro-banche. Ricomincia il balletto
parlamentare: arriva una nuova interpellanza — questa volta di Daniele
Pesco, M5S — il Tesoro minimizza ed a parlare lo scorso 5 dicembre
arriva Massimo Cassano, sottosegretario di Stato per il Lavoro e le
politiche sociali. Insomma, pare che dei derivati ne parlino tutti,
tranne quelli del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Stavolta,
per bocca del sottosegretario Cassano esce qualche numero in più: «Le
operazioni in derivati hanno generato un esborso netto nel 2013 di poco
superiore ai 3 miliardi (…) il valore di mercato, aggiornato al secondo
trimestre 2014, è negativo per 34,428 miliardi di euro». Traduzione:
solo nel 2013 abbiamo già pagato 3 miliardi di euro sui derivati e si
rischiano 34 miliardi di perdite totali.
derivati Morgan Stanley
Saccomanni
disse di stare tranquilli, perché rischiare di perdere, non vuole dire
perderli per davvero. Sarà stato anche vero, ma se ora su quelle perdite
potenziali bisogna dare liquidità in garanzia, il discorso cambia. I
soldi escono per davvero, così la banca può stare tranquilla.
Qualcuno
chiede una nuova Commissione d’indagine (la terza in dieci anni?).
Forse sarebbe più opportuna una Commissione d’inchiesta bicamerale, dove
i componenti hanno gli stessi poteri dell’autorità giudiziaria
bicamerale, magari come quella sui rifiuti tossici. D’altronde, in fatto
di tossicità, non siamo lontani.