martedì 19 maggio 2015
Conferenza sulla Bad Bank alla Camera, intervento di Marco Saba
Conferenza
sulla Bad Bank alla Camera
Sala della Regina, Palazzo di Montecitorio, 18 maggio 2015
Sala della Regina, Palazzo di Montecitorio, 18 maggio 2015
Intervento
di Marco Saba:
La proposta della
“bad bank” è un ennesimo raggiro dell'oligarchia che domina il
paese dietro le quinte, il cui scopo è quello di estrarre il massimo della
ricchezza dalla platea prima che questa imbracci le armi. Gli
economisti da sempre sono stati al servizio del potere dominante ed
infatti quelli che fanno carriera e diventano famosi sono quelli le
cui idee favoriscono e permettono lo status quo in cui c'è una
classe enorme di sfruttati ed un piccolo club di fortunatissimi bari
e falsari che approfittano ed abusano dell'ingenuità del pubblico.
Se ci pensate bene,
appare evidente che lo scopo finale ed unico della scuola
dell'economia neoclassica moderna sia quello di convincerci che
l'equa redistribuzione delle risorse sia inattuabile o deleteria.
Il 23 marzo scorso
l'economista Norbert Häring, intervenendo al seminario “Economia e
Potere” alla Camera dei Lord a Londra, ha riassunto efficacemente
la situazione: La moneta è "IL" Potere”. (Vedi: Economics as
Superstructure
https://rwer.wordpress.com/2015/03/26/economics-as-superstructure/
)
Così i poteri
forti, che da sempre si industriano ed affannano a nascondere al
popolo l'origine del loro potere, per impedire che venga loro
sottratto, oggi fan di tutto per sopprimere o manipolare un dibattito
libero ed aperto sulla moneta. E gli economisti ipocriti e ruffiani,
i farisei moderni, dirottano l'attenzione del pubblico su questioni
marginali o irrilevanti al fine di impedire che si scopra tra l'altro
il meccanismo contabile con cui l'oligarchia dominante
si appropria del “potere-moneta”.
Ci viene nascosto come funziona realmente il sistema bancario, la sua influenza sull'economia e specialmente l'arbitrarietà antidemocratica nella gestione dell'emissione di moneta e dell'allocazione della stessa all'interno dell'economia. La politica monetaria non passa il test dello scrutinio democratico e la sua enorme importanza nella società viene occultata al grande pubblico, nonché ai rappresentanti politici, sia dal mondo dei media che da quello dell'accademia.
Ci viene nascosto come funziona realmente il sistema bancario, la sua influenza sull'economia e specialmente l'arbitrarietà antidemocratica nella gestione dell'emissione di moneta e dell'allocazione della stessa all'interno dell'economia. La politica monetaria non passa il test dello scrutinio democratico e la sua enorme importanza nella società viene occultata al grande pubblico, nonché ai rappresentanti politici, sia dal mondo dei media che da quello dell'accademia.
Pensate che lo
stesso Luigi Einaudi, primo governatore di Bankitalia sotto
l'occupazione e poi presidente della Repubblica, ancora nel 1936
scriveva: “L'alto signoraggio, aperto o traverso, cadde in
disuso dall'aprirsi dell'età moderna, sia perché meno agevole a
prelevarsi nascostamente, sia perché instaurate
imposte regolari, i prìncipi più non ebbero necessità
di ricorrervi”. (Cfr: Scritti economici, storici e civili,
Mondadori, 1983, pag. 470).
Ma cosa dice mai
questo ennesimo bugiardo istituzionale ?
In un temerario
comunicato di Bankitalia si legge addirittura che: "la Banca
d'Italia continuerà a respingere le richieste di pagamento del
reddito da signoraggio". E siamo nel 2015.
Lo scopo
dell'inaudita affermazione einaudiana palesemente falsa, è quello di
far credere alla plebe che il signoraggio sulla moneta sia stato
sostituito, anziché addizionato, dalle imposte che oggi infieriscono
per il 72%, sui contribuenti sia direttamente che attraverso i beni
da questi acquistati. Non stupisce quindi ricordarvi che lo stesso
onorevole Sibilia da anni – ANNI ! - aspetta inutilmente una
risposta dal governo alla sua circostanziata interrogazione sul
signoraggio (vedi il video:
https://www.youtube.com/watch?v=XHEDYOCfuTI
). Lo stesso dicasi per quella dell'On. Di Pietro che ne chiedeva
ragione già prima (Vedi il video:
https://www.youtube.com/watch?v=j1cQVDtF-jw
).
Prima sulla carta
stampata, poi oggi su internet, dei patetici individui sociopatici si
ostinano a etichettare come complottisti, cospirazionisti o anche di
peggio, quanti si interrogano su questa rapina primordiale che
condiziona profondamente la vita del paese. Di fronte ad un debito
pubblico di 2.100 miliardi, creato perché lo Stato, non a caso dopo
l'assassinio di Aldo Moro, ha rinunciato definitivamente ad emettere
cartamoneta statale lasciando questa lucrosa attività in esclusiva
al cartello bancario privato, sarebbero cospirazionisti quanti si
interrogano sulla proprietà – all'origine – di tutta la moneta
che è stata messa in circolazione dai banchieri. Sani di mente
invece sarebbero quanti hanno cospirato e cospirano perché questo
cartello di pirati rimanga in piedi arrivando addirittura a cantare
“Bella Ciao” alla Camera in occasione della privatizzazione
definitiva di Bankitalia ! (Vedi:
https://www.youtube.com/watch?v=_kzKzy-mKQE
)
Ci troviamo cioè
nella situazione paradossale in cui le banche emettono moneta creata
dal nulla addebitandosela, senza prima accreditarsela, per poi
pretendere che sia il pubblico a riempire il buco nero da esse
stesse generato. E quando i governi, ignoranti e beceri in tema di
sovranità monetaria, assecondano i disegni di questi personaggi,
come da sempre fanno, non v'è magistratura o parlamento che tenga !
Tutti dietro al
pifferaio magico della privata Bankitalia. Il risultato è che tutta
la massa monetaria circolante in banconote o denaro elettronico,
quello che avete sui conti, è stato speso per prima dalle banche
stesse senza che queste - precedentemente - se ne siano assunte la
proprietà e la relativa responsabilità fiscale.
Questo potere
fondamentale, di creare tutto il denaro circolante a proprio favore e
di addebitarlo alla società civile falsando i bilanci, una vera
tassa occulta gigantesca,è stato denunciato dal magistrato Elman
Rosanìa all'Ottava Commissione del Consiglio Superiore della
Magistratura il 24 marzo scorso. E il risultato ? Mi chiederete. Fino
ad oggi, un silenzio assordante.
Se non vi opporrete
con tutte le forze, e con tutte le intelligenze, a questo scempio
permanente, se non pretenderete indietro la sovranità completa sul
signoraggio, o almeno di tassare questo enorme guadagno, vi aspettate
forse che i banchieri facciano un passo indietro autonomamente ?
“Il potere
assoluto corrompe in modo assoluto”, ricordava Lord Acton.
Se non si dà la
sveglia alla società civile, i banchieri, giocando sul fatto che
tutti rincorrono i soldi senza sapere che cosa sono, ovvero senza
conoscerne l'attributo essenziale per qualsiasi tipo di sovranità
effettiva - il signoraggio - poi non ci si deve stupire di leggere,
come pochi giorni fa, Lord Adair Turner, ex capo della CONSOB del
Regno Unito, che scrive addirittura di “moneta sovrana della
BCE”! (Vedi:
http://www.dw.de/ecb-could-solve-eurozone-crisis-leading-economist-says/a-18374668
)
Infatti, oggi è
la Banca Centrale Europea che è il vero sovrano
d'Europa, e il dittatore assoluto è Mario Draghi ! Se non ve la
sentite di affrontare direttamente il dispotico sovrano non-eletto
d'Europa, leggete almeno il libro “La banca, la moneta e
l'usura: la Costituzione tradita”, scritto dal procuratore
generale Bruno Tarquini nel 2002 ed edito da Controcorrente di
Napoli. E' un libro che vi aprirà un mondo, un libro che, se non
altro, ogni volta che viene inserito su Wikipedia nella pagina sul
signoraggio, viene regolarmente cancellato dai miseri becchini ed
intellettuali precari che la gestiscono.
