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Capitolo
18. L'agente inglese Richard Tomlinson
All'inizio
del 1999, mi occupai del caso di questo agente inglese che aveva
coraggiosamente denunciato le irregolarità della gestione dei
servizi di intelligence di oltremanica. In particolare Tomlinson
affermava che gli agenti dell'MI5 e MI6 non erano tenuti, a
differenza degli ufficiali di Polizia, a rispondere delle loro
azioni. Tomlinson metteva in guardia sul fatto che molti dirigenti
dei servizi diventavano poi manager delle multinazionali
anglo-britanniche, o dirigenti di banche, e che il sistema di
intercettazione globale Echelon, ufficialmente messo in piedi per
contrastare la criminalità, veniva in realtà usato per dare un
vantaggio commerciale alle multinazionali angloamericane. In qualche
modo cercai di far pervenire queste informazioni a Franco Frattini,
allora a capo del Cesis. Sicuramente ne parlai con il procuratore
militare Intelisano perché ricordo che gli detti, telefonicamente,
il numero del telefonino di Tomlinson. Il sito Internet di Tomlinson
venne oscurato su richiesta del governo inglese, lui stesso venne
costretto all'esilio. Inizialmente ottenne asilo in Svizzera, ma poi
venne espulso anche da lì e trovò ospitalità in Italia. Avemmo un
breve scambio di email e mi comunicò che entrambi eravamo sotto
"osservazione" da parte del Ministero italiano della
Difesa. La cosa né mi stupiva, né mi preoccupava. Più interessante
mi pare la testimonianza giurata che lui aveva redatto, durante il
breve soggiorno in Svizzera, e che qui sotto riporto tradotta
dall'inglese.
L'MI6
e la Principessa di Wales
Allego
qui sotto una testimonianza notarizzata che ho fatto il 12 maggio
1999 a proposito dell'indagine sulla morte della Principessa di
Wales, di Dodi Al Fayed e di Henri Paul. Credo fermamente che l'MI6
ha nei suoi archivi delle informazioni che potrebbero essere utili
all'inchiesta del giudice Stephan (NdA: il giudice francese che,
appunto, indagava sulla morte della Principessa Diana). Perché i
servizi non forniscono queste informazioni? Non dovrebbero utilizzare
l' Official
Secrets
Act (NdA: la legge inglese sul segreto) per proteggersi dalle
indagini sulla morte di tre persone, specialmente in un caso di così
grande importanza storica.
Io,
Richard John Charles Tomlinson, ex ufficiale dell'MI6, qui in
Ginevra, Svizzera, dichiaro:
Credo
fermamente che esistano documenti trattenuti dai servizi inglesi
(l'MI6) che porterebbero nuove prove sulle cause e circostanze che
hanno portato alla morte della Principessa di Wales, di Dodi Al Fayed
e di Henri Paul, avvenuta a Parigi nell'agosto 1997. Fui un impiegato
dell'MI6 tra il settembre 1991 e l'aprile 1995. In quel periodo vidi
vari documenti che sarebbero preziosi e darebbero nuova linfa
all'indagine su queste morti. Ho anche avuto informazioni - che non
sono in grado di provare non avendo visto direttamente i relativi
documenti - che ritengo abbiano basi solide. Nel 1992 lavoravo per la
residentura dell'MI6 che si occupava dell'est Europa, mi occupavo di
una grande e complicata operazione per contrabbandare armi
sovietiche, avanzate, fuori dai paesi dell'Unione Sovietica che si
stava disintegrando e disorganizzando. Nel 1992, ho passato vari
giorni ad esaminare i documenti relativi a questa operazione. Questi
documenti contenevano un'ampio assortimento di telegrammi, note sui
contatti, rapporti di intelligence, fotografie, etc., dal quale era
possibile desumere una conoscenza approfondita dell'operazione.
Questa operazione coinvolgeva un vasto numero di ufficiali ed agenti
dell'MI6. Più di una volta, avvenivano incontri tra i vari
personaggi, nell'Hote Ritz, in piazza Vendome a parigi. Nei documenti
c'erano vari rapporti di intelligence su questi incontri, scritti da
un operativo dell'MI6 che all'epoca faceva base a Parigi (nei
documenti veniva identificato con un numero di codice). La fonte
dell'informazione era un informatore all'interno dell'Hotel Ritz che,
anch'esso, era identificato con un numero di codice. L'ufficiale
dell'MI6 pagava l'informatore in contanti, per le sue informazioni.
