Nuovo colpo di Stato in Italia
Dimitris Kazakis
Articolo apparso domenica, 16 Febbraio 2014 sul sito di Dimitris Kazakis.
Giorgio Napolitano, il Presidente della repubblica Italiana affiderà l’incarico di formare un governo entro la prossima settimana a Matteo Renzi, ex sindaco di Firenze e ambizioso membro del Partito Democratico del centro-sinistra. Questo a seguito delle dimissioni del governo Letta, appena dieci mesi dopo il suo insediamento.
Da un colpo di stato all’altro.
Come Mussolini, cosi anche Renzi governerà l’Italia sotto un regime di deviazione costituzionale. L'Italia è ora passata nella costellazione dei governi nominati, come nel periodo di transizione verso il regime fascista.
Solo che nel periodo interbellico governatore di questa transizione era il re Vittorio Emanuele terzo, mentre oggi è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un ex satrapo professionale dell'apparato del partito comunista Italiano di un tempo, un amico distinto dell'ambasciata degli Stati Uniti dall'epoca del "compromesso storico".
I tempi cambiano, le persone e le ideologie cambiano ma le pratiche rimangono invariate. Vedete, tanto i vecchi fascisti quanto i centro-sinistra odierni servono gli stessi interessi sociali di classe e nazionali. Per quanto riguarda Renzi non solo ha l'età di Mussolini quando a quest'ultimo è stato affidato dal Re l’incarico di diventare il dittatore d'Italia nel 1922, ma ha anche la stessa ambizione e il fanatismo.
Come del resto ha mostrato la sua arrampicata politica all'interno del PD, ma anche la sua fretta di diventare primo ministro senza elezioni. Egli sa che non ha il genuino consenso popolare e ha fretta di assaggiare il potere prima che la sua stella si spenga per sempre. Il ricorso alle elezioni è ormai impensabile per l'elite politica Italiana. Sente la stessa avversione per le normali procedure parlamentari che sentivano i suoi antenati del periodo interbellico. Trema quanto nessun altro di fronte al ricorso alle urne e all'espressione popolare. Sanno molto bene che nonostante la dittatura dei media controlli la gente comune, i lavoratori sempre di più si stanno liberando dalle catene della manipolazione.
Lo hanno visto accadere lo scorso febbraio, quando i gladiatori dell'oligarchia (Bersani-Berlusconi) non sono riusciti a prendere il controllo assoluto sugli sviluppi politici e a gestire la società italiana per mezzo di una polarizzazione assolutamente virtuale ed estremamente conveniente.
Con l'aiuto di un miserabile sistema elettorale la coalizione di centro-sinistra di Bersani, uno strano ibrido fra Craxi e Andreotti nonostante il fatto che abbia preso solo il 29,5% dei voti, ha assicurato il 54,7% dei seggi alla Camera e il 39,0% al Senato.
Similmente la coalizione di centro-destra di Berlusconi, un altro ibrido tra l'elite politica e la mafia, mentre ha ottenuto il 29,1% dei voti ha avuto solo il 19,8% dei seggi alla Camera e il 37,1% al Senato. Mentre la sorpresa della lotta elettorale, il partito di Beppe Grillo, pur avendo ottenuto il 25,5% dei voti, è riuscito ad essere rappresentato in parlamento dal 17,3% dei seggi e dal 17,1% dei seggi al Senato.
Un tale sistema elettorale sicuramente lo invidiano persino i mafiosi del nostro regime politico, che giustamente si considerano rettori di brogli elettorali grazie ai quali si alternano da decenni alla governance della Grecia.
Il panico è prevalso nel personale della classe dirigente in Italia e all'estero. Si sono resi conto subito che è impossibile per le procedure parlamentari tradizionali, per quanto esse possano essere fuorvianti a fermare un popolo che è in cerca di cambiamenti radicali e rompe le catene della manipolazione. Come porre limite alle aspettative di questa gente, soprattutto in queste condizioni con una crisi di debito senza precedenti che per colpa dell' Euro ha portato l'Italia al punto da non avere nemmeno la libertà di esercitare la propria politica economica e fiscale?
Sanno molto bene che il risultato inevitabile di una tale miscela esplosiva tra euro e debito sarà il collasso sociale, economico e politico. Quindi come si può contenere la gente?
Da Vittorio Emanuele a Giorgio Napolitano
Una situazione analoga si è verificata dopo la prima guerra mondiale. Gli orrori della guerra e il disastro socio-economico senza precedenti hanno portato all'emancipazione politica delle masse popolari Italiane. Il popolo era stufo e voleva sbarazzarsi di coloro che lo avevano portato a questo stato di miseria. L'intero sistema politico dei vecchi partiti stava collassando. Di fronte al timore della popolazione la classe dirigente ha utilizzato il Re per distruggere il parlamentarismo e portare al potere le bande parastatali e paramilitari di Benito Mussolini e del nascente partito fascista.
