C.5/11501 da fonti di stampa (Il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2017, «La lobby del credito — Crediti fiscali, le banche fanno i bilanci a spese dello Stato») si apprende di un contrasto tra...
Atto Camera
Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-11501presentato daPESCO Danieletesto diMartedì 6 giugno 2017, seduta n. 809 PESCO, SIBILIA, ALBERTI, VILLAROSA, RUOCCO, PISANO e FICO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa (Il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2017, «La lobby del credito — Crediti fiscali, le banche fanno i bilanci a spese dello Stato») si apprende di un contrasto tra «Palazzo Chigi» ed Unicredit che «non sarebbe riuscita a ottenere norme per poter sfruttare più agevolmente le famose DTA»;
lo stesso articolo rileva che le deferred tax asset (DTA) dei 15 maggiori istituti di credito italiani nel «2016 ammontano a 50,6 miliardi, a fronte di un patrimonio netto di 162 miliardi (un terzo del totale). Si va dai 13,8 miliardi di Unicredit ai 12,2 di Intesa Sanpaolo, dai 4 di Mps ai 2 di Carige. Sono crediti con il fisco che si trasformeranno in minori entrate per l'Erario. In questo modo probabilmente le banche recuperano parte delle svalutazioni fatte sui crediti non più esigibili (tipo Unicredit)...»;
la normativa delle DTA è da tempo oggetto di attenzione del Governo. Si rammenta la decisione di escludere gli istituti di credito dalla riduzione dell'IRES dal 27,5 per cento al 24 per cento, che li avrebbe penalizzati riducendo il valore delle DTA iscrivibili al bilancio. Analoga incidenza sulle DTA, ma in positivo, si è verificata a seguito della modifica dell'ACE, da ultimo introdotta con il decreto-legge n. 50 del 2017;
secondo il regolamento (UE) n. 549/2013, capitolo 20, paragrafo 168, i crediti di imposta non pagabili rappresentano una riduzione del gettito fiscale; per contro, questo non vale per quelli pagabili, che devono essere classificati come spesa e registrati come tali per il loro importo totale;
al riguardo, appare necessario conoscere i seguenti dati:
a) la quantificazione esatta dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia nei confronti dello Stato italiano, con dettaglio degli importi relativi a DTA residue al 31 dicembre 2016 suddivise per categorie: importo DTA pagabili e importo DTA detraibili, con evidenza della loro corretta quantificazione nel bilancio pubblico come da regolamento (UE) n. 549 del 2013, anche ai fini di competenza;
b) la consistenza delle DTA maturate dal sistema bancario dal 2008 al 2016 e la stima per anni dal 2017 e seguenti;
c) l'ammontare di DTA utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso dal 2008 al 2016 e la stima per anni dal 2017 e seguenti –:
se il Ministro interrogato intenda fornire i dati indicati in premessa. (5-11501)
Atto CameraInterrogazione a risposta immediata in commissione 5-11501presentato daPESCO Danieletesto diMartedì 6 giugno 2017, seduta n. 809 PESCO, SIBILIA, ALBERTI, VILLAROSA, RUOCCO, PISANO e FICO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
da fonti di stampa (Il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2017, «La lobby del credito — Crediti fiscali, le banche fanno i bilanci a spese dello Stato») si apprende di un contrasto tra «Palazzo Chigi» ed Unicredit che «non sarebbe riuscita a ottenere norme per poter sfruttare più agevolmente le famose DTA»;
lo stesso articolo rileva che le deferred tax asset (DTA) dei 15 maggiori istituti di credito italiani nel «2016 ammontano a 50,6 miliardi, a fronte di un patrimonio netto di 162 miliardi (un terzo del totale). Si va dai 13,8 miliardi di Unicredit ai 12,2 di Intesa Sanpaolo, dai 4 di Mps ai 2 di Carige. Sono crediti con il fisco che si trasformeranno in minori entrate per l'Erario. In questo modo probabilmente le banche recuperano parte delle svalutazioni fatte sui crediti non più esigibili (tipo Unicredit)...»;
la normativa delle DTA è da tempo oggetto di attenzione del Governo. Si rammenta la decisione di escludere gli istituti di credito dalla riduzione dell'IRES dal 27,5 per cento al 24 per cento, che li avrebbe penalizzati riducendo il valore delle DTA iscrivibili al bilancio. Analoga incidenza sulle DTA, ma in positivo, si è verificata a seguito della modifica dell'ACE, da ultimo introdotta con il decreto-legge n. 50 del 2017;
secondo il regolamento (UE) n. 549/2013, capitolo 20, paragrafo 168, i crediti di imposta non pagabili rappresentano una riduzione del gettito fiscale; per contro, questo non vale per quelli pagabili, che devono essere classificati come spesa e registrati come tali per il loro importo totale;
al riguardo, appare necessario conoscere i seguenti dati:
a) la quantificazione esatta dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia nei confronti dello Stato italiano, con dettaglio degli importi relativi a DTA residue al 31 dicembre 2016 suddivise per categorie: importo DTA pagabili e importo DTA detraibili, con evidenza della loro corretta quantificazione nel bilancio pubblico come da regolamento (UE) n. 549 del 2013, anche ai fini di competenza;
b) la consistenza delle DTA maturate dal sistema bancario dal 2008 al 2016 e la stima per anni dal 2017 e seguenti;
c) l'ammontare di DTA utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso dal 2008 al 2016 e la stima per anni dal 2017 e seguenti –:
se il Ministro interrogato intenda fornire i dati indicati in premessa. (5-11501)
CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 6 giugno 2017
Finanze (VI)
5-11501 Pesco: Dati concernenti i deferred tax asset (DTA) delle banche e i relativi crediti di imposta.