Mi incuriosii e volli apprendere di più sull'identità di questo
particolare informatore, poiché il suo numero di codice appariva
spesso e pareva che lui avesse un'ottima visione di quanto accadeva
nell'Hotel Ritz. Chiesi quindi di consultare il fascicolo che
riguardava questo informatore e che era conservato nell'archivio
centrale dell'MI6. Quando lessi questo fascicolo, non rimasi stupito
nell'apprendere che l'informatore faceva parte del servizio di
vigilanza dell'Hotel Ritz. I servizi segreti prendono spesso di mira
gli agenti della sicurezza degli alberghi importanti poiché questi
hanno un ottimo accesso alle informazioni utili all'intelligence. Mi
ricordo, tuttavia, di essere rimasto un po' sorpreso dal fatto che
questo informatore fosse di nazionalità francese: la cosa mi rimase
impressa visto che è raro che l'MI6 riesca a reclutare informatori
francesi. Non posso affermare di ricordare che il nome che appariva
nel documento fosse quello di Henri Paul, ma non ho dubbi, con
beneficio d'inventario, che si trattasse proprio di lui. Nonostante
in seguito non sia incappato ancora in Henri Paul, durante il periodo
passato all'MI-6, sono sicuro che il rapporto tra lui e l'MI-6 sia
continuato sino alla sua morte poiché l'MI-6 non avrebbe mai
volontariamente interrotto il controllo su di un informatore così
ben introdotto.
Sono
sicuro che il dossier su Henri Paul contenga delle annotazioni sugli
incontri tra lui ed il suo ufficiale di controllo dell'MI6 fino al
momento della sua morte. Ritengo che questi documenti contengano
prove di importanza cruciale sulle circostanze e le cause
dell'episodio in cui rimase ucciso il signor Paul assieme alla
principessa di Wales e Dodi Al Fayed. L'agente ufficioso anziano
della locale stazione dell'MI6 avrebbe dovuto tenere sotto controllo
una fonte autorevole ed utile come il Signor Paul. Non si sarebbero
utilizzati gli agenti ufficiali conosciuti dal Directorate de
Surveillance Territoire (DST) per controllare una fonte così
importante. Questo avrebbe portato alla rivelazione dell'identità
della fonte alle locali sedi dell'intelligence. A Parigi, all'epoca
della morte di Paul, c'erano due agenti coperti e relativamente
esperti dell'MI6. Il primo era Nicholas John Andrew LANGMAN, nato nel
1960. Il secondo era Richard David SPEARMAN, anch'esso nato nel 1960.
Ritengo sicuramente che uno o ambedue questi agenti conoscessero Paul
e probabilmente lo avevano incontrato poco prima della sua morte.
Ritengo che sia uno che ambedue abbiano conoscenza di fatti che
sarebbero di importanza cruciale per stabilire la sequenza di eventi
che hanno portato alla morte di Paul, di Dodi Al Fayed e della
Principessa di Wales. Il signor Spearman in particolare era un agente
con ottime connessioni e molto influente, poiché prima di essere
stato destinato a Parigi, era stato il segretario del Capo dell'MI6,
David SPEDDING. Così avrebbe potuto essere informato delle
operazioni più confidenziali dell'MI6. Penso anche che non sia privo
di significato il fatto che Spearmann sia stato destinato a Parigi
proprio nel mese precedente l'incidente. Alla fine del 1992, mentre
la guerra civile in Jugoslavia raggiungeva il suo apice, ho
cominciato a lavorare in Setbia. In quel periodo ho conosciuto il Dr
Nicholas Bernard Frank FISHWICK, nato nel 1958, l'ufficiale dell'MI6
che all'epoca aveva l'incarico di pianificare le operazioni nei
Balcani. Durante un incontro con il Dr Fishwick, mi mostrò
casualmente un documento di tre pagine che, ad un esame ravvicinato,
si rivelò un piano per assassinare il capo serbo, il presidente
Slobodan Milosevic. Il piano era completamente scritto a macchina ed
inserito in una cartellina gialla, ciò che significava che si
trattava di un documento ufficiale. Dovrebbe ancora esistere.
