Mps: rogatoria in Gran Bretagna, i pm trovano conferme alle loro tesi
Pubblicato il 11 luglio 2013
ROMA – A pochi giorni dalla chiusura della indagini preliminari, arriva ad una svolta l’inchiesta della Procura di Siena sull’acquisizione di Antonveneta da parte di Mps: il pm senese Aldo Natalini, accompagnato da ufficiali della Guardia di Finanza, ha compiuto una rogatoria in Gran Bretagna, trovando conferme significative alle argomentazioni dell’accusa, con conseguente aggravamento della posizione degli indagati. Alla presenza di magistrati inglesi e assistito da un ufficiale della Guardia di Finanza di collegamento tra Italia e Gb e da militari del nucleo speciale di polizia valutaria delle Fiamme Gialle, il pm Natalini ha interrogato alcuni funzionari di JP Morgan sull’operazione di acquisizione di Antonveneta e sull’emissione del Fresh da un miliardo indicato dai vertici della banca senese come aumento di capitale.
I funzionari di JP Morgan – secondo quanto è trapelato – avrebbero confermato i sospetti dei pm e della Guarda di Finanza, spiegando che quel Fresh era in realtà consistito in un prestito vero e proprio e non in un aumento di capitale. Tale finanziamento e i contratti collegati (indemnity) – sempre secondo l’accusa – sarebbero stati sempre tenuti nascosti agli organi di vigilanza. La rogatoria in Gb – che ha fatto seguito ad un’altra rogatoria compiuta di recente in Spagna – potrebbe essere stata uno degli ultimi atti prima della chiusura delle indagini preliminari, che dovrebbe avvenire entro fine mese, sulle presunte irregolarità relative all’acquisizione di Antonveneta, che Mps comprò nel 2008 pagando 9,3 miliardi di euro al Banco Santander di Emilio Botin che, solo 3 mesi prima l’aveva comprata per 6,6 mld. Gli indagati dovrebbero essere una ventina: tra questi i nomi principali sono quelli dell’ex presidente e dell’ex dg del Monte, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, dell’ex responsabile dell’area finanza Gianluca Baldassarri (l’unico tra gli indagati in carcere ormai da oltre 3 mesi) e, tra gli ultimi iscritti nel registro degli indagati, l’ex manager executive per Europa e Medioriente di banca Nomura Sadeq Sayeed e l’ex responsabile per l’Italia dell’istituto giapponese Raffaele Ricci.
Sono stati sequestrati complessivamente beni per oltre 40 milioni, anche se quello più pesante (1,8 mld) chiesto per Nomura ha avuto uno stop dal gip e ora occorrerà attendere il riesame e, quasi certamente, la Cassazione. Dall’inchiesta principale sono derivati anche altri filoni investigativi, tuttora all’esame della procura di Siena. Tra questi, quello relativo alla cosiddetta ‘banda del 5%’, la percentuale che, per l’accusa, Baldassarri e alcuni personaggi a lui legati (dentro e fuori la banca) si sarebbero fatti dare da chi voleva fare affari con il Monte; e quello per la ristrutturazione del derivato Alexandria – operazione fatta con Nomura che per i magistrati nasconde i reati di usura e truffa aggravate – e su altri prodotti finanziari simili. Sembrano destinati ad una richiesta di archiviazione altri due filoni investigativi dei pm senesi: quello su un’ipotesi di insider trading (aperta i primi di marzo dopo una denuncia dei nuovi vertici di Mps) e quello sulla morte di David Rossi, l’ex capo area comunicazione gettatosi dalla finestra del suo ufficio a Rocca Salimbeni la sera del 6 marzo scorso. A Firenze, intanto, il nodo dell’abolizione del tetto di voto del 4% per i soci Mps, che l’Assemblea della banca dovrà votare il 18 luglio, approda prima in Consiglio comunale e surriscalda gli animi delle forze politiche.