L'Europa nel 1942 ha
già avuto un precedente in cui una banca centrale tedesca gestiva la
moneta unica. Vediamo dunque le differenze tra le due dittature:
Nazismo (1942):
Programma: Stati Uniti d'Europa, eliminazione delle frontiere, moneta
unica.
Capo politico:
Hitler - Banca centrale: REICHSBANK - Sede della banca: Berlino
Moneta unica imposta
nei paesi occupati: REICHSMARK
Il valore della
moneta è garantito dalla produzione, lo sviluppo e la piena
occupazione, non dall'oro.
Punizione per il
rifiuto dell'adozione della moneta: deportazione nei campi di
concentramento
EURISMO (2015):
Programma: Unione Europea, eliminazione delle frontiere, moneta
unica.
Capo politico:
Jean-Claude Juncker - Banca centrale: BCE. Sede della banca:
Francoforte.
Moneta unica imposta
nei paesi "alleati": EURO.
Il valore della
moneta è garantito dal debito pubblico (il baluardo delle rendite
parassitarie) e dalle artificiali misure di austerità.
Punizione per
l'accettazione dell'adozione della moneta: condanna a vivere in
un Euro-campo
di concentramento
senza futuro governato da banchieri-oligarchi “al riparo dalla
democrazia"...
Concludendo, le
banche oggi sono le creatrici di tutta la moneta digitale in euro e
dovrebbero invece essere trasformate in quello che la gente crede
davvero che siano: dei semplici INTERMEDIARI FINANZIARI. Per fare ciò
è sufficiente restituire alla Tesoreria dello Stato la sua primaria
funzione nativa dell'emissione di tutta la moneta necessaria
direttamente - sostituendo altri tipi d'imposta - come suggerisce il
bravo prof. Richard Werner all'Islanda. Ed io, modestamente, lo
suggerirei anche fin da subito alla Grecia. (Vedi: “How to Turn
Banks into Financial Intermediaries”, qui:
https://www.scribd.com/doc/262235706/How-to-Turn-Banks-into-Financial-Intermediaries
)
ATTENZIONE
PERÒ: Oggi la Tesoreria dello Stato – anch'essa ! - è in mano a
Bankitalia. Dal 1907 la Banca d'Italia infatti gestisce la Tesoreria
senza che sia mai stata fatta una pubblica gara e l'incarico – nel
silenzio-assenso del Parlamento – si rinnova tacitamente ogni
vent'anni.
Concludendo,
per salvare le finanze pubbliche e le tasche dei cittadini occorre
perciò, preventivamente – mi raccomando – restituire la gestione
della Tesoreria dello Stato allo Stato. Dopodiché riaffidare allo
Stato - o almeno tassare - la rendita monetaria effettiva.
Grazie per la vostra
attenzione.
lunedì 18 maggio 2015
domenica 17 maggio 2015
Dittature a confronto: Nazismo ed Eurismo
Dittature a confronto, tra Nazismo ed Eurismo
NAZISMO (1942)
Stati Uniti d'Europa
Eliminazione delle frontiere
Moneta unica europea
Capo politico: Hitler
Banca centrale: REICHSBANK (pubblica)
Sede della banca: Berlino, Germania
Moneta imposta nei paesi occupati: REICHSMARK
Il valore della moneta è garantito dalla produzione,
lo sviluppo e la piena occupazione (dal lavoro, non dall'oro)
Punizione per il rifiuto dell'adozione della moneta:
deportazione in campi di concentramento
EURISMO (2015)
Unione Europea
Eliminazione delle frontiere
Moneta unica europea
Capo politico: Juncker
Banca centrale: Banca Centrale Europea (BCE, privata)
Sede della banca: Francoforte, Germania
Moneta imposta nei paesi "alleati": EURO
Il valore della moneta è garantito dal
debito pubblico e dall'austerità
Punizione per l'accettazione dell'adozione
della moneta: condanna a vivere in un Euro-campo
di concentramento governato da banchieri-oligarchi
"al riparo dalla democrazia"...
NAZISMO (1942)
Stati Uniti d'Europa
Eliminazione delle frontiere
Moneta unica europea
Capo politico: Hitler
Banca centrale: REICHSBANK (pubblica)
Sede della banca: Berlino, Germania
Moneta imposta nei paesi occupati: REICHSMARK
Il valore della moneta è garantito dalla produzione,
lo sviluppo e la piena occupazione (dal lavoro, non dall'oro)
Punizione per il rifiuto dell'adozione della moneta:
deportazione in campi di concentramento
EURISMO (2015)
Unione Europea
Eliminazione delle frontiere
Moneta unica europea
Capo politico: Juncker
Banca centrale: Banca Centrale Europea (BCE, privata)
Sede della banca: Francoforte, Germania
Moneta imposta nei paesi "alleati": EURO
Il valore della moneta è garantito dal
debito pubblico e dall'austerità
Punizione per l'accettazione dell'adozione
della moneta: condanna a vivere in un Euro-campo
di concentramento governato da banchieri-oligarchi
"al riparo dalla democrazia"...
sabato 16 maggio 2015
Interventi di Rosania, Saba e Sibilia all'assemblea UniCredit a Roma
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Trascrizione dell'ntervento di Elman Rosania
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Intervento di Marco Saba (IASSEM)
Trascrizione dell'intervento di Marco Saba
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Trascrizione dell'ntervento di Carlo Sibilia
« Signor Presidente, Cari soci e presenti tutti,
questo mio intervento, di cui chiedo la trascrizione integrale a verbale, potrà essere anche pubblicato in rete per ragioni di trasparenza, per la quale informo di essere parlamentare della Repubblica Italiana.
Prendo parte ai lavori odierni dopo avere partecipato per la prima volta lo scorso anno 2014 ad assemblee di azionisti di primari istituti bancari italiani, tra cui Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, grazie alla disponibilità offerta a parlamentari di tutte le forze politiche dal gruppo di minoranza dei soci/risparmiatori/persone fisiche dell’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia costretto a confluire nel 2007 in Unicredit.
Vorrei intervenire in merito all'interessante questione della “creazione di denaro extra bilancio” sollevata da Elman Rosanìa e ribadita e supportata da Marco Saba.
Vorrei rilevare in questa autorevole assemblea che il potere della “creazione del denaro” da parte delle banche è stato riconosciuto e pubblicamente dichiarato in un’intervista resa lo scorso anno 2014 dal compianto consigliere generale della Banca di Francia Bernard Maris, deceduto lo scorso 7 gennaio 2015 a Parigi nel vile attentato di Charlie Hebdo.
Come pure questo potere creativo è stato riconosciuto nel Bollettino n.1 del 2014 della Banca d’Inghilterra ed è stato oggetto di successivo dibattito al Parlamento inglese, dove il 20 novembre 2014 la Camera dei Comuni ha discusso sulla “creazione di denaro” da parte delle banche commerciali e se questo importante potere non debba essere invece affidato direttamente al Governo o alla Banca d’Inghilterra.
Questa situazione di falsa povertà in mezzo all’abbondanza, di falsa scarsità di moneta che giustificherebbe l'applicazione (direi sadica) di inutili regimi di austerity, impedisce il rispetto del contratto sociale che vorrebbe gli Stati garanti della sussistenza almeno di base dei cittadini.
Il primo libro dello scrittore di fantascienza James Ballard fu "Il vento dal nulla": un vento sempre più forte soffia ovunque e la sua intensità aumenta giorno dopo giorno; la sua origine è sconosciuta e il vento cessa soltanto quando l'ultimo edificio sulla Terra viene distrutto.
Questo vento è oggi il denaro, il denaro dal nulla, che sta infettando le economie e gli Stati che ne vengono travolti.
Il denaro in circolazione non ha più niente a che fare con la realtà. Si stima che il debito totale del mondo ammonti a 200 trilioni di dollari, mentre la produzione mondiale annua, il PIL, è di 70 trilioni, circa un terzo: una bolla enorme destinata ad esplodere, con strascichi pesantissimi per le vite dei cittadini.