Fishwick aveva scritto che il documento avrebbe dovuto essere fatto
visionare ai seguenti agenti anziani: Maurice KENDWRICK-PIERCEY,
l'allora capo delle operazioni balcaniche, John RIDDE, l'ufficiale
della sicurezza delle operazioni balcaniche, l'ufficiale di
collegamento della SAS all'MI6 (designato MODA/SO, ma ho dimenticato
il suo nome), il capo della residentura dell'Europa dell'Est (allora
era Richard FLETCHER) ed infine Alan PETTY, il segretario personale
dell'allora capo dell'MI6, Colin McCOLL. Questo piano conteneva una
giustificazione politica per l'assassinio di Milosevic, seguita da
tre proposte su come raggiungere l'obiettivo. Il terzo scenario
contiene informazioni che potrebbero essere utili per stabilire le
cause della morte di Henri Paul, la Principessa di Wales e Dodi Al
Fayed. Questo terzo scenario suggeriva che milosevic potesse essere
assassinato causando un'incidente alla sua limousine. Il Dr Fishwick
propose di organizzare l'incidente in una galleria perché la
vicinanza del muro alla strada avrebbe garantito che l'impatto
sarebbe stato sufficientemente violento da causare la morte o gravi
ferite, e avrebbe ridotto la possibilità di eventuali testimoni
indipendenti. Il Dr Fishwick suggeriva che uno dei modi per provocare
l'incidente sarebbe stato quello di distrarre l'autista tramite un
fucile a flash stroboscopico, uno strumento che occasionalmente viene
utilizzato dalle forze speciali per, ad esempio, disorientare piloti
di elicotteri o terroristi, e sul quale vengono informati gli agenti
dell'MI6 durante il loro addestramento. In breve, questo scenario
mostra una rimarchevole similitudine con le circostanze e le
testimonianze dell'incidente che uccise la Principessa di Wales, Dodi
Al Fayed e Henri Paul. Credo fermamente che questo documento dovrebbe
essere fornito dall'MI6 al giudice che indaga su queste morti e che
potrebbe fornire delle piste che egli potrebbe seguire. Durante il
servizio prestato per l'MI6, ho anche appreso ufficiosamente e di
seconda mano, dei legami tra l'MI6 e la Casa Reale. All'MI6 viene
spesso richiesto dalla Casa Reale (normalmente attraverso il Foreign
Office) di procurare informazioni su possibili minaccie ai membri
della Famiglia Reale durante i suoi viaggi oltreoceano. Questo
servizio viene frequentemente richiesto allargando anche ai servizi
alleati (come la CIA) l'incarico di sorvegliare i membri della
Famiglia Reale, ovviamente per proteggerli.
Questo
era il caso della Principessa di Wales che spesso insisteva nel non
avvalersi della protezione personale anche quando si recava
oltremare. Nonostante che i contatti tra l'MI6 e la Famiglia Reale
fossero ufficialmente tenuti solo attraverso il Foreign Office,
appresi, mentre ero nell'MI6, che c'erano contatti diretti ufficiosi
tra alcuni agenti anziani ed influenti dell'MI6 e membri anziani
della Casa Reale. Non ho visto documenti ufficiali su
quest'argomento, ma sono convinto che l'informazione è corretta.
Credo fermamente che i documenti dell'MI6 fornirebbero traccie
importanti sulla natura dei loro collegamenti con la Casa Reale e che
porterebbero informazioni vitaliu sulla sorveglianza da parte
dell'MI6 sulla Principessa di Wales nei giorni precedenti la sua
morte.Mentre ero nell'MI6 ho anche appreso che uno dei "paparazzi"
che normalmente seguiva la Principessa di Wales era un membro
dell'UKN, un piccolo corpo di agenti part-time dell'MI6 che
forniscono vari servizi all'MI6 come ad esempio la sorveglianza e le
perizie fotografiche. Non conosco l'identità di questo fotografo o
se fosse presente al tempo dell'incidente mortale. Tuttavia penso che
analizzando le carte dell'UKN si potrebbe risalire alla sua identità
e potrebbe permettere all'inchiesta di seguire o scartare delle piste
di indagine. Il venerdì 28 agosto 1998, fornii molte di queste
informazioni al giudice Herve Stephan, il giudice francese incaricato
delle indagini sull'incidente. Le misure che hanno preso l'MI6, la
CIA e il DST, per impedirmi di fornire questa testimonianza ed in
seguito di parlarne, lasciano intendere che abbiano qualcosa da
nascondere. Il venerdì 31 luglio 1998, poco prima dell'appuntamento
con il giudice Herve Stephan, il DST mi arrstò nella mia camera
d'albergo a Parigi. Nonostante io non avessi precedenti di condotta
violenta, venni arrestato con una tale ferocia che mi ruppero una
costola. Venni portato al quartier generale del DST ed interrogato
per 38 ore. Nonostante le mie ripetute richieste, non mi venne
fornita nessuna giustificazione per l'arresto e non mi venne mostrato
alcun mandato. Nonostante sia stato rilasciato senza essere
incriminato, il DST mi confiscò il computer portatile e la mia
agenda elettronica. Questi consegnarono il materiale all'MI6 che lo