Oggi l'Italia si trova ad affrontare una situazione simile. E dal momento che dopo le elezioni del febbraio del 2013 il paese è entrato nell'orbita di una profonda crisi politica, con tutti i partiti ufficiali di destra e di sinistra a crollare nella coscienza del popolo, cosa hanno fatto i custodi della Costituzione e del sistema parlamentare? Hanno abolito entrambi. Questa volta l'oligarchia dominante non ha utilizzato il Re, perché non c'è bensì il sostituto dell' istituzione Reale nel sistema parlamentare, vale a dire il presidente della repubblica. Napolitano sta per imporre un governo non eletto col pretesto del presunto stato d' emergenza in cui si trova il paese. In questo modo Napolitano ha imposto una particolare "stato d'assedio" al suo Paese allo scopo di legalizzare un governo non eletto, quello di Leta. Con la stessa logica dello "stato d'assedio" ha agito il Re Vittorio Emanuele nel periodo interbellico.
Solo che l'attuale Costituzione Italiana non dà al Presidente della Repubblica una tale autorizzazione. È evidente. Quando il Presidente della Repubblica constata il fallimento di formazione di governo dovrebbe indire elezioni. Lui non ha il diritto di dare l'incarico della formazione di governo ad un primo ministro non eletto. Però lo ha fatto. E così ha violato palesemente la Costituzione del Paese al fine di imporre un governo anticostituzionale. Napolitano e i suoi mandanti sono ben consapevoli del fatto che le sue azioni rientrano ai sensi dell'articolo 90 della Costituzione Italiana, che prevede: "Il Presidente della repubblica non è responsabile per le azioni compiute nell'esercizio delle funzioni presidenziali, salvo i casi di tradimento o di violazione della Costituzione. In tali casi, il Presidente può essere incriminato dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei componenti del corpo."
In altre parole Napolitano è colpevole di usurpazione di potere al fine di violare la Costituzione che invece ha l'obbligo di custodire E quindi è colpevole di alto tradimento come lo sono anche i partiti che hanno partecipato a questa azione. Ecco perché Napolitano ha cambiato così facilmente opinione quando i suoi complici gli hanno chiesto di accettare di essere rieletto Presidente della Repubblica. Lui sa benissimo di avere le mani legate. È colpevole dell'alto tradimento e non rischia di lasciare il suo posto. Ciò che salva dal punto di vista istituzionale per il momento sia lui che le formazioni della coalizione governativa dall'accusa di alto tradimento è il fatto che quelli che hanno fatto il colpo di stato hanno anche il controllo del Parlamento. Ricordiamo che solo il Parlamento ha il diritto costituzionale di inviare al giudizio il Presidente della repubblica con l’accusa di alto tradimento.
Ma per quanto tempo? Quanto durerà questa situazione di pseudoparlamentarismo? Il governo Letta non ha resistito nel tempo. E così c'è stato il bisogno di dare il mandato a Renzi. Ma per quanto tempo? Sanno benissimo che la recessione non può essere affrontata in maniera efficace dentro l'Euro. Sanno anche molto bene che l’Italia non è solo in un vortice di indebitamento senza precedenti nella storia del paese ma anche sull'orlo di una trappola deflazionistica. E mentre i governi nominati si dimostrano incapaci di soddisfare persino le conseguenze di una tale situazione, si vedranno alternare alla governance del paese contro la crescente rabbia popolare.
Imposizione di un regime totalitario “di emergenza”
Ecco perché gli autori del colpo di stato già all'indomani della nomina del governo Letta, hanno iniziato a parlare di revisione della Costituzione e di cambiamento della legge elettorale. Se proprio a loro non sta bene le presente legge elettorale, immaginate che cosa stiano preparando perchè ci siano "governi stabili" come gli stessi dicono. Solo una tale dichiarazione è sufficiente per farci capire visto che il governo più stabile che possa esistere non è altro da quello dittatoriale. Per questo motivo vogliono la revisione della Costituzione, per rendere ancora più facile e più assoluta l'arbitrarietà dittatoriale del potere esecutivo ma anche l’arbitarietà del Presidente della Repubblica di dichiarare il Paese in uno "stato di assedio".
Facciamo notare a questo punto che poiché la dichiarazione dello stato d'assedio è stata utilizzata spessisimo in passato in particolare durante il periodo interbellico per imporre il fascismo in Italia, il nazismo in Germania (art. 48 della Costituzione di Weimar), la dittatura di Metaxas in Grecia e altrove in Europa, dopo la fine della guerra è prevalsa la tesi che la democrazia di sua natura non arriva mai a fondi ciechi e quindi non ha bisogno di “stati d'assedio” o di “leggi di emergenza”. Così nella costituzione Italiana non vi è alcuna disposizione che preveda la dichiarazione con qualsiasi pretesto di "stato d'assedio" o il mettere in vigore una "legge di necessità"; tanto meno per preservare gli interessi degli euro cartel contro gli interessi nazionali e popolari.