Immaginiamo invece gli effetti di una corretta contabilizzazione del danaro creato così come suggerito dai soci Saba e Rosania. Solo attraverso la loro tassazione potremmo avere un gettito economico che permetterebbe di salvare i 9 milioni di poveri che popolano ormai il nostro Paese.
Il Movimento 5 Stelle ha proposto un “reddito di cittadinanza” che permetta di fornire 780 euro mensili a tutti i cittadini italiani maggiorenni, disoccupati o inoccupati; incrementare le pensioni minime fino a raggiungere tale soglia che secondo l'OCSE è proprio la soglia di povertà. Abbiamo fatto capriole legislative per riuscire a reperire i 15,9 miliardi di euro annui necessari, siamo andati a scavare nelle pieghe dimenticate del bilancio e degli sprechi di questo Stato e ci siamo riusciti.
Ma immaginate cosa significherebbe se uno Stato potesse garantire su una riserva di danaro creato come potete fare voi: la disoccupazione odierna al 13% si azzererebbe, la corruzione - che oggi costa ai cittadini 60 miliardi di euro - si ridurrebbe drasticamente, i reati diminuirebbero sensibilmente ed i suicidi economici (aumentati nel 2012-2014 da 89 a 201) non esisterebbero.
Io vengo dalla Campania che, secondo i dati di Save the Children (una delle associazioni umanitarie più grandi del mondo), ha 155mila bambini che vivono sotto la soglia di povertà: il numero più alto d'Italia.
Secondo i soci Rosania e Saba, contabilizzando a dovere il denaro extra bilancio, potremmo salvare delle vite umane in pericolo; potremmo finalmente parlare di un reddito a carattere universale perché, come ho appena illustrato, non manca di certo il cd. “reddito di bancanza”.
Unicredit è il più importante gruppo bancario italiano (per attivo) e partecipa all’ormai privata Banca D’Italia con il 22,11%, che a sua volta partecipa nella BCE e, se non erro, in altre Istituzioni bancarie come la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea che, a quanto pare, non ne sa niente sulla creazione di quella che il compianto Governatore della Banca D’Italia e poi Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Einaudi, definiva “moneta immaginaria” già nel 1936: «...i signori prìncipi innalzavano il signoraggio nei tempi calamitosi di strettezze finanziarie allo scopo di procacciarsi una qualche momentanea entrata» egli dichiarava (cfr. Rivista di Storia Economica 1936, vol 1-2, pagina 12).
Ora che il popolo è sovrano, o almeno fino a quando non si dirà che non lo è più, ai signori prìncipi si sono sostituiti i signori banchieri e non le amministrazioni di Stato. E per questo che non ci sono mai i soldi, perché chi li crea non ne risponde nemmeno contabilmente!
I 220 miliardi di euro di impieghi effettuati della capogruppo Unicredit spa nell’esercizio 2014 in esame ed i maggiori 470 miliardi di euro del Gruppo Unicredit non hanno un padrone certo alla nascita; e questo accade pure per gli impieghi annuali di complessivi 1.800 miliardi di euro dell’aggregato delle banche italiane (secondo quanto asserito dal Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco).
E così da una parte gli azionisti delle banche non vedono corrispondersi il giusto dividendo sulle azioni, ma dall'altra neppure il resto della comunità può beneficiare di questa torta che bisogna chiedersi a questo punto: chi se la mangia?
La creazione irresponsabile di denaro – e quindi senza il gettito giusto per l'Erario - costringe lo Stato italiano ad una fiscalità oppressiva ed insensata, come quella che oggi stiamo vedendo, la quale porta via il necessario ai cittadini, lasciando però i grattacieli esentasse ai banchieri (come quello della Bce a Francoforte). E’ giunto il momento che il fondamentale problema della corretta contabilizzazione del denaro venga finalmente affrontato.
E da chi se non dalla banca più importante (per attivo) di questo martoriato Paese a rischio grecizzazione? Possibile che i maggiori azionisti di Unicredit non capiscano che la rovina della società italiana fa male anche alla stessa Banca? Possibile che ancor oggi, come già diceva nel 1935 Irving Fischer, i banchieri si rivelino quelli meno indicati a fare addirittura il loro stesso interesse?
Che senso ha desertificare economicamente il futuro di un popolo per qualche banchiere? Quando non ci saranno più redditi, fuorché quelli dei banchieri, solo allora si capirà e si ammetterà che le banche - così come fanno ora - non hanno più bisogno dei depositi, perché se li creano a proprio piacimento?
Il mio non vuole essere un intento moralizzatore, anche se ce ne sarebbero da chiedere di rendiconti sulla discrezionalità nell'erogazione del credito creato, ma non si può neppure rimanere indifferenti davanti ad una istituzione creditizia che, basando la sua solidità sull'impunità apparente e sull'ignoranza del pubblico, non ha che una vista corta - come direbbe il compianto Padoa Schioppa - senza essere capace di vedere al futuro.
Se la questione contabile non viene risolta al più presto ed in modo sensato, che cosa potrebbe accadere? Finché non lo sapevate Signori Amministratori e Sindaci, va bene, poteva esserci la mancanza dell'elemento psicologico del fattaccio; ma ora che siete di fronte al problema, vale la pena continuare a tirare la corda sperando che si spezzi nelle mani di qualcun altro?
Chiaramente, come diceva Keynes, si usano espressioni forti per almeno tentare di scuotere la sonnolenza del pubblico e spero che questa volta abbiano effetto reale.
Come spero altresì di non ritornare l'anno prossimo a ribadire concetti e questioni che voi Amministratori e Sindaci di Unicredit conoscete meglio di me.
Vi ringrazio per l’ascolto »
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Trascrizione delle repliche di Rosania e Saba
ROSANIA:
« Signor
Presidente, Signori
Amministratori, Sindaci, Azionisti e Partecipanti tutti,
eccepisco
gravi vizi nel bilancio di esercizio al 31.12.2014 perché l’atto
contabile non considera tra l’altro il MOR
(Margine
Operativo Reale)
di
Unicredit spa e del Gruppo Unicredit.
In
verità la
Banca ha creato denaro virtuale (“commercial
bank money”, come definito già nel 2000 dal compianto Padoa
Schioppa membro della Banca Centrale Europea - BCE)
usato
preminentemente per impieghi e prestiti alla clientela, che non è
stato preventivamente annotato nella parte attiva del bilancio al
31.12.2014.
Invece quel denaro
appena creato va inserito tra gli assets di bilancio di Unicredit e
una volta computato produce un importante utile - e conseguente
dividendo - ben superiore a quello indicato con delibera del
12.03.2015 dai membri del Consiglio di Amministrazione, i quali
propongono all’odierna assemblea degli azionisti di approvare
l’esercizio al 31.12.2014 con l’utile di 79.774.102,79 in base al
bilancio della capogruppo Unicredit spa (mentre
risulta 2 miliardi di euro l’utile del Gruppo Unicredit),
destinando:
-
ad ognuna delle n. 2.449.313 azioni di risparmio (ex articolo 32.1 lett.b dello Statuto), quale dividendo privilegiato di 0,315 in danaro, la somma di euro 771.533,60 per l’esercizio 2014 e la somma di euro 1.543.067,19 per l’esercizio 2013 (nel quale - rammento - il Gruppo Unicredit ha conseguito il massimo di perdita storica con 13,96 miliardi di euro) e per l’esercizio 2012;
-
alle iniziative di carattere sociale, assistenziale e culturale euro 6.000.000,00;
-
alla riserva connessa al sistema di incentivazione a medio termine per il Personale del Gruppo euro 50.000.000,00;
-
alla riserva statutaria euro 21.459.502,00.
Pertanto nella parte
attiva dello stato patrimoniale e nel conto economico e rendiconto
finanziario del bilancio al 31.12.2014 manca alla voce di pertinenza
“Liquidità Generata” l'accredito della somma del denaro creato,
che si ritiene essere almeno equivalente ai crediti-prestiti alla
clientela per 220,64 miliardi di
euro secondo il bilancio della
capogruppo, che si elevano a 470,56 miliardi di euro - dopo
l’ennesima riclassificazione annuale - secondo il bilancio
consolidato del Gruppo.
