Se sparisce l'iperbole dall'orizzonte italiano, sparisce l'essenza stessa della nostra cultura e con essa la libertà di esprimersi. Succede con il caso Sallusti, condannato per un'iperbole neanche scritta da lui. Un'iperbole che stranamente invece di riunire l'Italia nella difesa sacrosanta della libertà di espressione, ha trovato una sorta di muro di gomma, provocando persino reazioni tiepide, per non parlare di quelle compiaciute, della categoria, e altri infami silenzi. Vedasi la reazione di Barbacetto (1) che ribadisce il concetto di "reato grave" mentre Sallusti sta tenendo un discorso di difesa del principio e della categoria che è anche la sua. Vuoi per pavidezza,vuoi per vigliaccheria, vuoi per plagio, non si rendono conto, i colleghi, che così facendo stanno firmando la loro stessa condanna a morte. [i-pèr-bo-le] s.f.
- 1 Figura retorica che consiste nell’ingigantire o diminuire la realtà per rendere più incisivo il proprio discorso (p.e. te l’avrò detto mille volte) 1 sf figura retorica consistente nell’esagerazione, per eccesso o per difetto, di un concetto oltre i limiti del vero.
Iperbole dolosamente ignorata dalla società ignorante, sotto influenza aliena, plagiata. Una ipnosi di massa che fa confondere i significati, capovolgere le nozioni, non riconoscere le figure e disconoscere le elementari regole della retorica. E questo spiega la reazione della massa. Plagio, “assoggettamento di una persona al proprio volere fino ad annullarne l'autonomia intellettuale e psicologica”: è un caso che tale reato sia stato cancellato proprio dalla magistratura? (cfr.
Euroschiavi, di Marco Della Luna).
Che cosa aspettarsi da un popolo bue completamente plagiato nell'assoggettamento totale? Non un granché, prima di averlo decondizionato, con un'opera amorevole fatta di pazienza, dedizione e ingratitudine, oltre che di competenze acquisite e di controllo di sé. E questo sarebbe il compito anche dei giornalisti. Ma lo fanno? No.
Un popolo che sotto effetto di plagio, si fa continuamente menare per il naso, esattamente come i buoi condotti dall’anello nelle narici, in tutte le questioni attinenti alla sua stessa libertà e sovranità, come quella di emettere moneta, deciderne la quantità e la destinazione della stessa? E che sotto effetto di plagio e di specularità scimmiesca continua a vituperare i pochi che dicono o fanno qualcosa a loro vantaggio, solo perché marchiati dalla propaganda dei veri occulti padroni del sistema? Manipolati dagli stessi nella loro rabbia revanscista e voglia di punizione collettiva di tutta una casta. A che pro?
Un popolo, plagiato nel credere, supino, che Sallusti abbia dichiarato il falso, e che "adesso paghi, come tutti", visto che “anche quelli della casta devono pagare”, del resto “ha sempre difeso Berlusconi”, e “lui fa parte della casta” come gli altri, tutte frasi ricorrenti sul net persino dai più insospettabili dei “complottisti”. Intelligente, Sallusti, ha rigiocato la carta dell'iperbole, o del paradosso, persino nella reazione, 'violando' i domiciliari e recandosi in ufficio venerdì, per smascherare la sproporzione e l'iniquità della pena, e confidare in un sussulto della società, dei giudici, della politica, della gente, delle persone. Un sussulto che è mancato crudelmente in quella che è una lotta umana e degna per un principio, quello dell'inviolabilità degli uffici stampa, platealmente violato l'altro giorno, e della sacralità della libertà di stampa, purtroppo già gravemente intaccata.
Il popolo bue è plagiato, i giornalisti alcuni si, altri vigliacchi e i suoi nemici, maestri in retorica, usano quest'ultima contro di lui e quello che rappresenta...
Perchè lui, Sallusti, rappresenta due giornali che non hanno fatto altro che diffondere notizie vere in contrasto con il pensiero dominante su banche, tecnocrazia, e persino signoraggio. Mentre se si dovessero arrestare tutti quei giornalisti che hanno scritto il falso e/o esagerato e/o che abbiano difeso opinioni non allineate, le carceri sarebbero piene, soprattutto se a giudicare il falso è una magistratura che non è super partes, e si sente vittima, ma è solo vittimista, di un presunto attacco dove sono stati semplicemente esagerati certi termini come 'costretto', 'assassinato' e 'pena di morte', per illustrare meglio una causa.
Sallusti è condannato per falso tramite un falso. Primo perché l'articolo incriminato, è falso che lo abbia scritto lui, lo ha scritto Farina sotto mentite spoglie "Dreyfus", per recondite e misteriose questioni di 'servizi segreti', da approfondire ( Sallusti ne avrebbe scritto un altro, incriminato pure lui, ma non l'ho trovato).
Sallusti sarebbe quindi passibile di ‘omesso controllo’, altra nozione obbrobriosa per la libertè di stampa, essendo notorio che è matematicamente impossibile verificare ogni singola parola ogni santo giorno: pertanto, se si comincia ad applicare tale fazioso reato a tutti i direttori di quotidiani, si apre la strada a qualsiasi tipo di abuso censorio e a qualsiasi arresto arbitrario per questioni personali e altri reati di opinione.
E' falso poi che sia stato dichiarato il falso: nel contesto dell'iperbole, la tredicenne sarebbe stata costretta dal giudice ad abortire. Un'iperbole non va presa alla lettera, e questo sia giudici che giornalisti lo sanno. Ma è altrettanto vero che è opinabile il fatto che una minorenne non autonoma finanziariamente abbia la piena facoltà di decidere e di scegliere se tenersi un neonato....Qua c'è un margine di dubbio molto ampio, inversamente proporzionale al grado di libertà effettiva di cui può effettivamente godere una minorenne in quelle condizioni.
