lunedì 11 aprile 2016

RAI‬ ‪REPORT‬: NON E’ UNA INCHIESTA LA PUNTATA SULLE ‪BANCHE

#‎RAI‬ ‪#‎REPORT‬: NON E’ UNA INCHIESTA LA PUNTATA SULLE ‪#‎BANCHE‬, MA COLLAGE NOTIZIE GIA’ PUBBLICATE, CON CENSURE E OMISSIONI, PER GETTARE FUMO NEGLI OCCHI PUBBLICA OPINIONE E BEFFARE I TRUFFATI.

Non chiamatela inchiesta la puntata di Report andata in onda ieri sera su Raitre, firmata da Giovanna Boursier, un coacervo di notizie copia-incolla già pubblicate e molto più approfondite, con molte omissioni e malcelate censure, che avevano già descritto la grande truffa consumata a danno di 117.000 azionisti forzati di Banca Popolare di Vicenza e 90.000 di Veneto Banca, una puntata confezionata con grande attenzione, per non disturbare troppo le distratte autorità di Vigilanza come Bankitalia e Consob.
Nessun cenno alle ripetute denunce, inoltrate da Adusbef alla Procura di Vicenza a partire dal 18 marzo 2008 sul valore gonfiato dei titoli illiquidi della Bpvi che segnalava a Consob e Bankitalia i metodi estorsivi per diventare azionisti, pena la mancata concessione di prestiti, mutui, fidi; le rappresaglie subite dall’associazione con richieste risarcitorie di 2,5 milioni di euro, che è dovuta andare in Cassazione per affermare i propri diritti; il sistema delle porte girevoli tra la Banca d’Italia e la Banca Popolare di Vicenza, che aveva assoldato fior di dirigenti direttamente da Palazzo Koch.
Il caso che ha fatto più rumore, è quello di Gian Andrea Falchi, già stretto collaboratore di Mario Draghi quando era governatore, ingaggiato nel 2013 come consigliere per le relazioni istituzionali, che ha fatto compagnia ad altri funzionari di Bankitalia, approdati nella città del Palladio ed assoldati da Zonin come Mariano Sommella, assunto nel 2008 con i gradi di responsabile della segreteria generale, o Luigi Amore, ex ispettore della Vigilanza diventato responsabile dell’audit, i controlli interni.
Una fugace descrizione senza i doverosi approfondimenti sul ruolo svolto da Andrea Monorchio, che come Ragioniere generale dello Stato per ben 13 anni, dal 1989 al 2002, ha accumulato un patrimonio di esperienza e di conoscenze, che Zonin ha pensato bene di mettere al servizio della sua Popolare, cooptato in consiglio di amministrazione, sulla poltrona di vicepresidente, ed i rapporti con il candidato sindaco di Roma Alfio Marchini, i crediti facili erogati girati in sofferenza, né alcun cenno all’acquisto di Palazzo Repeta, immobile già sede della Banca d’Italia a Vicenza, invenduto per almeno 5 anni e prontamente acquistato da parte dello spiccia faccende dei Governatori di Bankitalia, Giovanni Zonin.
Nessun cenno al ruolo dei giudici da Fojadelli a Pecori che dopo aver archiviato esposti e denunce, smessi i panni di magistrati, hanno avuto rapporti con la BpVi di Zonin. Nel 2003 Fojadelli ha lasciato la procura di Vicenza, per diventare capo procuratore a Treviso, dopo aver tentato nel 2012 la candidatura come sindaco di Conegliano per una coalizione formata dal Partito democratico e dai centristi. E dal 2014 a oggi, come confermano a dalla Nordest Merchant srl, siede nel cda della controllata della BpVi. A capo della procura di Vicenza gli successe Paolo Pecori che rivestì il ruolo di procuratore capo dal 2003 al 2005 e poi ancora dal 2010 al 2012. Suo figlio Massimo, consigliere comunale dal 2008 per l'Udc, avvocato, nel 2010 è entrato nella giunta di Achille Variati con la delega tra le altre agli Affari legali. Secondo quanto ricostruito da Marco Milioni su 'Vicenzapiù', aveva già giurato da assessore quando ha firmato un atto come consulente legale di BpVi, che risultava peraltro anche essere tesoriere del comune. Alle domande sul suo legame con la banca di Zonin, Pecori ha risposto che BpVi si appoggiava a «centinaia» di avvocati. Si è dimesso dalla giunta nel 2011 quando il papà è tornato di nuovo a capo della procura.
Non era difficile approfondire il ‘sistema Vicenza’, per giornalisti che vantano di svolgere inchieste, ma riportare fatti e notizie senza censure ed omissioni, avrebbe rischiato di fare un sgarbo ai signori di Bankltalia, come il signor Salvatore Rossi, intervistato non proprio a schiena dritta da Giovanna Boursier.
Non è la prima volta che la signora Gabanelli censura, omette ed occulta le notizie, confezionate per gettare fumo negli occhi della pubblica opinione. Era già accaduto un anno fa, con il servizio di Stefania Rimini, su derivati del Tesoro e la signora Maria Cannata, inamovibile responsabile del debito pubblico, che a causa di opache rinegoziazioni dei contratti derivati, erano costate 16,9 miliardi di euro.
Report in quel servizio, aveva perfino violato la deontologia professionale quando, nel citare un passaggio di un documento, trasmesso in video: “Io non mi posso permettere di perdere nemmeno l’ultimo degli specialisti, anche il più fiacco degli specialisti ci serve”- dichiara la Cannata, ha omesso di riportare la fonte, trafugata dall’interrogatorio della stessa Maria Cannata dal Pm di Trani Michele Ruggiero, nell’inchiesta giudiziaria sulle Agenzie di Rating, con il ministero dell’Economia che non si è costituito parte civile.
Per questo Federconsumatori ed Adusbef, chiedono ancora una volta di aprire gli occhi sulle banche e su una trasmissione alquanto reticente come Report, le cui finalità sono ancora tutte da verificare.

Elio Lannutti (Adusbef) – Rosario Trefiletti (Federconsumatori)
Roma, 11.4.2016