In
sostanza Unicredit quando, ad esempio, presta un milione di euro,
prima lo crea a proprio favore, tramite un atto decisionale interno,
e poi lo da in prestito versandolo sul conto del cliente; nel caso
esemplificativo, quindi, non è vero che la Banca va sotto di un
milione di euro, in quanto la
contabilità di bilancio omette di riportare la proprietà del denaro
virtuale, che
dovrà risultare di proprietà della banca prima di essere prestato.
Così,
sempre con riferimento al precedente esempio del prestito del milione
di euro, tutto quello che rientra in Unicredit tra capitale ed
interessi costituisce un guadagno stratosferico e smisurato della
stessa banca, dal quale va tolta la quota parte del relativo costo
d'esercizio.
E
se Unicredit ha avuto costi operativi per 5,64 miliardi di euro per
la capogruppo e ha creato 220,64 miliardi di euro di prestiti alla
clientela, il costo della “creazione del denaro virtuale” della
Banca per ogni milione di euro risulta essere di euro 25.572,00, cioè
il 2,25% (mentre
è euro 30.006,00 - il 3% - se si considera il bilancio consolidato
con costi operativi di 14,12 miliardi di euro e prestiti alla
clientela di 470,56 miliardi di euro).
La
differenza tra il valore nominale del denaro virtuale creato da
Unicredit e il suo costo per l’emissione varia quindi tra il 97,75%
e il 97% e costituisce l’indice di “redditività della moneta
occulta”, equiparabile alle cd. «entrate
invisibili»
menzionate dal compianto Enrico Cuccia - storico Presidente di
Mediobanca - quando nel 1931 con la «Memoria
relativa a recenti pubblicazioni sullo svolgimento del piano
quinquennale dei sovieti»
egli scriveva che «la
Russia non ha alcuna delle cosiddette entrate 'invisibili' dei Paesi
capitalistici»
(cfr.
pagina 66 del libro "Cuccia e il segreto di Mediobanca" di
Giorgio La Malfa, edito a giugno 2014 da Feltrinelli);
e questo indice di “redditività occulta” varia a seconda dei
costi operativi di emissione della moneta virtuale non contabilizzata
nei bilanci delle diverse banche interessate dal fenomeno.
Pertanto
al
risultato lordo dell'esercizio al 31.12.2014 di Unicredit vanno
aggiunti i “ritrovati” 220,64 miliardi di euro
(470,56
miliardi di euro secondo il bilancio consolidato)
e quindi l’utile lordo della capogruppo si eleva al totale di
221,14 miliardi di euro - mentre l’utile lordo del Gruppo Unicredit
è 472,56 miliardi di euro - per la qualcosa si chiede di apportare
le relative rettifiche con il ricalcolo del nuovo e maggiore utile e
conseguente dividendo da distribuire all’azionariato (le
cui principali quote di 5,011% e 4,655% del capitale sociale sono
rispettivamente detenute dagli azionisti esteri Aabar Luxemburg
s.a.r.l. e Black Rock Inc. che verrebbero beneficiati - più degli
altri - dal riparto del nuovo e maggiore dividendo da utile
societario).
Inoltre
poiché ho ritrovato/scoperto il denaro virtuale non contabilizzato
nel
bilancio
al
31.12.2014,
procurando benefici al contesto societario, chiedo ad Unicredit e ai
suoi soci (e
amministratori e dirigenti)
la corresponsione del relativo premio previsto dall’articolo 930
del codice civile nella misura del 5% («solo
del ventesimo»)
sui ritrovati 220,64
miliardi di euro
(470,56
miliardi di euro a dati del bilancio consolidato)
e comunque su ogni effettiva somma connessa alla creazione di moneta
virtuale non contabilizzata all'origine nella parte attiva del
bilancio, come peraltro indicato e richiesto nella lettera inviata
nella giornata odierna ai vertici della Banca (Giuseppe
Vita, Federico Ghizzoni, Maurizio Lauri)
e delle Autorità di Vigilanza - Ignazio Visco Governatore della
Banca D’Italia e Giuseppe Vegas Presidente della Consob - della
quale chiedo l’allegazione al verbale dell’assemblea ordinaria
quale parte integrante di questo intervento.
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Intervento di Marco Saba (IASSEM)
Trascrizione dell'intervento di Marco Saba
Signor
Presidente, Amministratori, Sindaci, cari Azionisti e caro dottor
Motta di Deloitte,
sono
l'azionista di minoranza Marco Saba ed intervengo confermando quanto
prima rivelato dall’azionista Elman Rosania e, a proposito
dell'utile d'esercizio, sottopongo alla vostra attenzione
l’importante tema della corretta contabilizzazione della moneta
creata dalle banche, che è foriero di importanti vantaggi per il
nostro Istituto e di beneficio per gli azionisti e l’intero Paese.
La
questione riguarda la ben nota vicenda della nuova
liquidità
che ogni Banca arriva a generare anche attraverso il meccanismo dei
prestiti alla clientela con contemporanea erogazione delle relative
somme attraverso depositi bancari.
In
particolare, si rileva che nel
bilancio 2014 non
risulta correttamente contabilizzata la liquidità creata da
UniCredit e utilizzata per impieghi e prestiti sia alla clientela che
alle banche come
si desume per inferenza dalla voce “crediti verso clienti” e
“crediti verso banche” dello Stato patrimoniale del bilancio
della capogruppo e del consolidato.
Questo
denaro creato, impiegato per effettuare impieghi e prestiti, non è
stato contabilizzato nelle attività bancarie all’atto della sua
creazione, rendendo
per tale ragione incompatibile, rispetto ai principi di contabilità
IAS-IFRS, l’iscrizione degli impieghi verso clienti e banche tra le
voci dell’attivo di bilancio.
Si
tratta, a ben vedere, di una liquidità effettiva ovvero di moneta
legale dal momento che la stessa, una volta erogata a beneficio dei
clienti sotto forma di prestiti, va ad alimentare i depositi bancari
che la Banca Centrale Europea annovera all’interno dell’aggregato
“M1” come componente dell’offerta di moneta.
Peraltro,
in base alla definizione ufficiale di “asset”
indicata dagli IFRS, riportata
nella sezione 2, paragrafo 2.6-2.36 dello Statement of Financial
Accounting Concepts emesso dallo IASB,
un’attività è definita come
«una
risorsa controllata da una entità in quanto risultante da eventi
passati»
e dalla quale la stessa può aspettarsi benefici economici futuri.
E’
quindi evidente che, in assenza della preventiva contabilizzazione
della massa monetaria creata dalla banca, il bilancio d’esercizio
non risulta conforme a quei principi internazionali sanciti dagli
IAS-IFRS ai quali la nota al bilancio dichiara di fare riferimento.
A
conferma di ciò il FASB (l’organismo che gestisce il Financial
Accounting Standard) afferma che al momento dell’erogazione di un
prestito la banca deve accreditare le somme nel conto di deposito
acceso a favore del cliente attraverso un pagamento in
cash,
cosa possibile solo se la moneta creata viene preventivamente
contabilizzata dalla banca.
Pertanto,
da una stima operata dal mio gruppo di lavoro sulla base di
un'analisi contabile comparata di documenti pubblicamente
disponibili, si è potuto constatare che i
Crediti verso Clientela e i Crediti verso Banche risultanti dal
bilancio consolidato 2014
del nostro Istituto non derivano direttamente da liquidità
precedentemente
pervenuta
alla banca e non può che derivare da nuova
liquidità,
creata appositamente da UniCredit all’atto dell’erogazione dei
prestiti. Infatti, oggi le banche contabilizzano i prestiti in modo
del tutto difforme da quanto effettuano gli altri operatori del
mercato e le imprese finanziarie non-bancarie che, queste sì,
seguono le disposizioni dei principi contabili IAS-IFRS.
Affinché
il credito erogato possa dunque correttamente essere contabilizzato
come un componente delle attività della banca è necessario
procedere alla preventiva contabilizzazione della nuova
liquidità
creata che ha consentito alla banca stessa di erogare il prestito.