riportò in Inghilterra. Questi oggetti, detenuti da loro
illegalmente, mi furono restituiti solo dopo sei mesi e questo mi
provocò danni e costi finanziari. Il venerdì 7 agosto 1998 mi
imbarcai in un volo della Qantas all'aeroporto internazionale di
Auckland, Nuova Zelanda, per volare a Sydney, in Australia dove ero
atteso per una intervista televisiva presso la televisione
australiana "Channel Nine" Ero seduto, pronto al decollo,
quando un agente si avvicinò all'aereo e mi disse di scendere. Sulla
scaletta mi disse che la compagnia aerea aveva ricevuto un fax "da
Camberra" che diceva che c'era un problema con i miei documenti
di viaggio. Ho chiesto subito di vedere il fax ma mi venne detto che
era "impossibile". Penso perché il fax non esisteva. Si
trattava di un tucco per mantenermi in Nuova Zelanda cosicché la
polizia neozelandese avrebbe potuto fare qualcosa contro di me. Sono
tornato nella mia camera d'albergo ad Auckland per mezz'ora quando la
polizia neozelandese e il NZSIS, il servizio segreto neozelandese, mi
arrestarono. Dopo esser stato trattenuto e perquisito per tre ore, mi
sequestrarono tutto quello che era avanzato dal sequestro della DST
francese. Ancora una volta dovetti aspettare sei mesi per riavere le
mie cose. Inoltre, poco dopo aver offerto la mia testimonianza al
giudice Stephan, venni invitato a parlare di questa testimonianza in
una intervista televisiva dell'americana NBC. Ho volato da Ginevra
all'aeroporto John Fitzgerald Jennedy il sabato 30 agosto per
concedere l'intervista a New York il seguente lunedì mattina. Poco
dopo l'arrivo all'aeroporto JFK, il comandante dell'aereo svizzero
disse a tutti i passeggeri di tornare ai loro posti. Quattro agenti
dell'ufficio immigrazione entrarono nell'aereo, vennero direttamente
al mio posto e mi scortarono fuori dall'aereo. Venni portato al
centro di detenzione dell'immigrazione, venni fotografato, mi presero
le impronte, mi legarono ad una sedia per sette ore, mi fornirono di
documenti per la deportazione (allegato 1) e mi rimisero sul primo
aereo per Ginevra. Non mi venne permesso di fare nessuna telefonata a
quelli della NBC che mi stavano aspettando nell'aeroporto. Gli agenti
dell'ufficio immigrazione degli USA - che erano tutti comprensivi per
la mia condizione e che si scusavano per il cattivo trattamento -
ammisero apertamente che stavano agendo su istruzioni della CIA. Nel
gennaio di quest'anno ho prenotato uno chalet nel villaggio di
Samoens sulle alpi francesi, per fare dieci giorni di snowboard con i
miei genitori. Ho preso i miei genitori dall'aeroporto di Ginevra in
una auto in affitto la sera dell'8 gennaio e mi sono diretto alla
frontiera francese. Al posto doganale francese, la nostra auto è
stata fermata ed io sono stato arrestato. Quattro ufficiali del DST
mi hanno tenuto per quattro ore. Alla fine di quell'interrogatorio,
mi vennero consegnati dei documenti per la deportazione (allegato n.
2) e mi venne ordinato di tornare in Svizzera. Da notare che sui
documenti la mia destinazione presunta era stata cambiata da
"Chamonix" a "Samoens". Questo avvenne perché
quando la prima volta mi venne chiesto da un giovane agente del DST
dove fossi diretto, gli avevo detto che la mia destinazione era
"Chamonix". Quando un collega anziano arrivò dopo circa
un'ora, barrò la scritta e la cambiòl in "Samoens", senza
nemmeno chiedermene conferma. Penso che questo fosse dovuto al fatto
che l'MI6 li aveva informati sulla mia vera destinazione, avendo
desunto l'informazione dalle intercettazioni sul telefono dei miei
genitori in Inghilterra. La mia interdizione dalla Francia è
completamente illegale secondo la legge europea. Ho un passaporto
inglese ed ho diritto a muovermi liberamente all'interno dell'Unione
Europea. L'MI6 ha fatto un accordo col DST al fine di impedirmelo, ma
non hanno utilizzato nessun mezzo legale riconosciuto per impedirmi
di viaggiare liberamente. Penso che il DST e l'MI6 mi abbiano
estromesso dalla Francia per impedirmi di fornire ulteriori prove al
giudice Stephan cosa che, a quel tempo, pensavo di fare. Qualsiasi
sia stato il ruolo dell'MI6 negli eventi che hanno portato alla morte
della Principessa di Wales, di Dodi Al Fayed e di Henri Paul, sono
assolutamente certo che nei loro archivi vi sono prove sostanziali
che si dimostrerebbero cruciali per stabilire le cause esatte di
questa tragedia. Penso che si siano abbastanza sbilanciati per
ostruire il corso della giustizia, impedendomi di parlare e di
viaggiare, e questo mi conferma nella convinzione che abbiano
qualcosa da nascondere. Ritengo che andrebbe rimosso il segreto di
Stato sui documenti dell'MI6, nel pubblico interesse, per scoprire
una volta per tutte la verità dietro a questi eventi drammatici e
storicamente decisivi.
Richard
Tomlinson