Il popolo italiano si trova a dover affrontare la stessa sfida della vigilia dell’imposizione del regime fascista degli anni '20. Tanto per il vecchio dittatore fascista quanto per l'attuale dittatore di centro sinistra ciò che conta è “mettere in gesso” il popolo italiano e la stessa Italia, imporre un regime totalitario "di emergenza" dove l'unica cosa che manca perchè questo funzioni in termini di totalitarismo è la legge marziale; almeno fino a quando gli attuali governanti avranno bisogno di una parvenza di legalità cioè fino a quando i brogli elettorali e le aberrazioni costituzionali permetteranno loro di avere come alibi un parlamento virtuale.
La differenza tra il nuovo e il vecchio stato fascista totalitario risiede principalmente nel fatto che nel periodo interbellico il fascismo abbia voluto ripristinare lo splendore imperiale di una classe dirigente "danneggiata" dalla ridistribuzione delle colonie e delle sfere d'influenza mondiali. Così ha trasformato lo Stato in una caserma in stato di guerra. Allora il popolo doveva essere portato a bastonate nel campo di battaglia a versare il proprio sangue per lo splendore coloniale di un'Italia che sognava la ricostruzione dell'impero romano. E così la persona più appropriata per esprimere questa operazione non fu altro che un giannizzero ex socialista, Benito Mussolini che ha intergrato la sua idea di “socialismo da caserma” con il nazionalismo della classe dirigente imperialista. Così è nato ed è stato imposto dall'alto lo Stato fascista.
Oggi le cose sono diverse. Gli Stati oggi non sono altro che anelli della catena dei mercati dominati dai colossi bancari. Sempre più la sovranità esercitata tradizionalmente da uno Stato a nome della nazione viene ceduta ai mercati. Gli Stati aboliscono le loro funzioni nazionali sociali ed economiche in modo che il loro territorio sia trasformato dai mercati internazionali in un'area libera di deposito di capitali. Oggi le concentrazioni mondiali di potere economico e politico non hanno più bisogno di Stati strutturati con coordinati poteri che disciplinano i popoli. Chiedono la distruzione degli Stati strutturati per rimuovere dal popolo ogni possibilità di rivendicare o esercitare il potere sovrano nel proprio paese, persino la possibilità di farlo nell'ambito del parlamentarismo rappresentativo tradizionale.
Lo stesso sta accadendo in Italia. Non c'è più una classe dirigente che sogna la grandezza imperiale per se stessa a nome dell'Italia ma una oligarchia cosmopolita che rivendica una parte del saccheggio del proprio paese. Non gli interessa l'esistenza dell'Italia come stato strutturato, ma l'Italia come elemento organico di un mercato di capitali globalizzato in cui il potere viene esercitato in primo luogo a livello sovranazionale garantendo maggiori reditti finanziari qualunque cosa accada. Il capitale non ha mai avuto patria, oggi non ha nemmeno bisogno di uno Stato coordinato secondo la logica del trattato di Westfalia (1648). Tutto deve essere fluido e rimanere fluido al fine di facilitare gli investimenti speculativi e i reinvestimenti di capitali a livello internazionale. Ecco perché il totalitarismo di oggi non ha bisogno del vecchio stato fascista né del suo pretesto nazionalista. Vuole trasformare lo Stato in uno strumento di imprenditorialità capitalista e quindi non ha neanche bisogno del popolo per imporgli la disciplina. In tali circostanze la forza migliore per esprimere il totalitarismo corrente è il centro-sinistra odierno, la “sinistra” che traduce il cosmopolitismo imperialista in 'internazionalismo' e dimentica che il concetto di patria è indissolubilmente legato al concetto di democrazia. C'è potere migliore di questa “sinistra” per dirigere politicamente l'abolizione dello Stato in termini di diritti nazionali, sociali e democratici di un popolo?
Il popolo italiano presto assisterà alla demolizione del proprio paese in condizioni di deflazione. Molto presto il personale della zona Euro e dell'Unione europea prenderà in considerazione il fatto che l'Italia non sia economicamente redditizia. Naturalmente dopo che l'avranno gettata nella trappola della deflazione tramite le "riforme strutturali" e la svendita generale richiesta.
E allora il popolo italiano sperimenterà la distruzione e dissoluzione del proprio paese sperimentate dalla Grecia e dal Cipro. Vedrà da un giorno all'altro lo Stato autodistruggersi in nome della creazione di regioni autonome o semi-autonome Europee e se stesso diventare vittima di una situazione che farà tornare l'Italia ad uno stato simile a quello prima del Risorgimento. Sempre in nome dell' "identità europea".
La sabbia nella clessidra del tempo si svuota in fretta per il popolo italiano. È necessario stabilire al più presto una vasta alleanza politico-sociale dal basso, avente come imperativi centrali la sovranità nazionale, la sovranità popolare e l'emancipazione sociale. Un'unica alleanza popolare dal basso che vada oltre le linee che dividono il popolo in quelli di destra e quelli di sinistra deve formarsi in ogni città e in ogni paese seguendo l'esempio della lotta di liberazione nazionale. Se il popolo italiano non avvia oggi questo processo di rivendicazione del proprio paese dalla zona Euro e dall'UE trasformando la richiesta di “elezioni qui e ora” ad un invito immediato di mobilitazione del popolo, in breve tempo forse molto prima di quanto pensino anche i più scettici non ci sarà più Italia da recuperare.
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