Il
corretto trattamento di questa operazione richiede dunque
l’iscrizione di una voce di cassa
e disponibilità liquide
a fronte di una sopravvenienza
attiva
da riportare come componente positiva del reddito d’esercizio
relativamente ai bilanci 2014 comparati - secondo la IAS 8 - con
quelli degli anni precedenti.
Il
citato denaro creato, una volta inserito negli assets dei bilanci del
Gruppo, potrà produrre, al netto delle tasse, significativi benefici
ed utilità a tutto l’azionariato societario.
E’
doveroso ricordare che il tema della corretta contabilizzazione della
moneta creata dalle banche commerciali attraverso il meccanismo dei
prestiti è ormai all’ordine del giorno di organismi internazionali
e studiosi di settore. Solo per citare alcune fonti ufficiali, va
ricordato che nel
novembre
2014, il Parlamento inglese ha reso noto un dato della Banca
d’Inghilterra in base al quale il 97% della massa monetaria
detenuta dal pubblico è in forma di depositi bancari creati dalle
banche commerciali attraverso l'erogazione creditizia.
In
linea con queste evidenze, nel dicembre 2014 Richard Werner
(Professore di International Banking all’Università di
Southampton) ha confermato quanto rivelato dalla Banca centrale
inglese e ha pubblicato un paper
scientifico proponendo di togliere alle banche commerciali il diritto
di create moneta dal nulla; Werner ha citato anche l'esempio di
creazione di denaro che interviene quando le banche si
ricapitalizzano acquistando obbligazioni proprie (vedere anche la
questione dell'autocartolarizzazione).
Su
posizioni ancora più radicali si pone il noto studioso americano
Michael Schemmann (direttore dell’Istituto internazionale dei
dottori commercialisti) che nel 2012 - nel libro “Accounting
Perversion” - propone la radicale cancellazione dai bilanci bancari
dell’importo relativo ai crediti verso clientela con contestuale
riduzione del capitale netto per un pari importo. In sostanza, un
giubileo universale con l'annullamento di tutti i debiti
nei confronti delle banche.
E
queste
posizioni prevedono di accentrare il potere di creare la moneta
virtuale, in alternativa, o alla
Banca Centrale
o ad una Tesoreria
gestita dallo Stato.
Richiamando
tali evidenze, lo IASSEM (l’Istituto di Alti Studi sulla Sovranità
Economica e Monetaria) da me presieduto, sulla scorta di quanto
rilevato da Elman Rosanìa, ha elaborato una “terza via” - più
realistica e meno invasiva per il sistema bancario - che si basa
sull’emersione della moneta creata dalle banche e relativa
iscrizione nell’attivo del bilancio, a fronte del rilevamento di
una sopravvenienza attiva portatrice di grandi benefici per Unicredit
in termini di ricapitalizzazione e di maggiore trasparenza contabile
e finanziaria.
Da
quanto sopra si deduce inoltre che, nella voce dell'avviamento - per
soddisfare quanto richiesto da IAS 3 e IAS 36 a proposito delle “Cash
Generation Unit” - dovrà essere considerato, aggiungendolo, il
valore di questa “licenza implicita” di creazione di denaro una
volta evidenziato contabilmente.
E
vado alla conclusione. Solo questa soluzione potrebbe consentire alla
banca di regolarizzare
da subito la propria posizione, evidenziando l'attuale privilegio
d'emissione per affrontare serenamente un futuro altrimenti incerto
sotto il profilo del “Moral Hazard” e del rischio “Governance”.
Vi
ringrazio per la Vostra cortese attenzione, rimanendo a disposizione
degli organi gestionali ed amministrativi di Unicredit e
dell’azionista di minoranza Elman Rosanìa per ulteriori
indicazioni e concertamenti in merito alla revisione e composizione
corretta dei bilanci della Banca
»
« Signor Presidente, Cari soci e presenti tutti,
questo mio intervento, di cui chiedo la trascrizione integrale a verbale, potrà essere anche pubblicato in rete per ragioni di trasparenza, per la quale informo di essere parlamentare della Repubblica Italiana.
Prendo parte ai lavori odierni dopo avere partecipato per la prima volta lo scorso anno 2014 ad assemblee di azionisti di primari istituti bancari italiani, tra cui Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, grazie alla disponibilità offerta a parlamentari di tutte le forze politiche dal gruppo di minoranza dei soci/risparmiatori/persone fisiche dell’ex controllata Banca Mediterranea del sud Italia costretto a confluire nel 2007 in Unicredit.
Vorrei intervenire in merito all'interessante questione della “creazione di denaro extra bilancio” sollevata da Elman Rosanìa e ribadita e supportata da Marco Saba.
Vorrei rilevare in questa autorevole assemblea che il potere della “creazione del denaro” da parte delle banche è stato riconosciuto e pubblicamente dichiarato in un’intervista resa lo scorso anno 2014 dal compianto consigliere generale della Banca di Francia Bernard Maris, deceduto lo scorso 7 gennaio 2015 a Parigi nel vile attentato di Charlie Hebdo.
Come pure questo potere creativo è stato riconosciuto nel Bollettino n.1 del 2014 della Banca d’Inghilterra ed è stato oggetto di successivo dibattito al Parlamento inglese, dove il 20 novembre 2014 la Camera dei Comuni ha discusso sulla “creazione di denaro” da parte delle banche commerciali e se questo importante potere non debba essere invece affidato direttamente al Governo o alla Banca d’Inghilterra.
Questa situazione di falsa povertà in mezzo all’abbondanza, di falsa scarsità di moneta che giustificherebbe l'applicazione (direi sadica) di inutili regimi di austerity, impedisce il rispetto del contratto sociale che vorrebbe gli Stati garanti della sussistenza almeno di base dei cittadini.
Il primo libro dello scrittore di fantascienza James Ballard fu "Il vento dal nulla": un vento sempre più forte soffia ovunque e la sua intensità aumenta giorno dopo giorno; la sua origine è sconosciuta e il vento cessa soltanto quando l'ultimo edificio sulla Terra viene distrutto.
Questo vento è oggi il denaro, il denaro dal nulla, che sta infettando le economie e gli Stati che ne vengono travolti.
Il denaro in circolazione non ha più niente a che fare con la realtà. Si stima che il debito totale del mondo ammonti a 200 trilioni di dollari, mentre la produzione mondiale annua, il PIL, è di 70 trilioni, circa un terzo: una bolla enorme destinata ad esplodere, con strascichi pesantissimi per le vite dei cittadini.
Immaginiamo invece gli effetti di una corretta contabilizzazione del danaro creato così come suggerito dai soci Saba e Rosania. Solo attraverso la loro tassazione potremmo avere un gettito economico che permetterebbe di salvare i 9 milioni di poveri che popolano ormai il nostro Paese.
Il Movimento 5 Stelle ha proposto un “reddito di cittadinanza” che permetta di fornire 780 euro mensili a tutti i cittadini italiani maggiorenni, disoccupati o inoccupati; incrementare le pensioni minime fino a raggiungere tale soglia che secondo l'OCSE è proprio la soglia di povertà. Abbiamo fatto capriole legislative per riuscire a reperire i 15,9 miliardi di euro annui necessari, siamo andati a scavare nelle pieghe dimenticate del bilancio e degli sprechi di questo Stato e ci siamo riusciti.
Ma immaginate cosa significherebbe se uno Stato potesse garantire su una riserva di danaro creato come potete fare voi: la disoccupazione odierna al 13% si azzererebbe, la corruzione - che oggi costa ai cittadini 60 miliardi di euro - si ridurrebbe drasticamente, i reati diminuirebbero sensibilmente ed i suicidi economici (aumentati nel 2012-2014 da 89 a 201) non esisterebbero.
Io vengo dalla Campania che, secondo i dati di Save the Children (una delle associazioni umanitarie più grandi del mondo), ha 155mila bambini che vivono sotto la soglia di povertà: il numero più alto d'Italia.
Secondo i soci Rosania e Saba, contabilizzando a dovere il denaro extra bilancio, potremmo salvare delle vite umane in pericolo; potremmo finalmente parlare di un reddito a carattere universale perché, come ho appena illustrato, non manca di certo il cd. “reddito di bancanza”.