Daniele PESCO (M5S) illustra la propria interrogazione, la quale prende avvio dalle notizie pubblicate dagli organi di stampa circa le DTA (deferred tax asset) che, per le banche, si trasformano automaticamente in crediti d'imposta in caso di perdite fiscali. Al riguardo, nel sottolineare l'importanza della questione sottesa alla propria interrogazione, rileva come, di recente, il fenomeno abbia assunto proporzioni rilevanti, posto le banche hanno effettuato ingenti svalutazioni e cessioni di crediti in sofferenza e che le DTA detenute dagli istituti bancari ammonterebbero a una somma quantificabile tra 50 e 80 miliardi di euro. In tale quadro l'interrogazione chiede al Governo di fornire dati dettagliati e analitici relativi alla quantificazione dell'ammontare delle DTA maturate e utilizzate dal sistema bancario, nonché la stima delle stesse per i prossimi anni.
Il Viceministro Luigi CASERO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5). Si riserva inoltre di integrare la risposta con i dati relativi ai profili di competenza dell'Agenzia delle entrate.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Con il question time in esame gli Onorevoli Interroganti nel rilevare che secondo fonti di stampa le DTA (defferred tax asset), ovvero imposte anticipate che per le banche si trasformano automaticamente in crediti d'imposta in caso di perdite fiscali, generando minori entrate per l'Erario, consentirebbero alle banche di recuperare parte delle svalutazioni operate sui crediti non più esigibili, chiedono, in particolare, di fornire i dati relativi a: «la quantificazione esatta dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia... al 31 dicembre 2016...»; «la consistenza delle DTA maturate dal sistema bancario dal 2008 al 2016 e la stima per gli anni dal 2017 e seguenti»; «l'ammontare di DTA utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso» nel medesimo periodo, nonché la relativa stima per gli anni dal 2017 e seguenti.
Al riguardo, sentita la Banca d'Italia si riferisce quanto segue.
Preliminarmente, occorre far presente che il regime di trasformazione delle DTA in crediti di imposta è previsto solo per le DTA relative a svalutazioni crediti, avviamenti e immobilizzazioni immateriali.
L'ammontare di DTA è cresciuto significativamente per le banche italiane durante il periodo della crisi economica per effetto soprattutto delle maggiori rettifiche di valore su crediti registrate in quella fase, tenuto conto del fatto che il regime fiscale in vigore fino al 2015 consentiva una deducibilità solo parziale di tali svalutazioni nell'anno in cui si manifestavano. La trasformazione delle DTA ha consentito, pertanto, di compensare un effetto distorsivo che si sarebbe creato per le banche italiane a seguito dell'entrata in vigore di Basilea 3, che prevede una deduzione dai fondi propri delle DTA che dipendono dalla redditività futura.
Con specifico riferimento al primo quesito, relativo alla quantificazione dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia al 31 dicembre 2016, l'istituto ha fatto presente che a tale data lo stock di DTA delle banche italiane che rientrano nell'ambito di applicazione della legge n. 214 del 2011 – e pertanto trasformabili in credito d'imposta al verificarsi delle condizioni ivi previste – ammontava a circa 40 miliardi di euro.
In ordine alla consistenza delle DTA maturate dal sistema bancario dal 2008 al 2016, la Banca d'Italia ha fornito la serie storica delle DTA delle banche italiane che rientrano nell'ambito di applicazione della citata legge, a partire da dicembre 2012 (data di inizio della segnalazione), con cadenza semestrale.