A parte che quanto sia stata costretta, al limite, è poco pertinente per la difesa del diritto alla nascita. Perché si trattava di una generica astrazione iperbolica che prende spunto da un fatto concreto, messo volutamente in secondo piano, per assurgere alla generalità della perorazione di una causa.
E' falso infine che Sallusti non abbia mai voluto rettificare la notizia poiché egli non ha mai ricevuto la richiesta in tal senso, stando a quanto afferma. L'ha rettificata e se ne è scusato, tardivamente, Farina, in Parlamento, che è stato esonerato della pena. Sallusti non si è piegato, per questo adesso paga.
Infine è opinabile che si sia trattata di diffamazione, in quanto nell’articolo incriminato non figurano mai i nomi dei protagonisti, né quelli del giudice, né quelli dei genitori e della ragazza, poiché come detto sopra, è chiaro che siamo in un genere retorico di strenua difesa di un concetto, il diritto alla vita degli embrioni, che prende solo come spunto il fatto concreto, lo prende come scusa per approfondire un'idea, un'opinione.
Viceversa è verissimo che i magistrati si sono accaniti, aggravando una pena pecuniaria di 5000 euro, che è la prassi in questi casi, con l'arresto a 14 mesi, fino alla negazione della condizionale per la “pericolosità” del soggetto, la sua "spiccata capacità a delinquere, dimostrata dai precedenti penali dell'imputato" (solo sette condanne di diffamazione), e una "illecita strategia di intimidatrice intolleranza, di discredito sociale, di sanzione morale, diretta contro il magistrato" si legge nelle motivazioni della Cassazione.
Un reato di opinione trasformato in reato di falso che prende in realtà origine dalla colpa di lesa maestà della magistratura. Un accanimento tanto più odioso e manipolatorio, "doloso", quanto i magistrati e gli avvocati conoscono benissimo la retorica e le sue figure, di cui l'iperbole, usata quotidianamente per illustrare e difendere le varie argomentazioni.
Senza l'iperbole sparisce infatti l'arte oratoria di politici e avvocati, di innamorati e poeti, di commercianti e comici: vi par poco?
Senza l'iperbole sparisce la satira.
Sparisce infine l'arte letteraria di quel gran maestro di giornalismo che fu I. Montanelli, fondatore del Giornale che si esprimeva in un linguaggio colorito, barocco, espressivo e iperbolico, e non è certo un caso che il suo migliore allievo Travaglio, che usa l'iperbole in tutte le sue comparse oratorie, e che l'ha usata estensivamente contro B., pur trovandosi dall'altra parte della “barricata”, dalla redazione del Fatto Quotidiano di Barbacetto, sia l'unico a difenderlo per una questione di principio.
Ma non è abbastanza, Travaglio, dov'è la tua verve oratoria e il tuo stile iperbolico, per difendere tutti voi e la libertà di stampa di tutti noi?
Come mai tu, maestro di iperboli contro B. e colleghi, non hai mai scontato la prigione? Forse perché hai sempre difeso la magistratura bancaria?
Viceversa non si può spiegare l'accanimento su Sallusti, se non si pensa al suo ruolo di direttore di Libero e del Giornale, due quotidiani che hanno pubblicato articoli di fuoco contro la bancocrazia, (cfr
Monti lavorava per il nemico dell'Italia, 4 dic 2012), e numerosi articoli del Giornale contro la dittatura dell'euro, il signoraggio e la sovranità monetaria, Ida Magli e
Magdi Allam (cfr. Basta moneta unica. L'Italia ora torni a stampare valuta), e
altri (cfr.
http://www.ilgiornale.it/search)
Ma poi
Dreyfus, lo pseudonimo non poteva essere più profetico e azzeccato. Dreyfus rimanda infatti all'affaire omonima, un caso eclatante di errore giudiziario nei confronti di un ufficiale ebreo dell'esercito francese, nella Francia della terza Republica, ingiustamente accusato di tradimento e condannato ai lavori forzati a vita nel 1894 – per avere presuntamente passato dei documenti al nemico, cioé ai tedeschi. In un clima intriso di antisemitismo, l'affaire Dreyfus divise due campi, gli 'internazionali', favorevoli a scoprire la verità a tutti i costi, che volevano riaprire il processo, campo difeso dallo scrittore Emile Zola con il suo J'accuse sui quotidiani, lettera diretta al presidente della Repubblica che faceva tutti i nomi del depistaggio e degli errori giudiziari, e quelli per la ragion di stato, nazionalisti e reazionari, che furono persino tentati di ristabilire un regime autoritario cercando di organizzare un golpe. L'innocenza del condannato verrà poi completamente ristabilita, solo dopo dieci anni di detenzione, e la grazia ricevuta dal presidente della Repubblica.
Mutatis mutandis, l'affaire Sallusti potrebbe diventare la metafora di un'affaire Dreyfus all'italiana, con due campi, questa voltain un clima intriso di anticristianesimo, o i valori che esso rappresenta: tra nazionalisti e internazionalisti, tra garantisti e anti garantisti, tra ligi a una magistratura bancaria e contrari alla stessa, oppure semplicemente tra i plagiati e i non plagiati, tra gli antiperbolici e gli iperbolici... i secondi con più margine di espressività... e ciò a prescindere dal campo di appartenenza, pro o contro B. ossessione tutta italica ma inculcata dai nostri coloni e ancora operante persino in casi come questi.
Nicoletta Forcheri 6 dicembre 2012