Unicredit è il più importante gruppo bancario italiano (per attivo) e partecipa all’ormai privata Banca D’Italia con il 22,11%, che a sua volta partecipa nella BCE e, se non erro, in altre Istituzioni bancarie come la Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea che, a quanto pare, non ne sa niente sulla creazione di quella che il compianto Governatore della Banca D’Italia e poi Presidente della Repubblica Italiana, Luigi Einaudi, definiva “moneta immaginaria” già nel 1936: «...i signori prìncipi innalzavano il signoraggio nei tempi calamitosi di strettezze finanziarie allo scopo di procacciarsi una qualche momentanea entrata» egli dichiarava (cfr. Rivista di Storia Economica 1936, vol 1-2, pagina 12).
Ora che il popolo è sovrano, o almeno fino a quando non si dirà che non lo è più, ai signori prìncipi si sono sostituiti i signori banchieri e non le amministrazioni di Stato. E per questo che non ci sono mai i soldi, perché chi li crea non ne risponde nemmeno contabilmente!
I 220 miliardi di euro di impieghi effettuati della capogruppo Unicredit spa nell’esercizio 2014 in esame ed i maggiori 470 miliardi di euro del Gruppo Unicredit non hanno un padrone certo alla nascita; e questo accade pure per gli impieghi annuali di complessivi 1.800 miliardi di euro dell’aggregato delle banche italiane (secondo quanto asserito dal Governatore della Banca D’Italia, Ignazio Visco).
E così da una parte gli azionisti delle banche non vedono corrispondersi il giusto dividendo sulle azioni, ma dall'altra neppure il resto della comunità può beneficiare di questa torta che bisogna chiedersi a questo punto: chi se la mangia?
La creazione irresponsabile di denaro – e quindi senza il gettito giusto per l'Erario - costringe lo Stato italiano ad una fiscalità oppressiva ed insensata, come quella che oggi stiamo vedendo, la quale porta via il necessario ai cittadini, lasciando però i grattacieli esentasse ai banchieri (come quello della Bce a Francoforte). E’ giunto il momento che il fondamentale problema della corretta contabilizzazione del denaro venga finalmente affrontato.
E da chi se non dalla banca più importante (per attivo) di questo martoriato Paese a rischio grecizzazione? Possibile che i maggiori azionisti di Unicredit non capiscano che la rovina della società italiana fa male anche alla stessa Banca? Possibile che ancor oggi, come già diceva nel 1935 Irving Fischer, i banchieri si rivelino quelli meno indicati a fare addirittura il loro stesso interesse?
Che senso ha desertificare economicamente il futuro di un popolo per qualche banchiere? Quando non ci saranno più redditi, fuorché quelli dei banchieri, solo allora si capirà e si ammetterà che le banche - così come fanno ora - non hanno più bisogno dei depositi, perché se li creano a proprio piacimento?
Il mio non vuole essere un intento moralizzatore, anche se ce ne sarebbero da chiedere di rendiconti sulla discrezionalità nell'erogazione del credito creato, ma non si può neppure rimanere indifferenti davanti ad una istituzione creditizia che, basando la sua solidità sull'impunità apparente e sull'ignoranza del pubblico, non ha che una vista corta - come direbbe il compianto Padoa Schioppa - senza essere capace di vedere al futuro.
Se la questione contabile non viene risolta al più presto ed in modo sensato, che cosa potrebbe accadere? Finché non lo sapevate Signori Amministratori e Sindaci, va bene, poteva esserci la mancanza dell'elemento psicologico del fattaccio; ma ora che siete di fronte al problema, vale la pena continuare a tirare la corda sperando che si spezzi nelle mani di qualcun altro?
Chiaramente, come diceva Keynes, si usano espressioni forti per almeno tentare di scuotere la sonnolenza del pubblico e spero che questa volta abbiano effetto reale.
Come spero altresì di non ritornare l'anno prossimo a ribadire concetti e questioni che voi Amministratori e Sindaci di Unicredit conoscete meglio di me.
Vi ringrazio per l’ascolto »
ASSEMBLEA UNICREDIT 2015 - Trascrizione delle repliche di Rosania e Saba
ROSANIA:
Illustre
Signor Presidente,
riprendo
la parola in sede di replica alle ore 15,05 con il consueto senso di
rispetto nei confronti dei vertici societari e dell’assemblea e
vorrei precisare che la proposta da me formulata nell’intervento
sul punto del bilancio al 31 dicembre 2014 ha, in primo luogo,
l’effetto di elevare di decine di volte l’utile dell’esercizio
in esame.
E’
utile ribadire nuovamente a questa autorevole platea che della
creazione del denaro virtuale/elettronico dal “nulla”
se ne è discusso il 20 novembre 2014 (circa
sei mesi fa)
nel Parlamento inglese e mi piacerebbe avere dai vertici e dirigenti
di Unicredit opinioni e rilievi in merito al citato dibattito
avvenuto all’estero, anche con comunicazioni che potranno essermi
inoltrate dopo questi lavori assembleari.
Mi
dichiaro pertanto totalmente insoddisfatto delle risposte fornitemi
dai vertici societari e preannunzio voto contrario.
SABA:
Illustre Signor Presidente,
riprendo
la parola in sede di replica e La ringrazio per la disponibilità
mostrata nella conduzione dei lavori assembleari odierni.
A
seguito delle “non risposte” dei vertici societari sulle
contestazioni dei punti specifici violati nel bilancio al 31 dicembre
2014 Unicredit rispetto alla normativa IAS/IFRS, come ho dedotto nel
mio precedente intervento - seguito a quello dell’azionista di
minoranza Elman Rosania - rilevo la non disponibilità da parte degli
stessi vertici societari a cogliere la puntualità tecnica e gli
aspetti positivi da me evidenziati.
Si
continua col solito ritornello - non veritiero - del rispetto da
parte di Unicredit dei principi contabili internazionali.
Mi
aspettavo una risposta puntuale su quanto rilevato nel mio
intervento, di cui ho chiesto la trascrizione integrale a verbale e
quindi mi ritengo totalmente insoddisfatto, preannunciando il mio
voto contrario.
Grazie
giovedì 14 maggio 2015
sabato 9 maggio 2015
Sovranità monetaria, incubo Equitalia e Moneta complementare
Aggiunto da Redazione
il 13 aprile 2015
Domenica 12 aprile 2015 presso la sala di “Genius Loci” ad Andria si svolto un incontro organizzato da “Assemblee Popolari delle Categorie Produttive e Sociali” con l’attiva partecipazione di simpatizzanti, curiosi, candidati e dei due co-presidenti dell’organizzazione, Sabino Cannone e Vincenzo Caterino.
Hanno partecipato all’incontro lo scrittore Cosimo Massaro, referente per la Puglia della “Scuola Prof. Giacinto Auriti”, l’avv. Davide Storelli per la ricerca e sviluppo della moneta complementare e l’avv. Sandro Lacalamita (esperto di Diritto Bancario e Ricorsi contro Equitalia).
“La sovranità monetaria è
fondamentale per un popolo, serve per i servizi, per le scuole, per i
pagamenti alle forze dell’ordine, per tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Oggi non abbiamo la sovranità monetaria e siamo costretti a chiedere denaro in prestito ad una banca privata straniera, composta dal sistema euro che prevede una banca centrale collegata alle banche. “ – dichiara ai nostri microfoni Cosimo Massaro, scrittore e referente pugliaese della “Scuola Giacinto Auriti”.
“La Banca d’Italia ha un nome ingannevole” prosegue Massaro – “in
quanto la maggior parte dei soci sono assicurazioni e banche private e
ci rendiamo conto di non aver mai avuto una sovranità monetaria. Oggi un bambino quando nasce ha già un debito sulle spalle nonostante abbia il diritto di ottenere un reddito di cittadinanza e non un debito di cittadinanza. Questo debito pubblico dovremmo va rinnegato perché ci composta circa 100 miliardi di euro l’anno di interessi passivi. Questo significa che di
tutte le tasse che paghiamo, il 50% circa viene utilizzato
esclusivamente per pagare gli interessi passivi sul debito pubblico, non
ad abbassarlo. E’ una vera e propria truffa contabile legalizzata.” – conclude Massaro – “Dobbiamo necessariamente conquistare la sovranità monetaria.”