DATA Stock DTA (mln euro)
31 Dicembre 2012 32.173
30 Giugno 2013 32.113
31 Dicembre 2013 43.270
30 Giugno 2014 36.995
31 Dicembre 2014 45.175
30 Giugno 2015 41.452
31 Dicembre 2015 41.645
30 Giugno 2016 40.363
31 Dicembre 2016 39.858
Riguardo alle possibili dinamiche future, la Banca d'Italia ha evidenziato che per effetto delle innovazioni normative introdotte con il DL 83/2015, convertito dalla legge 132/2015 – che hanno modificato il regime di deducibilità delle rettifiche di valore su crediti e latrasformabilità in crediti d'imposta delle DTA relative ad avviamenti e altre attività immateriali – lo stock di DTA trasformabili è destinato a ridursi progressivamente negli anni futuri.
Per quanto concerne, infine, la richiesta di informazioni concernenti l'ammontare di DTA «utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso» dal 2008 al 2016 e la stima per gli anni dal 2017 e seguenti, l'Agenzia delle Entrate riferisce che i dati relativi alle DTA sono in via generale desumibili dai bilanci civilistici delle banche, che non sono nella disponibilità dell'Anagrafe tributaria.
I dati che possono essere forniti dalla Agenzia delle entrate sono quelli relativi alle DTA trasformate in crediti d'imposta nell'anno, che possono essere fruiti o in compensazione o a rimborso.
Al riguardo, l'Agenzia segnala che, comunque, gli anzidetti dati, desumibili dalle dichiarazioni dei redditi, non sono immediatamente disponibili, in quanto per la loro estrazione è necessaria una più complessa attività che richiede il supporto del partner tecnologico.
Per questi motivi non è possibile ottenere, nei tempi stretti richiesti dagli Interroganti tali informazioni.
[RITIRATA] C.5/11455
il Fatto Quotidiano il 24 maggio 2017 pubblica un articolo dal
titolo «La lobby del credito – Crediti fiscali, le banche fanno i
bilanci a spese dello Stato» nel quale si legge «Nei...
Daniele PESCO (M5S) prende atto della risposta fornita dal Viceministro.
Paolo PETRINI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata all'ordine del giorno.
La seduta termina alle 14.10.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Con il question time in esame gli Onorevoli Interroganti nel rilevare che secondo fonti di stampa le DTA (defferred tax asset), ovvero imposte anticipate che per le banche si trasformano automaticamente in crediti d'imposta in caso di perdite fiscali, generando minori entrate per l'Erario, consentirebbero alle banche di recuperare parte delle svalutazioni operate sui crediti non più esigibili, chiedono, in particolare, di fornire i dati relativi a: «la quantificazione esatta dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia... al 31 dicembre 2016...»; «la consistenza delle DTA maturate dal sistema bancario dal 2008 al 2016 e la stima per gli anni dal 2017 e seguenti»; «l'ammontare di DTA utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso» nel medesimo periodo, nonché la relativa stima per gli anni dal 2017 e seguenti.
Al riguardo, sentita la Banca d'Italia si riferisce quanto segue.
Preliminarmente, occorre far presente che il regime di trasformazione delle DTA in crediti di imposta è previsto solo per le DTA relative a svalutazioni crediti, avviamenti e immobilizzazioni immateriali.
L'ammontare di DTA è cresciuto significativamente per le banche italiane durante il periodo della crisi economica per effetto soprattutto delle maggiori rettifiche di valore su crediti registrate in quella fase, tenuto conto del fatto che il regime fiscale in vigore fino al 2015 consentiva una deducibilità solo parziale di tali svalutazioni nell'anno in cui si manifestavano. La trasformazione delle DTA ha consentito, pertanto, di compensare un effetto distorsivo che si sarebbe creato per le banche italiane a seguito dell'entrata in vigore di Basilea 3, che prevede una deduzione dai fondi propri delle DTA che dipendono dalla redditività futura.
Con specifico riferimento al primo quesito, relativo alla quantificazione dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia al 31 dicembre 2016, l'istituto ha fatto presente che a tale data lo stock di DTA delle banche italiane che rientrano nell'ambito di applicazione della legge n. 214 del 2011 – e pertanto trasformabili in credito d'imposta al verificarsi delle condizioni ivi previste – ammontava a circa 40 miliardi di euro.
In ordine alla consistenza delle DTA maturate dal sistema bancario dal 2008 al 2016, la Banca d'Italia ha fornito la serie storica delle DTA delle banche italiane che rientrano nell'ambito di applicazione della citata legge, a partire da dicembre 2012 (data di inizio della segnalazione), con cadenza semestrale.
DATA Stock DTA (mln euro)
31 Dicembre 2012 32.173
30 Giugno 2013 32.113
31 Dicembre 2013 43.270
30 Giugno 2014 36.995
31 Dicembre 2014 45.175
30 Giugno 2015 41.452
31 Dicembre 2015 41.645
30 Giugno 2016 40.363
31 Dicembre 2016 39.858
Riguardo alle possibili dinamiche future, la Banca d'Italia ha evidenziato che per effetto delle innovazioni normative introdotte con il DL 83/2015, convertito dalla legge 132/2015 – che hanno modificato il regime di deducibilità delle rettifiche di valore su crediti e latrasformabilità in crediti d'imposta delle DTA relative ad avviamenti e altre attività immateriali – lo stock di DTA trasformabili è destinato a ridursi progressivamente negli anni futuri.