Oltre al libro “La Moneta di Satana“, Massaro è autore anche di altre pubblicazioni, la più recente “Euro disastro”,
è un saggio dove l’autore svela le dinamiche economiche che stanno
devastando il mondo, Italia compresa. Trovate i libri a questo link: http://cosimomassaro.blogspot.it .
“La moneta complementare è lo
strumento che storicamente si è rilevato più efficace per comunità
locali, come comuni, province e regioni per sopperire le carenze di
liquidità ed è lo strumento che meglio agevola lo scambio di beni e
servizi.” – dichiara l’avv. Davide Storelli, che si occupa della ricerca e sviluppo della moneta complementare – “Uno strumento quindi per acquisire l’autonomia finanziaria
per il bene dei cittadini presenti sul territorio. Ricordo che ai sensi
del testo unico per gli enti locali è responsabilità per gli
amministratori locali quello di attivarsi per aiutare i cittadini e
per evitare che gli stessi siano costretti a vivere in situazioni di
estremo disagio che possono portare poi a gesti estremi.” – ha continuato Storelli, che precisa: “Sto curando un progetto online che si chiama www.pecuswap.com, una piattaforma per la moneta locale complementare frutto di ricerche presenti anche nella mia pubblicazione “Alchemy-Moneta, valore, rapporto tra le parti” (Sovera Edizioni).
E’ stata un’opportunità in più per dare notizia della legge numero 3 del 2012, la cosiddetta “legge sul sovraindebitamento” varata dal governo Monti nel 2012 e che purtroppo solo oggi, anche grazie a qualche sentenza, si sta facendo conoscere.” – avv. Sandro Lacalamita (esperto di Diritto Bancario e Ricorsi contro Equitalia). -“E’
assurdo che non sia stata fatta informazione, non solo attraverso i
media ma anche dagli stessi patronati che dovrebbero fare gli interessi
dei cittadini. Oggi è stata un’occasione per diffondere queste
informazioni. Spero che con questo covnvegno sia stato lasciato un
messaggio importante. “
sabato 2 maggio 2015
Il TTIP crea "tribunali commerciali privati" degli oligarchi
TTIP e sovranità monetaria dell'Europa
di Valentin Katasonov - 29/04/2015Fonte: Comedonchisciotte
Il 20 Aprile ha preso il via a New York la nona tornata di trattative tra Stati Uniti e rappresentanti dell’Unione Europea per la TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership). I funzionari di entrambe le parti convengono sulla cifra di $100 miliardi di dollari. Pare che sarà questa la cifra di cui saranno aumentati il PIL statunitense e quelli di tutti i membri dell’U.E. messi insieme. Finora, nessuno ha dato una spiegazione chiara sull’origine di questa previsione economica.
Anche se fosse vero, 100 miliardi di dollari in rapporto ai PIL di USA e UE nel 2014 (17.4 trilioni + 18.5 trilioni di dollari) è meno dello 0,3%. In altre parole, l’entità degli effetti attesi è a livello di errore tecnico. Sembra che per qualche motivo si tenti di arginare l’orto Transatlantico.
Tradizionalmente, l’Europa vanta un notevole surplus commerciale stabile con gli Stati Uniti (86.5 miliardi di dollari nel 2012 and 92.3 miliardi nel 2013). Probabilmente Washington spera di mettere le mani su quei 100 miliardi di dollari virtuali, o che per lo meno ci sarà una parziale riduzione nel deficit commerciale tra Stati Uniti ed Europa. Washington è la forza trainante dietro il procedimento negoziale della TTIP. Un Europeo non molto ferrato in politica non è in grado di capire cosa debba aspettarsi dalla Partnership. Tuttavia, ci sono già abbastanza preoccupazioni per una riduzione negli standard di qualità e di sicurezza dei prodotti, per via dei prodotti OGM che inevitabilmente invaderanno il mercato Europeo.
Ma anche questo non è tutto, purtroppo. Il punto è che verrà inferto il colpo di grazie a quel che resta della sovranità nazionale Europea.
In primo luogo, l’accordo in questione copre il commercio e gli investimenti. Le società transnazionali (TNCs) potranno citare in giudizio i governi nel caso in cui questi le ostacolassero nel loro intento di massimizzare i profitti. Ad esempio, alle TNCs verrà riconosciuto il diritto di impugnare la legalità delle decisioni adottate dai paesi Europei, come ad esempio le restrizioni ambientali, i regolamenti per tutelare i diritti sociali dei lavoratori, gli aumenti fiscali e così via. Le dispute non rientreranno nell’ambito delle legislazioni nazionali ma in quello del diritto internazionale.
In secondo luogo, una volta firmato l’accordo della TTIP, l’Europa perderà una volta per tutte la sovranità finanziaria e monetaria. Ciò perché Washington avrà il diritto di impugnare molte delle decisioni adottate dagli organismi monetari Europei, in base al presupposto che tali decisioni hanno come scopo quello di manipolare il tasso di cambio dell’Euro, violando quindi norme di diritto internazionale. Gli esperti Europei sono comprensibilmente preoccupati perché la BCE e la Commissione Europea finiranno con il doversi coordinare per ogni cosa con Washington, o semplicemente eseguire ordini che gli giungeranno da oltre oceano.
Il tasso di cambio delle valute nazionali è un potenziale strumento di concorrenza, ed è nelle mani delle banche centrali. Detto questo, è stato utilizzato relativamente poco nel 19° e 20° secolo. In un modo o nell’altro c’era lo standard aureo, che serviva a contenere, o anche a rendere impossibili, le manipolazioni valutarie. Inoltre, i principali mezzi di concorrenza erano le tariffe doganali, le sovvenzioni alle esportazioni, il dumping e, più recentemente, le restrizioni commerciali non tariffarie (quotas, standard tecnici, ecc.); in altre parole, gli strumenti convenzionali delle guerre commerciali ed economiche.
Le possibilità di manipolazione valutaria giunsero solo negli anni ’70, dopo la fine del sistema monetario e finanziario Bretton Woods (lo standard del dollaro aureo), e dopo l’abolizione dei tassi di cambio fissi delle banche centrali. Furono poi conclusi in ambito GATT/WTO degli accordi che limitarono ulteriormente l’uso di questi tradizionali strumenti di concorrenza economica e commerciale.
Un tasso di cambio tenuto basso in modo artificiale allo stesso tempo dà maggiori vantaggi agli esportatori e rende le importazioni più costose (il valore delle importazioni è determinato in valuta nazionale). In ultimo, la bilancia commerciale nazionale verrà livellata, o per lo meno diminuirà il bilancio negativo del commercio estero.
Se un gran numero di paesi fa ricorso alla manipolazione valutaria (con alcuni che tentano di penetrare i mercati globali ed altri di proteggersi dai dumping valutari), allora è “guerra valutaria”.
Secondo gli esperti, durante la crisi finanziaria del 2007/2009 c’e’ stata di fatto una guerra di valute su vasta scala. Nel Settembre del 2010, il ministro delle finanze del Brasile, Guido Mantega, dichiarò che tra il 2009 e il 2010 il Real Brasiliano si era rafforzato del 30% rispetto alle maggiori valute mondiali, e che questo non era il risultato di naturali dinamiche di mercato, ma una deliberata politica dei paesi più avanzati che emettevano valute mondiali. Il ministro brasiliano definì questa politica “guerra valutaria”. Nell’Ottobre del 2010, il capo del FMI Dominique Strauss-Kahn confermò che era in corso una “guerra valutaria globale”.
E’ ovvio che i capi delle banche centrali e dei governi dei paesi più avanzati dell’Occidente non fanno mai alcun accenno al fatto che le decisioni adottate riguardo alle questioni monetarie hanno come scopi principali l’espansione del commercio estero, il livellamento delle bilance commerciali e la protezione delle società nazionali. Esiste una regola non scritta di astenersi da qualunque recriminazione durante una guerra valutaria.
I funzionari parlano di guerre valutarie solo in modo marginale, mentre i giornalisti le definiscono con l’espressione ‘guerre dell’ impoverisci-il-tuo-vicino’.
Questa politica di impoverimento dei paesi vicini, spesso si cela dietro un formale obbiettivo di politica monetaria, come ad esempio la ‘lotta alla deflazione’. Mentre con l’inflazione il denaro si deprezza, con la deflazione invece cresce il suo potere d’acquisto. Le banche temono la deflazione, le manda nel panico, poiché con essa scompaiono gli incentivi ai prestiti e crolla così tutto il castello millenario usuraio del sistema bancario. La lotta alla deflazione e la politica di svalutazione del tasso di cambio di una valuta prevedono gli stessi metodi – pompaggio di liquidità aggiuntiva nell’economia del paese e riduzione dei tassi d’interesse, anche arrivando ad applicare in alcuni casi tassi di valore negativo. Queste misure a volte sono corredate anche da interventi valutari.
Tuttavia, le guerre valutarie vanno discusse anche a livello ufficiale. Altrimenti il mondo potrebbe crollare nel caos valutario totale. Il Giappone, ad esempio, per diversi anni ha contrastato la deflazione facendo ricorso alla propria Zecca e ai tassi d’interesse zero della sua Banca Centrale. E lo ha fatto, e lo fa, in modo ancora più aggressivo di altri paesi. Di conseguenza, nel periodo da Ottobre 2012 a Febbraio 2013 il Giappone è riuscito a ridurre il tasso di cambio Yen/paniere SDR di quasi il 20%. Questo ha fatto molto alterare diversi suoi partner commerciali. Al summit del G20 tenutosi a
Mosca nel Febbraio del 2013 (presieduto dalla Russia quell’anno), i ministri delle finanze e i capi delle banche centrali giurarono solennemente di non fare mai ricorso alle tattiche di guerra valutaria.
In poco tempo, tuttavia, tutto è tornato alla normalità. Washington ha proseguito nel suo programma di allentamento monetario (Quantitative Easing - QE), che però non ha avuto tutto questo effetto stimolante sull’economia statunitense, ma ha contribuito a far svalutare il dollaro. In questo modo, gli Stati Uniti sono stati di cattivo esempio per altri, compresi i loro partner Europei.
In ultimo, nel 2015, gli Stati Uniti hanno deciso di dare un freno al programma di QE. Tuttavia, nello stesso preciso momento la BCE ha dato inizio al suo programma di QE. Oltre a questo, ha iniziato ad introdurre tassi di interesse di segno negativo sui conti di deposito e a concedere prestiti senza interessi. L’altalena valutaria sta pende verso l’euro, il cui tasso di cambio rispetto al dollaro era iniziato a scendere. Nonostante questo, l’Europa ha registrato un notevole surplus di bilancia commerciale con gli Stati Uniti, che potrebbe raggiungere il suo record proprio nel 2015. Cinque o sei anni fa ci sono stati tuttavia dei momenti in cui il tasso di cambio euro/dollaro era più del 1,50. A fine 2014, era poco più del 1,20 e ad Aprile 2015 era sceso a 1,06. Gli esperti ritengono che entro il 2016 si raggiungerà la parità tra le due valute.
Washington la sta prendendo molto seriamente. Nel 2014, il deficit della bilancia commerciale statunitense era di 505 miliardi di dollari, ovvero maggiore del 6% di quello dell’anno precedente. In anni recenti, i paesi dell’ Unione Europea hanno rappresentato il 20% del totale deficit di bilancia commerciale degli Stati Uniti. Nel 2015, tale deficit potrebbe raggiungere il suo record assoluto. Washington non può impedire alla BCE di dare il via al suo programma di QE, ma se si concluderà l’Accordo della Partnership Transatlantica, gli Stati Uniti saranno in grado di interferire nella politica monetaria Europea su basi giuridiche. E’ mia opinione che questa è una delle ragioni principali per cui si è resa necessaria una nona tornata di trattative per la TTIP: il procedimento si sta rivelando molto più complesso di quanto si credeva all’inizio.
In realtà l’abolizione delle barriere doganali nei rapporti commerciali non è un grave problema, poiché queste barriere erano già basse anche prima che iniziassero le trattative per l’accordo. Ma se Washington acquisirà il controllo della politica monetaria e valutaria dei paesi dell’Unione Europea, significherà la totale e definitiva perdita della sovranità da parte di questi ultimi. Questo lo sanno molto bene i politici e le maggiori personalità dei paesi Europei. Molti sono sorpresi del fatto che uno dei principali fautori del raggiungimento dell’accordo TTIP sia proprio il presidente della BCE Mario Draghi: dopo tutto, se l’accordo sarà firmato, la BCE diventerà una filiale della FED.
Ma forse è proprio questo a cui mira Mario Draghi, che non ha mai nascosto la sua propensione verso gli Stati Uniti. Non per niente è stato per diversi anni Direttore Esecutivo e Vice Presidente della banca americana Goldman Sachs.
Fonte: www.strategic-culture.org
Link: http://www.strategic-culture.org/news/2015/04/27/the-transatlantic-partnership-and-monetary-sovereignty-europe.html
Il ministro Padoàn, un aguzzino di Al Bancàida
La confessione di un aguzzino
di Marco Mori - 29/04/2015Fonte: controinformazione
Purtroppo sono costretto a tornare a parlare di Padoan, l’impresentabile ministro dell’economia italiano. Ricordiamo i suoi precedenti che avevo già scritto in un altro articolo che qui riporto nuovamente.
Padoan e’ stato direttore esecutivo per l’Italia del Fondo Monetario Internazionale dal 2001 al 2005 con responsabilità su Grecia e Portogallo dove, come abbiamo purtroppo visto, ha fatto davvero un ottimo lavoro: fame e disperazione la fanno da padrone in entrambe le nazioni. Ma il vero fiore all’occhiello della sua attività e’ certamente quanto compiuto in Argentina dove le politiche ultraliberiste che impose per conto del FMI portarono il paese alla bancarotta. Ovviamente non furono fatti casuali, Padoan sapeva ciò che faceva e non a caso ha invocato, anche per l’Italia, cessioni della sovranità nazionale anche di recente.
Addirittura il premio nobel per l’economia, Paul Krugman parla così di lui: “Certe volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli; altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano all’Ocse”. Incarico appunto ricoperto da Padoan dopo il suo trionfale passaggio al FMI.
A tutto questo si aggiunge la sconcertante confessione di ieri, eccovela testuale, come citata anche dal Sole 24 ore per chi se la fosse persa: “Una Grexit è un’ipotesi molto lontana che dimostrerebbe che l’euro non è irreversibile”.
Dunque Padoan non si preoccupa delle conseguenze per i popoli ma si preoccupa unicamente di una cosa ben diversa, il Grexit potrebbe minare il loro progetto, potrebbe dimostrare (e dimostrerebbe certamente) che un paese che abbandonasse la gabbia della moneta unica uscirebbe contemporaneamente anche dalla crisi. Ciò potrebbe causare, grazie al conseguente risveglio delle menti dei popoli, la fine delle politiche volte a smantellare sovranità ed indipendenza nazionale dei paesi UE e questo, il solerte Padoan, non vuole permetterlo.
Con la Grecia è in corso una partita a scacchi e Tsipras gioca sulla più grande debolezza dell’Euro, ovvero la piena consapevolezza dei suoi fautori che, fuori dalla moneta unica, i paesi tornerebbero a prosperare. E se accadesse oggi, prima che il disegno di smantellamento delle identità nazionali si compia, l’intero progetto che della finanza per la cancellazione di democrazia e diritti nel vecchio continente potrebbe saltare.
Ecco dunque spiegata la paura di Padoan ed il perché Grexit è un vero incubo. Sono riusciti in passato a tacere delle vicende islandesi, a raccontarci che l’Argentina sta peggio di prima (benché tutti i dati macroeconomici siano migliori rispetto alla fase in cui il paese seguiva i dettami ultra liberisti di Padon), ma come farebbero a nasconderci la ripresa in un paese così vicino e legato all’Italia?
Forza Grecia, lascia questa gabbia di matti e guidaci verso la libertà.
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