Per quanto concerne, infine, la richiesta di informazioni concernenti l'ammontare di DTA «utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso» dal 2008 al 2016 e la stima per gli anni dal 2017 e seguenti, l'Agenzia delle Entrate riferisce che i dati relativi alle DTA sono in via generale desumibili dai bilanci civilistici delle banche, che non sono nella disponibilità dell'Anagrafe tributaria.
I dati che possono essere forniti dalla Agenzia delle entrate sono quelli relativi alle DTA trasformate in crediti d'imposta nell'anno, che possono essere fruiti o in compensazione o a rimborso.
Al riguardo, l'Agenzia segnala che, comunque, gli anzidetti dati, desumibili dalle dichiarazioni dei redditi, non sono immediatamente disponibili, in quanto per la loro estrazione è necessaria una più complessa attività che richiede il supporto del partner tecnologico.
Per questi motivi non è possibile ottenere, nei tempi stretti richiesti dagli Interroganti tali informazioni.
Interrogazione a risposta in commissione 5-11455presentato daPESCO Danieletesto diVenerdì 26 maggio 2017, seduta n. 804 PESCO, PARENTELA, MASSIMILIANO BERNINI, ZOLEZZI, VILLAROSA, ALBERTI, BATTELLI, VACCA e DE LORENZIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
il Fatto Quotidiano il 24 maggio 2017 pubblica un articolo dal titolo «La lobby del credito – Crediti fiscali, le banche fanno i bilanci a spese dello Stato» nel quale si legge «Nei giorni scorsi il Fatto ha raccontato il gelo tra Unicredit e Palazzo Chigi seguito alla risposta negativa dell'amministratore delegato Federico Ghizzoni alla richiesta di Maria Elena Boschi di salvare la Popolare dell'Etruria. Dopo il no dell'allora ad (inizi 2015), Unicredit non sarebbe riuscita a ottenere norme per poter sfruttare più agevolmente le famose Dta (deferred tax asset), in sostanza svalutazioni e perdite che si possono trasformare in crediti d'imposta. Unicredit ne ha una mole gigantesca. La storia delle Dta è vecchia: nel 2010 l'Eba, l'Autorità bancaria europea impose alle banche italiane di avere un capitale di rischio pari all'8 per cento degli impieghi. Apriti cielo. Per evitare un'ondata di aumenti di capitale, la lobby bancaria ottenne dal governo una soluzione ingegnosa (oltre a Bankitalia e Consob che si giravano dall'altra parte mentre venivano piazzate le obbligazioni subordinate alle famiglie): rendere le Dta trasformabili in crediti d'imposta, che quindi contribuiscono a costituire il patrimonio di rischio su cui si concentra la vigilanza bancaria. Oggi le Dta sono di due tipi: rimborsabili o da usare in detrazione per imposte future sugli utili. Con i governi Berlusconi, Monti e Renzi la normativa si è spostata sempre più sul primo tipo (le altre, per evitare una sanzione europea, si possono mantenere pagando un canone)...»;
dal quotidiano si apprende anche che le dta (deferred tax asset) dei 15 maggiori istituti di credito italiani, nel «2016 ammontano a 50,6 miliardi, a fronte di un patrimonio netto di 162 miliardi (un terzo del totale). Si va dai 13,8 miliardi di Unicredit ai 12,2 di Intesa Sanpaolo, dai 4 di Mps ai 2 di Carige. Sono crediti con il fisco che si trasformeranno in minori entrate per l'Erario. In questo modo probabilmente le banche recuperano parte delle svalutazioni fatte sui crediti non più esigibili (tipo Unicredit)...»;
secondo il regolamento (UE) n. 549/2013, capitolo 20, paragrafo 168, crediti di imposta non pagabili rappresentano una riduzione del gettito fiscale; per contro, questo non vale per quelli pagabili, che devono essere classificati come spesa e registrati come tali per il loro importo totale –:
se intenda fornire:
a) la quantificazione esatta dell'ammontare del saldo residuo dei crediti d'imposta delle banche con sede in Italia nei confronti dello Stato italiano, con dettaglio degli importi relativi a Dta residue al 31 dicembre 2016 suddivise per categorie: importo Dta pagabili e importo Dta detraibili, con evidenza della loro corretta quantificazione nel bilancio pubblico come da regolamento (UE) n. 549 2013, anche ai fini di competenza;
b) la consistenza delle Dta utilizzate dal sistema bancario in detrazione di imposte e/o rimborso dal 2008 in avanti. (5-11455)